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Michele Lacagnina A TRE .o000o.

Palermo, Settembre 1998

Cos, c'era finalmente chiarezza tra noi: lei vuole te, tu vuoi me, io voglio lei. Una catena di mani allacciate che andava chiusa per potersi saldare nella perfe zione che, si sa, circolare. Noi inscenavamo per l'appunto un girotondo. E difat ti per compensare il totale squilibrio delle premesse, dove ognuno di noi rincor reva l'altro in cerchio bramando di afferrare le bave delle braghe che gli fuggi vano dinanzi, occorreva alla fine assoggettarsi a un vicendevole compromesso che riconnetteva le schegge di uno sgangherato e approssimativo gioco di incastri, e cio: Io mi ti do (purtroppo) se lei mi si da (evviva) a patto che tu le ti si dia (co raggio, ne vale la pena!), e qui la cosa si ingarbugliava anche grammaticalmente , e i lati del triangolo scricchiolavano nel cercare di congiungere i propri esi tanti vertici. Una seria e approfondita analisi poteva escludere che il nostro triangolo fosse del tipo equilatero, o isoscele. Eravamo talmente diversi noi tre, e di eterogen ea opposta estrazione, natura, carattere, temperamento, attitudini, diversi fisi camente, tanto da poter a priori eliminare qualsiasi sospetto di analogia o equi valenza o qualsivoglia tentazione di buttarla sulle affinit, in qualunque nostro aspetto. Eppure, nei dislivelli delle nostre reciproche differenze, alla fine co llimavamo, come le scale impossibili di Escher che salendo salendo finiscono per precipitarti nell'abisso per poi condannarti a risalire il primo gradino. Geometricamente generavamo verosimilmente la costruzione di un triangolo scaleno : ma veniamo al dunque.

Io : rappresento il lato pi lungo. Questa informazione potrebbe darvi l'impressio ne che il mio ruolo ne risulti in qualche modo avvantaggiato, ma vero il contrar io. Nel triangolo scaleno (disegnatene uno) il lato lungo il meno sicuro, il pi f ragile, quello che pencola e si inflette svergolando con maggiore facilit, quello dagli incastri pi cedevoli, pi soggetti a slittamento e dissesto. In un triangolo scaleno nel quale i tre lati siano idealmente ricondotti ad una fisicit non eucl idea e sottoposti a forze agenti sia di torsione, sia di flessione, che soggetti a carico di punta, vedrete che a parit di sollecitazioni il lato lungo sar il pri mo a mostrare sintomi di evidente crisi strutturale, cosa che a prima vista, in stato di quiete, non gli si attribuirebbe mai come elemento congenito, iscritto in un ideale patrimonio genetico. A chi mi osserva con attenzione appaio graziosamente flessuoso, elegante, sobrio , moderato, responsabile, colto, educato, perspicace, versatile, sensibile, lung imirante, generoso, affabile, schietto, e si potrebbe aggiungere dell'altro se n

e valesse la pena. Se non che le qualit enumerate e le altre taciute compongono u na sommatoria eccessiva, tale da non potere essere presente con tutti i propri e lementi in dose di eccellenza o almeno di rilevanza. Invero tutte queste virt mi appartengono in quantit talmente risibile da apparire s evidenti a uno sguardo pas seggero, ma per poi rivelarsi evanescenti, inafferrabili, percettibili ma effime re, volatili come il profumo composito di un fiore in un'aria ventosa. Basta poc o allora a scardinarmi, e per tutta la mia considerevole lunghezza il lato che f orse indegnamente rappresento oscilla, s'imbarca, geme, spancia, pavento che si schianti sul piano orizzontale di proiezione nella convenzione bidimensionale de gli assi cartesiani insieme a profumi abiti firmati e accessori di classe, trasc inandosi dietro il tintinnio frantumato di una parlantina nitida, cordiale e ugg iosa. Karl: va scritto proprio cos, con la K. Non si stancher mai di ricordarvelo. Di pa dre austriaco, ma sospetto di origini pi slave che teutoniche, bench viva sin dall a nascita in Italia, e sia latino oramai a tutti gli effetti, va molto orgoglios o di questa K che frappone come una bandiera di snobistica appartenenza sventagl iata fra s e gli altri. Karl mi ha detto di avere diciassette anni, in realt ne ha almeno uno di pi, ma sin dalla adolescenza sospetto che abbia iniziato a servirs i della propria giovinezza come perfido strumento per il soddisfacimento dei pro pri desideri, di qualsiasi tipo essi siano, e come arma di ricatto o di offesa q ualora occorra. Gli lascio l'illusione di credere alla sua millantata minorilit. Incarna il segme nto di media lunghezza rispetto agli altri, interposto tra me e il lato pi corto, che Ester. Fa da bilanciere, questo lato, sembra essere quello che pi degli altr i due porta il segreto della chiusura del poligono e del suo significato di figu ra piana, di area conclusa e delimitata, finita, ricettore delle pressioni e del le passioni che in lui si compongono e a lui tendono naturalmente. Karl equilibr io, elemento risolutore, infatti si distribuisce ovunque ritiene ci sia necessit di una parte, piccola o grande, di uno degli aspetti, fisici o meno, della sua p ersona . Ha un viso femmineo, con una velatura di brufoli che a distanza paiono lentiggin i, indizio di tumescenze ormonali indecise a quali sbocchi confluire. Un bel cor po, snello ma non segaligno, armonioso ma senza muscolatura enfiata e legnosa. C osce lunghe e poco pelose, braccia che accompagnano un poco l'incurvatura legger a delle spalle. Quando mi ha abbordato in palestra ho dato corda alle sue banali lusinghe. Da qualche giorno marcivo in un pozzo di insicurezze provocato dal pe rsistere del rifiuto di Ester alle mie profferte erotiche. E, sapete, cosa c' di meglio che il sentirsi un poco desiderati, per riconquistare un minimo di autost ima?. Sotto la doccia, di fronte a me, attacca discorso. - Senti, mi presti il bagnoschiuma? - Prendi, serve anche da shampoo, io lo uso ogni giorno - Davverooo! Lavi i capelli ogni giorno? ma non hai paura di rimanere calvo? lo sai che rovina i folincoli? - Ah, s, i follicoli, il bulbo. No, No, questo lo puoi usare, testato, prendi pur e Rimane perplesso sul significato da attribuire al testato, si gratta il sedere n udo e liscio come un palloncino, ma poi sorvola e mi rivolge un gran bel sorriso . Che bello qualcuno che ti sorride cos! . E gli porgo la bottiglia accostandomi a un passo da lui, ambedue fradici e scivolosi come due preservativi usati. Ci laviamo scambiandoci sguardi cordiali e, da parte sua, giurerei un poco ambig ui. Sto al gioco, ch tanto per adesso appena un gioco, o poco meno. - Non stai messo male ad addominali, ma lo sai che dimostri meno della tua et ? Mi fa. Non ho mai fatto accenni alla mia et con lui, ma come adulazione va bene lo stess o. - Beh, s, insomma , da qualche mese che mi alleno, grazie - E anche i capelli, sembrano forti, ci sono tanti calvi gi a vent'anni! Ma fai q ualche cura? -

- Solo composti cheratinici, roba naturale, niente medicinali, servono sai, ma b isogna perseverare Cheratinici e perseverare lo mettono in crisi, allora attacca a canticchiare ins aponandosi con cura sospetta, consapevole del suo fascino, e rivolgendomi di tan to in tanto altri misurati sorrisi. Ester: Ma ritorniamo alla geometria. Ester, per esclusione, il lato corto. Nessu no lo dubiterebbe neanche per un istante. Se si dovesse dare un giudizio oggetti vo sulla sua struttura fisica, la si definirebbe una brevilinea. Gambe robuste, tozze, polpacci che si allargano come un paracadute sopra la strozzatura della c aviglia, coscia breve ed elastica, busto dalla vita stretta, spalle larghe e mor bide, e gran petto che in molti hanno giudicato finto per il suo esagerato prote ndersi verso l'esterno, come un rampino lanciato ad arrembare l'essenza stessa d ella la vita. Vi chiederete il perch della mancanza di accenni al colore dei suoi occhi (Verdi), alla sfumatura viola che prende la sua criniera riccia e atra co me tenebre, alla bocca larga e sempre in movimento vuoi per fumare, mangiare, pa rlare soprattutto, alla nervosa robustezza delle sue mani sempre inanellate, all o stile un po' volgare dei suoi abiti, alla sua voce roca ma femminile, alla sua pelle liscia e appena ambrata. Perch? Perch in realt sta in quanto ho elencato il suo fascino, anche se alcuni sostengono che Ester sia totalmente priva di questo maledetto fascino, e questo mi affascina ancor pi. Ester pi che donna femmina, ed emana infatti esagerato odore di femmina, di vulva sudata, di progesterone stil lante. Per questo motivo tutti gli uomini, senza eccezione alcuna e direi del tu tto involontariamente, cercano di stare sottovento rispetto alla sua persona, e altrimenti le si accostano, mogi mogi, oltre i limiti imposti dalle civili conve nienze. Questo fatto la irrita molto, perch Ester tendenzialmente molto selettiva , e le reca offesa che la maggior parte degli individui di sesso maschile, e non solo, annusino l'aria quando lei presente e pian piano, con ogni sorta di scuse , finiscano prima o poi per strusciarsi contro i suoi notevoli aggetti. Senza ma nifesta malizia o volgarit intendiamoci, ma cos, naturalmente, quasi come un bimbo mentre cerca un grembo femminile di cui avvertire la complicit animale. Mi sono innamorato di lei, e senza ritegno, circa otto mesi fa. Oggi ho accompagnato Karl a scuola in macchina. In genere comincio a lavorare ta rdi allo studio, la gente per fortuna tende a spostare inconsciamente gli appunt amenti con i dentisti il pi lontano possibile dalla giocondit del presente, sino a quando almeno il dolore non reclama la priorit che gli dovuta. Karl, del resto, arriva sempre in ritardo alle lezioni, quindi il tempo ci concede scampoli di si gnificativa estensione. Abbiamo discusso in maniera non propriamente esplicita d el complicato accordo che va delineandosi a grandi linee come lo schizzo a carbo ne di un futuro capolavoro, o - come sostiene invece Ester - le avvisaglie pertu rbanti di un incipiente cataclisma. Il suo giudizio sconfortante. - Dio che palle la tua amica ! Parla parla, anche quando mangia parla sempre, e sputa pezzetti di pizza. E ha bisogno di usare un deodorante pi forte, in quelle ascelle sembra ci sia morto un gatto ! Dovrebbero darmi soldi per fotterla!. Non capisco assolutamente come fai a starle vicino, o sei totalmente degenerato opp ure ... che ne so, dopo i trenta si diventa strani, ma tu in fondo sei ancora ca rino, te li porti bene, lei ha quarantadue anni, quasi come te, una vecchia, fum a sempre, insomma!... - Mi poggia una mano su una gamba, amichevole. - Domani ci vediamo in palestra? - mi fa. - Verament domani volevo prendere qualcosa insiemme con te e lei, magar sul pres to, volev parlare .... dovrei accennarsi certe idee che mi sono venute, soi, prr ch ... - Mi si inceppa la lingua, parlo come un ubriaco. Le ascelle di Ester e il loro afrore, evocati dagli espliciti commenti di Karl , hanno dato una bella bo tta ai miei lombi e alle mie capacit di colloquiare in termini corretti. Oltretut to l'immagine e il suo fumigante contorno olfattivo, unitamente alla pressione d ella mano di Karl in prossimit della parte interna della coscia destra, hanno pro vocato l'alba di un'erezione che va velocemente evolvendosi verso il giorno pien o. Karl forse se ne accorge, fatto sta che non sposta la sua mano dalla periferi

a del mio inguine. - Siamo arrivati, la scuola, tardi, chiamami domani, va bene? Gli sorrido con un poco di civetteria. Me ne libero con gentilezza. Non posso in imicarmelo adesso. Ne ho bisogno. Sono le nove e un quarto del mattino. Sbavo. Karl non doveva accennare alle asce lle di Ester. Ora non riesco a trovare pace. Vado al bar, trangugio a forza una brioche rinsecchita, va gi il secondo caff. Compro il giornale, ma a ogni pagina c he si apre immagino di vedere spuntare dalla piegatura centrale i peli rigoglios i del suo cavo ascellare. Annuso i fogli credendo di rinvenirvi effluvi di misti ca potenza. Se poi comincio ad accarezzare la pagina dell'economia palpandovi im probabili torniture vuol dire che sono nel bel mezzo del mio delirio erotico. Di andare a lavorare in questo momento meglio non parlarne. Sarebbe pericoloso per i miei clienti. So che Ester, da quando si invaghita di Karl, non scopa pi con n essuno. Credo che abbia optato per un'estremizzazione del desiderio simile alla mia nei suoi confronti. Se devo attingere a ogni stilla, ed elemosinare un poco della sua presenza, allo ra che sia. So come farla soffrire. Ester mi riceve in camicia da notte e mi saluta con piacere, anche se accoglie c on fastidio l'indugiare innocente della mia mano sul suo torace soffice e cedevo le come una torta ben lievitata. Sa che la mia visita dovuta a pura debolezza, e questo non lo tollera, tuttavia spera che io le parli del suo Karl. Le preparo un discorsetto che ho artefatto quanto basta. Sono trascorsi circa venti minuti, e siamo ambedue un una condizione di sofferen te eccitazione. Ester pallida come uno straccio e sembra essersi gonfiata in mis ura allarmante. Seni labbra pelle, tutto si tende, un serbatoio a pressione racc hiuso in una delicata membrana pericolosamente prossimo alla deflagrazione. Sta rannicchiata sul divano, la mano le inconsapevolmente scesa tra le gambe come a trattenere un bisogno fisico, mi tiene per a distanza di sicurezza, sulla sedia d i ferro della cucina. - Dio mio, perci, quindi, allora, dimmi, vero che si fa le seghe sui personaggi d ei cartoni animati? - Beh, s, vero. Prima la sua ossessione era Biancaneve, con lei aveva rapporti an ali e violenti. Si doveva vedere il sangue. Con la Sirenetta c'era amore solare, forse anche del sentimento. Peter Pan faceva da schiavo o guardava, per non pote va godere. Gli era vietato, altrimenti veniva incatenato, alla merc dei marinai d i Capitan Uncino, che ne facevano scempio. Ma riusciva a lasciarsi andare comple tamente solo con i Puffi. Con loro l'evento orgiastico, l'ammucchiata catartica si coniugava con la delicatezza della perversione priva di elementi costrittivi, da polimorfo primigenio. Ultimamente era subentrata anche Mulan, ma il suo ruol o era piuttosto tradizionale, faceva la puttana. Per diecimila lire quella accet ta tutto, anche rapporti con animali. Ovviamente il primo, devastante amore stat a la fatina di Pinocchio cui amava imbrattare la bella veste azzurra di liquido seminale, mentre il burattino usava le sue bugie per accrescere il... - Basta, basta, Dio, la miseria, che talento, che fantasia senza ritegno, che im maginazione pura, che erotizzazione sconfinata del mondo, dei sogni ! Ma ti imma gini cosa pu voler dire per una donna della mia et ritrovare in un uomo questa for za anarcoide, questo coraggio, questa spensieratezza precocemente libertina, que sto sorridere al sesso in tutte le sue manifestazioni!. Questo ragazzo mi ha res a folle!. - Ester , guarda che non cos strano. L'immagine il volano della fantasia erotica. Sai, anch'io tempo fa mi sono masturbato guardando un quadro, era quello di Man et, il djeuner sur l'herbe, hai presente?, una delle immagini pi subdolamente ecci tanti della storia dell'erotismo, e...- Per piacere, stai zitto! Ecco il solito intellettuale del cazzo ! La pittura i mpressionista e l'uccello! Sei retorico! Sei banale! Il novanta per cento delle donne si strofinata la fica su quel quadro, figuriamoci gli uomini!. Lasciami in pace. Anzi, aspetta qui.- Dove vai? -

- Aspettami qui!! - Urla. Va verso la stanza da letto. Quando torna dopo qualche minuto il suo gonfiore scomparso. Le sono ricomparse l e rughe sottili intorno agli occhi, stirate dall'acme della tensione di prima. M i dice che devo andare, ha da fare da telefonare da lavare, e non so che altro. Capisco che si appena masturbata. - Allora, pranziamo insieme? Sono tornato a casa in condizioni pietose. Lo stato di eccitazione latente non m i ha abbandonato per tutta la giornata. Contemporaneamente la sciatalgia mi ha a ssalito a tradimento, come ogni inverno. Chinarmi sui clienti mi costava soffere nze atroci e la mia attenzione professionale, combattuta tra la patta che si gon fiava a intermittenza e le trafitture che dalla base della schiena arrivavano al polpaccio ha allentato un poco le redini. Il signor Cataldo l'ho fatto strillar e come un agnello scannato. Me ne dispiaccio. Non faccio in tempo ad aprire la p orta di casa che il trillo del telefono mi fa accorrere ansioso, proprio mentre la corsa dovrebbe essere bandita dalle mie attivit fisiche. Ma tant', spero sempre che sia Ester, spero sempre che abbia bisogno di me, che sia sola, depressa, ch e sia malata perch no, che le porti il quotidiano del pomeriggio, un sacchetto di arance, le aspirine, qualsiasi cosa. Avevo comprato mezzo chilo di parmigiana alla rosticceria, e mi apprestavo a dep orla sul tavolo della cucina per stappare un Chianti, quando sono scattato come una molla verso il telefono, mentre mi sembrava che un maldestro apprendista fal egname provasse usurati strumenti di taglio e limatura sul mio nervo sciatico. O vviamente era Karl. Il rifiuto che ero pronto ad opporre alla sua avance stagna in gola, trattenuto dalla memoria delle mie affaticate strategie. - Ma non mangi a casa ? - A casa ? , a casa???- Segue una risata squillante e per nulla spiacevole. - Mah, se vuoi, buttiamo gi qualcosa in fretta, sai, ho da lavorare... Veramente volevo dormire, e lasciare che il mio pensiero corresse alla struggent e geografia da giungla celata sotto la cappa della camicia da notte di Ester. - Ti preparo la pasta, vecchietto mio, guarda che sono bravo - Va bene, va bene, per guarda che alle tre devo scappare sul serio, alle tre Nel frattempo sento trillare anche il campanello di casa. Mi trascino verso la p orta. Apro. Karl ride, entra, mi mostra il suo nuovo cellulare. Non posso evitar e di sorridere. veramente un ragazzo di spirito. - Allora, cosa sarebbe questa roba? - Ehmm... penne sbattute alla lucifero La parmigiana stata giustiziata e prematuramente deposta nell'immondizia. La pas ta assolutamente immangiabile. La cottura delle pennette rigate si protratta per almeno un quarto d'ora, il condimento un sugo prefatto lasciato allegramente br uciacchiare, il connubio tra i due componenti si presenta maleodorante, indefini to, papposo e piccante oltre ogni immaginazione. Non ce la faccio. Ci rassegniam o a sbocconcellare un pezzo di torrone al cioccolato rimasto a immalinconire nel la dispensa da almeno un paio di mesi, e ad accompagnarlo con il vino per celare il sapore di muffa. Karl si mosso con sicurezza e determinazione nel labirinto indecifrabile della mia cucina, vantando raffinate capacit culinarie e ostentando una scioltezza incoraggiante nella selezione degli ingredienti, mentre io lo la sciavo pasticciare augurandomi che almeno una parte delle sue asserzioni avesse un qualche fondamento. Ma era evidentemente tutto un pretesto. Quando comincia a farmisi vicino a reclamare riconoscenza per l'affettuoso pranzetto mi rendo con to che non voglio assolutamente avere un contatto fisico con il suo corpo rivest ito da abiti che sanno di sigarette, di lavaggi antichi e approssimativi, con il suo fiato allegramente pesante. Lo devo scostare con un'energia che mi imbarazz a, e che so che debbo mantenere comunque al di sotto della soglia del rifiuto ve ro e proprio. Occorre sempre far trapelare uno spiraglio, una possibilit sia pure mercenaria, in maniera tale che la sua impulsiva giovinezza non s'incarognisca e tramuti il suo volermi in ostilit da rifiuto. Cos la butto sullo scherzo, per sa ggiare il terreno. Con tono melodrammatico e volutamente ilare, mentre do a vede re di prepararmi all'uscita, accenno a quella possibilit che mi rode:

Karl, potrei essere tuo solo se ti facessi Ester - Che stai dicendo? Mi ritiro subito . - Scherzavo, scemo - No no no ripeti, sarebbe che ti posso avere solo se scopo la tua puzzona? - Ma dai, ti ho detto che scherzavo! Non mi hai capito. Volevo dire un'altra cos a, e poi tardi, devo andare - Lo spingo con tutta la delicatezza possibile verso l'uscita. - Ma che avete fatto, un accordo? Improvvisamente mi fermo, allarmato, quasi sulla soglia. - Un accordo, e perch? Quale accordo ?- Perch siete due degenerati! Ecco perch! E mi volete usare per i vostri giochi da pervertiti! Ma io vi denuncio, lo sai? Sono minorenne, ho solo diciassette anni ! Vi mando in galera !- Karl, Karl, sei agitato, che ti succede bello, siediti, ecco, dimmi di che sta i parlando, ti prego - Ecco di cosa sto parlando ! Tira fuori a fatica una foto spiegazzata dalla tasca del giaccone impermeabile r imasto abbandonato per terra. una polaroid, raffigura Ester agghindata come una baldracca che accenna a una masturbazione con un fallo finto . La sua vista mi p rocura il solito rinculo emotivo, comincia a girarmi la testa, devo sedermi, acc anto a Karl. - Che vuol dire - Glielo chiedo senza guardarla, quella foto, ch mi fa troppo mal e. - Vuol dire che me l'ha mandata per posta sbrodandoci sopra che mi ama mi vuole e vorrebbe che mi rasponassi sulla sua fotografia come faccio sui cartoni animat i, e chiss chi che gli ha detto quello che era un mio segreto intimo, personaliss imo, brutto stronzo, e che siccome sa che sono perso per te, e che tu per lei, i nsomma, lei con te ci starebbe solo se io la sbatto ! Ho sempre pensato che io ed Ester, in fondo , oltre le apparenze, siamo uguali. Abbiamo avuta la stessa strisciante idea. Io ed Ester! Sono ebbro per l'entusiasmo. Emozionato come uno studente al primo esame. Sembra che si possa discutere della cosa. Per domani - e chi ci arriva a domani - prev isto un appuntamento per avviare un tavolo di trattative di fronte a un aperitiv o che, almeno per quanto mi riguarda, sar qualcosa di forte, di molto forte. Eccomi al terzo cocktail martini, sul ciglio di una sbornia rovinosa, mentre Kar l invece annusa ancora con sospetto un monacale succo di pompelmo ed Ester, bell a come non mai, trangugia yogurt e minerale, e sembra una santa. Vuole fare bell a figura, e a quanto pare , dio lo voglia, ci sta riuscendo. Non l'avevo mai vis ta agghindarsi in questa maniera: solitamente usa vestiti provocanti, spacchi la terali che si aprono sino all'inguine, tessuti trasparenti, scollature sfrontate e traboccanti, minigonne che combattono ferocemente con l'esigua altezza del su o tratto femorale e si danno per vinte infine, scoprendo tratti di chiappa esplo sivi per compattezza e bellicosit, messi a nudo dall'uso di autoreggenti che stra ngolano impietosamente cosce che sono botti alabastrine. Adoro, e lo riaffermo, adoro il suo stile cafonesco, triviale, spesso sciatto, perch le sue scarpe con i l tacco alto e grosso sono sempre sporche, le calze bucate o strappate, il trucc o distrattamente gettato a strati pesanti dai colori forti, senza sfumature, le maglie slabbrate e picchettate di macchie indelebili, la capigliatura voluminosa e aggressiva reca tracce di forfora che non si cura di nascondere. C' qualcosa d i osceno nel modo di essere di Ester, e quest'oscenit si trasforma per me in inco mparabile naturalezza, in promessa di libert, perch solo in un animo autenticament e privo di doppiezza, integro, si pu trovare il coraggio di mostrarsi pubblicamen te cos conciata senza vergogne, esibendosi. Di questa sua parte oscena mi sono pa rticolarmente invaghito, a questa parte ambisco arrivare, questa conoscere, aver e, di questa appropriarmi. Stasera invece eccola in jeans stretti slavati che le rinserrano il sedere gross o e compatto, mocassini da studentessa, senza trucco - a parte un rossetto fucsi

a di inusitata timidezza - capelli domati, ammorbiditi e ondulati. Il viso palli do, addolorato, le iridi smeraldine impietriscono. Guarda Karl, che pare colpito da questa inaspettata sobriet che a me sa troppo di messinscena. Nessuno vuole venire al dunque. Nessuno osa. Allora ci penso io, con l'alibi del la mia ubriachezza che oggi anche Karl sembra trovare molesta. - Senti, Carlo, allora facciamo che tu ....ddommani... da me insieme e... - Mi chiamo Karl, coglione. Sei sbronzo come un pensionato, perch oramai l'et per la pensione ce l'hai. E non chiamarmi Carlo, o vi pianto tutti qui Ester gli prende una mano. Suggo quell'immagine, che mi arroventa il petto. Lei temporeggia. - Karl, ti prego, aspetta. Cerca di capirlo. Non vedi quant' debole? ancora allo stato brado. Per lui vivere vuol dire sbronzarsi, farsi una sega, dormire dieci ore a notte, lavorare male, senza passione, evitare le emozioni, i rischi, salta re a pi pari i sentimenti, fuggire da se stesso. Tu a confronto sei al culmine de lla maturit. Fallo parlare, sempre che ci riesca. Mi sembra strano trovare un inaspettato alleato proprio in Ester. Ordino un caff, sperando che serva a sciogliere la mia parlata dislessica. Karl p are rabbonito. - Ester, guadda che zo tutto - Comincio. Questa non la tollera. - Sa tutto, Karl, sentilo, il tuo amico sa tutto ... poveraccio, come se l'avere partorito un'idea nata dalla disperazione significhi sapere tutto, come se pote sse immaginare a cosa pu arrivare il desiderio di una donna, come se il fatto che io abbia suggerito questo scambio malsano e innaturale di favori possa avergli garantito il mio possesso. Non mi ritiro, caro il mio dentista, se per poter arr ivare a Karl dovr subire la tua violenza allora che sia . Vedrai quanto ti divert irai a infilzare una lapide di marmo fredda e dura, perch il mio corpo lo riscald o solo con chi dico io. Ma tanto sono sicuro che tutte le tue donne, se verament e ne hai mai avute, le hai dovute violentare tutte quante, e non te ne sei mai n eanche accorto. Allora, belli miei, stabiliamo quando e come . Dite voi. Prima i l dovere e poi il piacere -. Si raccoglie come un felino pronto al balzo. furibonda e risoluta. In questo mom ento l'idea di farmi sopra di lei mi annichilisce e mi incute anche un poco di p aura. E Karl, pure lui, ci mette del suo. - Cosa cosa, violentare, che violentare? Qui non si violenta nessuno!. Guardate che sono minorenne, vi porto tutti e due in questura! Vi denuncio! Vi ritrovate in galera e sui giornali!. Allora, che dicevi tu... Ester, dovere e piacere, che ne te ne pare insieme? Soffri e godi contemporaneam ente, ci sar da divertirsi Lei guarda il nostro amichetto con adorazione. Ride con un che di cristallino ch e si disperde alto in giro e fa voltare incuriosito qualche avventore. - Sei sempre cos imprevedibile. Riusciresti a farmi trovare spassoso anche il fes tival di Sanremo, se fossi con me davanti al video - Karl si gira sulla sedia co me per tossire e di traverso, per non mostrare la sua espressione a Ester, mima l'atto di vomitare, strizzandomi l'occhio d'intesa. Io intanto vado sempre pi con vincendomi, anche grazie allo stato di ebbrezza, di quanto le donne abbandonino volentieri ogni forma di lucidit quando decidono di essersi innamorate. Ecco la m atura Ester che vorrebbe mettere le mani su un coglioncello cinico, tranquillame nte e felicemente privo di scrupoli, serenamente e precocemente degenerato, ecco la abbandonata alla marea del sentimento con una chiarezza d'intenti che potrebb e anche apparire eroica, se non fosse sostenuta da una capacit autoillusoria macr oscopicamente fallace. E di ci in fondo ne sono consapevoli, le donne. Solamente, di questo a loro non interessa un fico secco. Non provano nessun imba razzo a gloriarsi di una simile condizione. Nel loro tortellone amoroso mettono poi ingredienti a piacere, che sono variabili di volta in volta, e a seconda deg li stimoli provocati dalla vittima-bersaglio del loro struggimento. Erotismo orgiastico e dionisiaco se occorre, passeggiate romantiche nei giardini della citt ai primi freddi, settimane di anoressica attesa, volgari sotterfugi e

gesti di limpida dedizione vanno tranquillamente a braccetto, non c' in loro alc un disagio per la pratica manifesta dell'incoerenza , scene madri e pensosa anal isi, teatro e meditazione, colazioni frettolose su letti disfatti dalle coltri a ppesantite da odori e secrezioni, il maglione con il suo profumo, il timbro dell a voce di lui, il suo sembrare ogni tanto un bambino anche se ha l'et del nonno, la sua fantasia - vocabolo di funerea ricorrenza - tutto nello stesso paiolo ins omma pur di non continuare a conservare quella lucidit che d loro tanto, tantissim o fastidio, che generalmente esecrano e considerano nell'individuo di sesso masc hile il peggiore dei difetti se espresso nel contesto di una vicenda amorosa. Tutto questo , ahim, vado cercando di spiegarlo con voce roca e impastata nel peg giore dei momenti possibile - quello in atto - con il risultato che quando credo di avere strutturato in maniera comprensibile il concetto mi accorgo che Karl e d Ester parlottano invece sottovoce tra loro con aria complottarda, ignorando il mio cigolante sermone e sbirciandomi senza neanche compassione, dando l'impress ione di avere organizzato molto lucidamente qualcosa alle mie spalle. Adesso son o nella condizione di temerli entrambi. Ester ha trovato il punto debole per far breccia nell'ostilit del suo oggetto del desiderio: il gioco, ovviamente, quella qualit particolare di gioco che si accop pia con una mente tendenzialmente corrotta e alle prese con le smanie tralignate e imprecise di una sessualit sparata in un rosone composito verso infiniti obiet tivi. Oggi siamo al ristorante vegetariano, e il tema quindi quello culinario, m a provocatoriamente carnivoro, pervaso da una sfacciataggine che li riempie di i larit. Karl non va tanto per il sottile, Ester lo incoraggia con arditezza, io mi trovo a rincorrerli senza riuscire a tenere il loro passo. - Sai Ester - esordisce con naturalezza il giovanotto - penso che le tue coscion e dovrebbero essere molto buone se ben cucinate. Ti affetterei la parte alta pos teriore, quella sotto il culo. Se le porzioni vengono sottili, ben rosolate e co n un condimento adeguato, dovrebbero essere eccellenti, da sforchettare lentamen te e con gusto - Sembra che se la sia preparata a casa, non l'ho mai sentito par lare con tanta propriet. Ester lo incalza, gli d spago, e comincia ad agitarsi sul la sedia come se le prudesse dappertutto. - Anche i miei polpacci, Karl, non dovrebbero essere male, sai? Senti, tocca, tasta. Che ne dici? Sono grossi, ma sodi, non mollicci. Solamente, andrebbero prima bolliti a lungo, interi, e poi infornati per quaranta minuti. Intorno metterei un sughetto fatto con il grasso delle tue chiappette, che sono tenaci ma sicuramente saporite. E le tette, che ne dici? - E nel parlarne Ester si anima. - Non vorrei si denudasse le mammelle proprio qui. Ho l'impressione ch e cominci di nuovo a enfiarsi, acquistando un'aria ancora pi commestibile da meri nga. - Immagina queste montagnole a bagnomaria nel loro stesso latte, con miele canne lla e ....- E che ne dite del mio ucc... - tento di inserirmi con sguaiata allegria rimane ndo in tema. - Ma vaffanculo tu e il tuo uccello da maniaco, che schifo! Ester mi blocca sul nascere, mentre il nostro amico mi sorride amabilmente, come a chiedermi di pazientare. - Fammi vedere la spalla - Fa adesso con ostentata indifferenza Karl, conscio de ll'effetto devastante delle sue parole su Ester e su di me. Ester, che va sempre pi sfericizzandosi, bianca come un cencio su cui spicca il c olore sognante del suo rossetto scopre il suo omero abbassando la maglia e rivel ando l'accecante candore della sua carne che il giovane pervertito va consideran do con affettata apatia, quasi fosse un macellaio di fronte a un taglio di secon da scelta. - S, s, gi, devo dire che la tua carne deve essere buona da mangiare, forse qualche ormone di troppo, sai, come quelle vacche da allevamento, ma potrebbe andare -. Pontifica cos infine dopo un accurato esame, mentre la mia povera Ester visibilm ente attratta dalla prospettiva di essere divorata pezzo a pezzo, e anzi si cons egnerebbe subito al suo amato cuoco per fargli da pasto anche subito, vivendo ap pieno un'insospettabile vocazione al sacrificio, cosicch quando Karl le tasta la spalla per saggiarne meglio la consistenza e fa come per darle un vorace morsett

o raggiunge il parossismo di colpo, e con un gemito rauco e faticosamente tratte nuto si accascia sul tavolo cercando di mitigare le scosse dell'orgasmo, mentre ricomincia subito a sgonfiarsi e ad acquistare le sue normali dimensioni. Karl r idacchia, visibilmente divertito. Io non sono neanche eccitato, solo estasiato d allo spettacolo, che bello come una valle alpina al tramonto, o come un oceano i n quiete, o come una battaglia cruenta cui si assiste dall'alto di un colle. E cos finisce la serata, con Ester che va liquefacendosi sul tavolino, Karl che p arla al cellulare con un qualche suo amico scambiando vezzosit, celie e moine, il sottoscritto sbronzo e vacillante che chiede alla Bella che brama se vuole un p assaggino, cos d un'occhiata alla macchina nuova, casomai fosse interessata, e lei tanto spossata da reagire con un s inaspettato cui rispondo con imprevisto goffo imbarazzo che vorrei tanto, ma non riesco, ricacciare a forza dentro un mio per sonale e sempre disponibile cestino.

Sulla strada del ritorno succede quello che doveva per forza accadere. L'odore d egli umori di Ester riempie l'auto, satura l'abitacolo combattendo con le esalaz ioni alcoliche, la mia vista ondeggia, mi sale su una certa nausea che si frammi schia al desiderio e al sentimento che circolano e ristagnano in basso, fra i ta ppetini polverosi. Trattengo a forza un rigurgito, mi rivolgo a lei, le chiedo s e si sente bene, credo mi guardi con irrisoria benevolenza - e chiss perch poi tut ta questa benevolenza ingiustificata, valle a capire le femmine - mi si prospett a d'improvviso l'incandescente possibilit di salire a casa sua con una qualsiasi scusa, nella sua casa e nella sua tana, perdo ogni ritegno e coordinazione, ogni padronanza motoria e percettiva, ovviamente vado a sbattere al primo incrocio c ontro una marmorea panchina che medita ai piedi del platano che sorveglia la buo na abitudine degli automobilisti a sostare di fronte all'imperio dei segnali di stop, cozzo malamente il capo contro la scatola dello sterzo, urlo e bestemmio nell'uscire barcollante a constatare i danni procurando l'immediato riflusso del l'imprevista miracolosa empatia nella mia compagna, la quale mi pianta sul posto senza dire altro e si dirige regalmente verso la pi vicina fermata dell'autobus lasciando dietro di s il rivolo dell'odore intenso del suo sesso appagato dal con tatto della sana dentatura di Karl con la parte pi tenera della sua spalla sinist ra. A casa, la sera, non riesco pi nemmeno a piangere al ricordo delle spiegazzate la miere dell'avantreno della mia utilitaria di recente modello, economica ma esclu siva per il disegno della tappezzeria scelto, per gli accessori non di serie - v ere sciccherie - voluti con determinazione insieme al colore inusitato, un aranc ione chiuso che mi hanno assicurato essere la tinta pi sicura in termini di visib ilit, anche in condizioni critiche che non comprendevano purtroppo la difesa dall 'ubriachezza del conducente. Mi rivolgo a questo punto a una presunta platea di incuriositi ascoltatori, che immaginano la vita di color che son sospesi, cos io definisco la categoria di ind ividui che per vocazione o necessit vivono da soli, e che un orribile anglicismo identifica con un termine troppo frequentato perch possa essere espresso in quest o infelice frangente, come un allegro transitare da un'emozione a un'altra, un f renetico schizzare qua e l recependo come magneti esperienze inusitate e intense, attirando come una drosera ghiotte prede pregne di succhi vitali, cui attingere senza sosta in un'esibizione di positivo vampirismo sino alla saturazione, alla saggia saziet che spontaneamente genera per contrapposizione desiderio di eremo, di libert interiore spinta agli estremi pi illuminati, e ritorni ciclici a edonis mi nutriti di pi lungimirante e assennato gusto per la vita gestito con equilibra to e sapiente ritmo, in un barocco alternarsi che pienamente rende il senso ulti mo dell'esistenza, della sua caducit, della sua bellezza e ultima significanza. 1/41/4.Cos ve li figurate i nostri giorni, vero? . Non immaginate quanto ci sia d i falso in tutto questo. Senza volere generalizzare, - qualche eccezione c' sicur amente - mi accorgo che tutti i miei simili, intorno a me, usano invece la propr ia totale libert come efficace strumento per privarsene, gettandosi quotidianamen

te e pervicacemente in farse nelle quali sperimentano l'opposta condizione al fi ne di poter crudelmente e spocchiosamente dimostrare l'assoluta insensatezza del concetto di coppia, - o analoga situazione -, e pi ne dimostrano praticamente l' assunto, pi si avvedono di aver dimenticato qualche particolare del quale ancora non pervenuta sufficiente argomentazione, cosicch pi che abbandonare vengono in pr atica automaticamente espulsi dalla nuova condizione, ricercandola nuovamente al fine di poterne definitivamente accertare l'illogicit. Questo sicuramente quanto accade nella maggior parte dei casi: altre situazioni, come quella di Ester, vanno ascritte alla sostanziale omogenei t di risultati che si ottiene interpretando in senso restrittivo, ossia organizza tivo, la propria vocazione all'indipendenza, la quale finisce per configurarsi c ome un'affannosa ricerca per limitare la stessa affinch somministri angoscia in d osi accettabili per l'essere umano. Traducendo quest'affanno meticolosamente des crittivo in termini concreti, eccovi illustrata la settimana di un personaggio c ome la mia Amata, che rinserra in maglie di incredibile vincolante efficienza il proprio tempo, credendo che il disperderne briciole o tranci la salver dall'Orro re che comunque ci attende al varco. Ecco il lavoro che la occupa quanto basta, le piace quanto ritiene sia sufficien te, la gratifica per quello che le fa comodo, d un senso alle sue mattinate ansio se di contributo sociale e di benessere economico. Il corso di yoga e quello di corpo libero, che tanto hanno contribuito a dare al suo corpo la plastica pienez za di cui non sa di potersi compiacere le frantumano la possibilit di ozio tre po meriggi alla settimana. La scuola di bridge riservata al gioved , prima della riu nione degli Autoconsapevoli, disciplina di recente formazione e dai vaghi confin i. Il venerd sera la serata tra donne, che talvolta diserta con un forte senso di colpa che il consuntivo settimanale degli Autoconsapevoli, il sabato mattina, c icatrizza quel tanto che basta per garantire un limpido week-end nei falansteri dell'agriturismo che accolgono per i fine settimana una valanga di cementatissim i gruppuscoli di aspiranti naturisti cui aspiro - lo confesso - di essere ammess o dopo severa verifica di assoluto amore e rispetto nei confronti di sterpaglie, insetti dal morso pernicioso, passerotti indifferenti, topi di campagna e colti vazioni autarchiche di melanzane e peperoncini, sarebbe quanto dato di trovare d i esotico nel raggio di duecento chilometri dalla nostra odiata citt. Alcool e fu mo fanno parte dei Vizi Necessari, da espiare con estenuanti sedute in saune fun gose, il Sesso una porta di transito obbligatoria purch in linea con il metabolis mo, il ciclo ormonale, il bioritmo astrologico, le fasi lunari e, perch no, le pr eferenze personali e le affinit elettive. Che ve ne pare di questa mostruosit ? . Solamente Karl, con la sua deprogrammazio ne universale e la sua capacit di attirare placidamente i desideri di molti senza dover alzare un dito, sgretolando le riserve del prossimo sui nebbiosi concetti di libert, moralit, etica, riuscito ad alterare - finora di poco - il meccanismo a incastri della vita di Ester, portandola all'ESAGERAZIONE, infischiandosene come forse necessario - delle ferite alla sensibilit altra e sconosciuta della do nna che si ritrova ad agire come un qualsiasi ometto, come me vale a dire, a sra gionare, a urlare come bestemmia il proprio desiderio, simile in tutto a un brut o, se esiste il corrispondente termine di genere femminile. Come ho gi affermato, il vuoto palese delle mie giornate collimava con il vuoto i nscatolato che presupponevo prosperasse nel quotidiano di Ester, pur concretando si nell'opposta mancanza di riferimenti costanti, vivendo alla giornata una poch ezza di relazioni interpersonali che mi portavano pi o meno a una completa libert da impegni fissi e si traduceva nel seguente esaltante planning - perdonate il t ermine - settimanale. Lavoro: quanto basta per confermare il fallimento di ogni ambizione, se mai ce n e sono state. Tempo libero: frequento con ammirevole costanza la parte sinistra del mio letto a due piazze, che non oso chiamare matrimoniale non avendo il talamo accolto da tempo considerevole ospiti di qualsiasi sesso, e neanche il gatto. Ho preso l'ab

itudine di posizionarmi su un solo lato per la facilit con cui la mattina, con un paio di gesti automatizzati, ricompongo la parvenza d'ordine delle coltri. Amicizie maschili: tre colleghi di cui due sposati con prole, con i quali ho con diviso un paio di pranzi con relative consorti sciatte e scialbe in trattorie fu oriporta tra il chiocciare assordante di bambini rissosi e importuni, dove ogni accenno di conversazione veniva rimandato a un imprecisato illusorio futuro che prevedeva la stanchezza o il sonno delle bestiole urlanti. Il terzo logorroico e depresso, per cui lo frequento quel tanto che basta per po terlo ascrivere alla categoria delle relazioni sociali senza dover subire il con tagio dal suo terreo catastrofismo . Amicizie femminili: qualcuna, ma tutte con la vocazione all'attesa del meglio, e alla sterilit . - Non c' niente che faccia invecchiare come l'avere figli - soste ngono all'unisono. Nessuna scopa se non in vista della prospettiva di una relazi one " responsabile, adulta, intensa, coinvolgente" o altrimenti di una conoscenz a "passeggera, effimera, deresponsabilizzante, trasgressiva". Praticamente la pe nsano esattamente come me. La sera dedicata agli hobby, che consistono nell'osservare come il vento, o il c aldo, o la pioggia, decompongano progressivamente gli assi mal chiodati del torr ino dell'ascensore sul condominio che fronteggia la mia abitazione. Accetto scom messe con me stesso sul tempo che gli agenti atmosferici impiegheranno per scard inare la tavola successiva, gi prossima al cedimento. Poi in genere scorro la mia collezione di dischi, di videocassette, mi risolvo p er la fiction televisiva - scusate il termine - sul canale nazionale che pi detes to, intrattengo stancamente una signorina del 166 circa la possibilit sempre pi re mota di incontrare o almeno parlare con una fantomatica mora pelosa che sempre o ccupata in altre conversazioni, ma la cui attesa perlomeno mi consente di ascolt are una voce umana per pi di dieci minuti, chiamo una mia vecchia conoscenza, una collega dell'universit che abita a circa cinquecento chilometri da qui, con la q uale organizziamo da anni una rimpatriata che oramai spaventa moltissimo entramb i, telefono a Ester o meglio alla sua segreteria telefonica, a volte mi rassegno a parlare con Karl, e in alcuni neri momenti in cui un tetro furore sembra alme no volersi disciogliere abbandonandosi a forme indistinte di sessualit, ho avuto persino la tentazione di passarci la notte facendolo travestire da donna, cosa c he lui accetterebbe con entusiasmo ma che io, grazie al cielo, sono riuscito sin o ad oggi a evitare. Spesso la serata termina , soprattutto per il desiderio di porre termine a tanto tormento, con un atto di piacere che mi infliggo svogliata mente, a meno che non lo riconduca all'immaginario congiungimento con un'acrobat ica e ferina Ester. Per lei va anche bene che Karl si travesta. L'unica possibilit che avevo di accos tami a lui senza repulsione era ovviamente questa. Anzi, l'ipotesi le ha incendi ato lo sguardo per qualche istante. - Ci penso io - mi dice. Per me sarebbe stat o opportuno continuare a vagliare, distinguere e prospettare altri diversificati scenari, rimandando la cosa al momento in cui fossimo stati pi pienamente consap evoli e padroni del nostro desiderio. Per quei due invece altre parole sono inut ili e irritanti. Ora vogliono l'ammucchiata. La pretendono. Karl mi ha annunciato: - adesso mi sono rotto: voglio sentir parlare solo il tuo cazzo Ester mi ha avvisato. - Basta chiacchiere, ora voglio ascoltare solo il suo cazz o Entrambi mi hanno accusato di esser sordo alle esigenze del corpo. per domani sera. Ester rinuncia alla serata tra donne. Io non rinuncio a nulla. Karl sembra interessato, ma non emozionato. Chiede se abbiamo del lubrificante. - Di quello all'acqua, il gel, capito? uso solo quello - Io inorridisco al solo termine. La notte sogno di annegare in uno stagno viscido e verde. Domani sera, da Ester. L'ansia tale che non mi ricordo pi neanche del mio amore per lei. Il lu ogo stato scelto per ovvi motivi. - Da te non c' poesia, non sai accogliere gli ospiti, figuriamoci creare l'atmosf era giusta - mi fa Ester impietosa. In realt le sono riconoscente. Domani sera. Quando premo il pulsante del citofono sono scosso da un tremito continuo ai pols

i, alle ginocchia, alla base del collo che pare voglia frantumarsi in scaglie di vertebre ghiacciate, sento un freddo innaturale che mi attanaglia il petto, e h o paura che mi tocchi questa sera, invece dell'infuocato sesso di Ester, un infa rto traditore. La mia mano cos tremolante che la suoneria pi che trillare sembra b albettare ripetuti accenni di brevi squilli. Salgo i due piani come se fossi affetto da Alzheimer allo stato avanzato. Ho bev uto due gin, ma il gelo mi stringe ugualmente il torace e la testa. Per un attim o penso di lasciar perdere, che solo qualcosa di male potr sortire da un una situ azione che mi vede tanto esitante. Credo di avere la febbre, sulle mie faringi s i abbatte una tosse secca che rende gorgoglianti e spezzate le parole. Ma alla fine oltrepasso la soglia. Mi accoglie oltre la porta del paradiso un od ore soave di spezie e carni cucinate, gli arpeggi molli di un brano New Age scusate il termine -, l'odore di fica della padrona di casa lustrato con docce d i profumo. Non oso descrivere come mi si presenta Ester, perch il parlarvene mi f arebbe stare troppo male e darebbe oltretutto l'impressione di gratuita sconcezz a. al di l di ogni immaginazione. La sua oscenit sprizza come uno schizzo d'acqua da una conduttura a pressione perforata. Dal volume che ha raggiunto e dalla ten sione della pelle evidentemente eccitata oltre ogni dire, e fa di tutto per non far finire tutto troppo presto, fumando continuamente sigarette pesanti, frances i mi sembra. Karl indossa una minigonna grigia, calze autoreggenti , scarpe luci de dal tacco grosso che lo fanno pi alto di me, un body trasparente, capelli lisc i composti in un caschetto nero, trucco pesante ma ben dato. stato evidentemente preparato all'evento da Ester, che ha usato il suo gusto per sonale per l'occasione. Per quanto mi riguarda potrebbe essere anche una bella r agazza, leggermente popolana e volgare, ma forse per questo pi eccitante. Anche i l perizoma di cuoio nero, rigonfio e ammiccante sopra il body velato, che si int ravede quando accavalla le gambe, non mi disturba . Sto forse entrando nella cor retta disposizione d'animo. Ester mi si fa vicino grondando umori, mi porge un b icchiere con mano ferma, ma si vede che non potr aspettare ancora per molto, il s uo odore ha saturato la stanza e non credo che potr ancora gonfiarsi senza esplod ere di botto. Ingurgito d'un fiato il contenuto del calice che fuoco, fusione nu cleare incandescente che mi riscalda l'animo ingelidito e terrorizzato. Ci accostiamo al tavolo per iniziare la cena. IV Dopo due settimane di sudati contorcimenti su divani, letti, tavoli, tappeti, e viluppi corporei - questi s veramente fantasiosi - che sembravano farci tendere a un'impossibile unit, spossando la nostra naturale inclinazione alla singolarit fi sica, dopo innumeri forme di godimento ora trattenuto sino allo spasimo ora qua si sperperato in attimi impossibili da ricordare, ero adesso puro e mondo, lucid o alla faccia di chi non vuole, in grado di valutare oggettivamente la situazion e e la mutata disposizione delle qualit insite nei segmenti che avevamo composto con tanta accurata volont progettuale. Ecco il risultato del nostro avvinghiarci. Per tacito accordo, dopo gli amplessi abbiamo sempre dormito insieme. Ho pensat o che ambissimo arrivare alla stessa scoperta. Invece. L'esito di tanta frequentazione epidermica - e non solo - aveva prodotto sensibi li spostamenti degli elementi rispetto alle tanto rassicuranti, se pur convenzio nali, coordinate cartesiane. Oramai Ester e Karl, da circa tre giorni, non si pr endevano pi. La noia li aveva vinti. Lei aveva progressivamente diradato le sue e sigenze, per poi interrompere a quanto pare definitivamente le pretese sessuali nei suoi confronti, mentre praticava sempre pi svogliatamente sesso anche con me, tenendo presente che l'entusiasmo iniziale era evidentemente frutto della possi bilit alternativa alla quale agognava con risoluto furore . Ultimamente Karl si l imitava a guardare, distratto, e nel mentre sperimentava le possibilit del menu d el suo cellulare. L'ostilit del ragazzo nei confronti della superfemmina era andata via via sfumand o, e sembrava essersi trasformata un un'affettivit calda e innocua nella quale, s perimentato da parte di lei il superamento del riferimento incestuoso, era suben trata una tranquilla vocazione all'intimit quotidiana cameratesca e caciarona. Spesso rimanevo tra le lenzuola a sonnecchiare dopo che loro due, di primo matti

no, andavano a chiacchierare in cucina, ascoltando la radio e divertendosi, a qu anto pare, senza l'assillo della tentazione che per me continuava ad essere elem ento essenziale della vicenda. Karl, come ogni adolescente viziato, si era prest o stancato delle mie modeste performances - scusate il termine -, mentre, devo p ur confessarlo, per me era stata una scoperta esaltante, alla quale avevo attint o, per quello che mi consentivano le mia capacit di prestazione, con la stessa in gordigia con la quale avevo percorso, sondato ed esplorato il ricettivo corpo di Ester. Tuttavia adesso, a distanza, avevo l'impressione di essere stato usato d a entrambi, affinch attraverso il medium sessuale quei due potessero infine far v alere le loro conformit caratteriali, facendo nascere un'insospettabile solidarie t che comprendeva un evidente ridimensionamento del sesso e del mio ruolo. E difa tti tendevano a estromettermi dalle discussioni pacate e gioconde, spensierate, che intavolavano non appena avvertivano la mia lontananza, intuendo forse nella mia persona, che individuavano ancora non sazia della deliziosa morbosit dell'esp erienza vissuta a tre, un che di minaccioso per la loro serenit. Aguzzando le ore cchie in momenti di finto sonno, negli ultimi stanchi e forzati giorni di artifi ciosa coabitazione, venni a sapere che si scambiavano confidenze. Karl gli parla va dell'ammirazione che era nata in lui per il professore di storia, di cui esal tava la sobria sicurezza, la profonda e vasta competenza, lo stile delle giacche e l'aroma del dopobarba. Ester accennava sempre pi spesso, e con una dolcezza ch e non gli conoscevo, al preposto della sua banca, vedovo di grande charme, con i l quale aveva iniziato una frequentazione sino ad allora casta ma molto rassicur ante. Orecchiai anche alcuni caustici commenti sulla mia persona. Ultimo giorno. Sono rintanato nel piumone. Rumore di posateria, aroma di caffein a, luce biancastra dalla fessura della porta, un giorno pieno di promesse che ri fiuta di entrare nel buio della camera dove poltrisco e me lo meno cercando di r isolvere la sensazione di incompletezza che mi assedia. Due belle voci in sordin a arrivano da lontano al mio timpano: bassa e profonda quella femminile, chiara e argentina quella maschile, si infilano nello spiraglio della porta, vagano per la stanza, mi scovano infine sotto il cuscino dove ho rifugiato il capo . - Ester ascoltami bellissima. Veramente, con tutto il cuore, non ne posso pi di q uesto fatto di dormire in tre. E il tuo amico sta diventando insopportabile. Meg lio mettere le cose in chiaro. Stanotte, tanto per cominciare, o io o lui sul di vano. Buona questa roba. Usi sempre il solubile, che con il latte va meglio. Dam mi i biscotti per piacere. Stai bene stamattina. Si vede che non hai dovuto scopare. A parte il fatto che quello fa puzza la matt ina, e vorrebbe sempre infilare e ciucciare e leccare, anche se non gli si fa ne anche duro, dio che palle, cos tanto per godersi l'atmosfera, come se ...- Quel povero fesso crede di essere diventato un grande edonista, Karl, il dandy maturo, l'esteta decadente. Te l'ho detto, vive di schemi mentali, il pensiero libero non per lui, rifiuta la vita. Ma perch non si fa un'esistenza propria?. as solutamente autoinsufficiente, capisci?. E poi non ho mai sopportato il pissing. La prossima volta che me lo chiede lo butto fuori. Stanotte io sul divano, poi ognuno a casa propria, non siamo mica selvaggi. Anzi , tutti a casa gi da stasera. Il mio terapista mi ha detto che sto sviluppando un a forma di asma allergica come conseguenza di questa situazione. L'asma, capisci? Si soffoca ormai in quella stanza da letto. Mi prende l'angosci a ogni volta che ci entro. Ho voglia di cambiare casa. - Dici bene Ester, cos si parla, un povero maniaco. - E poi sta degenerando, ingrassa, sgradevole, pedante, inopportuno, ridicolo ! - vero, proprio cos, e anche trasandato, tirchio, eccessivo, irresponsabile... ve ro? - Dici bene Karl, per non dire ignorante, ottuso, insensibile, ipocrita, scorbut ico, misantropo, egoista... debbo farmi la doccia. Cazzo tardi, oggi non ci arri vo pi in ufficio. Ricordati di ridarmi il reggiseno. I biscotti te li puoi portar e. Quando l'impotente si sveglia digli che stasera ho da fare, che mi far sentire . Digli anche di accertarsi che la porta sia ben chiusa quando va via. Le chiavi le ho io. -.

- No, aspettami, scendo con te. Andiamo bella, hai ragione, non sar mai un donist a, troppo avaro Vogliono andare via senza dirmi niente, i maiali. Non li far pi parlare in questo modo. Tacciano per sempre. Bastano cinque minuti per afferrare il silenzio morti ficante che ne consegue, che ha cancellato in pochi attimi la nostra grande impr esa. Dei nostri sudori, del nostro accalcarci in spazi esigui, perch sembrava pro prio uno sforzo collettivo e meritorio quello di occupare in tre il meno spazio possibile, la minor massa realizzabile per il mondo affollato da corpi alla deri va, votati a un penoso errare illusorio, di tutto questo resta alle otto e trent a solo l'elegia del telegiornale del mattino trasmesso alla radio da voci chiocc ianti e false, irridenti menzogne, e il pavimento lordato di chiazze rosse untuo se. Riesco finalmente a venire su lenzuola incrostate. Mi alzo nuovamente, gi stanco, ciabatto verso la cucina. Non mi hanno lasciato nulla per la colazione. Non pos so nutrirmi, adesso che ne avrei tanto bisogno. Non un messaggio, un avviso di r atifica della fine. Vogliono essere soli. Siete accontentati. Nuoto nell'autocom piacimento dell'abbandono, intristisco. Indosso gli abiti cercandovi il mio odor e, autentico e tanto maltrattato, scorro lungo le fredde scale condominiali come rotante su cingoli silenziosi, o levitante su cuscino d'aria di fognatura, una volta fuori dal portone apprezzo la piovosit decisa del tempo di oggi, che mi ing iunge di non soffermarmi sul piagnucolio del mio orgoglio ferito, che tanto era questo quello che volevo, era chiaro. Divertirmi un poco con l'alibi dell'innamoramento per quella scrofona. Che schif o, che orrore il sesso. Che disgusto tutto quel tastare membra, afferrarle come un annegato che annaspa. Chiss se riconoscono i corpi. Li ho lasciati in cucina. Ho dovuto separare e ricombinarne le parti, con fatica, per riuscire a formare l a figura. Mentre transito da marciapiede a marciapiede, tra un ciglio e l'altro delle quinte stradali, tra un crocchio di studenti volgari e saracinesche di neg ozi che si alzano energicamente e con gioia, dalla panchina che ha attentato all a mia auto al bar dove prendo a credito la colazione, cerco di ricomporre nella mente il significato della costruzione del poligono cui mi ero tanto affezionato nel tentativo di comprenderne l'intima essenza, la fausta complessit, e vedo che invece di dissolversi pare invece si sia rinsaldata quella figura, regolarizzat a e rigenerata nonostante il disperdersi nel nulla dei singoli componenti, sicur amente mi appare pi rappresentativo, monumentale questo triangolo, s, certamente p i simmetrico ora, e arricchito di modanature, chiaroscuri, ombreggiature. Acquist a volume e perde la piattezza bidimensionale acquisendo massa, si appropria dell a terzo asse, ecco veramente non pi un triangolo quello che vedo stagliarsi nel c ielo rugginoso, non pi vaga astratta figura, non pi arida geometria ma forma compl essa, architettonica, materia. Un timpano, il frontone di un tempio, una figura ricca e preziosa , nobile per gli elementi compositivi che lo ingentiliscono alla vista della citt che sorveglia severo, marmoreo ma non freddo, delimitante uno s pazio, quello s triangolare, che si stacca come un bassorilievo dalla nuvolaglia ventosa, sdrucciolo sul selciato scivoloso e nerastro, mi salvo aggrappandomi all'insegna pubblicitaria del noto digestivo - e la vedo, distintamente, quella porzione di spazio incrocio delle bisettrici dove un vortice luminoso si forma con la lente zza che propria delle cose che durano - eterne, posso osare questo termine? - di etro il quale - o dentro o sopra il quale? - va mulinando con il moto rotatorio e implosivo del gorgo, del vortice, la nascita di un'iride sferica nera, terribi lmente nera e beffarda che fissa tutti quanti qua in basso - Ma che fuggite a fa re, imbecilli, non abbiate paura, state qui cazzoni, guardate su, guardate ! - E mi d indicazione sulla strada da seguire, meglio argomentando il significato di quell'occhiata potente con l'affiorare dalle tenebre del bulbo di una pupilla su perna, fessura verticale ellittica e purpurea come una brace, - questa volta cad o veramente, ma non credo di essermi fatto del male - tagliente come una lama au toritaria ma giusta, benevola, - poveri coglioni, ma dove scappate tutti quanti, non vedete che per noi questo dono, guardate il cielo, guardate il triangolo !! - saettante sul terreno lampi secchi, frustate infuocate che segnano un percors o come le luci di un aeroporto, sempre pi vicino alla mia persona, sempre pi accan

to come a scherzarci con me, con me che sosto timoroso, quiesco ora in attesa, a ttendo che una, una almeno delle folgori del timpano, dall'occhio cinereo e di c inabro converga su di me, mi distrugga o mi elegga, e forse eccola finalmente ch e scocca il dardo, e fischi e diapason e trombe o forse clacson scatenati l'acco mpagnano, e scampanii prossimi e assordanti, frastuono di maremoto, deliquio, mi raggio, sogno e visione, nello scarlatto taglio verticale saettante danza padron e il triscele meduseo, eccola la folgore come un mazzuolo pesante sulla mia nuca devastata e divelta. Mi abbatte con equit e vi riconosco, per terra penitente , il sapore di bruciato e lamiera, di fango e carbonio, benzene, acidi, sangue, ce rebro, ferraglia divina del tram della linea sei. Palermo Febbraio 1999 Grazie a : Charles Bukosky per "Pulp" Edgar Allan Poe per "Le avventure di Gordon Pym" Sulrman Rushdie per "La Vergogna" Gustave Flaubert per "Un cuore semplice" James Ellroy per " L' angelo del silenzio"

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