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2. Unioni doganali Dopo il lancio del Piano Marshall, PItalia conosce un periodo di attiva partecipazione alla costruzione della nuova Europa. Staccandosi dalle iniziative degli altri Stati, opera con lungimiranza secondo una chiara linea d’integrazione politica continentale, intesa a costruire i presupposti per una politica dell’Europa indipendente da quella americana, seppur ad essa strettamente coordinata. De Gasperi e Sforza furono tra a primi a impegnarsi at- tivamente a favore dell’unificazione europea. La loro visio- ne ideale era nel contempo pragmatica, andando a coincide- re con gli interessi del Paese. Muovendosi quasi all’unisono con le aspettative ameri- cane e di concerto con gli intendimenti del Presidente del Consiglio®, il ministro degli Esteri italiano invitava i colle- ghi a guardare al di 1 dei semplici aspetti economici e, e- sprimendo il significato politico dell’adesione italiana al Piano Marshall, indicava alla Conferenza europea dei Sedici Yobiettivo dell’'unione europea: Vengo da un paese che — affermava tre giorni dopo avvio della Conferenza — (...) & forse impregnato pid di ogni altro di idealita internazionalistiche. (...) Esso sente ormai che al dogma di indipen- denza bisogna associare il dogma di interdipendenza. Dobbiamo an- dar tutti molto pitt in la dei semplici progressi tecnici; dobbiamo vo- lere la caduta dei miti nazionalistici, Se questa Confetenza riuscira a limitare le sovranita nazionali, essa avra reso un gran servizio al mondo*!. Lteredita di Carlo Cattaneo, cit., vol. 1, pp. 1007-1036. 80 «per me un grato dovere — sctivera Sforza nell’ Avvertenza posta in apertura al suo volume autobiografico sugli anni trascorsi al mini- stero degli Esteri accanto a De Gasperi — aggiungere che Alcide De Gasperi, cui sempre mostrai i passaggi pid importanti dei miei dispac- ci, mi espresse ogni volta la sua solidale simpatia». C. Sforza, Cingue anni a Palaggo Chigi, cit., pp. 7-8. 3 Ibidem, p. 53. 299 Anni dopo, il ministro degli Esteri italiano avrebbe af- fermato che in quel luglio 1947, forse senza nemmeno osa- re confessarlo a se stesso, egli pensava che per far progredi- re lidea di un’unione europea fosse necessario promuovere unioni parziali, aperte ai Paesi di buona volonta, che si al- largassero e si imponessero con la forza dell’esempio*2. Fu cosi che, nel prosieguo del suo discorso, lancié alla Confe- renza di Parigi idea di un’unione doganale tra Francia e Italia**: «Quando essa nascera — affermava — una via nuova si sata aperta in Europa (...). Sara gloria eterna per l’Italia e la Francia se compiranno il primo passo sulla via che presto o tardi sara seguita dall’Europa interay. Sforza ammettera che, pur avendo accennato in quel- Poccasione all’unione doganale italo-francese pensando che si trattasse di un servizio incomparabile reso al Paese*, egli non riteneva assolutamente che la Francia fosse matura per % Cfr. Dichiarazione di Sforza, in L’Union européenne. Cinguante dé- clarations d’Européens responsables, Bruxelles, Conseil belge du Mouve- ment européen, febbraio 1950, p. 92. % Sull’unione doganale si vedano, in particolare, Bruna Bagnato, Storia di una illusione europea, Londra, Lothian Foundation Press, 1995; Yves Mancel, L’union douanitre ou le mariage des nations, Patigi, Hetmann, 1949; Id., L'union douaniére franco-italienne 1947-1951, in Regioni e comuni- 44 montane nelle Alpi occidentali: problemi economici, storici e sociali, a cura di Giorgio Gilibert, Milano, FrancoAngeli, 1984; Enrico Serra, L’unione doganale italo-francese la Conferenza di Santa Margherita (1947-1951), in Italia ¢ Francia, 1946-1954, a cura di Jean-Baptiste Duroselle ¢ Enrico Serra, Milano, FrancoAngeli, 1988. Si veda inoltre Pierre Guillen, rapporti franco-italiani dall'armistizio alla firma del Pato Atlantico, in L'ltalia dalla liberagione alla Repubblica, Milano, Feltrinelli, 1977, pp. 145-180. Z 3 C, Sforza, Cingue anni a Palazzo Chigi, cit., p. 54. Si veda inoltre Id., L'Italia alle soglie dell/ Europa, Milano, Rizzoli, 1947, pp. 32-33. % Lintesa economica tra i due Paesi era gia stata avviata con Vaccordo commerciale del 23 dicembre 1946, cui era seguito, il 31 marzo del ’47, un trattato di emigrazione. Un progetto di trattato di amicizia, conciliazione e consultazione tra Francia e Italia era stato preparato nel luglio 1947. Cf. il testo dell’Avant-projet du Traité damitié, de conciliation et de consultation entre la République fran- gaise et la République italienne (firmato, tra gli altri, da Fouques Du- parc), in A.MAEP, Europe 1944-1960, Italie, vol. 87. 300 tale passo**, Con sua sorpresa, invece, l’ambasciatore a Pa- rigi, Pietro Quaroni*”, lo avvertiva che il direttore generale degli Affari economici del Quai d’Orsay, Hervé Alphand, che era nel contempo capo della delegazione francese al Comitato di cooperazione economica europea creato in lu- glio a Parigi per dar seguito al Piano Marshall, aveva espres- so «a titolo personale» il suo favore per Viniziativa, propo- nendo che prima del 31 agosto Francia ¢ Italia facessero una dichiarazione congiunta circa la loro intenzione di rea- lizzare gradualmente, in un periodo compreso tra i quattro e i sette anni, un’unione doganale. «La spinosa questione del regime degli scambi pud trovare uno sbocco — scriveva il delegato italiano al Comitato per la cooperazione econo- mica europea, Pietro Campilli, a De Gasperi — nelle unioni doganali»’*, Alla Conferenza di Parigi, Clayton era andato pit in 1a, affermando di vedere con favore una Unione europea’. Perplesso, Campilli sctiveva a De Gasperi che la soluzione gli appariva lontana. Meglio sarebbe stato, a suo parere, cercare di raggiungere il traguardo per tappe successive: 36 Si veda la lettera di Sforza a De Gasperi, 5 agosto 1947, in De Gasperi serive, cit., vol. 11, pp. 103-104. 7 Pietro Quaroni era stato nominato ambasciatore a Parigi nel feb- braio del 47. 38 Lettera di Campilli a De Gasperi, 1° agosto 1947, Conferenza di Parigi per 'OECE, in ACS, Presidenza del Consiglio dei ministri (dora in avanti PCM), Segreteria particolare di De Gasperi (d’ora in avanti SPDG), b. 2, £17 8 Cosi la posizione di Clayton era riassunta da Quaroni, dopo un colloquio con il sottosegretario di Stato americano: «l’uomo medio ame ricano si rendeva conto delle distruzioni europee, ma era anche convin to che Europa non si sarebbe mai risollevata se essa continuava sulla via che aveva seguito sino ad allora: tutti questi piccoli stati, separati da barriere doganali, da monete difese artificialmente a mezzo di restrizioni oppressive, separati da piccole ¢ futili questioni territoriali, politiche € di prestigio, non avrebbero mai potuto rimettetsi a posto se non si fossero decisi a fare piazza pulita di tutto il passato, creare uno spazio europeo, come esisteva uno spazio americano, entro il quale denari, uomini, pro- dotti, potessero muoversi sotto la spinta della libera iniziativa e del tor- naconto economicoy. Lettera di Quaroni a Sforza, 10 agosto 1947, in ASMAE, Ambasciata di Parigi, 1947, b. 373. 301

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