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Urbanistica e Democrazia

L’incontro del 12 maggio scorso, organizzato dal coordinamento delle associazioni


cittadine, ha costituito un’importante occasione di confronto tra cittadini e amministrazione,
sviluppato non solo intorno agli aspetti tecnici del nuovo regolamento urbanistico, ma
soprattutto a partire dai quartieri e dai problemi di vivibilità quotidiani.
Quando si affronta l’urbanistica entrando nel merito delle legittime aspettative di qualità
della vita, emergono i segni di un passato che si fa fatica a rimuovere, perché gli effetti
delle speculazioni, della distanza tra politica e cittadini, dei compromessi al ribasso non si
riescono a cancellare.
È urgente in questa città superare il muro di incomunicabilità tra cittadini e amministratori
se si vuole impedire che il malessere determinato dalla cattiva urbanistica continui ad
alimentare disaffezione, perdita di identità, desiderio di fuga. Proprio per questa ragione,
proprio perché anche le associazioni non finiscano per cadere nella trappola delle sterili
elaborazioni tecniche e intellettuali, per rispetto nei confronti di quelli che davvero,
nonostante tutto, hanno creduto e continuano a credere in una città a misura d’uomo,
alcune cose vanno dette.
E vanno dette per il rispetto delle persone, della verità e della storia stessa di questa città,
che il sindaco non può consentirsi di negare, anche se eletto in forma plebiscitaria.
È davvero spiacevole dover constatare che si accusino le associazioni e i cittadini di
Macchia Romana di voler strumentalizzare episodi come quello del “Pentagono” (lo
scempio nel bosco e la negazione di una grande area verde pedonale al centro del
quartiere) sulla cui edificazione, a dire del sindaco, vi erano diritti acquisiti irrevocabili. È
vero, su quell’area, così come su tante altre aree di questa città, le più preziose e
appetibili, vi sono sempre diritti già acquisti, quelli di “alcuni privati-costruttori”, intoccabili
come i loro diritti-privilegi.
Dunque le associazioni e i cittadini di Macchia Romana sono accusati di
strumentalizzazioni: come se fossero loro a dover difendere chissà quali privilegi
individuali, come se la lotta per il bene comune e per il diritto a vivere in un quartiere civile
costituissero pretese inaccettabili e del tutto trascurabili rispetto ai benemeriti “diritti
acquisiti”; perché in questa città chi chiede verità e giustizia è un provocatore da isolare e
screditare. Allo stesso modo, nel momento in cui associazioni, professionisti e liberi
cittadini si sono uniti, come mai era accaduto in questa città, per comprendere in modo
attento cosa rappresenti davvero questo Regolamento Urbanistico, in cui numeri, indici,
vani e metri cubi sono reclamizzati in tabelle incomprensibili e proclami trionfalistici,
l’Amministrazione Comunale si sente messa sotto accusa, addirittura si sente sospettata
di chissà quali nefandezze. Ma chiedere trasparenza, confronto, dibattito, rivendicare il
diritto di essere cittadini critici e attenti non costituiscono forse le basi fondanti della
democrazia, in un controllo reciproco tra individui e società?
Quindi la sola presenza, tra i consulenti del Piano, di Campos Venuti e Federico Oliva
dovrebbe essere motivo sufficiente di garanzia e dovrebbe far tacere tutto e tutti, dare
liceità a una mancanza di risposte su questioni irrisolte e poco chiare, come il
“Quadrilatero” di Poggio Tre Galli o la zona F12 nel Vallone di Santa Lucia?
Va anche sottolineato che le associazioni che compongono il coordinamento hanno
ritenuto di coinvolgere docenti universitari e tecnici con competenze specifiche proprio
nell’intento di favorire quel dialogo tra cittadini e amministrazione, senza il quale
difficilmente si potranno costruire strumenti di gestione del territorio equilibrati, tali da
impedire ulteriori violenze alla vita dei cittadini, come è accaduto nel passato, anche
recente.
E qui ritorna con forza il tema della partecipazione. Richiamarne il significato serve a non
creare confusione e, soprattutto, a porre le basi per una città in cui realmente si possano
cogliere le idee guida a cui devono raccordarsi le singole scelte amministrative.
Il sindaco ricorda, con orgoglio, che la partecipazione dei cittadini riguardo a questo
strumento di pianificazione è stata attuata in ogni modo. A noi sembra invece che
l’attivazione del sito internet (con tavole complesse illeggibili o non visibili) e gli incontri di
illustrazione di un piano già deciso, resi ostici da un linguaggio ‘tecnicistico’, pur
presentandosi come tentativi di apertura e di trasparenza, non siano sufficienti.
Ribadiamo, al contrario, che un piano si costruisce insieme ai cittadini, nei quartieri, nelle
piazze, nei laboratori urbani, nelle consulte mai convocate da questa Amministrazione,
fatte di ordini professionali, di associazioni, di rappresentanti dei quartieri e dei cittadini:
partecipazione è costruire insieme, non chiedere ratifiche e consensi a scelte già prese in
stanze chiuse.
Alla polemica non intendiamo rispondere con altra polemica, e intendiamo con fermezza
procedere sulla strada della critica argomentata e della proposta, usando anche gli
strumenti che le leggi mettono a disposizione dei cittadini e delle associazioni.
Occorrerà tessere, con fatica e costanza, i frammenti delle tante disillusioni che
compongono la storia di questa città, legandoli alle esperienze positive di una cittadinanza
attiva. Sarà importante creare spazi di comunicazione tra i quartieri, perché si superino le
logiche individualistiche, e mettere insieme le competenze. È quanto stiamo cercando di
fare, per il bene di questa città.
Tuttavia, perché possa riemergere la fiducia, la capacità propositiva, la voglia di mettersi in
gioco e di rendersi responsabili da parte dei cittadini, è importante che si rimuovano certi
toni da parte di chi amministra la città. Per dovere, per rispetto di quelle esperienze
positive di cittadinanza, a cui tutti dobbiamo attingere con umiltà. E, forse, qualche volta
chiedere scusa per le promesse mancate, per l’eccessiva accondiscendenza a certi
interessi, per l’incapacità di cogliere il senso delle proposte provenienti dal basso o di un
malessere appena sussurrato. Ciò sarebbe più proficuo delle intimidazioni e dei silenzi con
cui si tentano di fronteggiare le domande e le critiche dei cittadini.

Coordinamento delle Associazioni - Potenza

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