You are on page 1of 4

13/01/14

La sfiducia digitale che ci rende infelici - Repubblica.it

Politica
22 Consiglia 460
Tw eet 94 9 LinkedIn

Content

La sducia digitale che ci rende infelici


un atteggiamento trasversale che pervade in particolare i giovaniadulti fra i 25 e i 34 anni e che coinvolge le persone che partecipano, il "popolo della rete"
di ILVO DIAMANTI
Stampa

13 gennaio 2014

La fiducia, in Italia, divenuta un bene scarso. Lo ha messo in evidenza, di recente, l'indagine di Demos dedicata al rapporto fra "Gli italiani e lo Stato". Un problema che non affligge "solo" (si fa per dire...) la politica, le politiche, i politici e le istituzioni di governo. Ma riguarda anche noi e gli altri. Noi in rapporto agli altri. Gli stranieri, anzitutto. Gli immigrati. Tanto pi quelli che non accettano di restare stranieri. Gli extra-italiani. Gli stranieri che hanno ottenuto la cittadinanza. I figli di immigrati nati in Italia. difficile accettarli. Soprattutto per le forze politiche che sulla paura degli altri hanno costruito il consenso. La Lega, in primo luogo. A cui fa comodo la presenza al governo del ministro Kyenge, per esercitare la propria professione di imprenditore politico della paura - degli altri. Cambiando bersaglio, rispetto al passato, quando, negli slogan di piazza e nelle scritte sui muri, proclamava: "Meglio negri che terroni". Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio, d'altronde, nei mesi scorsi, hanno sconfessato l'emendamento che aboliva il reato di clandestinit, proposto da due senatori del M5S. Perch non previsto nel programma. Ma, soprattutto, per non ridursi "a percentuali da prefisso telefonico". Visto che il M5S ha svuotato la Lega nei territori padani. La sfiducia negli altri, dunque, non ha perduto colore politico. Ma, soprattutto, non ha pi un nome, n un volto definito. Alita dovunque, intorno a noi. La sfiducia nei politici, nelle istituzioni pubbliche, negli stranieri, negli immigrati, insomma, ben impiantata nella nostra vita quotidiana, nelle nostre azioni e relazioni di ogni giorno. Oltre 6 persone su 10 (nel campione intervistato da Demos, dicembre 2013) ritengono, infatti, che "gli altri, se si presentasse l'occasione, approfitterebbero della mia buona fede". Dunque, meglio diffidare. Per cautela. Per autodifesa. La sfiducia verso gli altri alimenta l'incertezza nel futuro e le paure. Ma non appare particolarmente diffusa nei settori sociali tradizionalmente pi incerti e impauriti: le persone anziane e meno istruite. Esterne ai circuiti dell'impegno e della partecipazione. , invece, un atteggiamento trasversale. Pervade, con singolare intensit, i giovani, in particolare i giovani-adulti (fra 25 e 34 anni): 75%. Oltre 10 punti di pi rispetto a dieci anni fa, quando apparivano meno diffidenti rispetto al resto della popolazione. Ora non pi cos. Non solo, ma questo atteggiamento coinvolge le persone che partecipano. In particolare, il "popolo della rete". Oltre i due terzi tra coloro che conducono, con frequenza, discussioni e iniziative politiche su Internet, mostrano diffidenza verso gli altri. Ci suggerisce che, negli ultimi anni, si sia creata una relazione pi stretta fra la diffidenza e la partecipazione. In generale, a causa del sentimento di distacco verso gli attori politici e verso le istituzioni rappresentative. Per primi, il Parlamento, i partiti e i loro leader. Cos, la partecipazione e la mobilitazione politica si venata, sempre pi, di sentimenti
www.repubblica.it/politica/2014/01/13/news/la_sfiducia_digitale_che_ci_rende_infelici-75774090/ 1/4

13/01/14

La sfiducia digitale che ci rende infelici - Repubblica.it

antipolitici. divenuta, cio, partecipazione anti-politica. Un orientamento che la Rete non ha scoraggiato. Semmai, vero il contrario. Perch la Rete favorisce la dis-intermediazione. Bypassa la mediazione degli attori tradizionali. Per primi e soprattutto, i partiti. Ma anche le organizzazioni di rappresentanza. La Rete, cos, diventa un "medium" antitetico agli altri media. Mezzo, ma anche Simbolo di democrazia diretta. Di "contro-democrazia", democrazia della sorveglianza (come la definisce Pierre Rosanvallon). Anche per questo la sfiducia negli altri non si riduce fra i nativi digitali e, in generale, fra quelli che Luigi Ceccarini e Martina Di Pierdomenico chiamano i "Cives. net". I "cittadini digitali", per citare Rosanna De Rosa (titolo di un recente saggio pubblicato da Maggioli, dove l'autrice analizza, fra l'altro, il caso del "M5S e l'organizzazione tecnologica della sfiducia"). Perch Internet divenuto un terreno di lotta politica contro la politica - tradizionale. Perch, inoltre, sulla Rete e nei social-Network la comunicazione im-mediata. Senza mediazioni. Diretta, appunto. E, quindi, pi aspra. Cruda. Nel linguaggio e nell'espressione. In quanto nella Rete, dunque, si instaurano relazioni dirette, ma non empatiche. Cio, si agisce e reagisce lontano dagli altri. Perch gli altri non sono l, insieme a te, davanti a te. Non sempre ti conoscono e tu non sempre li conosci. Spesso, si riducono a un'immagine - non sempre chiara - sul pc, sul tablet o sullo smartphone. Da ci l'origine della nostra diffidenza. Tanto pi diffusa quanto pi gli altri si allontanano da noi. Appaiono e sono lontani da noi. Anche fisicamente. Come la politica e i partiti, al tempo della Democrazia del pubblico (come la definisce Bernard Manin). Mentre un tempo, neppure tanto tempo fa, la politica e i partiti erano presenti nella societ e sul territorio in modo visibile. In fondo, anche l'atteggiamento verso gli immigrati cambiato. Per le stesse ragioni, ma in senso contrario. Le paure si sono, infatti, stemperate (come mostra l'Osservatorio sulla Sicurezza curato da Demos, Osservatorio di Pavia e Fondazione Unipolis) via via che hanno smesso di essere Altri senza nome. E sono divenuti compagni di lavoro, collaboratori e collaboratrici delle nostre famiglie. Mentre i loro figli affollano le scuole, insieme ai nostri figli. Perch la diffidenza figlia della distanza. Della solitudine. Noi perdiamo la fiducia quando siamo e ci sentiamo soli. Quando la politica e le istituzioni ci appaiono e sono pi lontane. Allora diventiamo un Paese di Forconi. Dove la protesta di alcuni gruppi, veicolata dai media, incontra e moltiplica la s-fiducia di molti. Dove la s-fiducia si propaga perch fa spettacolo. Dove i talk politici in tv rappresentano la s-fiducia per alzare l'audience. E intanto alzano la s-fiducia. Dove la Rete illude di restare sempre connessi, sempre attivi e reattivi. Sempre insieme. Ciascuno da solo. Per conto proprio. Lontano dagli altri. Dove la partecipazione in Rete, spesso, genera sfiducia. Una sfiducia digitale. Per questo "esercitare" la sfiducia - in politica, ma anche nella societ e nella vita quotidiana - facile, talora vantaggioso. Ma non risolve i nostri problemi. Anzi li complica. Perch la sfiducia genera sfiducia. E, insieme, abbassa il rendimento delle istituzioni, dell'economia. Infine, ci deprime. Infatti, tra coloro che "diffidano degli altri", 8 su 10 ammettono di sentirsi "per niente felici". Almeno per questo, praticare e coltivare la fiducia conviene. Se non per il bene pubblico e per gli altri, almeno per noi stessi. Per essere meno infelici.
Scrivi un commento
22 commenti ramiro72 16 minuti fa

A chi interessa, Boomerang di Michael Lewis indica esattamente lo stesso problema in seno alla societ greca. E questo mi fa venire in mente che i condizionamenti sociali di cui parla Diamanti siano pi in generale i prodotti nefasti del passaggio dal capitalismo spendaccione all'austerity, altra fregatura pensata per favorire le esportazioni di "pochi".
Rispondi Condividi ramiro72 0 0

20 minuti fa

Secondo me Grillo non e'razzista, ma la maggior parte della sinistra moderata e'razzista verso il M5S. Ognuno quando viene al mondo ha un razzista. Se la sinistra non si fosse ridotta a fare eco ai democristiani e ossessionare gli italiani col "nasciamo con 30 milioni di debito", e avesse continuato a portare avanti sensibilita'e attenzione ai problemi sociali, questo non sarebbe successo. Oggi la sinistra pensa solo a rincorrere chi ha i suv piu'grandi, fare dibattiti sulle

www.repubblica.it/politica/2014/01/13/news/la_sfiducia_digitale_che_ci_rende_infelici-75774090/

2/4

13/01/14

La sfiducia digitale che ci rende infelici - Repubblica.it


attrici piu'sexy o sull'imprenditore piu'abbronzato, e spesso ci scherza pure al telefono.
Rispondi Condividi gvo 0 0

54 minuti fa

articolo fantastico, un pezzo d'arte retorica non a caso pubblicato su Repubblica, che si sta sempre pi distinguendo come centro filosofico della Nuova Sinistra Italiana rappresentata da Renzy e la sua gioiosa macchina scrivere. D'altronde che aspettarsi da quei folli dei "grillini", tutti presi a chattare sul loro PC nelle loro stanzette buie, senza volersi misurare con la realt fatta di amari compromessi, marchette, inciuci e corruzione.
Rispondi Condividi fswriter 1 1

2 ore fa

A me, questo qua, con la sua prosa zoppicante, mozzafiato, mi manda in bestia.
Rispondi Condividi 1 risposta pilonzi 1 0

37 minuti fa

Legga altro!
Rispondi Condividi mareadriatico 1 0

2 ore fa

C' nel paese un continuo, estenuante e teso braccio di ferro fra i poteri forti ed i cittadini, acuitosi con la crisi poich portatrice di una sventura finanziaria che minaccia direttamente interessi e patrimoni, di grossa entit ma perlopi di piccola, quelli accumulati lira dopo lira, oggi Euro dopo Euro, in concomitanza con gli interessi delle partecipazioni in patrimoni bancari detenute dai soci e le aspettative di vita, una vita essenzialmente un pochino pi agiata da parte dei cittadini. Questo braccio di ferro supportato dal governo e dalla maggioranza delle larghe intese, che anzich dare soddisfazione alle speranze del presidente (io mi auguro non avvenga mai poich tengo alla costituzione e temo venga stravolta) da soddisfazione agli investitori, a tutto svantaggio dei cittadini, dando l'impressione del far nulla. E ci fa montare le proteste on line.
Rispondi Condividi mareadriatico 0 0

2 ore fa

E perci anche i notiziari RAI subivano le imposizioni dell'oligarchia, talvolta prima, spesso poi aggiungendo mistificazioni e falsit. Questa caratteristica divenuta poi la dote principale dell'emittente di stato, che oltre a conservare nel tempo ha anche aumentato la caratteristica menzognera fin quasi ai nostri giorni, anzi, senza il quasi e tale ambigua dedizione pure stata trasmessa anche agli altri media della carta stampata, che oggi fanno a gara, anche grazie ai molteplici editoriali e commenti, a chi la spara pi grossa ma in modo cos sapiente e retoricamente convincente da parere assoluta verit. Ci naturalmente fa acuire ancora di pi la rabbia ed il dissenso in chi accede ai commenti dedicati al pubblico, che in quel modo pu scatenare tutto il veleno in merito alle questioni politiche irrisolte ed agli errori madornali della maggioranza politica.
Rispondi Condividi mareadriatico 1 0

2 ore fa

Logica vuole che questo regime sopravvivesse oltre a se stesso e per fare questo non s'era esitato a cercare i consensi ed i supporti anche dal potere ecclesiastico, che infatti incuteva timori e riverenze verso coloro i quali erano pi esposti emotivamente, in modo da coercizzare i consensi. Dopo il periodo delle proteste sessantottine e post-sessantottine, nascono le prime televisioni cosiddette libere, emittenti private dedite a diffusione prevalente di musica e, chi poteva, anche di notiziari locali. Interessante quest'appellativo libere, poich queste emittenti proprio libere non erano, giacch erano dei padroni, che esercitavano i loro voleri, ma ugualmente la gente le riteneva libere poich non avevano i vincoli di stato, caratteristica principale delle emittenti RAI che le rendeva succubi ai voleri del regime politico.
Rispondi Condividi mareadriatico 1 0

2 ore fa

C' poi un altro aspetto, quelle delle menzogne, pi o meno di stato. Questo aspetto coinvolge direttamente la sfera della comunicazione, dove siede anzi presiede tutto il comparto addetto, quello della carta stampata ed ora anche i notiziari, violenti od occulti, cibernetici. Un tempo l'area cibernetica era soltanto l'etere radiotelevisivo e tutto dalla parte statale, giacch radio e televisione erano un'emanazione dello stesso. I notiziari erano anch'essi di stato, come una sorta di emanazione lata della Gazzetta Ufficiale, ma sconfinante oltre alle verit di stato fino alle bugie extra repubblicane per fini non troppo istituzionali. Vigeva una sorta di regime in quei decenni, imposto da entit esterne certamente ma delle quali una ristretta oligarchia politica aveva profittato per fini propri di sopravvivenza, spesso speculativa.

www.repubblica.it/politica/2014/01/13/news/la_sfiducia_digitale_che_ci_rende_infelici-75774090/

3/4

13/01/14
Rispondi Condividi mareadriatico

La sfiducia digitale che ci rende infelici - Repubblica.it


0 0

3 ore fa

Subito dopo si ravviva, poich il governo, succube dell'eterno tiramolla fra un e l'altra forza politica componente la maggioranza delle larghe intese (non funzionanti) non agisce, mentre il paese va un po' dove lo guida la corrente naturale, ma ahim poi non sfocia.La protesta poi monta quando al non sfociare si aggiunge lo stillicidio dei posti di lavoro, che invece di crescere calano ed invece cresce la miseria, perlopi in contrapposizione col famoso articolo uno della costituzione,inosser vato completamente dalle istituzioni che sono obbligatoriamente le prime a dover osservarlo.Oltre al danno per la beffa, perch il governo, conscio del non rispetto degli obiettivi finanziari, aggiunge nuovi tributi laddove si sta abbattendo la miseria, nonostante un coro a canone del paese scandisca che ricchezza in giro ce n' a bizzeffe e non certo laddove c' miseria.Evviva il ciber-megafono!
Rispondi Condividi 1 risposta omniafluit 0 0

2 ore fa

....meno caff e + latte....


Rispondi Condividi mareadriatico 0 1

3 ore fa

Se il presidente cerca attraverso le larghe intese le riforme per il paese, in fattispecie quelle della costituzione per le quali necessaria la maggioranza dei due terzi del parlamento, la maggioranza che designa il governo si spacca al suo interno ed una parte va a sostenere il mantenimento dello status quo sostanzialmente,pur se agitando ma come vessillo la necessit di riforme, perlopi orientate verso un determinato e preciso senso comunque a proprio favore, l'altra propone riforme un po' per cancellare leggi assurde varate dai governi del cavaliere, un po' riforme che servono di pi la cittadino, un po' riforme dettate dai benpensanti della politica e dell'economia ma non proprio a favore, perlomeno di tutti i cittadini.E' questa guerra intestina, opportunamente celata ma latente, che si smorza non appena il presidente ammonisce ma prontamente si ripristina, che scatena la rabbia.
Rispondi Condividi 0 0

Mostra altri commenti

Divisione Stampa Nazionale Gruppo Editoriale LEspresso Spa - P.Iva 00906801006 Societ soggetta allattivit di direzione e coordinamento di CIR SpA

www.repubblica.it/politica/2014/01/13/news/la_sfiducia_digitale_che_ci_rende_infelici-75774090/

4/4

You might also like