Partiamo dalla fine di una complicata storia. Nel verbale della
Conferenza di Servizi del 21-09-2015, tenutasi a Roma a cura del Ministero dellAmbiente (www.bonifiche.minambiente.it), inerente il S.I.N. di Brindisi, contenuta una novit molto importante. Per linsediamento di una nuova attivit dImpresa, preso atto dei risultati
della caratterizzazione dellarea da cui emerge che, per quanto
riguarda i suoli e il top soil, non ci sono superamenti delle CSC mentre, per quanto riguarda le acque di falda, sono emersi diffusi superamenti delle CSC... viene precisato che: in merito alla richiesta di realizzazione di nuovi volumi... si ritiene che possano essere concessi i necessari permessi edilizi alle seguenti condizioni: - dovr essere garantito il rispetto delle prescrizioni relative allanalisi di rischio... le attivit dovranno essere svolte con il controllo dellA.R.P.A., dellA.S.L. e della Provincia... Praticamente, nel caso specifico il suolo era pulito (la Conferenza
delibera di ritenere concluso il procedimento ai sensi dellart.242 del
D.Lgs.152/06) mentre la falda inquinata. Qualora anche il terreno fosse stato inquinato lImpresa avrebbe dovuto disinquinarlo a sue spese. La novit che, per la prima volta, il Ministero ha stabilito di poter autorizzare le opere previste senza far cenno alla stipula o meno dell Atto di Transazione (lAccordo secondo il quale lImpresa versa alle casse dello Stato una quota di denaro necessaria a risanare la falda, operazione che dovrebbe farsi in modi e tempi successivi). Questo solo il finale della lunga ed estenuante procedura Ministeriale a cui deve sottoporsi ogni Azienda che vuol concretizzare il suo progetto nellarea industriale di Brindisi (a meno che non riesca a farsi assegnare dal Consorzio A.S.I. un sito pulito gi restituito agli usi legittimi ). Un iter con tempi lunghissimi e costi troppo elevati da sopportare per la piccola e media impresa, scoraggiata dal venire a Brindisi ed incentivata a scegliere di investire in luoghi meno ostici e problematici, come avvenuto negli ultimi dieci anni almeno.
Una tortuosa ed intricata procedura Ministeriale, imbastita a colpi di
leggi, causata dai grandi inquinatori. Quelli che con le loro maglie superano agevolmente ogni ostacolo, che con la loro forza economica stipulano transazioni svuotando la tasca degli spiccioli, quelli che a fine ciclo si disimpegnano vendendo a giganti di cartone, disinteressandosi dellincolpevole classe operaia abbandonata a s stessa. Quelli che usufruiscono di maxisconti sulle bonifiche e brindano al suono del
Decreto Destinazione Italia (di fatto un Condono per grandi
inquinatori), leggi con cui, dopo sondaggi, iniezioni, prelievi, piezometri e pozzi dappertutto, lo Stato si becca la multa versata dalle Aziende (con cui tratta riservatamente) per poi riversarla, quando e se ne ha voglia, in qualche grande, discutibile appalto osservato dallalto.
Cos, nella piccola e strategica frazione di Mezzogiorno, si perpetua a
decidere quello che deve farsi in un territorio asservito allindustria pesante, in cui le piccole e medie imprese, impotenti, non devono trovare spazio. Mentre in altre realt vicine, invece, si persegue sviluppo e progresso, due parole il cui caposaldo attuale la compatibilit con lambiente e la salute dei cittadini.
La fine di Brindisi gi scritta, coloro che si sono fatti assegnare dal
governo lintero territorio brindisino, sgomitando gli altri e comportandosi maldestramente perch noi glielo abbiamo permesso con la nostra ignoranza, accidia o corruzione, ben presto andranno via, lasciando devastazione territoriale, disoccupazione e degrado sociale. Politica Industriale non sostenere comitati nati per situazioni demergenza, non fare riunioni quando unAzienda sta fallendo, non pensare di star bene nel proprio recinto senza collaborare col confinante, chiunque esso sia. Politica Industriale capire le realt imprenditoriali presenti in un territorio, ascoltare le loro esigenze e tentare di accontentarli, levare lo sguardo anche oltremare cercando di intercettare investimenti sani, potenziare gli uffici pubblici che hanno il compito del disbrigo pratiche, difendere la permanenza delle menti indigene che hanno studiato e possono rivoltarci come un calzino. Politica industriale dialogare con la Regione e col Governo, che, comunque, sono i luoghi dove si decidono i finanziamenti. Politica Industriale. Se non ce la facciamo da soli, cominciando a pensare di dover gestire una difficile epoca di transizione economica, io non mi aspetto certo che sia qualche nostrano politico, a pensare a noi.
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Appendice: Come noto anche alle pietre, tutto il comprensorio brindisino, e oltre, da circa ventanni considerato Area ad elevato rischio di crisi ambientale.
Tutto nasce dalla premeditata programmazione nazionale del
dopoguerra, che ha determinato Piani Urbanistici (come quelli rappresentati nelle immagini sottostanti) che progettavano una citt industriale pi grande di quella abitata.
Nel tempo, a Brindisi si sono realizzati, quasi sempre contro la
volont popolare, alcuni impianti particolarmente impattanti col territorio, con le naturali vocazioni, con la salute dei cittadini. Da quasi ventanni tutta l Area di Sviluppo Industriale, fino a Cerano, considerata area S.I.N., ossia un sito da assoggettare ad interventi di bonifica ambientale in quanto inquinato. Sono inquinati la maggior parte dei terreni e sono inquinate le acque di falda, in certe punti considerate ormai rifiuto. I danni ambientali sono i pi elevati in assoluto, come ha sancito lAgenzia Europea per lAmbiente nei suoi ripetuti Report), ed i livelli di disoccupazione, stranamente, sono tra quelli pi alti dellintera nazione.