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opposizione ai maestri-educatori di Atene!.
Questa differenza non & cosa da poco, anzi, é dawvero sostan-
ziale nella costruzione di un rapporto di formazione e di evoluzione:
nell’ insegnare (dal latino insignere, far segni addosso agli altri, ecc.)
si nasconde un rapporto di chiara gerarchia fra-ehi é ritenuto il
portatore attivo dell’intero “bagaglio” del sapere ¢ chi, invece, ¢ il
ricevitore passivo; contrariamente, nell’educare (dal latino educere,
estrarre, tirar fuori, far sbocciare, ecc.) si palesa il riconoscimento di
un “seme”, di una esperienza, di un sapere che leducatore deve
saper individuare, estrarre ¢ valorizzare nel giovane, Nell’insegnare
non si riconosce una competenza al giovane, non lo si accoglie come
uun portatore di pertinenti vissuti; cosa questa che, di conseguenza,
imporra un rapporto umano altamente disciplinato e formale. Nel-
Peducare, invece, il rapporto si presenta pi dialogico, meno ufficia-
lizzato, pitt naturale ed umano. Insomma, la pratica dell’insegna-
mento ¢ quella dell’educazione si distinguono in profondita, dal
‘momento che sono costrette ad operare sulla base di obiettivi, conte-
nuti, metodi, mezzi¢ verifiche nettamente differenti, se non oppost
‘Questa diversa visione pedagogica del rapporto umano e forma-
tivo, non pochi problemi ha creato alla nascita e alla evoluzione di
una sana ¢ corretta pedagogia della musica, dal momento che molte
confusioni ancora si creano nel tentare di dare risposta alle seguenti e
apparentemente scontate domande: per le attivita musicali nella
scuola primaria e secondaria, ¢ meglio operare in termini di insegna-
mento 0 di educazione? quanto lesperienza umana in musica é da
insegnare 0 da educare? quando in un progetto didattico musicale é il
momento di educare o di insegnare musica?
2, Cultura musicale cotta 0 popolare?
Allinterno delle esperienze musicali si possono delineare due
chiare, ¢ forse pure contrastanti, dimensioni dell’essere e del pensa-
re il suono e la musicesyna attinente alle logiche e ai compo,
ti ai un pensicre’colto fr Valira aderente ai visuti in ime)
* Clr. Rorra P., Storia della pedagogia, La Scuola, Brescia, 1953
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fopotre’) na la prima dimensione troviamo una condotta alta-
nivate sefézionatrice di pratiche e di repertori musicali (nom tutto il
campo delle esperienze musicali dell’uomo sono ritenute musica), &
che gerarchizza e organizza percorsi di studio fortemente standardiz-
Zati, apparentemente tanto logici per quanto poco sensoriali e scar-
samente motivanti (solfeggi, eserciziari, teorie € nozionismo storico,
tecniche poco sorrette da considerazioni critiche che, a volte, rasen-
tano pure lesasperazione). E in questo modo di approcciarsi al
mondo musicale che si parla di disciplina, di arte dei suoni, di alfa-
betizzazione precoce, di teoria prima della pratica, di repertori sto-
rici, del genio musicale, della grande musica ¢ del belcanto. Il “che
cosa”, il “come”, il “quando” e il ‘“perché” fare musica, in questa
condotta colta, sono predeterminati, cioé definiti senza aleuna con-
ione sulla dimensione globale umana di quanti poi dovranno_
awicinarsi allo stud Non é, quindi,
tanto il problema di un repertorio selezionato secondo criteri estetici,
comunque gia poco pertinenti ai progetti educativi aperti e democra-
tici, @ piuttosto il mode, la strategia, il metodo con cui queste prati-
che musicali colte vengono mostrate, proposte ¢ a volte pure impo-
ste.
Diversamente, nel modo di approcciare ¢ vivere l'esperienza
musicale popolare ¢ quotidiana, non sono cosi sentite le logiche
“FHoriche & gerarchizzamt, tutto é fortemente connesso al momenta-
neo contesto socielesvicco i motivazion! per vivere tanto Latto
globale umano quanto quello musicale specifico, Tut
un clima che si basa sulla grande viv
Aiditive, motorie, visive, emotive e di sinestesia in genere. Anche in
‘questo casgy-cid che cf intezessa, non sono tanto i divers sep
musicali larga diffusione speciale qui coinvolt, ma quant ith
le tattiche the-permettono“all’' uomo di avvicinarsi, appropri
vivere tutto questo grande “‘bagaglio” di esperienze sonore e musi-
cali.
Questa diversita fra una cultura colta ¢ una popolare, o meglio
2 Come approfondimento di queste due dimensioni del vivere in musica
si consialia Ia lettura del primo capitolo (Punti di vista, Livelli, Competenze comu-
nie colte) presente in SrEFANt G., Capire la musica, Espresso strumenti, Milano,
1987,
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