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Il Metodo catartico (dal greco katharsis , "purificazione") un metodo terapeutico ideato da Sigmund Freud e Joseph Breuer desunto dai

i loro studi sull'isteria per indicare la liberazione di emozioni, alla base di tensioni o ansia , grazie al recupero di pensieri o ricordi. (Sigmund Freud)

Nessuno merita lodi per la sua bont, se non ha la forza per essere cattivo (La Roche Focauld)

-II fatti di cronaca nera degli ultimi giorni mi danno da pensare. Cerco di chiuderla, quella pagina di giornale. Ma poi, me lo dico lo stesso. Che il male ha un fascino sottile. E pu far molto di pi di due gambe accavallate. Anche se affusolate, lunghe, quasi infinite. Non c' storia, n paragone. Il male ha un fascino sottile. Di quelli che non si lasciano capire. Di quelli che passi accanto, e fai finta di non guardare. Ma vorresti toccare, e Dio solo sa quanto. Il male ha un fascino sottile. Di quelli che meglio nasconder tutto sotto il letto, o sotto il tappeto. Quello persiano, pesantissimo e polveroso, che nessuno sposta mai. Poi per, arriva il tempo dei sospiri. Di sollievo o sofferenza, non importa. Conta solo che il petto si sollevi, che la camicetta lasci intravedere il necessario, che i capelli siano lisci, anche se tanto umido e caldo l fuori. Manca un'ultima cosa per, perch tutto sia perfetto. Perch la recita sia veramente riuscita.

La mano che stringe forte la tua, e che sembra dire mi dispiace. Che ci creda, o no. Cosa conta? Basta che in fondo ai tuoi occhi, nessuno guardi mai.

Ed per questo che io non ho tolto gli occhiali scuri. Neanche per un attimo. Ogni tanto scivolano sulla punta del naso, vero. Ma senza piet, io li respingo con un colpo secco. Che facciano il loro dovere. Non come le lentine, che scivolano e annegano in un angolo degli occhi solo perch ho esagerato con le lacrime artificiali. Il fatto che, poco prima del funerale, pap mi ha vista con la boccetta in mano e mi ha chiesto: Ma non ne hai, di tue? Non piangi? No, quelle vere non escono, non vogliono saperne. Poi ho avuto paura. Che lui avrebbe pensato male. Invece. Indietro, con la testa, m'ha detto, da brava. Ed ora apri bene... E poi, anche durante la funzione, pap mi stato vicino. Mi ha sorretta, quando non ne avevo alcun bisogno. Mi ha stretta a s, quando non volevo esser consolata. Poi ho capito, e gli ho retto il gioco Per prima cosa, ho messo il suo fazzoletto sulla bocca. Puzzava di pino silvestre, ma ho resistito. E poi, quel gridolino venuto fuori.

Sono ridicola, pensavo, non ci creder nessuno. Invece. Nessuna soddisfazione, per: sono unattrice consumata. Niente brividi lungo la schiena. Solo un altro colpo secco. Agli occhiali sul naso. Ai ricordi. Al piede dello sciagurato che con le scarpe sporche di fango, ha sfiorato le mie ballerine di camoscio. -Perdonami, mi ha sussurrato. -Di-sin-te-gra-ti! Ma poi, poi gli ho ficcato gli occhi addosso, e le unghie nella carne. Carino. Cos giovane. E gi con il dopobarba indovinato. - S, appoggiati! Fa pure.. Non che le cravatte viola mi facciano impazzire, ma un braccio saldo era tutto ci di cui avevo bisogno. Considerando che pap era stato arpionato dalla zia. E cos, quasi senza rendercene conto siamo giunti al terzo salmo, quarto rigo, decimo versetto. Tutto liscio. In realt, era lomelia a farmi paura. Parole impastate di non so nemmeno cosa. Forse un misto di lacrime, retorica e gorgonzola della festa di paese. E poi, i pezzi di mia cugina montati assieme, un po a caso. Buona!, ha muggito don Nutini. S, che lo era. Bella come un angelo! Oddio. Come un angelo proprio no... (Ma da circa due lustri, si sa, don Nutini ha occhiali spessi e una frangetta notevole)

E piena, piena di amici! Circondata solo da persone che le volevan tanto bene! Davvero antipatico, quando la saliva ti va di traverso, quando sceglie percorsi alternartivi, quando parte per la tangente. Ho cercato, per due minuti buoni, di richiamarla allordine, di impedirle di sterzare. E niente hanno potuto i palpeggiamenti del mio cavaliere, travestiti da innocenti colpetti lungo la schiena. Figuriamoci poi, i guarda in alto, guarda luccellino! sibilati da mia nonna (seconda panca a destra). Nulla, nulla da fare. A me le bugie, le bugie... fan tossire.

II

Me laveva detto la mamma, che un giorno me ne sarei pentita. Che le donne nude non si devon guardare. E tantomeno tatuare sulla caviglia. Ma finch non si son smagliate le calze... no, io non ho voluto ammetterlo. -Coshai l? L, l sulla gamba?, la zia mi spintona, e mi guarda male. Odddiodio....ma non era meglio una farfallina? Ma no. Quella l ce lhanno tutte, mentre io ho sempre voluto esser diversa. Stare sotto i riflettori. Attirare lattenzione. Tipo come quando la bara viene calata gi, nella terra, e tutti dovrebbero guardare lei, immaginare lei, piangere per lei. Invece, proprio non ci riescono a non guardare. A non guardare me. Ed io ho dato a tutti loro cinque minuti di spettacolo. Cinque minuti di rossore fittizio, e cinque minuti di vergogna. Finta anche quella. Poi, come sempre, ci ha pensato pap. Mi ha passato il suo ombrello, quello griffato, quello che non so quante volte ha gi prestato. Il suo ombrello, quello col manico

rosso, quello con gli inserti di leopardo, quello che starebbe meglio dietro la porta di un locale per scambisti. Quello che ci voleva per coprire il mio tattoo, e anche il mio sorriso. Completamente fuori luogo. Il dolore, il dolore. Vogliate scusarla. Mio padre biascica. Giustifica. Perdona. confuso, lui. Io no. Io so tutto. So cosa accaduto, e perch successo. Ma poi lombrello cade. Ed io provo a parlare. Ma a me, nessuno mi crede.

III

Interno, giorno. Gruppo di famiglia. La nonna e il biglietto della lotteria. Pap e il bicchierino di cognac. Il giornalista stringe la mano a tutti, ma me che si avvicina. Mi dispiace per la sua perdita. S, ma la verit che non so cosa fare. Sorridere, riconoscente? Abbassare lo sguardo? Non so. E allora, faccio entrambe le cose. E le faccio bene, a quanto pare. Mi dispiace per la sua perdita. S, ho capito. Grazie. Ma dove la scattiamo, la fotografia? Le campane, fino a poco fa, suonavano ancora ed io non mi sono neppure cambiata. Anche perch, diciamolo pure, il nero mi dona. S, va bene l. Accanto al bancone, e s...cos, abbracci la nonna! Brava! Bellissima! E sorrido, ma non troppo.

E appoggio la testa contro quella della nonna. E le prendo la mano rugosa e la poso sulla mia. Lei no, non sembra contenta. Sta un po ferma, no. Che ti si vedono le macchie di vecchiaia. Lei allora sta immobile e sorride, o meglio tende le labbra ben bene cos le si vede la protesi nuova che l costata met della pensione. Cos.. Perfette!Bellissime! Pi tristi...pi meste, sconsolate...s, cos! Un altro scatto! Cercasi sicurezza, anche usata. Tornerebbe utile un filo di mascara ma le campane, fino a poco fa, suonavano ancora ed io non ho avuto neppure il tempo di rifarmi il trucco. Ma non importa, far senza. La sedia comoda e mio padre mi porta qualcosa da bere e poi sallontana ma prima, prima di girare la schiena, mi guarda, mi guarda e mi sorride. loccasione. E non importa, se travestita da funerale.

IV

Vogliamo cominciare? mezzora che aspetto. Lha trovata lei? S. Dopo che ho suonato a lungo. A lungo? A lungo quanto? A volte i minuti sembrano ore. E dopotutto, le ore sono fatte di minuti. Sapevo che era in casa ma non volevo darle fretta. Molto educato, da parte sua. che sono una ragazza semplice. Ragazza? Posso chiederle quanti anni ha? Ventotto. Non sono ancora da buttare. Quello cachemire? Il golfino, intendo. Non capisco cosa centri. Si rilassi. Facciamo una chiacchierata. Allora s. Glielo dico, cachemire. E ci va spesso? A fare compere, intendo. Se con spesso intende quasi tutti i giorni.... Come si mantiene? Cosa fa nella vita? Vorrei fare la giornalista. Vorrei leggere il tigg. Cosa fa nella vita? Come si mantiene? Questo un colpo basso. Non sono io, che mi mantengo. Scriva che studio ancora. Con buoni risultati.

Suo padre era qui, poco fa. Qui accanto a lei... Mio padre spesso accanto a me. che siamo soli. Soli, dice? Si pu essere soli, ed avere allo stesso tempo una grande famiglia? Alle esequie ho contato diverse persone... che non ci frequentiamo. Ognuno ha la sua casa, la sua vita, le sue piantine da annaffiare... E sua cugina. Innaffiava le sue piantine anche lei? No, no...lei era diversa. Lei apriva la finestra e usciva e girava il mondo, conosceva luoghi e persone e poi...e poi finita cos. Partiamo dalla fine, allora. Mi diceva che ha bussato a lungo alla sua porta. S. E nessuna risposta. Nessuna. Poi, una vicina sa di quelle anziane, quelle che san sempre tutto di tutti... S, e allora? Devessere in casa mi ha detto- non lho vista uscire. Non immaginavo, non potevo supporre... ma dentro me ho sentito qualcosa. Ed ho spinto la porta. Era aperta. Aperta? Una porta aperta, ed una casa vuota. Vuota, perch ho chiamato a gran voce e nessuna risposta. Strano. Poteva andar via. Gliel ho detto. Ho sentito qualcosa, dentro di me. Come... un richiamo? Uno spirito? Come no! Dica la verit... lei , dentro di s, sta ridendo. Mi scusi. Mi scusi! Ma... come fa a saperlo? Ho sentito qualcosa. S, davvero? Come nella casa vuota? Oh no, la prego... mi scusi. Non si arrabbi. Continui pure. Ho chiamato il suo nome. Una, due, tre volte...

Nessuna risposta. Camminavo senza pi guardare. Avevo paura. Dalle tende entrava una luce forte, mi accecava quasi. E poi? La mia gamba contro la sua. Una sola occhiata alla sua faccia. Qualcosa nei suoi occhi che non mi fa pi dormire. Avr chiamato aiuto... Lho toccata, prima. Lho chiamata di nuovo. Pi forte. Come si chiamava? Domitilla. Oddio. La poverina aveva un soprannome, spero. La chiamavamo Alex. E in che stato era, Alex? Ha visto sangue? Un pugno dietro la schiena, laltra mano aperta. Sangue... no. Non ce nera. Ma Alex aveva lividi, e graffi e intorno alla gola...come un cerchio blu. Mmmh...Strangolata, insomma. Cos pare. Ma... niente sangue? Proprio... niente? Le ho concesso un esclusiva. Non abbastanza? Ma no, che dice... E dunque, cosa le manca? Le spiego. Nessun segno di effrazione, giusto? S, tutto intatto. Tutto in ordine. Nulla stato portato via. Vede? Non ci siamo. E perch? Ci pensi su. Abbiamo una famiglia benestante, una bella casa, una brava ragazza. Un cadavere qui fuori posto. Non centra nulla. una macchia sulla parete. A meno che...

Continui lei. Non sono io qui, che faccio domande... A meno che... non ci siano segreti. Segreti? Perch ci sono dei segreti in questa storia. Vero? La sedia comoda, e mio padre mi porta qualcosa da bere e poi sallontana ma prima, prima di girare la schiena, mi guarda, e mi sorride. Segreti, ce ne sono. Eccome. E il primo che questa, questa loccasione. E non importa se travestita da funerale...

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