Helmutb Reichelt Adorno non ha mai lasciato dubbi sul fatto che, quando ha parla to dI oggettivit sociale, ha sempre avuto in mente una totalit reale di sistemico. Ogni sua affermazione nel campo della teoria della sodet, il suo confrontarsi con la sodologia, le obiezioni al positivismo, il suo concetto di ideologia, le questioni poste a proposito della costi tuzione della il suo concetto di dialettica - tutto d acquista la propria comprensibilit e il proprio senso solo nel contesto rappresen tato dal teorema centrale dell'oggettivit di questa struttura, dell'ogget tivit della totalit sociale. La teoria critica, come anche il concetto steSSo di critica, nasce e resta sotto questo presupposto. Sebbene questo concetto occupi una posizione centrale nella teo ria critica, non assolutamente cosa facile interderlo correttamente. Hans Albert ha liquidato l'intera questione sostenendo che in questo modo non si sarebbe andati molto oltre la semplice affermazione che ogni cosa strettamente con tutto il resto. Adorno era consapevole di questo rischio, poich 1'essenza della come ha ripetutamente affermato, non si lasda catturare da una semplice defi nizione. E a questo proposito rimanda a Nietzsche, il quale ne aveva chiarito la ragione: sempre l dove un processo nel suo complesso si riassume, le definizioni sono destinate a fallire. Questo vale anche per il concetto di sodet. Adorno prende atto del fatto che la sodet essenzialmente processo! e che soltanto una teoria della sodet com pletamente dispiegata pu dirci che cosa sia la societ stessa. 2 I In che modo allora bisogna procedere, se una definizione pu darla solo una teoria completamente dispiegata, ma, allo stesso tempo, pur necessario dir qualcosa di questo oggetto? Adorno si aiuta, come notare nella Einleitung in die Soziologie, esponendo solo e unicamen te 'frammenti' di questa teoria'> brevi formule, che costituiscono anche il filo conduttore per i passi SU(:ce:5si\ri. 224 Questo modo di parlare della societ, anche se concepito come una sorta di commentario al concetto di totalit presente nella filosofia di HegeI, per quanto stimolante possa essere, pu prestare il fianco a quei fraintendimenti di cui ho parlato all'inizio. Ma gi in queste for mulazioni si mira a un qualcosa di ulteriore, su cui di solito si sorvola senza prestarvi grande attenzione, dal momento lo stesso Adorno a menzionare questo aspetto soltanto in maniera tangenziale: mia del tutto. E questo, tuttavia, l'elemento fondamentale del concetto di oggettivit sviluppato da Adorno: quando si parla di autonomizza zione, Adorno ha in mente una autonomizzazione reale, una proces sualit che si genera da s tramite l'agire degli uomini, che guadagna una vita propria, trasformandosi, nei confronti di tutti gli agenti, in una unit dinamica li riduce allo stato meri organi esecutivi di que sto' tutto'. E questo si verfica solo nella societ borghese. Soltanto nel contesto rappresentato da questa concezione di una struttura sociale oggettiva l'espressione totalit conserva il suo significato pi proprio, per quanto, naturalmente, su di essa gravi anche una straordinaria ipo teca: la teoria della societ deve far vedere con le parole di Adorno in che modo i rapporti che si sono :mtnnomizzati sono derivati da fun7iona1e, che varia sempre a seconda delle cosi dire, non lascia cadere nulla fuori di s; al suo interno tutti i membri della societ sono invischiati, ed esso, nei loro confronti, assume una certa autonomia; mentre tutti gli altri tipi di socie t (.. ,J hanno un elemento molto meno vincolante, in cui non ha luogo un nesso funzionale di questo genere, ossia uno scambio di questo tino tra i e il tutto. 5 In quanto segue far ntenmento a queSI! 'frammenti', cercando di discutere i diversi asoetti della concezione adorniana della societ sua astrattezza. Per il momento restiamo sul concetto centrale, quello di oggetti vit sociale. In veste di suoi sinonimi Adorno impiega espressioni come 'totalit' e 'struttura oggettiva', l dove sottolinea ripetutamente che questa concezione della societ legata in s a un determinato di societ. Nella sua EinleZtung in die Soziologie Adorno riferisce concetto di societ alla societ borghese. Quando parliamo di socie t in senso enfatico, quello che questo concetto ha assunto una per tutte a partire dal XIX secolo, stiamo parlando di qualcosa di diverso dal senso che la parola societ aveva epoche passate.4 La societ borghese si distingue da qualsiasi altro tipo di societ per il fatto che tra gli uomini, in altri termini: come si costituisce il processo reale di autonomizzazione. Qui ci troviamo gi di fronte alle fugure Fondamentali della teoria dialettica, ma solo se vediamo che questi rapporti realmente diventati autonomi compaiono in una forma particolare, dal momento che auto nomizzazione vuoI dire autonomizzazione nei confronti dei soggetti che concorrono alla sua costituzione. Con questo, per, Adorno non inten de l'autonomizza7ione reciproca delle sfere d'azione - come questo pro cesso descritto nelle teorie sodologiche ma una reale indipendenza del comportamento degli uomini verso una struttura sistemica oggettiva, che ha una legalit e una dinamica sue proprie, che non possono pi essere dedotte a partire da una comprensione razionale dell'agire. pii] comprensibile; solo la legge di questa autonomizzazione. La 'incomprensibilit' non si riferisce solo a un momento essenziale della sua struttura, ma anche con cui essa si corazza contro la critica della sua irrazionalit.! Il cuore di una teoria dialettica della societ deve essere colto quindi nell'elemento di questa oggettivit resasi autonoma, a cui non si pu pi accedere in maniera ermeneutica; esso deve quindi essere colto in un processo costitutivo, a cui appartiene in forma essenziale il che la genesi, in un certo qual modo, scompaia cio al contempo dialetticamente tolta e mantenuta, ,come avrebbe detto Hegel. Adorno ha riassunto questo fatto con una formulazione estremamente significativa che si trova nelle Notizia, von einem Gespr'ch con Sohn-Rethel: il materialismo stori co l'anamnesi della genesi.8 Qui la societ viene definita esplicita mente come ci che si sottrae alla comprensione: la riflessione sulla societ [sorge] Il dove termina la comprensibilit. NeI concetto di sodet vengono sempre tenuti presenti i soggetti costituscono la societ. Compito della teoria della societ sarebbe quindi ((compren dere questa non comprensibilit, dedurre dai rapporti esistenti tra gli uomini quelli che si sono resi autonomi rispetto agli uomini stessi e che per loro sono diventati impenetrabili. Nel profondo della strut tura della societ incorporata la sua opacit, ed assolutamente damentale penetrare questo momento di oggettivit op3ca e mostrar lo in Quanto costituzione soggettiva. 225 che ha assunto esistenza propria, autonoma non II Ad ogni buon conoscitore di Hege1 naturalmente verr subito in mente come in queste riflessioni Adorno riprenda alcuni motivi fenomenologia hegeliana. Il programma di Hege1, cio propriamente comprendere la 'sostanza' altrettanto come 'soggetto', sciogliere teore ticamente ogni sostanzializzazione in quanto oggettualit di un movi mento di pensiero, comprende il suo rovescio, una rinnovata sostanzia lizzazione del soggetto, nella misura in cui l'esperienza compiuta a livelli precedenti viene incontro alla coscienza su un piano nuovo come un oggetto nuovo, come un qualcosa che in s stesso. Questa processualit dialettica dell' esperienza 'funziona' per nell'ambito della 'coscienza naturale', la quale si riproduce conti nuamente ad ogni livello. Coscienza naturale vuoI dire che nella diffe renza tra coscienza e oggetto, tra soggetto e oggetto, l'oggetto sebbe ne sia qualcosa di costituito, propriamente l'oggettualit di un movi mento di pensiero - appare alla coscienza sempre come un in-s, venendole incontro dall'esterno, ed essa lo esperisce come un oggetto da lei indipendente, e la coscienza, come dice Hegel a proposito della certezza sensibile, pu dimenticare se stessa, mentre l'oggetto le resta presente. Questa distinzione tra soggetto e oggettivit nella forma dello in s, e tra il metodo corrispondente, il quale distingue tra il filosofo che osserva e la coscienza che compie la sua esperienza, si trova anche nella teoria critica: il concetto, quindi il filosofo, la coscienza osservante, cio la teoria critica; ma chi svolge il ruolo del sapere apparente? Chi fa esperienza dell' oggettivit sociale e, prima di tutto, in che modo? Confrontandosi con il positivismo, Adorno definisce la sociologia come una forma di sapere apparente. Ma questo duplice carattere [della societ] modifica il rapporto della conoscenza sociologica col suo oggetto, e di ci il positivismo non si rende minimamente conto. Esso tratta disinvoltamente la societ, che potenzialmente il soggetto che determina se stesso, come se fosse senz'al tro e semplicemente un oggetto, che, come tale, deve essere determinato dall'esterno Tale sostituzione della societ come soggetto con la societ come oggetto costituisce la coscienza reifjcata della sociologia. 9 quindi l'assenza della consapevolezza della genesi del processo di autonomizzazione reale quel che costituisce il punto di partenza della critica adorniana alla sociologia, il cuore del progetto positivisti co, cos che possiamo parlare dell' esistenza di un duplice fine che ta sotteso alla sociologia dialettica: quest'ultima il tentativo di riper correre teoreticamente la nascita reale della societ come struttura oggettiva e totalit; ma anche critica della scienza in quanto sapere apparente, in quanto falsa coscienza dell'oggettivit, poich l'inaccessi bilit della genesi 'implicita' al suo risultato, alla struttura oggettiva societ. In parole povere questo il nucleo centrale del concetto dialettico di societ, per cos dire, il piano programmatico di una teo ria che ancora da sviluppare. III Adesso vogliamo vedere meglio se Adorno, nei suoi diversi tenta sia riuscito a rendere pi precisa questa impostazione programma tica, o se invece in qualche punto abbia fatto qualche passo indietro. Non si tratta di una questione peregrina, in quanto Adorno ha to in maniera pi stringente questo concetto di societ per la prima negli anni '60, in particolare nella sua Introduzione a "Dialettica e positivismo in sociologia J } e nella sua Einleitung in die Soziologie, dove si serve con tutta evidenza di un linguaggio sempre pi speculativo, soprattutto quando tematizza l'oggettivit della struttura, la reale unit del sistema in quanto totalit. Adorno parla addirittura - in stile asso lutamente hegeliano - della societ come ci che oggettivamente viene all'apparirelO o - con un'espressione analoga - del fatto che nelle situazioni sociali fattuali appare la societ.l1 Queste formulazio ni vengono naturalmente liquidate nel!' ambito del dibattito teorico interno alla sociologia come relitti filosofici, come residuati del pensie ro speculativo, incompatibili con la scienza. Una teoria che ritiene che una 'concettualit oggettiva' capace di dominare gli individui sia ci che ha il pi alto grado di realt, che descrive il sistema oggettivo stesso come ci che appare oggettivamen te, a giudizio della teoria dominante una fonna di 'essenzialismo', una forma di speculazione vertente su un 'mondo nascosto' (Nietzsche), tipica del XIX secolo. Ciononostante Adorno resta dell'idea che il materialismo della teoria sociale capace di dispiegare il proprio potenziale teoretico se capace in primo luogo di mostrare questa forma della realt sociale in quanto concetto oggettivo. Ma proprio cos che stanno le cose? Come gi accennato all'ini zio, Adorno parla in senso enfatico di societ soltanto a proposito societ borghese-capitalistica, da lui definita anche come societ dello scambio. Con questo naturalmente Adorno non intende affatto condi videre l'insieme delle rappresentazioni degli economisti, che, nelle loro 226 227 robinsonate, o meglio, nella forma odierna di questo teorema, l'individualismo metodologico, assumono come punto di partenza i singoli individui, i quali, una volta presupposti, si incontrerebbero in un secondo momento nel mercato, dando vita allo scambio. Adomo si pone in maniera critica verso questa ricostruzione, intendendola come una forma di nominalismo sociale. Egli impiega l'espressione societ dello scambio come sinonimo di capitalismo, dove diventa fondamen tale il fatto che in questa sodet tutti gli uomini devono sottostare al meccanismo dello scambio. questo quello la critica pren de di mira quando si tratta di precisare l'idea di quando si trat ta di dar prova dell'unit di questa sistematicit ettettJiva, di questa questione Adorno desunta Sohn-Rethel. In una risposta diretta a quest'ultimo grandissimo sconvolgimento intellettuale provoca tagli dal pensiero dell' astrazione dello scambioP Al contrario Horkheimer, che non aveva dato a quest'idea alcuna importanza, Adorno le per tutta la vita, portandola, passo dopo passo, al centro della sua concezione della societ, la quale possiede di per s la sua oggettiva nell' essenza concettuale o nel rapporto di astrazione dell' ogget tivit sociale, che si d con lo B Questa nozione di astrazione delJo scambio quindi un elemento concettuale che si impone nella 'cosa stessa'; con ci non si la concettualit costitutiva del sog getto conoscente,14 ma un' astrazione effettivamente una che si realizza in primo luogo, o per meglio dire, si costituisce, in generale attraverso il meccanismo dello scambio e dell'astrazione.15 la prima volta, con quest'idea di una concettualit va, la societ pu essere considerata come primato di un univer sale sotto cui gli uomini sono sussunti, e che, al contempo, dev' essere davvero un astratto: in questo modo societ essenzialmente concetto come lo spirito. In quan to unit dei che con il loro lavoro riproducono la vita del genere, in essa ha luogo un divenire oggettivo, indipendente da ogni riflessione, che prescinde dalle specifiche qualit dei prodotti del lavoro e dei lavoratori. Il principio dell'equivalenza del lavoro sociale fa della societ in senso moder no qualcosa di astratto e di estremamente proprio come Hegel ha imiegnato a proprosito del concetto enfatico di concetto. societ in quanto concetto non essere intesa nel senso del concetto di societ che noi, in quanto studiosi, possiamo formarci, ma senso che la societ stessa deve essere concetto, come lo stesso i\Oorno ribadisce nelle sue lezioni: 228 ci che fa della societ qualcosa di sociale, tramite cui essa viene costltUI' ta in senso specifico come concetto e come il rapporto di scam bio, virtualmente rende partecipi tutti uomini di questo concetto di societ. 17 Questo il punto in cui tutti i fili si riannodano. Sodet come concetto oggettivo, e questo, simultaneamente, come cuore della teoria materialistica. Adorno insiste su questo punto: <d'accusa non deve essere temuta da chiunque attribuisca carattere concettuale alla realt sociale,18 ammettendo che la teoria critica nel suo comples so dipende in tutto e per tutto da quest'idea. In che modo bisogna ora questa concettualit ogget tiva e della sua estensione a una potente? nelle ultime pubblicazioni in materia di teoria Adorno si premurato di comprendere meglio l'astrazione Lafor mulazione fortemente dialettica che abbiamo trovato nelle sue Notizien aus einem mit Sohn-Rethel, in cui il valore era pensato come unit di una molteplicit - formulazione che in accezione si trova in il quale viene menzionato da Adorno anche in questa circostanza in cui bisogna cogliere 1'essere-oggettivo del concettuale, compare in questa occasione. Normalmente Adorno cerca sempre di ricondurre l'oggettivit del concettuale a un processo di astrazione che, per cos dire, viene realizzato dai diversi soggetti in maniera incon sapevole. Adorno riprende da Marx un concetto che compare nel primo volume del Capitale, nel famoso capitolo sw carattere di feticcio della merce: equiparando nello scambio i loro diversi prodotti in quanto valori, gli uomini equiparano i loro diversi lavori in quanto mero lavoro umano. Loro non lo sanno, ma lo fanno.19 Quest' ultima frase di fondamentale importanza: come bisogna intendere non-sapere all'interno dell'agire consapevole da parte sono coinvolti in questo processo? diversi e ripetuti tentativi, propri soprattutto sociologia, Adorno non riesce a cogliere questo pro cesso in maniera puntuale. A dispetto della sua euforia iniziale per le idee di Sohn-Rethel, con il passare del tempo queste erano destinate a divetargli sempre pi dubbie; tuttavia egli non ha mai manifestato pub blicamente le proprie divergenze nei confronti di Sohn-Rethe1 (e non si trova nemmeno, come in Horkheimer. Urta trattazione critica 229 teoria dell'astrazione di Sohn-RetheD. Nelle Notizien vengono ribadite le concezioni che erano state discusse a voce tra i due, dove Adorno prende atto della necessit di dar luogo a una ricerca di carattere enciclopedico sul concetto di valore di scambio. E deve pertanto ammettere di essere rimasto in debito di una dimostra zione. Anche il nesso tra astrazione dello scambio e denaro non sviluppato. Resta semplicemente allo stadio di uno schizzo: lo scambio si realizza in come tutti voi sapete, secondo la di equivalenza del denaro; 1'economia politica classica prima, e Marx ricollegandosi ad essa, hanno mostrato che la vera unit che si trova tro questa forma di del denaro, il tempo medio di lavoro socialmente nello scambio di tempo di lavoro, di tempo medio di lavoro socialmente necessario, si trascura necessariamente la forma specifica che devono essere reciprocamente scambia ti. Essi vengono a una unit generale. r; astrazione qui non si trova nel pensiero astraente del sociologo, ma questa astrazione si insinua all'interno della societ stessa, o anche, se mi permettete di ricorrere ancora una volta a questo si incarna nella societ come in una oggettivit che gi qualcosa come un concetto. E io credo che la diffe renza fondamentale tra una teoria positivistica e una teoria dialettica della societ sia quella per cui una teoria dialettica della societ ricorre a que sta oggettivit del concetto che si trova nella cosa, mentre la sociologia positivista nega questo processo. lO Adorno ha ripetutamente tentato di dimostrare l ' i n t i m ~ sione tra atti di scambio e societ in rifacendosi quale avrebbe sviluppato questo nesso in un' eccezionale ca e scienza: la sua opera si chiama critica dell'economia politica a dedurre, dallo scambio e dalla forma di merce e dalla contraddizione immanente, tutto di cui deve essere criticato il diritto all'esistenza. L'aHermazione dell'equivalenza di ci che viene scambiato, base di ogni scambio, sconfessata dalle sue conseguenze. In quanto il principio di scambio si estende, in forza della sua dinamica immanente, al lavoro vivente dee:li uomini. esso si inverte necessariamente nella ineguaglianza c1assi. l1 lidorrlo qui riprende le riflessioni gi redatte da Horkheimer per la orima volta negli scritti dei primi anni '30, cui fece seguito il cosid atto di nascita della teoria critica, e cio il saggio Teoria tradizio nale e teoria critica del 1937. 22 In quest' ultimo Horkheimer postula ripetutamente l'esistenza di un nesso immanente tra le categorie del 230 quanto anch' egli cerchi di stabilire nella forma partenza di tutta questa dinamica di sviluppo che deve rendere possibile la deduzione, a partire da questo principio primo, della societ divisa in classi come anche della dinamica immanente di questa oggettivit. La teoria critica della societ nel suo insieme [] un singo giudizio esistenziale completamente dispiegato, dice Horkheimer, quindi una particolare forma teorica in cui l'unit del sistema oggettivo viene teoreticamente riprodotta in una forma che le metodologicamen te adeguata. Horkheimer il primo teorico ad aver riscoperto in questo campo il significato del concetto hegeliano di Dastellung,23 propriamen te come sviluppo delle categorie nella direzione di una concretizzazio ne immanente, che (anche) da Hegel era stata pensata come attestazio ne del nesso necessario interno al tutto. Questo l:l:iudizio esistenziale completamente dispiegato formulandolo rozzamente, che la forma dell'economia di storicamente, su cui si basa la storia moderna, rac esterni All'interno di pensiero sono, intenzioni, quanto le deduzioni nell' ambito di una teoria scienti speciialilstca, e ciascuno di essi al tempo stesso un momento nella giudizio esistenziale complessivo. l4 In atto di nascita della teoria critica, Horkheimer riprende esclusivamente quanto egli stesso aveva esposto con molta pi precisio ne due anni prima nel suo scritto Sul problema della verit: la forma attuale della societ colta nella critica dell'economia pOlluca. Dal concetto generale fondamentale di merce qui viene dedotto, costruzione puramente ideale, quello di valore. A _ sviluppa le categorie di denaro e capitale in un conteszo tutte le tendenze storiche di questa forma dell'economia, la concentrazione di capitali, la descrescente possibilit di valorizzazione, la disoccupazione e le crisi sono con questo concetto, vengono dedotte in rigida succes sione. Tra primo concetto generalissimo, la cui astrattezza viene riormente superata ad ogni passo teoretico, e gli svolgimenti storici unici deve sussistere almeno nell'intenzione teorica - una connessione ideale chiusa quale tesi consegue necessariamente dal momento posto per primo, dal concetto del libero scambio di merci [...] Questo tentati vo di sviluppare fino in fondo la teoria nella forma chiusa di un ragiona mento in s ha un senso oggettivo. Nella necessit teorica si riflette l'ineluttabilit reale l'autonomia che le potenze economiche hanno assunto di fronte uomini, la dipendenza di tutti i gruppi socia li dalle leggi che governano l'aoDarato economico. l5 231 Tutte quelle idee che troviamo nell'Adorno maturo risultano qui essere state gi elaborate: autonomizzazione, unit del tutto oggettivo, critica come esposizione delle categorie - ma c' anche un' altra idea fondamentale che non si trova in Horkheimer: quella dell' astrazione dello scambio, che Horkheimer conosceva solo nella versione di Sohn Rethel. Horkheimer aveva fortemente attaccato questa nozione, pre eludendosi in questo modo l'accesso alla possibilit di un confronto pi sottile con le categorie dell' economia politica. Le sue descrizioni delle categorie presenti nella critica marxiana risultano pertanto pi che dubbie e la sua interpretazione ricorda in maniera fatale la teoria del rispecchiamento propria del materialismo ortodosso: nel Capitale Marx introduce i concetti fondamentali dell'economia politica classica inglese: valore di scambio, prezzo, tempo di lavoro e altre ancora, determinandole con precisione. Tutte queste avanzatisime definizioni, for nite sulla base dell'esperienza scientifica del tempo in cui sono state elabo rate, vengono tolte. Nel corso dell'esposizione per queste categorie rice vono una nuova funzione; esse contribuiscono a formare un tutto teoretico la cui caratteristica fondamentale il riprodurre specularmente quella intuizione statica al cui interno esse sono sorte. Le forme di movimento dia lettico del pensiero si rivelano essere proprio quelle della realt. 26 Quest'ultima affermazione implica una rudimentale teoria del rispecchiamento e Adorno non poteva sottoscrivere un'interpretazione del genere della critica marxiana. Anche la descrizione del nesso com plessivo delle categorie e dei concetti elaborata da Horkheimer resta ancora molto lontana dalle possibilit aperte dalla concezione adorniana della realt come concetto oggettivo, concezione che per lui stesso non ha pi portato a termine. Non c' quindi da stupirsi se Adorno pi e pi volte - anche nelle lezioni e nei seminari che io stesso ho avuto la possi bilit di ascoltare - ha descritto Marx alla stregua di uno scienziato che per tutta la sua vita rimasto un teorico dell' economia politica.27 Allo stesso tempo pure Adorno, come del resto anche Horkheimer, rimasto per tutta la sua vita (contrariamente a quanto insinuato da Habermas) fedele alla critica marxiana dell'economia politica. 28 v Perch insistere cos tanto su questo punto? Il concetto di sistema, di struttura oggettiva, un punto nevralgico nella teoria delle scienze sociali. Il programma della teoria critica come dialettica soggetto-ogget to, della teoria critica come teoria dell' oggettivit divenuta autonoma, implica due accezioni del concetto di critica. Uno lo abbiamo appena menzionato. Quando abbiamo ricordato il ricorso di Adorno a Marx e alla sua critica dell' economia politica. Adorno - come Horkheimer - ha visto molto chiaramente che Marx con il concetto di critica non ha inte so soltanto la critica in quanto critica della scienza, ma ha concepito la critica come principio della Darstellung, cio coma critica delle categorie e critica del loro sviluppo dialettico. Questa dialettica, il cui compito secondo lo stesso Adorno, in quanto critica delle categorie, dovrebbe essere il dispiegamento del 'non-comprensibile' (cio l'astrazione ogget tiva) nella sua dinamica immanente, al contempo la prova metodologi camente pi significativa dell'unit di questo sistema reale nella sua effet tivit. Questo tentativo di ripercorrere teoreticamente la reale autono mizzazione a partire dalle relazioni tra gli uomini, come dice Adorno, poggia su un luogo-cardine della teoria sociologica, che conosciamo bene come volont di collegare sistematicamente teoria dell' agire e teo ria sistemica. Su questo punto torneremo in seguito. CI tuttavia anche un secondo concetto di critica che necessario prendere in considerazione quando ci si interroga sul modo in cui gli uomini stessi fanno esperienza di questa oggettivit sociale. Per quan to ne so non ci sono nell' ambito della letteratura sulla teoria critica lavori in cui questo nesso tra oggettivit ed esperienza venga sistemati camente indagato. 29 Quando si parla di oggettivit, implicitamente si parla anche dei soggetti che la costituiscono, e del modo in cui questi ultimi la percepiscono e la rielaborano. Tuttavia si tratta di due cose diverse. Se l'autonomizzazione legata a questo processo, per cui vi un' astrazione inaccessibile da parte dei soggetti e che (nel denaro e nelle altre categorie che a questa risultano correlate) gli si fa loro incontro come oggetto, allora la criti ca della sociologia - secondo quanto detto prima circa la differenza tra teoria critica come 'sviluppo del concetto' e sapere apparente - deve dispiegarsi come forma di sapere fondamentalmente distinta rispetto alla nozione di critica intesa nel primo senso. Nei passi che abbiamo citato all'inizio Adorno ha dato delle indicazioni nella direzione di que sta distinzione, parlando dell'inconsapevolezza da parte del positivi smo del duplice carattere della societ e della pretesa da parte di que st'ultimo di poter trattare la societ a prescindere dalle circostanze, come se questa fosse un oggetto determinabile dall'esterno. In soldoni questa la critica di Adorno nei confronti della socio logia. Qui implicito un concetto di positivismo che possibile ritro vare solo nella teoria critica (e nelle prime critiche di Marx ad Hegel!). Il carattere fondamentale di questo concetto di positivismo analogo a 232 233 quello della inconsapevolezza categoriale gi individuata nell' atto della costituzione delle categorie dell' economia politica, che a sua volta costituisce il presupposto di Adorno. Positivismo quindi vuoI dire tra scurare la genesi dell' autonomizzazione, e invece per converso riprendo qui volentieri la citazione dal colloquio con Sohn-Rethel- il materialismo storico l'anamnesi della genesi. Qualcosa si universaliz za, e pertanto possiamo dire: la teoria critica riflessione della riflessio ne e tematizza il modo in cui la societ viene esperita, il modo in cui la si rielabora teoricamente. Non posso affrontare qui in dettaglio tutte le varie forme possibi li di conoscenza e di inquadramento teorico di questa oggettivit socia le. Ad ogni modo, Adorno non ha mai perseguito sistematicamente lo sviluppo di un tipo di teoria delle forme dell'esperienza. Vorrei tutta via ricollegarmi ad un concetto particolarmente enfatico di esperienza che dato ritrovare all'interno del suo saggio su Hegel, significativa mente intitolato Er/ahrungsgehalt. In questa circostanza Adorno lascia di proposito in sospeso il concetto di esperienza, solo l'esposizione [Darstellung] lo pu concretare.30 In questa esposizione Adorno distingue tra i contenuti dell'esperienza della filosofia hegeliana e i con tenuti dell'esperienza nella filosofia hegeliana. Qual' la differenza? Di cosa si tratta? Niente di meno che questo momento di inconsapevolez za, che Adorno, in questa interpretazione di Hegel, attribuirebbe anche al positivismo. La filosofia di Hegel nel suo complesso una forma di riflessione di questa oggettivit, il nostro interesse non va a come Hegel, soggettivamente, giungesse a questa o quella sua tesi dottrinale, bens - nello stesso spirito di Hegel alla costrizione imposta da ci che oggettivamente viene all'apparire [...] l'interrogativo verte su quel che la sua filosofia viene ad esprimere, in quanto filosofia. 3 ! Adorno parla qui esplicitamente di come questa comprensione dell'esperienza alteri profondamente32 il concetto usuale di esperien za, poich l'idealismo assoluto stesso che viene tematizzato come contenuto dell' esperienza. Al centro di tutta la costruzione hegeliana Adorno vede - per farla breve - quell'intuizione per cui la categoria di soggettivit stessa ancora qualcosa di mediato: ci che per l'individuo assume il valore di un Primo e di un Assoluto indubitabile in ogni suo singolo dato sensibile derivato e secondario. quell'esperienza di autoassolutizza zione della soggettivit borghese che rinvia al di l di s e che comincia a concepirsi come un qualcosa di mediato, a concepirsi come momen to di un nesso pi complessivo, che poi viene nuovamente ipostatizza to dallo stesso Hegel. In Hegel l'autoriflessione del Soggetto nella coscienza filosofica in verit l'albeggiare della coscienza critica della societ riguardo a se stessa.33 In conseguenza di ci, la teoria della societ ha il compito di ritradurre la filosofia di Hegel- e questo stato fatto dalla teoria marxiana - in ci che Hegel aveva proiettato nellin guaggio dell' Assoluto.34 questo in definitiva il retroterra dell'inver sione adorniana della famosa frase di Hegel, per cui il Tutto sarebbe il Vero e a cui Adorno contrappone la propria riformulazione: il Tutto il Falso. Il fatto che questo concetto di esperienza non sia lo stesso di quel lo dello scientismo, non ha bisogno di essere chiarito ulteriormente. E tuttavia fondamentale che Hegel, nell' elaborazione teorica di questa esperienza della soggettivit che si assolutizzata, faccia riferimento a un momento di inconsapevolezza categoriale, che costitutivo per questa societ stessa e che Hegel condivide con il positivismo. Questo era stato gi notato dal giovane Marx, durante il suo confronto con la filosofia hegeliana del diritto, l dove parla esplicitamente del positivismo di Hegel, criticandolo in quanto rovescio della speculazione. Positivismo e speculazione sono due facce della stessa medaglia - e questo resta valido anche oggi, per quanto, ovviamente, non sia pi ravvisabile in tratti cos chiari come quelli della filosofia del diritto di Hegel. VI Per questa ragione necessario quindi precisare cosa intende Adorno con positivismo. Come si detto all'inizio, Adorno ha critica to il fatto che il positivismo non sappia nulla della duplicit costitu tiva della societ (questo 'non saperne niente' pertanto l'elemento costitutivo di questa forma di coscienza e non un consapevole non voler-saperne; si tratta bens di una inconsapevolezza che svolge un ruolo costituivo per questo stesso sapere), ma Adorno stesso riesce a mettere in evidenza questa duplicit soltanto attraverso l'istituzione di un'opposizione dialettica tra questi due momenti, tra loro complemen tari: alla soggettivit, nel mentre della sua assolutizzazione, viene fatta corrispondere una mostruosa concettualizzazione di quell' esperienza, che non si deve rinnegare, dell'unit della societ, che si resa indipen dente. come una partita di ping-pong. Weber viene giocato contro Durkheim, e viceversa: 234 235 di fatto all'interno della societ borghese, in quanto razionalit, l'agire sia 'comprensibile' che motivato con forte oggettivit. Lo ha giustamente ricordato la generazione di Max Weber e di Dilthey. L'ideale della com prensione stato unilaterale in quanto ha eliminato ci che nella societ si rifiuta di identificarsi con il soggetto comprendente. A ci si rifer la rcgola di Durkheim secondo cui i fatti sociali devono essere trattati come cose, bisogna rinunciare per principio a comprenderli. J5 Adorno, dcollegandosi del resto nuovamente alle tesi Horkheimer,36 si rifuta di sottoscrivere queste contrapposizioni. La socie t in quanto che 'non-comprensibile' include al suo interno l'ideolo gia. L'incomprellsibilit non caratterizza soltanto un elemento esssenzia le della sua struttura, ma anche l'ideologia. Nella contrapposizione 'strategie concettuali' si articola solo il problema della autonomizza zione: il fatto che gli uomini, in quanto agenti intenzionali, eseguono, attraverso le loro azioni, le leggi del sistema che si reso autonomo, non dare un serio contributo per una soluzione teorica. L'uso della con cettualizzazione permette di riconoscere questo problema pi sul versan te del sistema che su quello agenti. !vIi permetto di ricordare quelle discussioni che si sono svolte per tantissimo tempo a proposito dell'im piego dell' analogia con l'organismo nel campo della sociologia, uno di questi mostri concettuali, che troviamo anche in Durkheim e che, a quan to pare, nel frattempo stato abbandonato senza destare scalpore. Malgrado tutti i sofismi delle acrobazie concettuali non cambiato nulla. Che le cose stiano cos lo dimostra l'opera di Habermas. Questa non ha compreso correttamente fin dall'inizio il concetto adorniano di totalit, interpretandolo come un concetto analitico, e forzandolo in chia ve ermeneutica - cio lo ha inteso come precomprensione metodologica di una totalit di senso, per poi vedersi costretto a riformulare il concetto societ in maniera pi complessa. Qui Habermas sottolinea che la teo ria sociale hegelo-marxista, sviluppatasi sulla scorta di categorie si disgregata nei suoi elementi, propriamente teorie dell' azio ne per un verso e in quelle dei sistemi dall' altro.>? Lo stesso Habermas nella sua Teoria dell'agire comunicativo coltiva la pretesa di riunificare due paradigmi all'interno di un unico concetto complessivo di sodet, collegandoli in maniera non banale, cio senza servirsi di una p e t t ~ tio principii e non in maniera semplicemente additiva.'8 questo gli sia riuscito stato messo in dubbio diverse volte, ma non su questo che mi voglio soffermare qui. Mi sembra importante il concetto di teoria collegato a questo approccio, cos come sua espressione concettuale, poich, per quanto Habermas si consideri legittinlo della teoda critica, la sua posizione assolutamente incompatibile con il concetto adorniano di oggettivit. Secondo la pro spettiva di Adorno, quella habermasiana sarebbe una sociologia soggetti vistica, nel senso che Habermas costruisce soggettivisticamente i costrutti teorici e poi li combina. Contemporaneamente anche Habermas deve ammettere che il concetto di sistema -- che tuttavia dovrebbe essere un concetto esclusivamente analitico conservi nella modernit connotazioni e.uenzialistiche, 39 e quindi che la realt del sistema non pu essere rinne gata. Quest'intuizione, per, resta senza conseguenze nella sua costruzio ne teorica. L'approccio di Adorno in questa maniera viene travisato. Habermas assume che nel concetto di totalit presente in Hegel e sono stati ricondotti a unit forzata due paradigmi, mentre la teoda cri tica di Adorno constaterebbe che questi due paradigmi sono recipro camente collegati, come sempre 'in maniera non banale', e alla fin fine articolano la coscienza della assolutizzazione della sodet, ma non la sua comprensione concettuale. Ci che Adorno aveva osservato a pro posito di Weber e Durkheim pu essere esteso senza problemi anche ad Habermas: l'ideale della comprensione esclude ci che non com prensibile e in un certo qual modo sprofonda nel paradigma della teo ria sistemica. Il positivismo della teoria habermasiana della societ con siste nel suo appoggiarsi innanzitutto su forme e categorie di questa oggettivit sociale, che vengono assunte dall' empiria in maniera este riore, senza tematizzare il contenuto sociale della loro forma. Nei con- di questo problema Habermas resta assolutamente insensibile. Qui vengono alla luce anche i limiti di Adorno. La domanda se Adorno sia stato capace di spingere fino in fondo il programma lettico del suo concetto di oggettivit nei confronti della sua critica della scienza sociale. Non mi sembra assolutamente casuale che lui usi il con cetto fondamentale di oggettivazione nella sua critica della scienza, ma non per cercare di sviluppare le categorie dell' economia quali categorie reale, concependole in quanto forme oggettive dei rapporti tra gli uomini. Come abbiamo gi rilevato: Adorno vuole sviluppare il suo con cetto di oggettivit, ricollegandosi a Sohn-Rethel e partendo dall' astra zione dello scambio. li che significa per ripensare concettualmente tutte le categorie dell'economia, come anche il diritto stesso, quali forme sociale nella loro genesi. Questo sarebbe il concetto dispiegato di societ. Da questo veltice forse gli sarebbe diventata dubbia la sua stes sa contrapposizione tra Weber e Durkheim, in quanto le categorie della sociologia comprendente contengono gi quelle mostruosit concettuali che lui aveva ravvisato in Durkheim. Soltanto che queste mostruosit concettuali sono molto pi difficili da identificare. 237 236 VII Giunto a questo punto vorrei collegare le mie riflessioni alla lunga e articolata ricerca proposta e sviluppata da Hans-Georg Backhaus che, con i suoi studi endclopedici nel campo dell'economia, ha mostra to che l'economia nelle sue teorizzazioni macroeconomiche impiega un concetto di valore rispetto al quale essa stessa, partendo dal suo approccio soggettivistico, non pi in grado di rendere ragione. Cos, nella sua consapevole opposizione al soggettivismo della scuola austria ca (quindi in particolare a Menger), gi Bhm-Bawerk ha formulato un concetto oggettivo di valore; Schumpeter ha poi constatato che era l'in tera macroeconomia ad impiegare un concetto di valore contenente grandezze addizionali astratte. Al contempo egli rimproverava per esempio a Keynes di non aver sviluppato nemmeno per un momento un abbozzo di coscienza critica della determinazione formale di queste grandezze macroeconomiche. Da tutto questo soggettivisti coerenti come l'economista friburghese Liefermann hanno ipotizzato l'inconsistenza della macroeconomia. Questa consapevolezza di una fondamentale falsit del concetto di valore che ha, come abbiamo visto, un posto centrale e che si articola in forme linguistiche metafisiche - massa del valore, insieme del valo re, flusso del valore - peraltro presenti solo in alcuni economisti, stata intesa molto bene da Klaus Hartmann, un filosofo che si occupato di Marx. Se il valore di scambio fosse l'unico concetto di valore econo micamente valido, allora di esso si potrebbe dire solo che un concet to re1azionale, una categoria di mediazione per gli atti di scambio. di scambio non potrebbero essere sommati e non si potrebbe nemmeno calcolare il valore di scambio complessivo.40 Oggetto dell'economia quindi la duplice forma del regno sociale, che un oggetto sensibile e ultrasensibile, come gi il Marx del Capitale aveva sostenuto. La componente ultrasensibile di quest'oggetto la rei ficazione astratta del valore, un valore oggettivo e astratto, che ci che costituisce l'enigma pi grande di questa scienza. Quel che tuttavia appare come assolutamente normale al sano intelletto umano, che secondo Hegel il metafisica pi grande, e cio il fatto che per lui il denaro (anche) un mezzo di conservazione del valore, non costituisce alcun problema nemmeno per l'economista. Costui si limiterebbe a dirci cosa s'intende con valore in questo conte sto. Il denaro resta una categoria metafisica. L'approccio della teoria dell' azione, tuttavia, impiega in maniera del tutto acritica questi stru menti concettuali: l'oggettivit sociale si insinua di soppiatto nella cate goria centrale dell'agire finalizzato, tanto che non pi possibile con siderare la contrapposizione tra comprensibile e non-comprensibile secondo paradigmi contrapposti, ma necessario tematizzarla in un'unica e pi complessiva teoria. Il compito fondamentale della critica quindi quello di determi nare il carattere di questa oggettivit, dispiegandone la genesi. Il p r o ~ gramma di Adorno, cio afferrare la sodet come concetto oggettivo, sarebbe stato portato a compimento se gli fosse riuscita la fondazione del carattere oggettivo del valore dei prodotti e la determinazione della cattiva infinit data dal permanente accrescimento del valore come motore di questa dinamica che si muove in modo irrazionale. Da questo punto di vista possiamo parlare anche di un' altra relazio ne della teoria critica con la sociologia e l'economia politica: perfino la teoria pi avanzata articola soltanto una forma dell'esperienza dell'ogget tivit diventata autonoma - per dirla con l'Adorno del saggio Il contenu to di esperienza della filosofia hegeliana: di quel che appare oggettivamen te - senza per averla concettualizzata. Bisognerebbe cercare il concetto di questa unit nella macroeconomia, se si vuole riuscire a rendere conto di questo sfuggente concetto di valore. Tutto ci, in un primo momento, pu suonare strano: la riprova dell'unit oggettiva del sistema consiste rebbe nel fondare il prodotto sociale - che sempre uno - come somma di valori addizionabili; questo sarebbe l'adempinlento del postulato di Adorno, per cui la sodet diventa oggettiva e al contempo si ritrae, in quanto soggetto, nell' oggetto. NOTE 1 TH. W. AOORNO, Societ, in: ID., Scritti sociolOf!ici. Einaudl, Torino 1976, pp. 3" 13, dtazione a p. 3. 2 Cfr. ivi, pp. 4 e segg. J Cfr. ID., Einletung in die Soziologie, Suhrkamp, Francoforte 1993, p. 31. 4 ID., Societ, cit., p. 3. Adorno parla di sodet in senso enfatico nella sua Enleitung in die Soziologie, cit., p. 55. 5 ID., Einleitung in die Soziologie, cit., p. 55. 6 Questa situazione ba una certa eco nelJe teorie sociologiche di Habermas, il quale nel suo concetto di societ come unit di mondo della vita e sistema avanza una proposta circa il modo in cui pu essere pensato il collegamento tra integrazione del sistema e dell'agire. Su questo punto torneremo ni avanti. 239 238 7 TIl. W ADORNO, Introduzione a "Dialettica e in sociologia", in: lo., Scritti sociologici, cit., p. 255. Cfr. A. Waren/orm und Denkform. Mit zwei /1JUJ"rngen, Suhrkamp, Frankfurt a. M. 1978, p. 139. W. ADORNO. Introduzione a "Dialettica e pOJitivismo in sociologia", cit., p. 276. IO ID., 11 contenuto della filosofia hegeliana, in: ID., li'e studi su Il Mulino. Bolmma 1971, pp. cit., p. 4. 12 Si veda la lettera del 17 novembre 1936, in: TH. W. ADORNO, A. SOHN-RETHEL, Carteggio 1936-1969, Manifestolibri, Roma 2000, p. 46, traduzione lievemente modificata. 1l TH.W ADORNO, Einleitung in die Soziologie, cit., p. 77. Cfr. ID., Introduzione a "Dialettica e pOJitivismo in sociologia", cito 15 ID., E'inleitung in die Soziologie, cit., p. 77. 16 ID., Tre studi su lIegel, cit., p. 267. 17 ID., in die Soziologie, cit., p. 57. 18 ID., Sociologia e ricerca empirica, in: lo., cit., pp. 189-209, cita zione a p. 202. 19 K. MARX, Il voI. l, Editori Riuniti, Roma, p. 88. TIl. W. ADORNO, in die cit., p. 58. 21 ID., Introduzione a "Dialettica e po.ritivismo in sociologia", 22 Questo non , come spesso stato detto, soprattutto nascita della teoria critica. Dall'epistolario si deduce che all'interno discusso se per il centenario della pubblicazione del dovesse apparire un volume speciale della Zeitschrijt aveva preso la decisione di scrivere questo 2,1 Horkheimer conosceva l'ldeologia anche la prefazione alla prima edizione e la postfazione volume del Capitale. 24 M. HORKHElMER, Teoria tradizionale e teoria critica, in: ID., Teoria critica, val. 2, Torino 1974, pp. 135-186, citazione a 172. ID., Sul problema della verit, in: ID., critica, voI. l, Einaudi, Torino 1974, pp. 224-270, citazione alle pp. 257-258. 26 Ivi, p. 268. Cfr. TIl. W ADORNO, Introduzione a "Dialettica e poritivismo in sociolo[!,ia", cit., p.267. 28 Cfc G. BRANDT, Max Horkheimer und das Projekt einer materialistischen GesellschaftItheorie, in: lo., Arbeit, Technik und gesellschaftlische Suhrkamp, Francoforte 1990, p. 281 e segg. 29 problema stato oggetto di indagine di una ricerca di dottorato condot l', ancora inedita. 30 TH. W. AOORNO, il contenuto di della hegeliana, cit., p. 71, traduzione lievemente modificata. li. Ivi, pp. 72-73, traduzione lievemente modificata. 32 Ivi, p. J3 Ivi, p. 97. 34 lvi, p. 103. 35 ID., Societ, cit., p. 6. Cfr. M. HORKIlElMER, Teoria tradizionale e teoria critica, cito e ID., Sul concetto di verit, cito Cfr. J. HABERMAS, Dialettica della razionalizzazione, Unicopli, Milano 1983. 3R Cfr. ID., Teoria dell'agire comunicativo, 2 voI!., Il Mulino, Bologna 1997. 39 Questo compare gi nella Teoria dell'agire comunicativo, poi significativamente ancora nelle repliche alle critiche contenure in A. HONNETH, U. )AEGGI (a cura di), Kommunikatives Handeln, Beitrii[!,e zu Iiirgen lIabermaI "Theorie deI komrnunikativen IIandelns", Subrkamp, Francoforte 1986, pp. 384-387. Questa contraddizione nella teo ria habermasiana in letteratura stta percepita. In proposito cfr. W. DETEL, SYItem und Lebenswelt bei Haberrnas, in: S. MOLLER-DoOHM (a cura di), Das Interesse der vr.'rnun(t, Suhrkanlp, Francoforte 2000, pp. ln-197. Detel sottolinea a ragione il problema status ontologico spettante alla societ affinch essa possa essere considerata in qllanto sistema" p. 183). 40 K. HARTMANN, Die Marxsche Tbeorie: eine philomphche Untersuchung 'l.U den lfauptschriften, Walter Berlino 1970, p. 269. 241