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Filebo - Wikipedia
Filebo
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Il Filebo () un dialogo scritto da Platone nella fase finale della sua produzione, probabilmente subito dopo il secondo viaggio in Sicilia (366-365 a.C.).[1] l'ultimo scritto in cui il filosofo attribuisce al maestro il ruolo di protagonista: discutendo con Filebo e Protarco, Socrate ricerca il vero Bene in grado di garantire una vita felice, partendo dalla possibilit in seguito negata che esso coincida con il piacere.
Indice 1 Il metodo dialettico 2 I quattro generi 3 Analisi dei piaceri 4 La scienza e il Bene 5 Note 6 Bibliografia 6.1 Edizioni italiane 6.2 Letteratura critica 7 Voci correlate 8 Collegamenti esterni
Filebo
Titolo originale Altri titoli Sul piacere
Ritratto di Platone
Il metodo dialettico
Protarco viene chiamato a sostituire Filebo nella discussione, ricevendo in eredit la tesi secondo cui per tutti gli esseri viventi il bene consiste nel piacere (); a essa Socrate ha per obbiettato che a qualsiasi volutt preferibile l'attivit dell'intelligenza.[2] Si tratta di un argomento a cui si accenna anche in Repubblica 506b, ma che non era stato approfondito nel corso del dialogo.[3] Per risolvere la controversia, i due devono partire da una definizione del piacere, il quale si manifesta in molti modi differenti. Il filosofo richiama cos il proprio interlocutore a un uso pi attento dei termini del discorso, poich i piaceri non sono tutti uguali, solo alcuni sono buoni e la maggior parte malvagi. La stessa cosa d'altra parte, come Socrate non tarda a osservare, vale anche per la scienza e l'intelligenza. Quella che si pone quindi anzitutto una questione di metodo, che parte dall'analisi del rapporto uno-molti non tra le cose sensibile (come l'uomo o il bue) ma tra realt estranee a nascita e corruzione come il bello o il buono:
Per prima cosa si deve accettare il principio secondo il quale alcune di queste unit esistano veramente. In seguito si deve esaminare come queste unit, ammettendo che per ciascuna si tratta di un'unica entit sempre uguale a s stessa e che non accoglie in s n nascita n corruzione, possa tuttavia mantenersi saldamente come una unit. Dopo di ci si deve considerarla sia divisa nelle cose che sono generate e infinite, divenendo molteplice, sia nella sua interezza e separata da s stessa, cosa che
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Platone IV secolo a.C. dialogo filosofico greco antico Socrate, Filebo, Protarco Serie Dialoghi platonici, III tetralogia
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fra tutte sembrerebbe la pi impossibile, ovvero che sia una e identica nell'uno e nei molti contemporaneamente. (Filebo 15b; trad. di E. Pegone)
Anche gli antichi, continua Socrate, sapevano che le cose hanno in s il seme della finitezza e dell'infinitezza. Il rapporto uno-molti infatti connaturata al logos, che per l'uomo l'unico mezzo di accesso alla conoscenza.[4] dunque necessario osservare le cose e ricondurle tutte a un'idea, risalendo fino a scoprire che questa non solo unit, ma ha anche una struttura numerica, la quale collega l'unit originaria all'infinitezza.[5] Per poter dirsi esperti bisogna conoscere l'unit, ma per farlo necessario partire dal numero dei molti. Esempi di ci sono l'alfabeto e la musica: accennando al mito di Theuth,[6] Socrate afferma che anche il dio ricorse a questo metodo, rendendosi conto che nell'infinitezza della voce riconoscibile un certo numero di vocali, e che non possibile conoscere una lettera senza conoscere le altre, creando cos le regole della grammatica che le uniscono tutte.[7]
I quattro generi
Ascoltato il discorso relativo a unit e molteplicit, Filebo e Protarco richiamano l'attenzione sul tema di partenza, il piacere. Prima per Socrate dice di volersi concentrare su alcuni aspetti, primo tra tutti il fatto che il Bene autosufficiente, cio viene ricercato per s stesso. Piacere e intelligenza devono essere esaminati separatamente: se dipendessero l'uno dall'altra, non sarebbero autosufficienti e quindi non sarebbero il Bene.[8] Tuttavia Protarco costretto ad ammettere che non sono auspicabili n una vita di solo piacere n una di sola sapienza: nel primo caso si avrebbe il piacere ma non la coscienza di esso, mentre per il secondo si prospetta un'esistenza priva di emozioni. Per gli uomini dunque necessario un misto di piacere e conoscenza. Diversa invece la condizione degli di, che possono dedicarsi esclusivamente alla scienza: questo il motivo per cui Socrate dice a Protarco che lo stile di vita misto appena descritto si colloca al secondo posto nella scala dei desiderabili.[9]
Resta per da chiedersi che rapporto vi sia tra piacere e conoscenza. Per rispondere, Socrate distingue la realt in quattro generi:[10] 1. 2. 3. 4. finito (piras) infinito (peiras) misto tra finito e infinito causa della mescolanza
Nel genere dell'infinito, che corrisponde alla molteplicit, rientrano tutte le cose che ammettono un pi o un meno (come il caldo o il freddo), che sono quindi senza limite. Al finito, invece, vengono ricondotte tutte le altre cose che sono determinate in modo preciso, come le forme geometriche.[11] Al terzo genere, risultato della mescolanza dei precedenti due, appartengono le cose che sono proporzionate, generate ponendo una misura
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all'infinito attraverso il limite. Resta cos da trovare il quarto genere, e Socrate lo individua nella causa della mescolanza, ovvero ci che agisce modellando tutte le cose, mischiando finito e infinito. Sono i quattro generi, in ultima analisi, che consentono di pensare in modo non contraddittorio l'esistere delle cose.[12] Piacere e dolore si collocano nel secondo genere: essi infatti ammettono gradazioni, e pertanto rientrano nel novero dell'illimitato.[13] Non cos invece per la scienza, la quale richiede la proporzione e l'armonia garantita dal quarto genere: nell'uomo esso corrisponde all'anima, nel cosmo all'intelletto ordinatore.
Il filosofo continua affermando che, in conseguenza di quanto detto, i malvagi hanno opinioni sbagliate e quindi godono di piaceri fallaci, mentre ai giusti accade il contrario. Vi per anche il caso di piaceri che non nascono dal dolore per una mancanza, ma dalla conoscenza: si tratta dei piaceri puri, che si provano con l'apprendimento e la contemplazione disinteressata. Solo questi possono essere perseguiti, mentre gli altri piaceri, a cui mischiato del dolore, non possono coincidere con il Bene perch partecipano del suo contrario, il male. Inoltre, avendo concordato con Protarco sulla superiorit dell'essere rispetto al generarsi, e avendo stabilito che il piacere un generarsi, esso non potr coincidere con il Bene.[17] Diverso per il caso di quelli puri, che sono sottoposti a ordine e misura.
La scienza e il Bene
Dopo essersi occupato dei piaceri, Socrate inizia lanalisi della scienza (). Come per i piaceri, anche tra le scienze possibile fare una distinzione, separando anzitutto le arti pure (quelle pi precise, come larte di costruire case) dalle impure (quelle meno precise, come la musica, l'auletica, ma anche la medicina, l'agricoltura e larte della guerra), le quali procedono per congettura ed esperienza di chi le pratica.[18] Tuttavia, tra tutte queste il primato spetta alla dialettica, la pi alta forma di conoscenza, in grado di investigare la chiarezza, la precisione, e il massimo grado di verit.[19] Resta ora da indagare il Bene, che nasce dalla fusione degli elementi sin qui descritti.[20] Questa mescolanza
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Resta ora da indagare il Bene, che nasce dalla fusione degli elementi sin qui descritti.[20] Questa mescolanza evita la dissennatezza e la malvagit, e nasce dalla proporzione, che una caratteristica del Bene insieme a bellezza e verit.[21] Socrate pu cos elencare a Protarco una scala di valori in cui il primo posto occupato dalla misura e da ci che sia a essa simile ed eterno; segue quindi ci che da essa deriva, e che dotato di proporzione e bellezza; terza la causa della mescolanza, ovvero lintelligenza; quarte sono le scienze pure e le corrette opinioni dellanima; quinti vengono infine i piaceri puri.[22] A Socrate non resta che concludere il dialogo ricapitolando quanto detto e salutare i propri interlocutori.
Note
1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13. 14. 15. 16. 17. 18. 19. 20. 21. 22. ^ F. Adorno, Introduzione a Platone, Bari 1978, p. 189. ^ Filebo 11b-c. ^ F. Trabattoni, Platone, Roma 1998, pp. 267-268. ^ F. Trabattoni, Platone, Roma 1998, p. 269. ^ Filebo 16c-e. ^ Cfr. Fedro 274c-275b. ^ Filebo 18b-c. ^ Filebo 20e. ^ Filebo 22d. ^ Filebo 27b. ^ Filebo 25a-b. ^ F. Adorno, Introduzione a Platone, Bari 1978, p. 193. ^ Filebo 27e-28a. ^ Filebo 32c-33b. ^ Filebo 34a-c. ^ F. Trabattoni, Platone, Roma 1998, p. 274. ^ Filebo 54d. ^ Filebo 55d-56b. ^ Filebo 58c ^ Filebo 61b. ^ Filebo 65a. ^ Filebo 66a-c.
Bibliografia
Edizioni italiane
Platone, Filebo, a cura di G. Cambiano, in: Dialoghi filosofici, Utet, Torino 1970 Platone, Filebo, a cura di A. Zadro, in: Opere complete, a cura di G. Giannantoni, Laterza, Bari 1982, vol. 3 Platone, Filebo, a cura di E. Pegone, in: Tutte le opere, a cura di E.V. Maltese, Newton Compton, Roma 2009
Letteratura critica
F. Adorno, Introduzione a Platone, Laterza, Bari 1978 Cosenza P. (a cura di), Il Filebo di Platone e la sua fortuna. Atti del Convegno internazionale
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dell'Istituto universitario orientale di Napoli, D'Auria, Napoli 1996 C. Kahn, Platone e il dialogo socratico, trad. it., Vita e Pensiero, Milano 2008 M. Migliori, L'uomo tra piacere, intelligenza e Bene. Commentario storico-filosofico al Filebo di Platone, Vita e Pensiero, Milano 1993 G. Reale, Per una nuova interpretazione di Platone, Vita e Pensiero, Milano F. Trabattoni, Platone, Carocci, Roma 1998
Voci correlate
Parmenide (dialogo) Sofista (dialogo) Metodo diairetico Eudemonismo
Collegamenti esterni
Testo italiano del Filebo (http://www.readme.it/libri/Filosofia/Filebo.shtml) (EN) Philebus (ftp://sailor.gutenberg.org/pub/gutenberg/etext99/philb10.txt) sul Gutenberg Project Portale Filosofia Portale Letteratura
Categorie: Opere letterarie in greco antico Dialoghi platonici Opere letterarie del IV secolo a.C. Questa pagina stata modificata per l'ultima volta il 25 feb 2013 alle 00:41. Il testo disponibile secondo la licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo; possono applicarsi condizioni ulteriori. Vedi le Condizioni d'uso per i dettagli. Wikipedia un marchio registrato della Wikimedia Foundation, Inc.
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