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allerta Anguille a Torre Guaceto (la satira di Brindisi Land)

E fatta, Brindisi avr la sua Spiaggia autorizzata per nudisti


...Ai naturisti sar dedicato un accesso controllato: la zona scelta
garantir riservatezza ai fruitori... Larea potr ospitare circa venti
personeuna spiaggia riservatissima.
Il tutto, immerso in una zona umida, ormai riserva naturale
conosciuta in tuttItalia. Dune grigie alte fino a 15 metri, coltivazioni
biologiche di pomodorini fiaschetto... completamente liberi da
ogni indumento...
Un apposito spazio, vicino alla Torre Aragonese, tra la prima e la
seconda caletta, sar altres oggetto di un esperimento speciale:
azione sperimentale di ripopolamento dellanguilla attraverso il
rilascio di 2 chili di cieche... progetto Gestione e Conservazione
della Risorsa Anguilla nella Regione Puglia...





Lintento quello di favorire lincremento della popolazione per
aumentare il numero di anguille allo stadio pre-riproduttivo, che
migra per compiere il lungo viaggio fino al largo delle Antille, lunico
sito ad oggi scientificamente riconosciuto per la riproduzione della
specie.
Si pone cos rimedio al grave problema dellodierna scarsit di
anguille, una risorsa ittica importante per il mantenimento della
cultura, delle tradizioni e delle economie... la cui presenza si
ridotta in questi ultimi anni del 90%...
Un importante progetto a sostegno della strategia di
consolidamento della biodiversit allinterno della zona umida...
Leclatante notizia ha risuonato nel TripAdvisor, il pi grande
portale di viaggi del mondo, che ha attribuito alla Riserva Marina di
Torre Guaceto il Certificato di Eccellenza 2013... riconoscimento
che va alle destinazioni turistiche che hanno ottenuto, in ciascun
Paese, le pi alte valutazioni da parte dei turisti....
I candidati dovranno mantenere un rating medio pari a un
punteggio di 4 su 5...
State allerta allanguilla brindisina!









Lazione di ripopolamento sar svolta con la collaborazione di
operatori e pescatori locali...













...a parte gli scherzi:

Torre Guaceto

Una delle oasi naturalistiche di maggior interesse d'Italia si trova in provincia di
Brindisi e prende il nome dalla torre di guardia che si erge sul punto pi esposto
della baia. Torre Guaceto stata nei secoli un costante punto di riferimento per
chi, arrivando in nave dai porti del Sud del Mediterraneo, cercava acqua dolce ed
un approdo sicuro e ben protetto dai venti. Il nome stesso "Guaceto" deriva
dall'arabo GAWSIT, che significa "luogo d'acqua dolce" a testimonianza della
conoscenza accurata che i saraceni avevano di queste acque. Con il passare del
tempo la zona, seguendo le varie vicissitudini storiche, ha conosciuto momenti di
intenso traffico e periodi di minor utilizzo, la sua posizione strategica per la rotta
che collegava Brindisi a Venezia e per la logistica militare, ha sempre destato
l'interesse dei navigatori, fino ad essere usata ai tempi attuali anche dai
contrabbandieri ed essere sede per anni di una scuola di vela. Proprio per questa
facile possibilit di sbarco gli aragonesi, nel XVI secolo, per volere del marchese
Ferdinando De Alarcon, decisero di presidiare la rada con una torre di
avvistamento che si inser nel sistema difensivo della costa. La torre che prese il
nome di Torre Guaceto fu costruita attorno al 1531 e fortificata nel 1567.
L'importanza strategica di questo presidio ne fece la fortuna, e quindi potuta
arrivare fino a noi in miglior stato di conservazione della altre torri. Un ulteriore
importanza della zona umida dato dall'interesse archeologico, nella radura
antistante la torre sono stati trovati frammenti di arte micenea e messapica e
numerose presenze dell'et del Bronzo. Il continuo monitoraggio del WWF ne ha
preservato l'aspetto pi interessante, quello naturalistico: passeggiando in
prossimit della torre, la cosa che colpisce di pi la coesistenza, in un area
ridottissima, di tre ecosistemi diversi che interagiscono tra di loro, influenzandosi a
vicenda: la macchia mediterranea, la zona umida e il mare.
L'ecosistema pi presente quello marino, dichiarato riserva naturale marina nel
1990 e istituita nel 1991, grazie agli studi effettuati dal WWF che ne hanno
individuato l'importanza biologica. La riserva, di cui ne sono gi stati descritti i
confini, composta di tre zone a diverso livello di protezione: la zona A, a
protezione integrale, che comprende il tratto di mare antistante la torre e gli
isolotti, dove proibita qualsiasi attivit antropica, salvo quelle di interesse
scientifico, previa autorizzazione della Capitaneria di Porto che il gestore della
riserva; la zona B, dove consentita la balneazione dall'alba al tramonto; la zona
C, dove consentita la navigazione e la sosta di mezzi non a motore provvisti di
autorizzazione. La protezione di queste zone ha permesso che la diversit
biologica ne fosse favorita, tanto da poter trovare sott'acqua scenari che nulla
hanno da invidiare a fondali esotici e molto pi pubblicizzati. La purezza dell'acqua
subito indicata dalla presenza della Posidonia oceanica, una pianta superiore
marina, dotata di apparato radicale, di fiori, frutti e foglie, che facile ritrovare
spiaggiata sul litorale in grossi banchi. Questa pianta in alcuni punti forma delle
vere e proprie praterie che offrono rifugio a vari organismi, come al tordo, un
pesce dal mimetico colore verdastro che nello stadio giovanile sempre di sesso
femminile e nello stadio adulto di sesso maschile, a varie specie di gasteropodi
opistobranchi, al riccio di prateria, riconoscibile per la colorazione violacea degli
aculei punteggiati da grani bianchi. La popolazione ittica ha beneficiato fortemente
dell'istituzione della riserva, che diventata un importante luogo di riproduzione e
di crescita degli stadi giovanili. E' facile ritrovarsi circondati da sciami di latterini,
immergersi e incontrare vicino alla sua tana uno sciarrano, che non fugge dinanzi
al subacqueo che gli si avvicina ma al contrario lancia occhiate di sfida. La bellezza
dei fondali completata dagli svariati colori degli invertebrati marini, quali le stelle
marine e le attinie o comuni pomodori di mare.


Fra gli echinodermi presenti vanno ricordati i ricci di scogliera, le spugne e i cetrioli
di mare, tra i molluschi polpi e seppie, tra i crostacei aragoste e granchi, tra i
celenterati anemoni e attinie; immergersi in queste acque, anche solo in apnea, d
l'occasione di incontrare facilmente tutti questi organismi che abbondano grazie
all'istituzione della riserva e all'attivit di controllo operata dalla Guardia Costiera.
Il clima mite e la mancanza di sostanziali sbalzi di temperatura ha permesso lo
sviluppo di un particolare genere vegetazione di piccole dimensioni. La macchia
mediterranea che circonda l'area di Torre Guaceto composta da ginepri
coccolone sempreverde (gli esemplari maschi fioriscono, e le femmine fruttificano
con bacche chiamate coccole); il lentisco, anch'esso sempreverde (riconoscibile
dalle foglie paripennate e dalle bacche rosse, la cui resina essiccata veniva usata
anticamente come gomma da masticare e da cui si estraeva un olio per lampade)
il pino d'Aleppo, il cisto, ritrovabile in diverse variet (cisto maschio e femmina,
marino) l'ipocisto (un parassita del cisto) il mirto (dalle bacche nere e fortemente
aromatico), il timo, dagli affascinanti fiori di colore violaceo, la scilla, una geofita
capace di resistere agli incendi grazie al suo bulbo sotterraneo ricco di sostanze
nutritive nel quale si rifugia, usata per consolidare la pietra leccese, materiale
principe del barocco salentino. Lo stato attuale della macchia mediterranea ben
diverso da come questa si presentava nei tempi passati, quando tutto l'alto e il
basso Salento era occupato da una grande e unica Lecceta, costituita
essenzialmente da lecci, che l'intervento dell'uomo ha poi degradato; tant' che
l'attuale macchia non viene considerata un ecosistema autonomo, ma un
ecosistema di sostituzione rispetto ad una situazione precedente. La presenza
della macchia mediterranea favorita dall'azione protettiva offerta dal cordone
dunale che difende lo spazio retrodunale occupato dalla vegetazione mediterranea
dal vento di mare. Le dune si formano grazie all'azione del vento che trasportando
i granelli di sabbia deposita quelli pi grandi quando c' un ostacolo. Il loro
consolidamento avviene con l'aiuto delle piante pioniere che con le loro radici
molto ramificate trattengono e compattano il materiale sabbioso. Questo permette
la successiva colonizzazione delle piante della macchia mediterranea, meno adatte
a vivere nelle condizioni altamente stressanti trovabili sull'arenile.
Altro ecosistema presente a Torre Guaceto la zona umida che si estende per
molti ettari dalla torre fino ad Apani; questa una zona molto importante perch
dichiarata zona d'importanza internazionale secondo la convenzione di Ramsar nel
1971. La zona umida alimentata da fonti sorgive sotterranee ed costituita
essenzialmente da canne di palude che ospitano numerosissime specie di uccelli
che vi nidificano. I numerosi specchi d'acqua che si trovano in prossimit della
strada che porta alla torre rappresentano un ottimo punto di osservazione per chi
voglia scoprire da vicino la bellezza della fauna e della flora locale. Questi specchi
permettono la presenza di una grande variet di uccelli, sia stanziali, come il falco
di palude, al vertice della catena alimentare, che migratori, come l'airone cenerino
e la garzetta dalla particolare tecnica di pesca. Tra gli animali presenti nella zona
umida abbiamo anche molte variet di anfibi e di rettili, oltre che vari invertebrati
come libellule, geridi e tafani o mosche cavalline. Tra gli animali che si possono
trovare all'interno della macchia abbiamo il tasso, le cui tane scavate nelle dune
sono facilmente osservabili, la volpe, che lascia sulla spiaggia delle orme
facilmente riconoscibili per la forma triangolare. La zona umida possiede vari
canali che la mettono in comunicazione con la laguna di acqua marina disegnata
dal promontorio della torre; questi permettono il passaggio dal mare all'acqua
salmastra della palude di varie specie ittiche, quali cefali e anguille, chiamate
eurialine, capaci di sopravvivere a grossi stress osmotici. La palude importante
luogo di riutilizzo della materia organica morta, che viene decomposta nei
componenti inorganici pi semplici e rimessa nel ciclo naturale.

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