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1. Quale comunit?
Al termine dellanalisi del multiculturalismo avevo proposto di
abbandonare il termine cultura e di affidarsi ad un termine, almeno
potenzialmente, meno ambiguo e vago, etnia. Ovviamente abbandonare il
termine cultura non significa dimenticare le questioni alle quali, con luso di
quel termine, si soliti riferirsi.
Secondo me, dunque, quando ci si vuole riferire a quellinsieme di
elementi quali la lingua, la religione, un complesso mito-simbolico e altri
fattori che esaminer in seguito, opportuno usare il termine etnia. Se invece
ci si vuole riferire a ci che costituisce un modo particolare di rapportarsi alla
realt, un modo di ragionare, di agire e di giustificare le proprie azioni e, in
ultima analisi, ogni modalit del valutare, allora ritengo che si possa usare il
termine tradizione cos come definito da MacIntyre. 1
In questo modo si riuscir, credo, a evitare di dover distinguere tra
cultura in senso stretto e cultura in senso lato.
Il fatto di distinguere tra etnia e tradizione, luna contraddistinta da
fattori di natura prevalentemente storica laltra da fattori spiccatamente
filosofici, non impedisce che lo stesso fenomeno possa costituire sia unetnia
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Questioni aperte e
conclusioni
Per la definizione del concetto di etnia e per la struttura di una comunit etnica, cfr A.
Smith (1992), pp. 63-118.
Questioni aperte e
conclusioni
Il
riferimento
una
precisa
area
geografica
costituisce
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Cfr. A. Smith (1992), p. 73; anche se nel breve termine le narrazioni rivali possono
dividere la comunit [] nel lungo termine la diffusione e linfluenza che queste narrazioni
riusciranno ad ottenere avranno leffetto di approfondire il senso didentit e di destino
condivisi in una particolare comunit; sulla caratteristica della narrazione epica consistente
nella celebrazione del bello in s della propria Patria, cfr. G. Negrelli (1994), pp. 34 ss.
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Questioni aperte e
conclusioni
Per lanalisi della struttura delle comunit etniche, cfr. A. Smith (1992), pp. 104 ss.; in
base alla struttura le etnie si possono distinguere in laterali ed estensive e verticali e
intensive; le prime hanno natura aristocratica e tendono a non penetrare negli strati pi
profondi della scala sociale mentre le seconde, definibili popolari sono incentrate e chiuse
sulla citt in tal modo richiedendo la partecipazione delle masse (cfr. pp. 171 ss.).
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Cfr. A. Smith (1992), p. 105; tali processi utilizzano principalmente il rituale e il culto
nel tempio, la diffusione dei precetti delle norme morali dei testi sacri, i simboli dellarte [],
lelaborazione di tradizioni orali [] la promulgazione di codici ed editti giuridici [] e infine
il servizio militare e limpiego della forza lavoro per la costruzione delle opere pubbliche.
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Questioni aperte e
conclusioni
Questioni aperte e
conclusioni
Per quel che concerne il primo aspetto, preliminare dire qualcosa sul
significato di etnicismo e, soprattutto sulla sua non intercambiabilit col
termine inflazionato di nazionalismo; se infatti i nazionalismi sono
concettualmente legati e cronologicamente successivi allelaborazione del
concetto di nazione, elaborazione relativamente recente, gli etnicismi sono,
potremmo dire, vecchi quanto luomo o almeno quanto luomo che, attraverso
la comunicazione, ha saputo dare vita a comunit; per questo motivo
legittimo assimilare i movimenti etnicisti, o almeno quelli di un certo tipo, ai
movimenti e alle politiche comunitariste.9
Per etnicismo si pu infatti intendere ogni movimento collettivo
determinato sia dalla minaccia di disgregazione interna della comunit sia dal
desiderio di rinvigorire le forme di vita e la tradizione della comunit; in
particolare
tali
movimenti
possono
assumere
diverse
forme:
dalla
in
unistituzione
gius-politica
internazionalmente
riconosciuta. A partire dallet moderna tuttavia molte etnie, per quanto non
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significato
del
termine
nazione;
si
pu
comunque
tracciare
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Sulla politicizzazione delle etnie, cfr. A. Smith (1992), pp. 321 ss.; non pu non far
riflettere il fatto che le recenti rivendicazioni etniche, pi o meno violente, nellEuropa orientale
siano state conseguenza, e non causa, della dissoluzione di una struttura politica e sociale,
lU.R.S.S., che garantiva agli individui unidentificazione di natura politica, pro o contro il
regime sovietico; il vuoto lasciato stato facilmente colmato dalletnia e la rivendicazione di
classe sostituita dalla rivendicazione etnica. Secondo U. Pagano (1994), p. 147: [] la crisi del
marxismo (e conseguentemente della difesa del mondo libero) ha forse favorito il recente
riemergere del nazionalismo []. Secondo I. Berlin (1994), p. 349, laspirazione
allindipendenza nazionale sintreccia con la resistenza sociale allo sfruttamento.
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Per non fare che pochi riferimenti: lipotesi della continuit e dellorigine etnica delle
nazioni sostenuta da A. Smith (1992), mentre tra i sostenitori dellipotesi modernista, pi
numerosi, si possono ricordare E. Hobsbawm (1991) e F. Chabod (1992).
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F. Chabod (1992), pp. 46 ss., sottolinea che la paternit del termine nazionalismo
da attribuire a Herder e riferisce dellimportanza di Herder nella formazione del senso di
individualit nazionale e di autarchia spirituale; sullapplicazione, operata da Herder, al popolo
(Volk) oltre che allindividuo, del concetto di originalit e autenticit, cfr. C. Taylor (1993b), pp.
47 ss.
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Tale principio, pur sempre implicito in ogni concezione liberale della nazione, fu
espresso chiaramente da Friedrich List e dalla scuola storica degli economisti tedeschi; su
questo punto, cfr. E. Hobsbawn (1991), p. 35.
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Cfr., per i suddetti tre requisiti, E. Hobsbawn (1991), pp. 42-43. Questi criteri rendono
conto, a mio avviso, delle diverse concezioni della nazione; stati gi potenti economicamente
non avevano certo bisogno di scommettere su sentimenti di comune appartenenza etnica: era
sufficiente il comune e volgare sentimento di sentirsi grandi e uniti; altre situazioni nazionali,
come quella tedesca e quella italiana, dovevano invece fare leva su elementi pi spiccatamente
etnici, sulla letteratura nazionale, sul passato eroico e su altri elementi che definiscono
etnicamente un popolo.
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un concetto rivoluzionario-
Cfr. E. Hobsbawn (1991), pp. 23-27, in particolare p. 25: Non possiamo pertanto
rintracciare nella nazione rivoluzionaria alcunch di simile al successivo programma
nazionalistico di fare dello Stato-nazione un corpo definibile sulla base di criteri [] quali etnia,
lingua, religione, territorio e memoria storica comuni [].
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Cfr. A. Smith (1992), pp. 279-281; secondo J. Habermas (1994), p. 158: [] lidentit
comunitaria [] in una nazione di cittadini [] sar sempre legata ai principi costituzionali
ancorati nella cultura politica e non agli orientamenti etici di fondo di una particolareforma di vita
culturale prevalente nel paese; S. Weil (1990), pp. 95 ss., ritiene che la sostituzione della nazione
a tutte le altre comunit, seguita dalla sua identificazione con lo Stato, abbia generato una
situazione, quella in cui viviamo oggi, in cui il danaro e lo stato hanno sostituito tutti gli altri
legami.
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quella costituita
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cittadinanza
esprime
tale
solidariet
fraternit
attraverso
lattiva
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Cfr. A. Smith (1992), p. 313: Infatti, per quanto ci provi con forza, la comunit politica
trova difficile assumere gli attributi e limportanza delle etnie pi vecchie che ha incorporato e
che cerca di soppiantare, soprattutto quando le vecchie etnie continuano a colpire una corda
ricettiva nei cuori di molti dei loro membri; sul concetto di solidariet, cfr. J. De Lucas (1993)
che concepisce la solidariet come ayuda mutua [] basada en la existencia de lazos comunes
de interdependencia que dan lugar a la simpata, a un afecto comn [] que surge como
consecuencia de la existencia de una comn pertenencia, es decir, en cuanto somos miembros
de una comunidad [] (pp. 90-91).
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Per la concezione etnica della nazione, cfr. A. Smith (1992), pp. 284 ss.
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Cfr. A. Smith (1992), pp. 284-286; bisogna sottolineare come il modello etnico di stato
sia stato pi frequente in Asia e in Africa dove spesso la religione veniva messa al servizio del
nazionalismo.
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Sul protonazionalismo popolare, cfr. E. Hobsbawn (1991), Cap. 3. Sulla necessit di
una coscienza collettiva culturale come presupposto dellidea di autonomia politica, cfr. T.
Todorov (1991), pp. 204 ss.
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Cfr. F. Chabod (1992), pp. 61-67; quella che Chabod chiama religione della patria
costituisce una delle pi incisive manifestazioni della religione civile inventata per trasformare
la nazione da fenomeno puramente etnico in fenomeno politico; su questo punto cfr. anche E.
Hobsbawn (1991), pp. 101-109.
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Cfr. A. MacIntyre (1992), pp. 61-62, che individua cinque assunti della moralit
liberale comuni alle diverse manifestazioni filosofiche, kantiane, utilitariste o contrattualiste,
del liberalismo; secondo questo punto di vista morale irrilevante dove e da chi si
apprendono i principi e le prescrizioni della moralit.
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Cfr. A. MacIntyre (1992), p. 62: secondo questa concezione la moralit appresa da,
in e attraverso il modo di vita di qualche comunit particolare.
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Per questa analisi, oltre alle opere in argomento gi citate, sono particolarmente
debitore di M. Barberis (1993b) e S. Chignale (1993).
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relativizzante
infatti
costituisce
lorigine
di
ogni
forma
ragione
occidentale
ma,
presuntuosamente
ed
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se stesso.
invece interessante approfondire levoluzione delluniversalismo
assolutizzante promosso dalla Francia. Prima di tutto bisogna chiedersi quale
motivo possa spingere a proclamare luniversalit della propria ragione e, per
estensione, della propria tradizione e forma di vita; ma, soprattutto, viene da
chiedersi che cosa solitamente lo impedisca; correlativamente ci si pu
domandare che cosa induca un popolo ad adottare la tradizione di un altro
popolo.
Ho gi esaminato la questione da un punto di vista puramente teorico
con riferimento alla struttura concettuale elaborata da MacIntyre; voglio
provare ora a rispondere a tali quesiti ripercorrendo la storia della Francia e
dellEuropa ottocentesche. 43
Bisogna spiegare cio linfluenza che ebbe la tradizione universalista
francese sul resto dellEuropa; la Francia costituiva un modello non perch
veniva riconosciuta la superiorit
43
Sui motivi che possono indurre ad abbracciare una tradizione estranea alla propria,
cfr. supra, Parte II, Cap. 1.4.; per quanto riguarda una pi precisa analisi storica del punto in
questione cfr. M. Barberis (1993b), pp. 18 ss.
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[] bisognava fare come i francesi, salvo farlo contro di loro. Si doveva inventare una
nazione tedesca da opporre a quella francese; alle ragioni per cui combattevano i
francesi si dovevano opporre delle ragioni specificamente tedesche.44
tentarono
di
costruire
una
teoria
della
nazione
su
basi
esclusivamente volontaristiche. 46
Ritengo che la piccola parentesi storica abbia offerto sufficienti spunti
per
avanzare
qualche
ipotesi
sulla
natura
del
nazionalismo
44
Cfr. M. Barberis (1993b), pp. 18-19. Poich Napoleone era sempre vittorioso la ragione
universalmente valida doveva per forza essere quella dei francesi: chi avrebbe mai potuto
contestare una simile verit? Soltanto un popolo altrettanto vittorioso.
45
Su Renan e sulla sua concezione volontaristica della nazione, cfr. T. Todorov (1991),
pp. 261 ss.
46
Cfr. M. Barberis (1993b), pp. 25-26. Per unapprofondita analisi della genesi
dellopposizione tra una nazione alla francese, concepita come un insieme di individui uniti
da una volont generale, e una nazione alla tedesca, concepita come individuo collettivo che
domina i suoi componenti organici, cfr. L. Dumont (1983).
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spesso questi ultimi sono stati presentati come sostenitori di regimi illiberali e,
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Cfr. C. Taylor (1992b), p. 139, dove si fa riferimento alla tesi principale di Michael
Sandel, cfr. supra Parte I, Cap. 2.1., di natura ontologica, alla quale hanno fatto seguito reazioni
liberali che, tuttavia, avevano la forma di reazioni ad un lavoro di advocacy.
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S. Benhabib (1989), pp. 375 ss. che, tra laltro, sottolinea come Communitarianism
and contemporary critical social theory share some fundamental epistemological principles and
political views. The rejection of ahistorical and atomistic conceptions of self and society is
common to both, as is the critique of the loss of public spiritedness and partecipatory politics in
contemporary societies. La grande differenza tra comunitarismo e teoria critica che rende
questultima molto pi familiare ai liberali data dal fatto che la teoria critica abbraccia una
prospettiva morale rigorosamente deontologica, formalista e procedurale.
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Cfr., per unapprofondita analisi dei diversi concetti di libert e dei rapporti tra
libert, capacit e potere, F. Oppenheim (1985), Capp. IV e V.
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tra libert negativa e libert positiva. Significativo il fatto che alcuni filosofi
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Cfr. F. Oppenheim (1985), pp. 123-126, e B. Accarino (1992), p. 7: il conflitto tra
comunitarismo e liberalismo potrebbe essere letto come opposizione tra una libert
aristotelicamente satura di bene e di virt e una libert moderna spoglia e sobria.
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individualismo, P.
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alcuni filosofi, sia liberali che comunitaristi propendono per una definizione
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Solo per fare due esempi: Dworkin da parte liberale e Walzer da parte comunitarista.
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Per fare solo un esempio della inadeguatezza della dimensione nazionale, si pensi
allipotesi, tuttaltro che di difficile verificazione, in cui una Direttiva della C.E.E. viene recepita
da una Legge Regionale in mancanza di una Legge Nazionale.
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quando arrivarono a
formulare le loro teorie; quello che credo che, per non svuotare di significato
ogni discorso comunitario, bisogna riferirlo a una comunit che abbia
caratteristiche corrispondenti a quelle descritte dai comunitaristi; tale
comunit, se esiste e penso sia il caso di sottolineare il se la comunit
etnica; 60 le obiezioni di fronte a questa interpretazione penso si sprechino ma,
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Queste ultime considerazioni penso non siano molto distanti da quelle rintracciabili
in numerosi dibattiti che vertono sulla praticabilit di ipotesi variamente federaliste e mettono a
nudo le inefficienze della soluzione nazional-statalista; non c, spero, bisogno di ricordare che,
in questa sede, la questione federalista del tutto irrilevante: tuttavia il dibattito sul
federalismo ha avuto, a mio avviso, il merito di richiamare allattenzione degli intellettuali i
concetti di nazione ed etnia; un esempio indicativo fornito dal titolo di un Seminario: Stato o
federalismo? Nazione o etnia? tenutosi a Cesena dal 15 al 16 ottobre 1993.
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60
Cfr. E. Garzn Valds (1994), pp. 58-59, che sottolinea la tendenza, nei dibattiti sul
multiculturalismo, soprattutto da parte comunitarista, a fermarsi a mezza strada pur di non
giungere alle conclusioni che si inferirebbero dalle premesse su cui le rispettive posizioni
affermano di basarsi.
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Ancora pi grave sembra essere stata la disattenzione liberale nei confronti delle excolonie; secondo I. Berlin (1994), p. 362, Il lato brutale e distruttivo del nazionalismo moderno
[] una risposta su scala mondiale a un profondo e naturale bisogno degli schiavi test liberati
(i decolonizzati). Si tratta di un fenomeno che la societ eurocentrica dellOttocento non
aveva previsto. Come pot essere ignorata la possibilit di questo sviluppo?.
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letnia sia alla base di una serie di relazioni spesso osservabili solo nel
momento in cui assurgono al livello di conflitti, sia di natura linguisticofilosofica che di natura socio-economica.
Riassumendo: le radici etniche delle moderne nazioni e i conflitti etnici,
pi o meno aspri, che abitano le societ contemporanee possono certamente
essere
ignorati
rispettivamente,
dal
pensiero
filosofico-morale
ad
interpretazioni
storiografiche
e
e
quindi
ridotti,
alla
cronaca
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Sembra essere della mia opinione T. Todorov (1991), pp. 464 ss., secondo il quale
bisogna tentare di ammansire, invece di rifiutare e negare, le inevitabili spinte olistiche
affinch si impedisca il loro riemergere dietro la maschera grottesca ma minacciosa del
razzismo o del totalitarismo.
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