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Riccardo Chiaradonna
MOVIMENTO DELL'INTELLETTO
E MOVIMENTO DELL'ANIMA IN PLOTINO
(Enn. VI 2 [43], 8.10)
3
< Oqy&| dg+ ot\ri* a| e<rsi* am jai+ ux&| e\m at\s{& a>tpmom jai+ x<| e%rsgjem e\m at<s{& jai+
x<| die*rsgjem, o<lot& o>msa jai+ fxg+m le*motram jai+ mo*grim ot\j e\meqcot&ram ei\| so+
le*kkom, a\kk\ ei\| so+ g>dg, la&kkom de+ ``g>dg jai+ a\ei+ g>dg'', jai+ so+ paqo+m a\ei* , jai+ x<|
mox&m e\m e<ats{& jai+ ot\j e>nx. Cito il testo greco stabilito in Plotini Opera, ed. P. Henry
et H.-R. Schwyzer, III: Enneas VI, Oxonii 1982 (editio minor = H.-S.2). Queste linee
non sono di semplice interpretazione e i traduttori divergono nelle soluzioni scelte.
Nella versione proposta qui, considero soggetto di x<| e%rsgjem e\m at<s{& jai+ x<| die*rsgjem (8.8) il mot&| menzionato a 8.5; al mot&| fanno inoltre riferimento i participi o>msa
(8.8) e mox&m (8.11). Nell'interpretazione di o<lot& [...] mo*grim a 8.8-9, seguo H.-S.1-2 in
app.: qui simul est vita permanens et intelligentia.
4
Cfr. Plat. Soph. 254b-257a.
5
Piu volte gli interpreti hanno sottolineato come la lettura di Plotino alteri
profondamente il significato originario della dottrina dei generi formulata nel Sofista:
si veda, per esempio, F.M. Cornford, Plato's Theory of Knowledge, London 1935, pp.
276-7.
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significativa e la correzione di Muller, seguito da Harder-BeutlerTheiler, il quale propose di espungere g>dg jai+ davanti ad a\ei+ a
8.10 15; si avrebbe pertanto ei\| so+ g>dg, la&kkom de+ [g>dg jai+ ] a\ei+
g>dg. In tal modo, il testo diventa sicuramente piu scorrevole, ma
corre il rischio di essere indebitamente normalizzato. Non e causale
che Henry e Schwyzer, seguiti dai traduttori piu recenti, abbiano
preferito conservare il testo tradito, senza che pero (almeno a mia
conoscenza) sia stata proposta un'adeguata spiegazione per la presenza di g>dg jai+ a\ei+ g>dg.
A mio parere, se si decide di conservare il testo tradito, e possibile spiegare la caratterizzazione del movimento dell'Intelletto come
un'attivita rivolta al ``gia e sempre gia'' leggendo questa formula in
parallelo con la definizione del movimento fisico proposta da Plotino
alcune pagine prima, nella prima sezione del trattato tripartito Sui
generi dell'essere. In VI 1 [42], 16 Plotino discute criticamente la
definizione del movimento come ``atto incompleto'' presentata da
Aristotele in Phys. C 2. 201b31-2 e difende, in alternativa a essa,
la tesi secondo la quale il movimento e ``completamente atto'' pur
avendo anche in se il carattere di essere ``di nuovo e poi di nuovo'':
e\me*qceia le+m pa*msx|, e>vei de+ jai+ so+ pa*kim jai+ pa*kim (16.6; cfr. III 7
[45], 8.42) 16. Sebbene non sia stato generalmente notato dagli interpreti, il parallelo tra la formula pa*kim jai+ pa*kim, scelta da Plotino per
caratterizzare l'e\me*qceia propria del movimento naturale a VI 1 [42],
16.6, e la formula g>dg jai+ a\ei+ g>dg, scelta da Plotino per caratterizzare l'e\me*qceia propria del movimento intelligibile a VI 2 [43], 8.10, e
notevole e difficilmente puo essere accidentale. E ragionevole sup15
Maggiori dettagli in Plotini Opera, ed. P. Henry et H.-R. Schwyzer, III:
Enneas VI, Paris-Leiden 1973 (editio maior = H.-S.1), p. 66 in app. Cfr. anche Plotins
Schriften, Ubersetzt von R. Harder, Neubearbeitung mit griechischem Lesetext und
Anmerkungen fortgefuhrt von R. Beutler und W. Theiler, IV b, Hamburg 1967, p.
43.
16
Per una discussione piu approfondita della dottrina plotiniana del movimento fisico, cfr. R. Chiaradonna, Sostanza movimento analogia. Plotino critico di
Aristotele, Napoli 2002, pp. 147-225; Id., `Energeia' et `Kinesis' chez Plotin et Aristote
(Enn., VI 1, [42], 16. 4-19), in D. Lefebvre-P.-M. Morel-A. Jaulin (eds.), Dunamis:
Autour de la puissance chez Aristote, Leuven 2008, pp. 471-92. Come testimonia
Giamblico apud Simpl. In Cat. 307, 1-6 (= SVF II 498), la definizione del movimento
usata da Plotino in VI 1 [42], 16.4-8 era probabilmente gia stata formulata da autori
stoici. Cio ha suscitato un interessante dibattito tra gli studiosi, volto a chiarire se e
fino a che punto la concezione del movimento fisico come ``atto completo e ricorsivo''
sia stata tratta dalla Stoa e testimoni di un aspetto stoicizzante nel pensiero plotiniano. La questione non e rilevante per la presente trattazione; per maggiori dettagli
e riferimenti, cfr. R. Chiaradonna, Sostanza movimento analogia, cit., p. 190 nota 65.
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discussione e generalmente volta a mostrare che e necessario distinguere dei piani che Aristotele non ha distinto e che, per comprendere
la natura dei movimenti corporei, si deve risalire alle loro cause
autentiche, situate a un livello ontologico che non deve essere livellato su quello delle realta empiriche, estese e quantitative. Plotino,
pero, non specifica in che cosa precisamente consista questo livello
ontologico: egli si limita a dire che il movimento e, in se stesso,
un'attivita ``completa'', ``ricorsiva'' e capace di produrre un effetto
posteriore a se (VI 1 [42], 16.6 sgg.). Tutta la sua argomentazione e
d'altra parte costruita con concetti aristotelici: le tesi plotiniane sono
introdotte, per cos dire, in trasparenza, attraverso la critica interna e
il rovesciamento della dottrina aristotelica che identifica il movimento con un'e\me*qceia incompleta e rivolta ad altro, senza cogliere
la differenza che separa il movimento in se stesso dalla sua manifestazione empirica.
Plotino, pero, spiega altrove che si deve situare nell'anima il
movimento reale e spontaneo che e causa del movimento corporeo
derivato e quantitativo. L'anima e il principio dinamico del mondo
naturale; essa e la sostanza incorporea che, mediante la sua causalita,
imprime il movimento ai corpi 18. In III 6 [26], 4.30-43 Plotino distingue chiaramente l'attivita spontanea e auto-sussistente dell'anima
rispetto al movimento che essa genera nel corpo mediante la sua sola
presenza 19. In questo modo, egli fa propria la tesi difesa da Platone (e
criticata da Aristotele) circa la natura auto-motrice dell'anima e la
causalita esercitata da essa sui corpi (cfr. Plat. Phaedr. 245c-246a;
Leg. X 894b sgg.) 20.
Appare dunque ragionevole concludere che sia l'anima il principio al quale va ricondotta l'attivita completa e ricorsiva che caratterizza il movimento fisico in quanto principio causale dei processi
corporei. E questa e\me*qceia che Plotino designa, in VI 1 [42], 16,
come ``fuori del tempo''. Ora, nel trattato III 7 [45] Plotino associa il
tempo alla vita e al movimento propri dell'anima, definendo il tempo
Cfr., in proposito, D.J. O'Meara, Plotinus on How Soul Acts on Body, in Id.
(ed.), Platonic Investigations, Washington, D.C., 1985, pp. 247-62 e E.K. Emilsson,
Plotinus on Intellect, Oxford 2007, pp. 34-42.
19
Su questo passo si veda D.J. O'Meara, Plotinus on How Soul Acts on Body,
cit., pp. 255 sgg. Si veda anche IV 3 [27], 10.20-2, e, sull'opposizione tra il movimento dell'anima e il movimento secondario dei corpi, III 7 [45], 13.30 sgg.
20
Su questi celebri testi platonici si veda F. Karfik, Die Beseelung des Kosmos.
Untersuchungen zur Kosmologie, Seelenlehre und Theologie in Platons Phaidon und
Timaios, Munchen-Leipzig 2004, pp. 221-6 (Beilage I: Der Unsterblichkeitsbeweis
im Phaidros) e 227-41 (Beilage II: Die Bewegungslehre im zehnten Buch der Nomoi).
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Nelle linee appena citate e notevole il modo in cui Plotino descrive il transitare dell'anima da un'attivita a una successiva e di23
Sulle divisioni interne dell'anima nella metafisica di Plotino la discussione di
riferimento rimane quella di H. Blumenthal, Soul, World Soul, and Individual Soul in
Plotinus, in P.-M. Schuhl-P. Hadot (eds), Le Neoplatonisme, Colloque de Royaumont,
9-13 Juin 1969, Paris 1971, pp. 55-66. Si deve comunque ben tenere presente che
Plotino respinge l'idea secondo cui le divisioni e i livelli dell'anima sarebbero parti di
essa in senso materiale e quantitativo: si veda in particolare, sull'unita dell'anima
nelle sue divisioni, il trattato IV 9 [8] Se tutte le anime siano una sola.
24
In realta, la relazione tra anima e Intelletto in Plotino e molto piu complessa
di quanto non suggerisca la presente rapida discussione. In alcuni testi enneadici (e
particolarmente nel trattato IV 8 [6]), e infatti sostenuta la tesi secondo cui ``qualcosa'' nell'anima di ciascuno non abbandona mai l'Intelletto, ma rimane in esso
condividendo la sua condizione e il suo tipo di conoscenza. Su questa dottrina
(comunemente detta dottrina dell'``anima non discesa'') e il suo significato nel pensiero plotiniano esiste una vasta letteratura critica. Si veda, in particolare, C. D'Ancona et alii, Plotino. La discesa dell'anima nei corpi (Enn. IV 8 [6]). Plotiniana arabica
(Pseudo-Teologia di Aristotele, capitoli 4 e 7; Detti del sapiente greco), Padova 2003.
25
Cito, con alcune modifiche, la traduzione di A. Linguiti in M. Casaglia-C.
Guidelli-A. Linguiti-F. Moriani, Enneadi di Plotino, Torino 1997, I, p. 492.
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L'aspetto forse piu difficile da comprendere di questa concezione riguarda la distinzione tra la successione ordinata propria degli
aspetti costitutivi dell'attivita dell'anima e la successione propria dei
processi empirici e corporei. Secondo Plotino, solo il secondo tipo di
successione implica la quantita e la misurabilita, mentre il primo tipo
di successione, quello dell'anima, e esterno alla quantita. Le ragioni
di questa posizione sono abbastanza semplici da comprendere. Per
Plotino l'estensione quantitativa e la composizione di parti esteriori
le une alle altre e un aspetto caratteristico del mondo dei corpi che
sono contrapposti alle autentiche cause incorporee, prive di massa e
di estensione quantitativa (cfr. VI 5 [23], 10.45; 10.51). Plotino
afferma che non si possono giustapporre cio che ha massa con cio
che non ha massa misurandoli; la totalita dell'intelligibile e piu
grande del corpo, ma cio non va inteso nel senso di una misura
quantitativa (sz& porot& lesqg*rei, cfr. VI 4 [22], 5.17), poiche una
simile misura non si applica neppure all'anima (e\pei+ ot\d\ e\pi+ sg&|
wtvg&|: ibid.) 26. Si comprende dunque bene perche Plotino attribuisca
l'aspetto quantitativo e misurabile alle manifestazioni empiriche del
movimento e del tempo (VI 1 [42], 16.15-6: g< ei\| sorot&som ji* mgri|;
III 7 [45], 9.49: soro*mde vqo*mom), non all'anima che e causa di esse.
D'altra parte, cio che caratterizza il modo di essere dell'anima e
precisamente la presenza di un movimento che implica una successione di stati, ed e assai difficile chiarire come una simile successione
possa essere compresa senza fare ricorso a nozioni come la quantita e
la misurabilita. Una possibile via non per risolvere, ma almeno per
porre in maniera adeguata le questioni sollevate dalla dottrina plotiniana, potrebbe essere quella di distinguere due tipi di relazione: da
un lato, si avrebbe una semplice relazione assegnabile tra elementi in
successione, dall'altra, la misurazione di questa relazione attraverso
la quantita. L'attivita dell'anima implica la semplice coscienza della
relazione ``prima/dopo'', non la misura di essa mediante categorie
quantitative, le quali fanno inevitabilmente riferimento ai corpi e
alla loro struttura.
26
Per un eccellente commento di questo luogo rinvio a C. Tornau, Plotin.
Enneaden VI 4-5. Ein Kommentar, Stuttgart-Leipzig 1998, pp. 123-4.