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ANDREA SANTI/Corso Ingegneria Meccanica/Universit degli studi di Parma

Riassunto del programma di analisi 1. Prof: Mario Tosques


TEORIA ESSENZIALE PER GLI ESERCIZI
INSIEME COMPATTO

Un insieme generico KR3 si dice compatto se sono rispettate entrambe queste condizioni (chiamiamo K=bordo di K):
(1) K un insieme chiuso una palla (di raggio finito!) in grado di contenerlo tutto (se KR2 la palla un cerchio!)
(2) Anche il bordo di K appartiene a K KK
NB: KR3 un compatto K una superficie (o se KR2 una curva) chiusa
NB: di solito un insieme compatto lo si chiama K poich sta per Kompact=Compatto!

CONTINUITA DI UNA FUNZIONE A DUE

Posta f:DR2R, X=(x,y)f(x,y)=z, e posto X0=(x0,y0) diciamo che:

VARIABILI

f continua in X0 limXX0 f(X)=f(X0) lim(x,y)(x0,y0) f(x,y)=f(x0,y0)

DERIVATA DIREZIONALE PRIMA (E

Posta f:R2R, (x,y)f(x,y)=z, e posto V(V1,V2)R2, si ha che la derivata direzionale prima lungo V di f nel punto (x0,y0) data da:

DERIVATA PARZIALE PRIMA)

(f/V)(x0,y0)=limt [f((x0+V1t),(y0+V2t))-f(x0,y0)]/t

Una funzione si dice in generale continua se continua XD

Le derivate parziali prime sono 2 casi particolari di questa definizione:


V=(1,0) (f/V)(x0,y0)=(f/x)(x0,y0)=derivata parziale di f su x (nel punto (x0,y0))
V=(0,1) (f/V)(x0,y0)=(f/y)(x0,y0)=derivata parziale di f su y (nel punto (x0,y0))
NB: (f/V)(x,y) (f/V)
GRADIENTE DI UNA FUNZIONE

(cio se (x0,y0) un punto generico, ovvero (x,y), si abbrevia la scrittura del simbolo di derivata)

Il vettore gradiente di una funzione (f:R2R, (x,y)f(x,y)=z) nel punto (x0,y0) cos definito:
(f)(x0,y0)=[(f/x)(x0,y0),(f/y)(x0,y0)]

((f)=(f/x,f/y))

Vedremo parlando di differenziale che tale vettore fondamentale per calcolare il piano tangente alla funzione in un punto
NB: il versore gradiente si calcola cos: =(f)(x0,y0)/(f)(x0,y0) con (f)(x0,y0)=[(f/x)(x0,y0)2,(f/y)(x0,y0)2]1/2
DIFFERENZIABILITA (NELLO SPAZIO)

Posta f:DR2R, (x,y)f(x,y)=z, f differenziabile in (x0,y0) se valgono entrambe queste 2 propriet:


(1) (f)(x0,y0), e inoltre poniamo che (f)(x0,y0)=(A,B)
(2) f(x,y)=f(x0,y0)+[A(x-x0)]+[B(y-y0)]+o([(x-x0)2+(y-y0)2]1/2)

(x,y)D

lim(x,y)(x0,y0) {f(x,y)-f(x0,y0)-[A(x-x0)]-[B(y-y0)]}/[(x-x0)2+(y-y0)2]1/2=0

(x,y)D

Vale poi che: f differenziabile in (x0,y0) il piano tangente alla funzione in (x0,y0)
TEROEMA DI LEGAME FRA

Posta sempre f:R2R, (x,y)f(x,y)=z vale che:

DIFFERENZIBILITA E CONTINUITA

f continua in (x0,y0) f differenziabile in (x0,y0)

EQUAZIONE DEL PIANO TANGENTE

Lequazione del piano tangente a f in (x0,y0) : z=f(x,y)=f(x0,y0)+[A(x-x0)]+[B(x-y0)]

OSSERVAZIONI UTILI IN IMPLICAZIONE

(1) f differenziabile in (x0,y0) (f/V)(x0,y0) una funzione lineare VR2

ALLA DIFFERENZIABILITA

(2) f differenziabile in (x0,y0) Posto V(V1,V2) si ha che (VR2): (f/V)(x0,y0)=(f)(x0,y0),V

TEOREMA DEL DIFFERENZIALE

Considerando sempre una funzione del tipo: f:R2R, (x,y)f(x,y)=z, si pu dire che:

TOTALE

(f/x)(x0,y0), (f/y)(x0,y0) ed entrambe sono continue f differenziabile in (x0,y0)

NB: (f)(x0,y0),V=[(f/x)(x0,y0)V1]+[(f/y)(x0,y0)V2]

NB: questo teorema non dice nulla se le derivate parziali non esistono o non sono continue. In questi casi lunico modo di vedere
se la funzione o no differenziabile utilizzare la definizione di differenziabilit (quella con il limite), scritta sopra
DERIVATA SECONDA

Scriviamo ora le notazioni che si utilizzano per le derivate seconde nel caso direzionale (cio nel caso generico), posti V,RR2:
(1) VR Derivate miste: (f(f/V)/R)(x0,y0)=(2f/(RV))(x0,y0) , (f(f/R)/V)(x0,y0)=(2f/(VR))(x0,y0)
(2) VR Derivata doppia: (f(f/V)/R)(x0,y0)=(f(f/V)/V)(x0,y0)=(f(f/R)/R)(x0,y0)=(2f/V2)(x0,y0)=(2f/R2)(x0,y0)
Il caso parziale si ottiene molto semplicemente sempre come caso particolare:
(1) Derivate miste: (f(f/x)/y)(x0,y0)=(2f/(yx))(x0,y0) , (f(f/y)/x)(x0,y0)=(2f/(xy))(x0,y0)
(2) Derivate doppie: (f(f/x)/x)(x0,y0)=(2f/x2)(x0,y0) , (f(f/y)/y)(x0,y0)=(2f/y2)(x0,y0)

TEOREMA DI SHWARTZ

Considerando sempre una funzione del tipo: f:R2R, (x,y)f(x,y)=z, si pu dire che:
2f/(xy), 2f/(yx) ed entrambe sono continue in (x0,y0) (2f/(xy))(x0,y0)=(2f/(yx))(x0,y0)
NB: questo teorema fa anche capire che, in generale: (2f/(xy))(x0,y0)(2f/(yx))(x0,y0)

MATRICE HESSIANA

Posta f:R2R, (x,y)f(x,y)=z la matrice Hessiana nel punto (x0,y0) una matrice 2x2 fatta come segue:

Hf(x0,y0)

(2f/x2)(x0,y0)

(2f/(yx))(x0,y0)

(2f/(xy))(x0,y0)

(2f/y2)(x0,y0)

NB: questa matrice si pu facilmente generalizzare nel caso di funzioni a pi di 2 variabili


DEFINIZIONE DI MASSIMO/MINIMO

Considerando sempre una funzione del tipo: f:DR, (x,y)f(x,y)=z (D=dominio della funzione) si hanno 4 casi:

(ASSOLUTO) DI UNA FUNZIONE SUL

(1) f(x,y)-f(x0,y0)>0 (x,y)D f(x0,y0)=min(f)D=minimo (assoluto) della funzione f sullinsieme D, e (x0,y0)=punto di minimo

DOMINIO

(2) f(x,y)-f(x0,y0)<0 (x,y)D f(x0,y0)=max(f)D=massimo (assoluto) della funzione f sullinsieme D, e (x0,y0)=punto di minimo
(3) f(x,y)-f(x0,y0)=0 (x,y)D f(x,y)=f(x0,y0)=zR (x,y)D la f un piano orizzontale in D
z=min(f)D=max(f)D e D=insieme dei punti di minimo/massimo
(4) f(x,y)-f(x0,y0) non ha segno costante (x,y)D f(x0,y0) non n massimo n minimo, cio si dice che f(x0,y0)=sella, e
(x0,y0)=punto di sella
NB: D pu essere o il dominio naturale della funzione oppure anche un insieme ristretto artificialmente (in tal caso D dato di
solito come insieme compatto e quindi lo si chiama K, ma solo una questione di nomenclatura, non c una regola!!)

TEOREMA DI VERIFICA SE IL PUNTO E

Considerando sempre una funzione del tipo: f:DR, (x,y)f(x,y)=z (D=dominio funzione), allora si hanno 4 casi possibili:

DI MINIMO O DI MASSIMO UTILIZZANDO

(1) det[Hf(x0,y0)]>0 e (2f/x2)(x0,y0)<0 f(x0,y0)=max(f)D

LA MATRICE HESSIANA

(2) det[Hf(x0,y0)]>0 e (2f/x2)(x0,y0)>0 f(x0,y0)=min(f)D


(3) det[Hf(x0,y0)]<0 f(x0,y0)=sella
(4) det[Hf(x0,y0)]=0 non si pu dire nulla sul carattere di (x0,y0) bisogna utilizzare per forza la definizione di max(f)/min(f)
NB: esisterebbe anche la combinazione: det[Hf(x0,y0)]>0, (2f/x2)(x0,y0)=0, ma di solito non accade mai in quanto le funzioni date

hanno quasi sempre derivate seconde miste uguali, perci risulta sempre che: (2f/x2)(x0,y0)=0 det[Hf(x0,y0)]<0
DOMINIO NORMALE RISPETTO A UN

Poniamo (x) e (x) funzioni (di R2) continue su [a,b]R, con (x)(x) x[a,b]. Chiamiamo:

ASSE

Ex=dominio normale rispetto allasse x={(x,y)R2: axb, (x)y(x)}

CALCOLO DELLINTEGRALE DOPPIO:

Poniamo che: Ex=dominio normale rispetto allasse x, Ex misurabile, f(x,y) continua su [a,b]. Allora vale che:

TEOREMA DI RIDUZIONE

E f(x,y)dxdy=ab dx[(x)(x) f(x,y)dy]

MATRICE JACOBIANA

Poniamo: f:(Rn)Rm, x=(x1,,xn)f(x)=(f1(x),,fm(x)), con n,m1 (NB: f1,,fm sono funz. in generale diverse del vettore x).

(ExR2)

Analogamente si trova Ey=dominio normale rispetto allasse y

NB: in questo modo si pu calcolare un integrale doppio utilizzando le nozioni di analisi 1 sugli integrali in R
La matrice Jacobiana del vettore x0 associata alla funzione f definita come segue:

Jf(x0) =

(f1/x1)(x0)

(fi/xj)(x0)

(f1/xn)(x0)

(fm/x1)(x0)

(fm/xn)(x0)

i=1,,m
j=1,,n

TEOREMA DEL CAMBIAMENTO DI

Per individuare un sottoinsieme di R2 si possono utilizzare le classiche coordinate x-y, ma anche altri tipi di coordinate. Per

VARIABILI NEGLI INTEGRALI DOPPI

generalizzare nominiamo: u,v=coordinate indipendenti di R2.


In questo modo si possono vedere le coordinate x,y in funzione di u,v: x=fx(u,v), y=fy(u,v).
Salta fuori una funzione :V=(u,v)(V)=(x,y)=(fx(u,v),fy(u,v)). La funzione ha quindi matrice Jacobiana 2x2 come segue:

J(x) =

(fx/u)(x)

(fx/v)(x)

(fy/u)(x)

(fy/v)(x)

Allora, posta una funzione f:D(R2)R3, (x,y)f(x,y), e un sottoinsieme T:TD, se (T) linsieme T descritto in coordinate non
pi x-y ma u-v (e f(u,v)=f(fx(u,v),fy(u,v))=f(x,y)), si ha che:
(T) f(x,y)dxdy=T f(u,v)|det(J(x)|dudv
NB: lapplicazione di questo teorema fondamentalmente il passaggio da coordinate cartesiane a coordinate polari nella
risoluzione di un integrale doppio, in cui cio si ha che: u=, v= fx=cos, fy=sen det(J(x)=
NB: questo teorema si pu con facilit trasportare anche nel caso degli integrali tripli, il che poi ha applicazione per il passaggio
da coordinate cartesiane a coordinate cilindriche/sferiche (in tal caso si ha perci una Jacobiana 3x3):
u=, v=, w= det(J(x)=2sen()
DOMINIO NORMALE RISPETTO A UN

Poniamo (x) e (x) funzioni (di R3) continue, con (x,y)(x,y). Inoltre: xy(E)=proiezione di E sul piano x-y. Chiamiamo:

PIANO

Exy=dominio normale rispetto al piano x-y={(x,y,z)R3: (x,y)xy(E), (x,y)z(x,y)}

INTEGRAZIONE DI INTERGALI TRIPLI

Poniamo che: Exy=dominio normale rispetto al piano x-y, Exy misurabile, f(x,y,z) continua. Allora vale che:

PER FILI: TEOREMA DI RIDUZIONE

E f(x,y,z)dxdydz=xy(E) dxdy[(x)(x) f(x,y,z)dz]

(ExyR3)

NB: xy(E) dxdy() unintegrale doppio, risolubile col metodo spiegato precedentemente
INSIEME SEMPLICE RISPETTO

Poniamo =[a,b]=intervallo chiuso e limitato. Poniamo poi ER3 e chiamiamo: Ez*=E(z=z*) ( Ez*R2)

ALLASSE Z

(z=z* un piano // al piano x-y, quindi Ez*=insieme normale rispetto allasse z)


Allora: E un insieme semplice rispetto allasse z (nellintervallo ) Ez misurabile (in funzione di z) z

INTEGRAZIONE DI INTERGALI TRIPLI


PER STRATI: TEOREMA DI RIDUZIONE

Posto E=insieme semplice rispetto allasse z (nellintervallo [a,b]), vale che:


E f(x,y,z)dxdydz=ab dz[Ez f(x,y,z)dxdy]
NB: Ez f(x,y,z)dxdy unintegrale doppio, risolubile col metodo spiegato precedentemente

EQUAZIONI LINEARI A COEFFICIENTI


CONTINUI: DEFINIZIONI

Posto xIR, chiamiamo equazione differenziale lineare a coefficienti continui (di ordine n) ogni espressione del tipo:
[an(x)y(n)(x)]+[an-1(x)y(n-1)(x)]++[ai(x)y(i)(x)]++[a1(x)y(x)]+[a0(x)y(x)]=b(x)

xI, i=1,,n

Dove: y(i)(x)=derivata i-esima di y(x) , ai:IR, xai(x) , b:IR, xb(x) , ai, b e y sono continue, tutte le derivate di y sono cont.
Chiamiamo ai(x)=coefficiente di y(i)(x) se ai(x)=ai, cio se ai non in funzione di x, ai un coefficiente costante
Se in una equazione lineare tutti i coefficienti sono costanti (ai(x)=ai i) chiamiamo tale equazione eq. diff. lin. a coeff. costanti
(x) (una) soluzione dellequazione differenziale [an(x)(n)(x)]++[a1(x)(x)]+[a0(x)(x)]=b(x)
Lequazione differenziale si dice omogenea se b(x)=0
Oltre alle equazioni differenziali lineari a coefficienti continui ci sono anche altri tipi di equazioni differenziali, ma noi non le
tratteremo, limitandoci a questo tipo. Tutti i teoremi che affronteremo riguardano solo questo tipo di equazioni differenziali
ESERCIZI DI EQUAZIONI
DIFFERENZIALI: DEFINIZIONI

Nella risoluzione delle equazioni differenziali (che per noi sar limitato a quelle lineari a coefficienti costanti) chiameremo:
(1) equazione generale=equazione completa da risolvere (cio con b(x) che pu anche essere anche 0)
(2) equazione omogenea associata alla generale=equazione uguale alla completa, ma con b(x)=0 ( unimposizione!)
Chiameremo poi sempre:
(1) z(x)=una soluzione della equazione generale
(2) y1(x),,yn(x)=n soluzioni linearmente indipendenti dellequazione omogenea associata alla generale

SOLUZIONI LINERAMENTE
INDIPENDENTI

Siano y1(x), y2(x) soluzioni di una equazione differenziale. Allora vale questa definizione:
y1(x) e y2(x) sono linearmente dipendenti 1,2R: 1y1(x)+2y2(x)=0 xI
Per esclusione, y1(x) e y2(x) sono linearmente indipendenti 1,2R: 1y1(x)+2y2(x)=0 xI

TEOREMA DI CARATTERIZZAZIONE

Siano y1(x),,yn(x) e z(x) come sopra.

DELLE SOLUZIONI

Allora vale che: y(x) una soluzione della equazione generale c1,,cnR: y(x)=[i=1n ciyi(x)]+z(x)=c1y1++cnyn+z(x)
basta trovare y1(x),,yn(x) e z(x) per risolvere lequazione differenziale
NB: y(x)=[i=1n ciyi(x)]+z(x) y(k)(x)=[i=1n ciyi(k)(x)]+z(k)(x) kR

TEOREMA: PROBLEMA DI CAUCHY

Fissiamo arbitrariamente un x0R. Allora vale questo teorema:


0,1,, n-1R, !y(x) tale che sia soddisfatto il sistema (0)(1)(2)(3), con:
(0) [an(x)y(n)(x)]+[an-1(x)y(n-1)(x)]++[ai(x)y(i)(x)]++[a1(x)y(x)]+[a0(x)y(x)]=b(x)

xI, i=1,,n

(1) y(x0)=0 , (2) y(x0)=1 ,, (n) y(n-1)(x0)=n-1


Inoltre in tal caso la soluzione non solo esiste, ma anche unica (cio ! soluzione del (0)(1)(2)(3)).
Ma come si risolve il sistema, cio come si trova y(x)? Vediamo:

posti y1(x),,yn(x) e z(x) come sopra, si possono ricavare queste formule sfruttando il teorema precedente (c1,,cnR):
(1) y(x0)=0=[i=1n ciyi(x0)]+z(x0) , (2) y(x0)1=[i=1n ciyi(x0)]+z(x0) ,, (n) y(n-1)(x0)=n-1=[i=1n ciyi(n-1)(x0)]+z(n-1)(x0)
(1) i=1n ciyi(x0)=0-z(x0) , (2) i=1n ciyi(x0)=1-z(x0) ,, (n) i=1n ciyi(n-1)(x0)=n-1-z(n-1)(x0)
E venuto fuori un sistema di n equazioni, da cui si possono ricavare (prendendo note y1(x),,yn(x) e z(x)) le equazioni di c1,,cn.
Le equazioni di c1,,cn danno poi immediatamente y(x) sempre dal teorema precedente: y(x)=[i=1n ciyi(x)]+z(x)
PROCEDIMENTI E OSSERVAZIONI
COORDINATE NEL PIANO

Coordinate cartesiane

Coordinate polari

Punto P(xp,yp) visualizzato come

Punto P(xp,yp) visualizzato come intersezione di una retta passante per lorigine di

lintersezione di due rette, una

inclinazione variabile e una circonferenza centrata nellorigine di equazioni:

orizzontale e una verticale, di equazioni:

(1) retta Y=mX, con m=tg

(1) retta verticale X=xp

(2) circonferenza X2+Y2=2, con =raggio della circonferenza

(2) retta orizzontale Y=yp.


COORDINATE NELLO SPAZIO

PARAMETRIZZAZIONE DI CURVE NOTE

In tal caso il punto P si esprime come P(cos,sen,Z): xp=cos, yp=sen

Coordinate cilindriche

Coordinate cilindriche

Punto P(xp,yp,zp)

Punto P(xp,yp) visualizzato come intersezione

Coordinate sferiche
Punto P(xp,yp) visualizzato come intersezione di

visualizzato come

di un piano di inclinato, una superficie

un piani inclinato, una sup. sferica e un cono con

lintersezione di tre

cilindrica di asse Z e un piano orizzontale:

vertice nel centro della sfera:

piani di equazioni:

(1) piano inclinato Y=mX, con m=tg

(1) sfera X2+Y2+Z2=2, con =raggio sfera

(1) X=xp

(2) cilindro X2+Y2=2, con =raggio cilindro

(2) piano 1 Y=mX, con m=tg

(2) Y=yp

(3) piano orizz. Z=zp

(3) cono Z2=(X2/a2)+(Y2/a2), con a=arcotg

(3) Z=zp

In tal caso il punto P si esprime come

In tal caso il punto P si esprime come:

P(cos,sen,zp), cio:

P(sencos,sensen,cos)

xp=cos, yp=sen, zp=zp (z invariato)

xp=sencos, yp=sensen, zp=cos

Parametrizzare=trasformare lequazione di una funzione a due variabili (X e Y) in una funzione a una sola variabile
Ecco i metodi per parametrizzare le 3 funzioni notevoli f(X,Y) che pi spesso occorre parametrizzare:

Parametrizzazione retta

Parametrizzazione circonferenza

Parametrizzazione ellisse

(vedi equazione grafico nellappendice)

(vedi equazione grafico nellappendice)

(vedi equazione grafico nellappendice)

Basta porre (1) oppure (2):

Si pone (con 0t(2)):

Si pone (con 0t(2)):

(1) X=X, Y=mX+q

(m,qR noti)

(1) X=Xc+rcos(t)

(1) X=Xc+acos(t)

(2) X=(Y-q)/m, Y=Y (m,qR noti)

(2) Y=Yc+rsen(t)

(2) Y=Yc+bsen(t)

Si ottiene quindi che: f(X,Y)=f(X) o f(Y)

Si ottiene quindi che: f(X,Y)=f(t)

Si ottiene quindi che: f(X,Y)=f(t)

Ovviamente ci sono metodi per parametrizzare anche le altre curve notevoli, per a noi non interessano in quandto le curve che
ci capiter di dover parametrizzare sono sempre e sole queste 3
RISOLUZIONE DEI LIMITI DI FUNZIONI A
DUE VARIABILI

Abbiamo da risolvere: lim(x,y)(n,t) f(x,y)=?

(con n,tR numeri noti, e anche f(x,y) funzione nota)

(1) il limite?

(2) Calcolo del limite

(a) Provo a calcolare: limxn f(x,0)=A , limy f(0,y)=B

Verificato che pu il limite, per calcolarlo ci sono solo 2 modi:

(b) Provo a calcolare: limxn f(x,x)=C

(a) Utilizzare il teorema dei 2 carabinieri


(teorema gi visto in analisi 1, non nulla di nuovo)

(c) Provo a calcolare: limxn f(x2,x)=D

(b) Utilizzare le coordinare polari. Cio bisogna calcolare:

A=B=C=D probabilmente il limite (vai al (2))


A, B, C e D non sono tutti uguali il limite

limh f(cos,sen)=L

NB: il procedimento vale sempre, anche nel caso che A

Con: (n,t)=(hcos,hsen)

e/o B e/o C e/o D valgono

(h=(n,t)=(n2+t2)1/2R ,R)

NB: il metodo (a) comodo solo nel caso (n,t)=(0,0) ( h=0) o


h=, mentre il (b) si pu utilizzare agevolmente sempre

RICERCA DEI MINIMI E DEI MASSIMI DI

Abbiamo una funzione (data) f:KR2R, (x,y)f(x,y)=z e ci viene chiesto di calcolare i suoi punti di massimo e minimo

UNA FUNZIONE SU UN INSIEME K

(ovviamente su un insieme K). Ecco il procedimento:


1

max(f)K e min(f)K?

(a) K un compatto Per il teorema di Weierstrass di sicuro max(f)K e min(f)K


(b) K non un compatto (es: K=R2) non si pu sapere a priori se max(f)K e min(f)K

Calcolo dei punti

(x0,y0) punto stazionario (f)(x0,y0)=0.

stazionari

Per calcolare i punti stazionari bisogna quindi risolvere il sistema (a)(b):


(a) (f/x)=0 , (b) (f/y)=0

(i risultati di questo sistema stanno in tutto il dominio f)

Risolto il sistema ci sono 2 casi possibili:


(a) (a)(b)= Non c neanche un punto stazionario. Ora ci sono 2 casi possibili:
(1-a) K un compatto max(f)K e min(f)K stanno su K vedi punto 4
(1-b) K non un compatto max(f)K e min(f)K fine esercizio
(2) (a)(b) d n risultati ci sono n (n1) punti stazionari.
Chiamiamo Stot={(xi,yi): i=0,,n-1 , n(N)1} linsieme degli n risultati di (a)(b), e
chiamiamo SK=StotK. Ci sono due casi possibili:
(2-a) SK Ci sono m (mn) punti stazionari in K vedi punto 3
(2-b) SK= non c nessun punto stazionario in K, quindi nel contesto di K come se
(a)(b)= vedi (a)
NB: Stot linsieme delle soluzioni di (a)(b) nel dominio naturale della funzione, per cui il
procedimento del punto (2) tiene anche conto del fatto che K pu essere una restrizione
artificiale del dominio naturale della funzione, quindi le soluzioni totali di (a)(b), cio i
punti critici, possono anche essere in parte o tutte fuori da K, e quelle fuori da K non ci
interessano, in quanto stiamo cercando min(f)K e max(f)K

Interpretazione dei punti

Ogni singolo punto stazionario pu essere di 3 tipi:

stazionari ottenuti nel

(a) Massimo

punto 2-(2-a)

(b) Minimo
(c) N massimo n minimo (detto punto di sella)
Ogni punto stazionario va quindi identificato in una di queste 3 categorie.
Prendiamo ora un singolo punto stazionario fra quelli su K trovati (e lo chiamiamo (x0,y0)) e
vediamo in che modo esso si pu classificare. Ci sono 3 modi diversi in cui si pu procedere:
(1) Porre f(x,y)=0 ed esaminare il risultato nellintorno (x0,y0). Si possono ottenere 2 casi:
(a) f ha segno variabile nellintorno di (x0,y0) (x0,y0) sicuramente un punto di sella
(b) f ha segno costante nellintorno di (x0,y0) si deve utilizzare per forza il (2) o il (3)
(2) Costruire la matrice Hessiana generica Hf(x,y) (cosicch la si pu poi riutilizzare per gli
eventuali altri punti stazionari trovati) e calcolarla in (x0,y0): Hf(x0,y0)
Calcolare infine det[Hf(x0,y0)] e utilizzare il teorema di verifica se il punto di minimo o di
massimo tramite la matrice Hessiana (scritto nella parte di teoria). Si hanno 2 casi:
(a) det[Hf(x0,y0)]0 si pu trovare il carattere di f(x0,y0) con questo teorema
(b) det[Hf(x0,y0)]=0 non si pu utilizzare il teorema si deve utilizzare per forza il (3)
(3) Utilizzare la definizione di punto di minimo/massimo di f su K (vedi parte di teoria)
Si tratta quindi di vedere per quali (x,y) si ha che: f(x,y)-f(x0,y0)0, quindi si hanno 3 casi:
(a) f(x,y)-f(x0,y0)0 (x,y)K f(x0,y0)=min(f)K
(b) f(x,y)-f(x0,y0)0 non avviene mai negli (x,y)K f(x0,y0)=max(f)K
(c) f(x,y)-f(x0,y0)0 avviene ma non (x,y)K f(x0,y0)=sella
Come si nota questo metodo si pu sempre utilizzare
In ogni caso ora sappiamo quindi cos (x0,y0).
Ripetendo il procedimento per tutti i punti critici si escludono quindi dalla ricerca tutte le selle,
e rimangono gli eventuali (poich non detto che ce ne siano) punti stazionari di max(f)K e
min(f)K. Consideriamo ora solo min(f)K stazionario e vediamo i 3 casi possibili
(1) min(f)K stazionario abbiamo trovato min(f)K fine esercizio
(2) min(f)K stazionario e K compatto min(f)K sta su K min(f)K=min(f)K vedi punto 4
(2) min(f)K stazionario e K non compatto min(f)K fine esercizio
Se si ripete il procedimento con max(f)K si arriva a una delle conclusioni evidenziate
NB: in questo ultimo passaggio max(f)K e min(f)K sono slegati, cio potrebbe esistere anche
solo uno dei due, oppure solo uno dei due non stazionario (quindi da cercare su K)
mentre laltro stazionario quindi gi noto. Insomma, tutte le combinazioni sono
possibili E per questo che si specificato che bisogna risolvere min(f)K e max(f)K in
maniera separata.

Ricerca del massimo e

Se si arriva a questo punto perche si sicuri da precedenti considerazioni che:

del minimo di f sul bordo

min(f)K=min(f)K e max(f)K=max(f)K, dove min(f)K e max(f)K non sono punti stazionari

di K (se K compatto!)

(con K=bordo di K)
Dobbiamo quindi calcolare min(f)K e max(f)K, e per fare ci lunico modo parametrizzare
K (vedi parametrizzazione di curve note in questo capitolo). Si nota che:
K compatto per il teorema di Weierstrass per forza min(f)K e max(f)K
Ci sono ora 2 casi possibili, a seconda della forma geometrica K:
(1) K=spezzata formata da 3 o pi rette Il procedimento :
(Chiamiamo le n rette con questi simboli: 1,,i,,n n3)
(a) Parametrizzare ogni retta: f(x,y)i=f(x)i
(b) Calcolare il max e min di ogni retta su K (col procedimento di analisi 1):
min(f1)K,,min(fn)K e max(f1)K,,max(fn)K
(c) min(f)K=min[min(f1)K,,min(fn)K], max(f)K=max[max(f1)K,,max(fn)K] fine eserciz.
(2) Il bordo di K una curva unica (cerchio o ellisse) Il procedimento :
(a) Parametrizzare la curva
(b) min(f)K=minimo della curva , max(f)K=massimo della curva fine esercizio

SOLUZIONI DELLE EQUAZIONI


DIFFERENZIALI LINEARI

Fino ad ora non abbiamo affrontato quello che poi rimane il problema pi grande riguardo alle equazioni differenziali: come
trovare y1(x),,yn(x) e z(x).
La risposta a questo problema spesso pu essere molto complicata, perci noi ci limiteremo a trattare questi casi:
(NB: il caso 1p un caso molto particolare delle equazioni di ordine 1 a coefficienti costanti detto a variabili separabili)
(NB: O=Ordine)
Equazioni differenziali lineari

O
1

Equaz.

a coefficienti costanti

a coefficienti continui

[a1y(x)]+[a0y(x)]=s(x)

[a1(x)y(x)]+[a0(x)y(x)]=s(x)

y(x)+ay(x)=b(x)

[a=a0/a1 , b(x)=s(x)/a1]

y(x)+a(x)y(x)=b(x)
[a(x)=a0(x)/a1(x) , b(x)=s(x)/a1(x)]

Soluz.

Calcoliamo prima la soluzione dellomogenea (che unica e

Calcoliamo prima la soluzione

chiamiamo yp(x)):

dellomogenea (che unica, e chiamiamo

yp(x)+ayp(x)=0 yp(x)=ce-(ax)

cR

La soluzione della generale dipende da b(x). I 3 casi pi

yp(x))
yp(x)+a(x)yp(x)=0 yp(x)=ce-a(x)dx

cR

comuni (che trattiamo) sono del tipo (A, B e C):

La soluzione della generale si pu calcolare

(A) b(x)=p(x)=k0+k1x+k2

cos:

(B) b(x)=gemx

x2++k

n
n
nx =i=0

kixi

(C) b(x)=[acos(x)+bsen(x)]

Poniamo: A(x)= a(x)dx

(oppure tutte le combinazioni di somma di A, B e C).

z(x)+a(x)z(x)=b(x)

Gli elementi notevoli sono quelli segnati in grassetto.

eA(x)[z(x)+a(x)z(x)]=b(x)eA(x)

In tutti e 3 i casi il metodo sempre uguale:

Si nota per che:

(1) Pongo: z(x)=caso generale (vedi sopra)

eA(x)[z(x)+a(x)z(x)]=d[z(x)eA(x)]/dx

(2) Calcolo z(x)

z(x)eA(x)= b(x)eA(x)dx

(3) Nell equazione differenziale da risolvere sostituisco al

z(x)=e-A(x) b(x)eA(x)dx

posto di y(x) e y(x) rispettivamente z(x) e z(x) trovati nei

Quindi, alla fine, si ottiene la soluzione

punti (1) e (2). Ottengo quindi lequazione seguente:

totale sempre tramite il teorema della

z(x)+az(x)=b(x)

caratterizzazione delle soluzioni (applicato

(4) Calcolo gli elementi notevoli di z(x) incogniti in f(x)


tramite luguaglianza con b(x)

per il primo ordine):


y(x)=yp(x)+z(x)

(5) Sostituisco in z(x) i valori specifici degli elementi

y(x)=e-a(x)dx[c+ b(x)ea(x)dxdx]

notevoli (trovati nel (4))


Calcolati z(x) e yp(x), si ottiene infine che:
y(x)=yp(x)+z(x) y(x)=ce-(ax)+z(x) cR
1p

Equaz.
Soluz.

y'(x)=b(x)g(y)

y'(x)=b(x)g(y) y'(x)/g(y)=b(x)
A questo punto bisogna riuscire a riconoscere che:
y'(x)/g(y)=y(x)

(dove: y(x)=dy/dx)

y(x)=b(x) y(x)= b(x)dx


Quindi si calcola: b(x)dx=h(x)+c
y(x)=h(x)+c
n

Equaz.

cR

(ok)

[any(n)(x)]++[a1sy(x)]+[a0sy(x)]=s(x)
y(n)(x)++[a1y(x)]+[a0y(x)]=b(x) [ai=ais/an , b(x)=s(x)/an]

Soluz.

cR

La soluz. della omogenea si pu calcolare algebricamente:


Pongo y(x)=t t(n)++(a2t2)+(a1t)+a0=0
A questo punto si deve risolvere questa equazione con le
classiche regole si risoluzione dei polinomi.
T. fondamentale dellalgebra i=1h mi+j=1k mj=n
Ci possono essere ora due possibilit (poniamo hN0):
(1) Ci sono delle soluzioni reali per t ( h>0). Poniamo:
r1(x),,ri(x),,rh(x)=soluzioni distinte (ri(x)R i)
mi=molteplicit della soluzione i (reale distinta!)
(2) Ci sono anche delle soluzioni complesse per t, oppure
(se h=0) tutte le soluzioni sono complesse. Poniamo:
(1i1),,(jij),,(kik)=soluzioni distinte
mj=molteplicit della soluzione j (complessa distinta!)
Teorema fondamentale dellalgebra i=1h mi+j=1k mj=n
A questo punto si pu dimostrare che vale che:
(1) in corrispondenza della soluzione ri si ha che:
yi,0(x)=erix , yi,1(x)=xerix ,, yi,n-1(x)=xmi-1erix
(2) in corrispondenza della soluzione j+ij si ha che:
yj,0(x)=ejxcos(xj) ,, yj,n-1(x)=xmj-1ejxcos(xj)
in corrispondenza della soluzione j-ij si ha che:
yj,0(x)=ejxsen(xj) ,, yj,n-1(x)=xmj-1ejxsen(xj)
Con questo metodo si trovano quindi le y1(x),,yn(x).
Per trovare invece la soluzione generale della z(x) (che
dipende sempre da b(x)) il procedimento uguale a quello
illustrato nel primo ordine, considerando per che:
- il punto (2) va ovviamente esteso fino al calcolo di z(n)(x)
- le 3 tipologie di z(x) (derivanti dalle 3 tipologie di b(x))
scritte prima devono essere linearmente indipendenti
dalla soluzione dellomogenea yp(x)).
Esempio: y1(x)=ex z(x)=xgemx (con m,gR)
La soluzione totale si trova poi sempre cos:
y(x)=[i=1n ciyi(x)]+z(x)

ci,,cnR

(non trattati)

APPENDICE - GRAFICI NOTEVOLI


GRAFICI IN 2D (VARIABILI X, Y)

GRAFICI IN 3D (VARIABILI X, Y, Z)

Nome

Equazione

Note

Nome

Equazione

Note

Retta

Y=mX+q

m=tg()=-a/b

Piano

(aX)+(bY)+(cZ)=d

P(xp,yp,zp)=punto del piano

=angolo retta-asse x (>0)

(aX)+(bY)+c=0
Perimetro di una

a(X-xp)+b(Y-yp)+c(Z-zp)=0

q=intersezione retta-asse y=-c/b

Y=(aX2)+(bX)+c

Parabola

N(a,b,c)=vettore al piano
d=(axp)+(byp)+(czp)

V(xv,yv)=vertice parabola

Superficie di un

[(X-xv)2/a2]+[(X-yv)2/b2]

V(xv,yv,zv)=vertice parabola

xv=-b/(2a)

Paraboloide

-[2c(Z-zv)]=0

NB: il paraboloide iperbolico

yv=(axv2)+(bxv)+c

Ellittico

a>0 concavit verso lalto

Superficie di un

[(X-xv)2/a2]-[(X-yv)2/b2]

a<0 concavit verso il basso

Parabolide

-[2c(Z-zv)]=0

detto anche iperboloide, ed


ha una forma a sella

iperbolico
Circonferenza

(X-xc)2+(Y-yc)2=r2
X2+Y2-(2aX)-(2bY)+c=0

C(xc,yc)=centro circonferenza

Superficie di una

r=raggio circonferenza

Sfera

(X-xc)2+(Y-yc)2+(Z-zc)2=r2

C(xc,yc,zc)=centro sfera
r=raggio sfera

c=a2+b2-r2

NB: La sfera un ellissoide


particolare con a=b=c
Superficie di un

[(X-xc)2/a2]+[(X-yc)2/b2]-

a=dist. vertici da xc (su asse x)

Iperboloide a 1

[(Z-zc)2/c2]=1

masintoti=(b/a)

falda

eq. asintoti Y-yc=masintoti(X-xc)

Superficie di un

[(X-xc)2/a2]+[(X-yc)2/b2]-

Iperboloide a 2

[(Z-zc)2/c2]=-1

Perimetro di una

[(X-xc)2/a2]-[(X-yc)2/b2]=1;

C(xc,yc)=centro iperbole

Iperbole

a>b

C(xc,yc,zc)=centro iperboloide
masintoti piano x-y=(b/a)
masintoti paino y-z=(c/b)

falde
Perimetro di una
Ellisse

[(X-xc

)2/a2]+[(Y-y

2 2
c) /b ]=1

C(xc,yc)=centro ellisse

Superficie di un

[(X-xc)2/a2]+[(Y-yc)2/b2]+

C(xc,yc,zc)=centro ellisse

a=semiasse ellisse su asse x

Ellissoide

[(Z-zc)2/c2]=1

a=semiasse ellisse su asse x

b=semiasse ellisse su asse y

b=semiasse ellisse su asse y


c=semiasse ellisse su asse z
Superficie di un

[(X-xc)2/a2]+[(Y-yc)2/b2]-

Cono

[(Z-zc)2/c2]=0

C(xc,yc,zc)=centro cono (vertice)

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