Professional Documents
Culture Documents
Un insieme generico KR3 si dice compatto se sono rispettate entrambe queste condizioni (chiamiamo K=bordo di K):
(1) K un insieme chiuso una palla (di raggio finito!) in grado di contenerlo tutto (se KR2 la palla un cerchio!)
(2) Anche il bordo di K appartiene a K KK
NB: KR3 un compatto K una superficie (o se KR2 una curva) chiusa
NB: di solito un insieme compatto lo si chiama K poich sta per Kompact=Compatto!
VARIABILI
Posta f:R2R, (x,y)f(x,y)=z, e posto V(V1,V2)R2, si ha che la derivata direzionale prima lungo V di f nel punto (x0,y0) data da:
(f/V)(x0,y0)=limt [f((x0+V1t),(y0+V2t))-f(x0,y0)]/t
(cio se (x0,y0) un punto generico, ovvero (x,y), si abbrevia la scrittura del simbolo di derivata)
Il vettore gradiente di una funzione (f:R2R, (x,y)f(x,y)=z) nel punto (x0,y0) cos definito:
(f)(x0,y0)=[(f/x)(x0,y0),(f/y)(x0,y0)]
((f)=(f/x,f/y))
Vedremo parlando di differenziale che tale vettore fondamentale per calcolare il piano tangente alla funzione in un punto
NB: il versore gradiente si calcola cos: =(f)(x0,y0)/(f)(x0,y0) con (f)(x0,y0)=[(f/x)(x0,y0)2,(f/y)(x0,y0)2]1/2
DIFFERENZIABILITA (NELLO SPAZIO)
(x,y)D
lim(x,y)(x0,y0) {f(x,y)-f(x0,y0)-[A(x-x0)]-[B(y-y0)]}/[(x-x0)2+(y-y0)2]1/2=0
(x,y)D
Vale poi che: f differenziabile in (x0,y0) il piano tangente alla funzione in (x0,y0)
TEROEMA DI LEGAME FRA
DIFFERENZIBILITA E CONTINUITA
ALLA DIFFERENZIABILITA
Considerando sempre una funzione del tipo: f:R2R, (x,y)f(x,y)=z, si pu dire che:
TOTALE
NB: (f)(x0,y0),V=[(f/x)(x0,y0)V1]+[(f/y)(x0,y0)V2]
NB: questo teorema non dice nulla se le derivate parziali non esistono o non sono continue. In questi casi lunico modo di vedere
se la funzione o no differenziabile utilizzare la definizione di differenziabilit (quella con il limite), scritta sopra
DERIVATA SECONDA
Scriviamo ora le notazioni che si utilizzano per le derivate seconde nel caso direzionale (cio nel caso generico), posti V,RR2:
(1) VR Derivate miste: (f(f/V)/R)(x0,y0)=(2f/(RV))(x0,y0) , (f(f/R)/V)(x0,y0)=(2f/(VR))(x0,y0)
(2) VR Derivata doppia: (f(f/V)/R)(x0,y0)=(f(f/V)/V)(x0,y0)=(f(f/R)/R)(x0,y0)=(2f/V2)(x0,y0)=(2f/R2)(x0,y0)
Il caso parziale si ottiene molto semplicemente sempre come caso particolare:
(1) Derivate miste: (f(f/x)/y)(x0,y0)=(2f/(yx))(x0,y0) , (f(f/y)/x)(x0,y0)=(2f/(xy))(x0,y0)
(2) Derivate doppie: (f(f/x)/x)(x0,y0)=(2f/x2)(x0,y0) , (f(f/y)/y)(x0,y0)=(2f/y2)(x0,y0)
TEOREMA DI SHWARTZ
Considerando sempre una funzione del tipo: f:R2R, (x,y)f(x,y)=z, si pu dire che:
2f/(xy), 2f/(yx) ed entrambe sono continue in (x0,y0) (2f/(xy))(x0,y0)=(2f/(yx))(x0,y0)
NB: questo teorema fa anche capire che, in generale: (2f/(xy))(x0,y0)(2f/(yx))(x0,y0)
MATRICE HESSIANA
Posta f:R2R, (x,y)f(x,y)=z la matrice Hessiana nel punto (x0,y0) una matrice 2x2 fatta come segue:
Hf(x0,y0)
(2f/x2)(x0,y0)
(2f/(yx))(x0,y0)
(2f/(xy))(x0,y0)
(2f/y2)(x0,y0)
Considerando sempre una funzione del tipo: f:DR, (x,y)f(x,y)=z (D=dominio della funzione) si hanno 4 casi:
(1) f(x,y)-f(x0,y0)>0 (x,y)D f(x0,y0)=min(f)D=minimo (assoluto) della funzione f sullinsieme D, e (x0,y0)=punto di minimo
DOMINIO
(2) f(x,y)-f(x0,y0)<0 (x,y)D f(x0,y0)=max(f)D=massimo (assoluto) della funzione f sullinsieme D, e (x0,y0)=punto di minimo
(3) f(x,y)-f(x0,y0)=0 (x,y)D f(x,y)=f(x0,y0)=zR (x,y)D la f un piano orizzontale in D
z=min(f)D=max(f)D e D=insieme dei punti di minimo/massimo
(4) f(x,y)-f(x0,y0) non ha segno costante (x,y)D f(x0,y0) non n massimo n minimo, cio si dice che f(x0,y0)=sella, e
(x0,y0)=punto di sella
NB: D pu essere o il dominio naturale della funzione oppure anche un insieme ristretto artificialmente (in tal caso D dato di
solito come insieme compatto e quindi lo si chiama K, ma solo una questione di nomenclatura, non c una regola!!)
Considerando sempre una funzione del tipo: f:DR, (x,y)f(x,y)=z (D=dominio funzione), allora si hanno 4 casi possibili:
LA MATRICE HESSIANA
hanno quasi sempre derivate seconde miste uguali, perci risulta sempre che: (2f/x2)(x0,y0)=0 det[Hf(x0,y0)]<0
DOMINIO NORMALE RISPETTO A UN
Poniamo (x) e (x) funzioni (di R2) continue su [a,b]R, con (x)(x) x[a,b]. Chiamiamo:
ASSE
Poniamo che: Ex=dominio normale rispetto allasse x, Ex misurabile, f(x,y) continua su [a,b]. Allora vale che:
TEOREMA DI RIDUZIONE
MATRICE JACOBIANA
Poniamo: f:(Rn)Rm, x=(x1,,xn)f(x)=(f1(x),,fm(x)), con n,m1 (NB: f1,,fm sono funz. in generale diverse del vettore x).
(ExR2)
NB: in questo modo si pu calcolare un integrale doppio utilizzando le nozioni di analisi 1 sugli integrali in R
La matrice Jacobiana del vettore x0 associata alla funzione f definita come segue:
Jf(x0) =
(f1/x1)(x0)
(fi/xj)(x0)
(f1/xn)(x0)
(fm/x1)(x0)
(fm/xn)(x0)
i=1,,m
j=1,,n
Per individuare un sottoinsieme di R2 si possono utilizzare le classiche coordinate x-y, ma anche altri tipi di coordinate. Per
J(x) =
(fx/u)(x)
(fx/v)(x)
(fy/u)(x)
(fy/v)(x)
Allora, posta una funzione f:D(R2)R3, (x,y)f(x,y), e un sottoinsieme T:TD, se (T) linsieme T descritto in coordinate non
pi x-y ma u-v (e f(u,v)=f(fx(u,v),fy(u,v))=f(x,y)), si ha che:
(T) f(x,y)dxdy=T f(u,v)|det(J(x)|dudv
NB: lapplicazione di questo teorema fondamentalmente il passaggio da coordinate cartesiane a coordinate polari nella
risoluzione di un integrale doppio, in cui cio si ha che: u=, v= fx=cos, fy=sen det(J(x)=
NB: questo teorema si pu con facilit trasportare anche nel caso degli integrali tripli, il che poi ha applicazione per il passaggio
da coordinate cartesiane a coordinate cilindriche/sferiche (in tal caso si ha perci una Jacobiana 3x3):
u=, v=, w= det(J(x)=2sen()
DOMINIO NORMALE RISPETTO A UN
Poniamo (x) e (x) funzioni (di R3) continue, con (x,y)(x,y). Inoltre: xy(E)=proiezione di E sul piano x-y. Chiamiamo:
PIANO
Poniamo che: Exy=dominio normale rispetto al piano x-y, Exy misurabile, f(x,y,z) continua. Allora vale che:
(ExyR3)
NB: xy(E) dxdy() unintegrale doppio, risolubile col metodo spiegato precedentemente
INSIEME SEMPLICE RISPETTO
Poniamo =[a,b]=intervallo chiuso e limitato. Poniamo poi ER3 e chiamiamo: Ez*=E(z=z*) ( Ez*R2)
ALLASSE Z
Posto xIR, chiamiamo equazione differenziale lineare a coefficienti continui (di ordine n) ogni espressione del tipo:
[an(x)y(n)(x)]+[an-1(x)y(n-1)(x)]++[ai(x)y(i)(x)]++[a1(x)y(x)]+[a0(x)y(x)]=b(x)
xI, i=1,,n
Dove: y(i)(x)=derivata i-esima di y(x) , ai:IR, xai(x) , b:IR, xb(x) , ai, b e y sono continue, tutte le derivate di y sono cont.
Chiamiamo ai(x)=coefficiente di y(i)(x) se ai(x)=ai, cio se ai non in funzione di x, ai un coefficiente costante
Se in una equazione lineare tutti i coefficienti sono costanti (ai(x)=ai i) chiamiamo tale equazione eq. diff. lin. a coeff. costanti
(x) (una) soluzione dellequazione differenziale [an(x)(n)(x)]++[a1(x)(x)]+[a0(x)(x)]=b(x)
Lequazione differenziale si dice omogenea se b(x)=0
Oltre alle equazioni differenziali lineari a coefficienti continui ci sono anche altri tipi di equazioni differenziali, ma noi non le
tratteremo, limitandoci a questo tipo. Tutti i teoremi che affronteremo riguardano solo questo tipo di equazioni differenziali
ESERCIZI DI EQUAZIONI
DIFFERENZIALI: DEFINIZIONI
Nella risoluzione delle equazioni differenziali (che per noi sar limitato a quelle lineari a coefficienti costanti) chiameremo:
(1) equazione generale=equazione completa da risolvere (cio con b(x) che pu anche essere anche 0)
(2) equazione omogenea associata alla generale=equazione uguale alla completa, ma con b(x)=0 ( unimposizione!)
Chiameremo poi sempre:
(1) z(x)=una soluzione della equazione generale
(2) y1(x),,yn(x)=n soluzioni linearmente indipendenti dellequazione omogenea associata alla generale
SOLUZIONI LINERAMENTE
INDIPENDENTI
Siano y1(x), y2(x) soluzioni di una equazione differenziale. Allora vale questa definizione:
y1(x) e y2(x) sono linearmente dipendenti 1,2R: 1y1(x)+2y2(x)=0 xI
Per esclusione, y1(x) e y2(x) sono linearmente indipendenti 1,2R: 1y1(x)+2y2(x)=0 xI
TEOREMA DI CARATTERIZZAZIONE
DELLE SOLUZIONI
Allora vale che: y(x) una soluzione della equazione generale c1,,cnR: y(x)=[i=1n ciyi(x)]+z(x)=c1y1++cnyn+z(x)
basta trovare y1(x),,yn(x) e z(x) per risolvere lequazione differenziale
NB: y(x)=[i=1n ciyi(x)]+z(x) y(k)(x)=[i=1n ciyi(k)(x)]+z(k)(x) kR
xI, i=1,,n
posti y1(x),,yn(x) e z(x) come sopra, si possono ricavare queste formule sfruttando il teorema precedente (c1,,cnR):
(1) y(x0)=0=[i=1n ciyi(x0)]+z(x0) , (2) y(x0)1=[i=1n ciyi(x0)]+z(x0) ,, (n) y(n-1)(x0)=n-1=[i=1n ciyi(n-1)(x0)]+z(n-1)(x0)
(1) i=1n ciyi(x0)=0-z(x0) , (2) i=1n ciyi(x0)=1-z(x0) ,, (n) i=1n ciyi(n-1)(x0)=n-1-z(n-1)(x0)
E venuto fuori un sistema di n equazioni, da cui si possono ricavare (prendendo note y1(x),,yn(x) e z(x)) le equazioni di c1,,cn.
Le equazioni di c1,,cn danno poi immediatamente y(x) sempre dal teorema precedente: y(x)=[i=1n ciyi(x)]+z(x)
PROCEDIMENTI E OSSERVAZIONI
COORDINATE NEL PIANO
Coordinate cartesiane
Coordinate polari
Punto P(xp,yp) visualizzato come intersezione di una retta passante per lorigine di
Coordinate cilindriche
Coordinate cilindriche
Punto P(xp,yp,zp)
Coordinate sferiche
Punto P(xp,yp) visualizzato come intersezione di
visualizzato come
lintersezione di tre
piani di equazioni:
(1) X=xp
(2) Y=yp
(3) Z=zp
P(cos,sen,zp), cio:
P(sencos,sensen,cos)
Parametrizzare=trasformare lequazione di una funzione a due variabili (X e Y) in una funzione a una sola variabile
Ecco i metodi per parametrizzare le 3 funzioni notevoli f(X,Y) che pi spesso occorre parametrizzare:
Parametrizzazione retta
Parametrizzazione circonferenza
Parametrizzazione ellisse
(m,qR noti)
(1) X=Xc+rcos(t)
(1) X=Xc+acos(t)
(2) Y=Yc+rsen(t)
(2) Y=Yc+bsen(t)
Ovviamente ci sono metodi per parametrizzare anche le altre curve notevoli, per a noi non interessano in quandto le curve che
ci capiter di dover parametrizzare sono sempre e sole queste 3
RISOLUZIONE DEI LIMITI DI FUNZIONI A
DUE VARIABILI
(1) il limite?
limh f(cos,sen)=L
Con: (n,t)=(hcos,hsen)
(h=(n,t)=(n2+t2)1/2R ,R)
Abbiamo una funzione (data) f:KR2R, (x,y)f(x,y)=z e ci viene chiesto di calcolare i suoi punti di massimo e minimo
max(f)K e min(f)K?
stazionari
(a) Massimo
punto 2-(2-a)
(b) Minimo
(c) N massimo n minimo (detto punto di sella)
Ogni punto stazionario va quindi identificato in una di queste 3 categorie.
Prendiamo ora un singolo punto stazionario fra quelli su K trovati (e lo chiamiamo (x0,y0)) e
vediamo in che modo esso si pu classificare. Ci sono 3 modi diversi in cui si pu procedere:
(1) Porre f(x,y)=0 ed esaminare il risultato nellintorno (x0,y0). Si possono ottenere 2 casi:
(a) f ha segno variabile nellintorno di (x0,y0) (x0,y0) sicuramente un punto di sella
(b) f ha segno costante nellintorno di (x0,y0) si deve utilizzare per forza il (2) o il (3)
(2) Costruire la matrice Hessiana generica Hf(x,y) (cosicch la si pu poi riutilizzare per gli
eventuali altri punti stazionari trovati) e calcolarla in (x0,y0): Hf(x0,y0)
Calcolare infine det[Hf(x0,y0)] e utilizzare il teorema di verifica se il punto di minimo o di
massimo tramite la matrice Hessiana (scritto nella parte di teoria). Si hanno 2 casi:
(a) det[Hf(x0,y0)]0 si pu trovare il carattere di f(x0,y0) con questo teorema
(b) det[Hf(x0,y0)]=0 non si pu utilizzare il teorema si deve utilizzare per forza il (3)
(3) Utilizzare la definizione di punto di minimo/massimo di f su K (vedi parte di teoria)
Si tratta quindi di vedere per quali (x,y) si ha che: f(x,y)-f(x0,y0)0, quindi si hanno 3 casi:
(a) f(x,y)-f(x0,y0)0 (x,y)K f(x0,y0)=min(f)K
(b) f(x,y)-f(x0,y0)0 non avviene mai negli (x,y)K f(x0,y0)=max(f)K
(c) f(x,y)-f(x0,y0)0 avviene ma non (x,y)K f(x0,y0)=sella
Come si nota questo metodo si pu sempre utilizzare
In ogni caso ora sappiamo quindi cos (x0,y0).
Ripetendo il procedimento per tutti i punti critici si escludono quindi dalla ricerca tutte le selle,
e rimangono gli eventuali (poich non detto che ce ne siano) punti stazionari di max(f)K e
min(f)K. Consideriamo ora solo min(f)K stazionario e vediamo i 3 casi possibili
(1) min(f)K stazionario abbiamo trovato min(f)K fine esercizio
(2) min(f)K stazionario e K compatto min(f)K sta su K min(f)K=min(f)K vedi punto 4
(2) min(f)K stazionario e K non compatto min(f)K fine esercizio
Se si ripete il procedimento con max(f)K si arriva a una delle conclusioni evidenziate
NB: in questo ultimo passaggio max(f)K e min(f)K sono slegati, cio potrebbe esistere anche
solo uno dei due, oppure solo uno dei due non stazionario (quindi da cercare su K)
mentre laltro stazionario quindi gi noto. Insomma, tutte le combinazioni sono
possibili E per questo che si specificato che bisogna risolvere min(f)K e max(f)K in
maniera separata.
di K (se K compatto!)
(con K=bordo di K)
Dobbiamo quindi calcolare min(f)K e max(f)K, e per fare ci lunico modo parametrizzare
K (vedi parametrizzazione di curve note in questo capitolo). Si nota che:
K compatto per il teorema di Weierstrass per forza min(f)K e max(f)K
Ci sono ora 2 casi possibili, a seconda della forma geometrica K:
(1) K=spezzata formata da 3 o pi rette Il procedimento :
(Chiamiamo le n rette con questi simboli: 1,,i,,n n3)
(a) Parametrizzare ogni retta: f(x,y)i=f(x)i
(b) Calcolare il max e min di ogni retta su K (col procedimento di analisi 1):
min(f1)K,,min(fn)K e max(f1)K,,max(fn)K
(c) min(f)K=min[min(f1)K,,min(fn)K], max(f)K=max[max(f1)K,,max(fn)K] fine eserciz.
(2) Il bordo di K una curva unica (cerchio o ellisse) Il procedimento :
(a) Parametrizzare la curva
(b) min(f)K=minimo della curva , max(f)K=massimo della curva fine esercizio
Fino ad ora non abbiamo affrontato quello che poi rimane il problema pi grande riguardo alle equazioni differenziali: come
trovare y1(x),,yn(x) e z(x).
La risposta a questo problema spesso pu essere molto complicata, perci noi ci limiteremo a trattare questi casi:
(NB: il caso 1p un caso molto particolare delle equazioni di ordine 1 a coefficienti costanti detto a variabili separabili)
(NB: O=Ordine)
Equazioni differenziali lineari
O
1
Equaz.
a coefficienti costanti
a coefficienti continui
[a1y(x)]+[a0y(x)]=s(x)
[a1(x)y(x)]+[a0(x)y(x)]=s(x)
y(x)+ay(x)=b(x)
[a=a0/a1 , b(x)=s(x)/a1]
y(x)+a(x)y(x)=b(x)
[a(x)=a0(x)/a1(x) , b(x)=s(x)/a1(x)]
Soluz.
chiamiamo yp(x)):
yp(x)+ayp(x)=0 yp(x)=ce-(ax)
cR
yp(x))
yp(x)+a(x)yp(x)=0 yp(x)=ce-a(x)dx
cR
(A) b(x)=p(x)=k0+k1x+k2
cos:
(B) b(x)=gemx
x2++k
n
n
nx =i=0
kixi
(C) b(x)=[acos(x)+bsen(x)]
z(x)+a(x)z(x)=b(x)
eA(x)[z(x)+a(x)z(x)]=b(x)eA(x)
eA(x)[z(x)+a(x)z(x)]=d[z(x)eA(x)]/dx
z(x)eA(x)= b(x)eA(x)dx
z(x)=e-A(x) b(x)eA(x)dx
z(x)+az(x)=b(x)
y(x)=e-a(x)dx[c+ b(x)ea(x)dxdx]
Equaz.
Soluz.
y'(x)=b(x)g(y)
y'(x)=b(x)g(y) y'(x)/g(y)=b(x)
A questo punto bisogna riuscire a riconoscere che:
y'(x)/g(y)=y(x)
(dove: y(x)=dy/dx)
Equaz.
cR
(ok)
[any(n)(x)]++[a1sy(x)]+[a0sy(x)]=s(x)
y(n)(x)++[a1y(x)]+[a0y(x)]=b(x) [ai=ais/an , b(x)=s(x)/an]
Soluz.
cR
ci,,cnR
(non trattati)
GRAFICI IN 3D (VARIABILI X, Y, Z)
Nome
Equazione
Note
Nome
Equazione
Note
Retta
Y=mX+q
m=tg()=-a/b
Piano
(aX)+(bY)+(cZ)=d
(aX)+(bY)+c=0
Perimetro di una
a(X-xp)+b(Y-yp)+c(Z-zp)=0
Y=(aX2)+(bX)+c
Parabola
N(a,b,c)=vettore al piano
d=(axp)+(byp)+(czp)
V(xv,yv)=vertice parabola
Superficie di un
[(X-xv)2/a2]+[(X-yv)2/b2]
V(xv,yv,zv)=vertice parabola
xv=-b/(2a)
Paraboloide
-[2c(Z-zv)]=0
yv=(axv2)+(bxv)+c
Ellittico
Superficie di un
[(X-xv)2/a2]-[(X-yv)2/b2]
Parabolide
-[2c(Z-zv)]=0
iperbolico
Circonferenza
(X-xc)2+(Y-yc)2=r2
X2+Y2-(2aX)-(2bY)+c=0
C(xc,yc)=centro circonferenza
Superficie di una
r=raggio circonferenza
Sfera
(X-xc)2+(Y-yc)2+(Z-zc)2=r2
C(xc,yc,zc)=centro sfera
r=raggio sfera
c=a2+b2-r2
[(X-xc)2/a2]+[(X-yc)2/b2]-
Iperboloide a 1
[(Z-zc)2/c2]=1
masintoti=(b/a)
falda
Superficie di un
[(X-xc)2/a2]+[(X-yc)2/b2]-
Iperboloide a 2
[(Z-zc)2/c2]=-1
Perimetro di una
[(X-xc)2/a2]-[(X-yc)2/b2]=1;
C(xc,yc)=centro iperbole
Iperbole
a>b
C(xc,yc,zc)=centro iperboloide
masintoti piano x-y=(b/a)
masintoti paino y-z=(c/b)
falde
Perimetro di una
Ellisse
[(X-xc
)2/a2]+[(Y-y
2 2
c) /b ]=1
C(xc,yc)=centro ellisse
Superficie di un
[(X-xc)2/a2]+[(Y-yc)2/b2]+
C(xc,yc,zc)=centro ellisse
Ellissoide
[(Z-zc)2/c2]=1
[(X-xc)2/a2]+[(Y-yc)2/b2]-
Cono
[(Z-zc)2/c2]=0