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Scuola di Medicina e Scienze della Salute

Corso di Laurea in Medicina e Chirurgia


Corso di Fisica

Elementi di Fisica Moderna


Corso di Fisica - UdA

Sommario

La crisi della Fisica classica


La radiazione di corpo nero e la quantizzazione dellenergia
Leffetto fotoelettrico, i fotoni e la natura corpuscolare della
luce
Leffetto Compton
Latomo di Bohr e la quantizzazione dei livelli energetici
dellatomo
Lo spin
I raggi X
Il Laser
La Radioattivit e il decadimento radioattivo
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La Fisica Moderna
Alla fine del XIX secolo la Fisica aveva ottenuto dei risultati molto
importanti che permettevano di interpretare completamente alcuni
fondamentali fenomeni naturali :
1. La meccanica newtoniana movimento dei corpi sulla Terra e
il moto dei pianeti, teoria dei fluidi, onde e suono;
2. La meccanica statistica e la teoria cinetica comportamento
dei gas;
3. La teoria di Maxwell sullelettromagnetismo visione unitaria
dei fenomeni elettrici e magnetici, onde elettromagnetiche e
luce.

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La Fisica Moderna
Tuttavia, rimanevano inspiegati alcuni fenomeni, ed altri ne vennero scoperti che pure non
potevano essere spiegati tramite le leggi note fino ad allora, ovvero le leggi della Fisica
Classica:
1.
2.
3.
4.
5.
6.

La indipendenza del valore della velocit della luce c dal sistema di riferimento
inerziale o non inerziale;
Le leggi dellemissione di corpo nero;
Leffetto fotoelettrico;
Leffetto Compton;
I raggi X;
I radioisotopi ed il decadimento radioattivo.

Allinizio del XX secolo vennero sviluppate due nuove teorie che rivoluzionarono radicalmente la
concezione della natura: la teoria quantistica (M. Planck), con le sue fondamentali implicazioni
per la natura corpuscolare della radiazione elettromagnetica e per la struttura atomica di cui
ci occuperemo nel seguito - e la teoria della relativit (A. Einstein). Nacque cos la Fisica
Moderna.
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La scoperta degli elettroni

Verso la fine del 1800 vennero osservati per la prima volta i raggi catodici,
emessi in un tubo a vuoto da un elettrodo metallico collegato ad unalta ddp: tali
raggi, che colpendo uno schermo lo rendevano fluorescente, venivano deviati da
un campo magnetico: Thomson (1897) comprese che essi venivano deviati grazie
alla forza di Lorentz, che il verso di deviazione indicava una carica negativa
denominata e, e che il raggio di curvatura forniva un preciso valore del rapporto
e/m. Per la prima volta si introdusse il concetto di elettrone.
La struttura dellatomo rest
tuttavia un mistero ancora per
molti anni, con un dibattito
scientifico tra due teorie
contrapposte, latomo di Thomson e
quello di Rutherford
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Lesperimento di Rutherford
Il modello di Thomson prevedeva un atomo fatto di una
materia carica positivamente in cui erano immerse delle
cariche negative (elettroni). Quello di Rutherford,
ipotizzava un nucleo positivo al centro e delle cariche
negative che ruotavano intorno ad esso su orbite
circolari
Rutherford, con un celebre esperimento (1911)
dimostr che delle particelle positive , da poco
scoperte, lanciate contro un bersaglio di
metallico, venivano deflesse ad angoli molto
grandi, sostenendo lipotesi di una massa
positiva concentrata al centro dellatomo
Disco 25 video 13 Rutherford
scattering
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La radiazione di corpo nero e la teoria quantistica


Nel 1859 il fisico tedesco Gustav Kirchhoff inizi lo studio della radiazione elettromagnetica emessa da
un corpo nero, ossia un corpo capace di assorbire tutta la radiazione incidente su di esso. Se il corpo
in equilibrio termico con l'ambiente circostante esso dovr emettere a sua volta energia sotto forma di
radiazione elettromagnetica. Successivamente alcuni esperimenti provarono che lo spettro
elettromagnetico emesso da un corpo nero una caratteristica indipendente dal materiale di cui
composto il corpo ed legato solo alla temperatura (assoluta) del corpo stesso.
Possiamo renderci conto del fatto che i corpi caldi emettano radiazione
elettromagnetica a seconda della loro temperatura guardando, ad
esempio, un pezzo di ferro rovente (di colore rosso) o il filamento di una
lampadina (che emette luce bianca).

Disco 24 video 18
Radiation spectrum of a hot
object

Le modalit con le quali la radiazione elettromagnetica viene emessa sono stabilite dalle leggi di
Stefan-Boltzmann e di Wien.
Legge di Stefan-Boltzmann :
dove:

E/t = e A T4

e - emissivit del corpo (compresa fra 0 e 1)


= 5.67 10-8 W / m2 K4 chiamata costante di Stefan-Boltzmann
A - superficie del corpo in m2
T - temperatura assoluta in K

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La radiazione di corpo nero e la teoria quantistica


La Legge di Stefan-Boltzmann ci dice dunque che la potenza irraggiata (energia per unit di tempo)
proporzionale alla quarta potenza della temperatura assoluta.
La legge di Wien ci dice invece quale la lunghezza donda alla quale lintensit della radiazione emessa
da un corpo nero massima (corpo con e = 1) in funzione della temperatura del corpo stesso.
Legge di Wien

(max) = 2.89710-3 / T
max

Le due leggi possono essere riportate nel


grafico qui a fianco che illustra appunto
lintensit della radiazione emessa da un
corpo nero in funzione della lunghezza
donda della radiazione e della
temperatura assoluta del corpo.

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La radiazione di corpo nero e la teoria quantistica


Nel 1894 Wien mostr poi che, a partire dalle leggi della termodinamica classica (procedimento di
Rayleigh-Jeans), la distribuzione dell'energia emessa da un corpo nero per unit di tempo e di area
(radianza) in un certo intervallo di lunghezza d'onda era descritta dalla legge:
E (,T) = 1/5
Il grafico di questa legge riportato in nero nella figura precedente e mostra che lemissione tende
allinfinito per lunghezze donda via via pi piccole.
Per comprendere meglio questo punto ricordiamo che, secondo le leggi della Termodinamica, in un
corpo a temperatura T, gli atomi oscillano rispetto alla loro posizione di equilibrio - con una energia
cinetica media 3/2kT - alla frequenza corrispondente f e a tutte le armoniche*.
*Ricordiamo che nel caso delloscillatore armonico (molla con costante elastica k) la pulsazione vale:
= f = (k/m)
k = m 2= mf2,
mentre lenergia vale:
U(x) = k x2 = m 2 x2 = m f2 x2
e quindi, nel caso degli oscillatori armonici atomici e molecolari, tale energia corrisponde allenergia
cinetica media 3/2kT
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Oscillatore armonico

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La radiazione di corpo nero e la teoria quantistica


Questo insieme grandissimo di oscillatori armonici produce di conseguenza un insieme
infinito di onde stazionarie (o modi stazionari) nel corpo stesso: lemissione di energia
pertanto il risultato dell'equilibrio termodinamico fra tutti i modi possibili, ovvero
tutte le frequenze.
Secondo l'elettromagnetismo classico, dunque, l'equilibrio termodinamico su tutte le
frequenze ha come diretta conseguenza che per lunghezze d'onda molto piccole
lenergia emessa dovrebbe essere infinita.
Questo risultato era tuttavia in netto contrasto con le osservazioni sperimentali
spiegate dalle due leggi di Stefan-Boltzmann e di Wien che invece mostravano la
diminuzione dellemissione per frequenze minori di max a tutte le temperature, ovvero
quella che venne definita catastrofe ultravioletta*. .
* si noti che tale tendenza a divergere allinfinito per che tende a zero si avrebbe anche per
temperature del corpo molto basse, come ad esempio il corpo umano!

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La radiazione di corpo nero e la teoria quantistica


Max Planck (1900) suppose che gli atomi fossero degli oscillatori dotati solo di certi valori
di energia. Ogni atomo pu avere solo unenergia multipla di un valore minimo legato alla
frequenza di oscillazione dalla relazione: E0 = hf (quanto di energia, h = costante di
Planck = 6.626 10-34 J.s), e che lenergia di ogni possibile vibrazione atomica o molecolare
pu essere solo multipla di E0: E = n E0 = n hf (con n = 1,2, = numero quantico).
E interessante notare che Planck introdusse la sua teoria solo per poter
ricavare una legge che concordasse con landamento sperimentale, senza
rendersi conto che la sua idea era rivoluzionaria almeno quanto lo erano
state quelle di Newton, e che con essa avrebbe dato origine a tutta la
Fisica Moderna!
Per comprendere il concetto di quantizzazione di energia, possiamo pensare
ad un analogo meccanico, in cui un corpo, nel caso a), pu essere posizionato
in qualunque punto e possedere tutti i valori possibili di energia potenziale,
mentre nel caso b) i valori possibili sono discreti.

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Leffetto fotoelettrico
Tra i fenomeni che le leggi della Fisica classica non riuscivano a
spiegare cerano anche leffetto fotoelettrico e leffetto
Compton.
Quando un fascio di luce monocromatica colpiva un bersaglio
metallico sotto vuoto inserito in un circuito come nella figura,
si aveva estrazione di elettroni e circolazione di corrente solo
se la frequenza f della luce era maggiore di un valore di soglia
f0: questo era incompatibile con la classica teoria ondulatoria
dove lestrazione degli elettroni sarebbe stata legata alla sola
intensit del fascio incidente che aveva ceduto agli elettroni
stessi lenergia cinetica sufficiente a lasciare il relativo nucleo
e a migrare dal metallo verso lelettrodo positivo.

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Leffetto fotoelettrico
La relazione tra la lunghezza donda e la
frequenza f di unonda pari a:
f = v/
E quindi per la radiazione em tale relazione
diventa :
f = c/

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I fotoni e la natura corpuscolare della luce


La teoria quantistica della materia da poco sviluppata da Planck per
spiegare le leggi dellemissione del corpo nero ipotizzava che lenergia
vibrazionale degli atomi o delle molecole in un corpo radiante fosse
quantizzata con energia nhf. Einstein suppose che, di conseguenza,
quando un oscillatore molecolare emetteva luce la sua energia doveva
diminuire almeno di una quantit hf (o sua multipla intera), e che dunque
anche la luce emessa doveva possedere una energia pari ad hf: questo
implicava che anche la luce, dal punto di vista energetico, avesse una
natura corpuscolare e che ciascun quanto di luce, o fotone, pur avendo
massa nulla, si propagasse in linea retta con velocit c e avesse dunque in
s un dualismo onda-particella.

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La comprensione delleffetto fotoelettrico


Questa ipotesi rivoluzionaria spiegava perfettamente
leffetto fotoelettrico: solo quando la frequenza della luce
incidente superava f0 lenergia del fotone, ceduta nellurto
ad un elettrone del bersaglio metallico, forniva a
questultimo una energia cinetica
K0 = hf0
sufficiente a lasciare la superficie del metallo stesso e a
produrre corrente nel circuito!
Disco 24 video 19 Photoelectric effect in Zinc

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Leffetto Compton
Un ulteriore fenomeno sperimentale inspiegabile
alla luce della Fisica Classica era leffetto
Compton: se una radiazione di lunghezza donda
e frequenza f incide su un materiale, pu
interagire con un elettrone, strappandolo dal suo
atomo, come in figura: nellurto la radiazione
emergente ha una pi alta e una f pi bassa,
lelettrone inizialmente a riposo si muove con una
sua quantit di moto mentre la radiazione
luminosa viaggia in una direzione diversa da quella
incidente.

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Quantit di moto della luce


Anzi, osservando lenergia dellelettrone e le direzioni del fascio uscente e dellelettrone
sbalzato via, si osserva che il tutto avviene nel rispetto della conservazione dellenergia
e della quantit di moto*, a patto che il fotone abbia una sua quantit di moto p (ma una
massa nulla). Dalla teoria della relativit ristretta sviluppata da Einstein qualche anno
prima si ricavava oltre al concetto della indipendenza del valore della velocit della luce
c dal sistema di riferimento anche quello che la luce, o meglio, i fotoni possedevano una
quantit di moto pari a:
p = E/c = hf/c = h/
essendo f = c/
Utilizzando tale valore, Compton interpret completamente leffetto che portava il suo
nome, rafforzando quindi le basi sperimentali della natura corpuscolare della luce.
* Il principio di conservazione della quantit di moto stabilisce che in un sistema isolato ovvero in
cui la risultante delle forze esterne sia nulla la quantit di moto totale si conserva.
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Fotoni

Dal database della NASA


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Interazione dei fotoni


Le interazioni principali dei fotoni con la materia si possono riassumere quindi in:
Effetto fotoelettrico: il fotone pu espellere un elettrone da un atomo,
cedere tutta la sua energia e scomparire totalmente nel processo.
Effetto Compton: il fotone pu essere diffuso da un elettrone e perdere parte
della sua energia nel processo, pur continuando a viaggiare con velocit c.
Eccitazione di un atomo: il fotone pu spingere un elettrone atomico ad uno
stato di energia pi elevato allinterno dellatomo stesso, in quanto lenergia del
fotone non sufficiente ad espellere del tutto lelettrone. Anche in questo
processo il fotone scompare e tutta la sua energia viene ceduta allatomo che
passa ad uno stato eccitato. Come vedremo, latomo a questo punto pu
ritornare allo stato fondamentale rilasciando energia sotto forma di luce,
dando luogo al cosiddetto spettro di emissione.
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Gli spettri atomici di emissione e di assorbimento


Gi dalla fine del XIX secolo era noto che portando ad alta
temperatura dei gas rarefatti veniva emessa luce. Tale
emissione, per non aveva uno spettro continuo (come la luce
solare) bens a righe (osservabili con uno spettroscopio). Se
invece si faceva attraversare lo stesso gas (a temperatura
ambiente) da luce solare, lo spettro di assorbimento della luce
fuoriuscita riportava delle righe scure in corrispondenza delle
righe che caratterizzavano lo spettro di emissione di quel gas

Disco 25
video 1
Emission
spectra

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Gli spettri atomici di emissione e di assorbimento:


i limiti del modello atomico di Rutherford
Sulla base della fisica classica, latomo di Rutherford vedeva
un elettrone ruotare intorno al nucleo. Tale moto circolare,
essendo accelerato, avrebbe portato allemissione di energia
in continuit, con conseguente diminuzione dellenergia totale
dellatomo. Allo stesso tempo lelettrone, acquistando energia
dallambiente, poteva disporsi su unorbita di raggio
qualunque e, conseguentemente, poteva acquistare e
riemettere una qualunque quantit di energia

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Latomo di Bohr
Al fine di spiegare queste evidenze sperimentali e alla luce delle scoperte fatte sulla
natura corpuscolare della luce e della teoria quantistica della materia, Bohr ipotizz
(1913) un modello atomico che, pur mantenendo la struttura planetaria di Rutherford, era
basato sulla quantizzazione dei livelli energetici degli elettroni:
gli elettroni ruotano intorno al nucleo in orbite circolari, ma solo alcune
orbite sono consentite: su queste orbite, dette stati stazionari,
lelettrone si muove senza irradiare energia (violando la concezione
classica per la quale una carica elettrica accelerata emette energia
sotto forma di radiazione e.m.). Se invece lelettrone passa da uno
stato stazionario superiore ad uno inferiore, emette un fotone che, per
rispettare il principio di conservazione dellenergia ha una energia pari
a:
hf = Eu El
Dove Eu ed El sono le energie cinetiche dellelettrone quando si trova
rispettivamente nelle due orbite corrispondenti agli stati stazionari.
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Quantizzazione del momento angolare


In un primo momento Bohr pens di quantizzare direttamente lenergia degli elettroni atomici ripetendo
la procedura di Planck - ma in questo modo non riusciva a ritrovare, per esempio nellatomo di idrogeno, le
frequenze corrispondenti alle righe presenti nel suo spettro di emissione. Pens allora che la
quantizzazione dovesse riguardare il momento angolare dellelettrone. Ricordiamo che per una massa
puntiforme m con velocit v, in unorbita circolare di raggio r il momento angolare L vale:
L = I = (mr2) . (v/r) = mvr = mr2
con I momento di inerzia della massa che ruota.
Bohr impose che L fosse multiplo intero di h/2:
L = mvrn = mrn

= nh/2 = n

n = 1, 2, 3,

r
m

con n = numero quantico principale dellorbita.


Ricordando che lenergia cinetica dellelettrone vale mv2, con v=n/mrn,
e che lenergia potenziale elettrostatica tra elettrone e nucleo dipende
da 1/rn, ne segue che anche lenergia (totale) dei livelli atomici risulta
quantizzata, con il numero quantico pi basso che identifica il livello di
energia dello stato fondamentale, mentre i numeri superiori i vari stati
eccitati.
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Il concetto di spin
Lo spin (trottola) il momento angolare intrinseco di un corpo, al contrario del momento
angolare orbitale, che legato al moto del centro di massa attorno ad un punto. In
meccanica classica, il momento angolare di spin di un corpo dunque associato alla rotazione
del corpo attorno al proprio centro di massa. Per esempio lo spin della Terra associato
alla sua rotazione giornaliera attorno al proprio asse mentre il suo momento angolare
orbitale associato alla sua rivoluzione attorno al Sole.

LS

L =
MR2R

r
i

mi

LS =
Ir

vi

LS = I
con I = (imiri2)
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Spin elettronico
Abbiamo visto che il momento angolare orbitale dellelettrone quantizzato
(Bohr):

S
N

ee

L = mvrn = nh/2 = n

n = 1, 2, 3,

Analogamente a quanto visto nel caso della Terra possiamo associare alla
rotazione dellelettrone attorno al proprio asse un momento angolare
intrinseco o spin elettronico, che a sua volta quantizzato, a seconda del
verso di rotazione orario o antiorario:
S = mSh/2 = mS

, dove mS = detto numero

quantico di spin.
Infine, ricordando che lelettrone ha una carica elettrica (negativa) che
possiamo considerare come distribuita (e ruotante) attorno al proprio asse,
avremo anche un momento magnetico di spin, con due possibili orientamenti.
Un discorso analogo pu essere fatto per il protone (nucleo) dellatomo di
idrogeno, arrivando a definire uno spin nucleare ed un momento magnetico di
spin nucleare, che avr primaria importanza nel fenomeno della risonanza
magnetica nucleare.
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Laser: emissione di luce coerente


Il LASER (Light Amplification by Stimulated
Emission of Radiation) un dispositivo che genera
un fascio sottile e intenso di luce monocromatica
e coerente (tutte le onde del fascio in una stessa
sezione normale hanno la stessa fase(a)). Il fascio
emesso da una sorgente ordinaria di luce, come
una lampadina, invece incoerente, anche
perch gli atomi eccitati irraggiano indipendentemente luno dallaltro (c).
Poich inoltre lemissione di luce avviene in tutte le direzioni (su tutto
langolo solido), lintensit del fascio diminuisce rapidamente con la
distanza.
Il Laser funziona grazie alla teoria quantistica: un atomo pu assorbire
un fotone solo se la sua energia corrisponde alla differenza di energia
tra un livello occupato ed uno libero, mentre se latomo in uno stato
eccitato pu emettere un fotone ritornando ad uno stato inferiore.
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Laser: emissione stimolata


Tuttavia, se latomo eccitato viene investito da un fotone della stessa
energia, questultimo pu stimolare latomo a ritornare pi rapidamente
allo stato inferiore: in questo fenomeno, detto emissione stimolata,
vengono emessi quindi due fotoni con stessa direzione e stessa fase.
Ecco dunque che la luce emessa coerente e pertanto lintensit del
fascio pari al quadrato dellampiezza del fotone originario e non
diminuisce con la distanza in quanto lemissione in una unica direzione.
In genere gli atomi sono sempre nello stato fondamentale, per cui i
fotoni incidenti sono in massima parte assorbiti. Se per latomo di una
certa sostanza ha uno stato detto metastabile, ovvero un livello dove gli
elettroni rimangono per un tempo molto pi lungo del normale (circa 10-3
s rispetto a 10-8 s), allora si pu avere una inversione di popolazione, con
un numero di atomi nello stato superiore (metastabile) maggiore di quello
relativo agli atomi nello stato inferiore. Quando ci accade lemissione
stimolata prevale su quella spontanea e si ha emissione di luce laser.

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Pompaggio ottico e Laser a rubino

Fascio di
uscita del
laser
Nel laser a rubino, una barretta di rubino (Al2O3) viene drogata
sostituendo ad una piccola percentuale di atomi di alluminio atomi di
cromo, che posseggono lo stato metastabile. Utilizzando intensi
lampi di luce di = 550nm, ovvero di energia 2.2 eV (hf = hc/ =
eV), si effettua il processo di pompaggio ottico, portando la
maggioranza degli atomi al livello E2 e da qui in quello metastabile
E1. Poich il tempo di permanenza in E1 molto maggiore del
normale, si arriva allinversione di popolazione e, subito dopo, non
appena i primi atomi decadono in E0, questi emettono fotoni di
energia 1.8 eV che innescano lemissione stimolata di luce laser alla
frequenza di 694.3 nm.
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Raggi X

Wilhelm K. Roentgen (1845-1923)


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Raggi X
Nel 1895 Roentgen scopr che, quando gli elettroni
emessi per effetto termoionico da una piastrina
metallica, riscaldata mediante un filamento venivano
accelerati da un forte campo elettrico (altissima d.d.p.)
in un tubo da vuoto e colpivano un bersaglio metallico
(anodo), veniva emessa un nuovo tipo di radiazione che
innescava la fluorescenza in alcuni minerali ed era in
grado di impressionare le pellicole fotografiche.
Poich la natura di questa radiazione era sconosciuta,
Roentgen coni il termine di raggi X. Roentgen si
accorse subito che i raggi X erano in grado di
attraversare in modo diverso materiali di spessore e
densit diversi: nacque cos la radiologia.
Definiamo 1 eV = energia di una particella di carica e quando viene spostata attraverso la ddp di 1 V
1 eV = 1.6 10-19 J
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Lo spettro dei raggi x


Quando gli elettroni ad altissima energia cinetica colpiscono lanodo interagiscono con
esso in due modi:
1) vengono fortemente decelerati perdendo la loro energia per irraggiamento e
quindi ci si aspetta una emissione di radiazione e.m. ad ampio spettro, a partire da
una 0, che corrisponde ad una f0, ovvero alla radiazione di massima energia;
2) riescono a strappare un elettrone in un orbitale profondo dal
suo stato stazionario, ed il suo posto viene occupato da un
altro elettrone che scende di livello emettendo fotoni di
energia ben definita.
Questo confermato dallo spettro di emissione dei raggi x che
consiste in una banda continua e in due righe, K e K
corrispondenti al salto dal livello L (n=2) al livello K (n=1), e dal
livello M (n=3) al livello K (n=1), rispettivamente.
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Cosa impariamo dallanalisi dello spettro di bremsstrahlung


Quando gli elettroni colpiscono il bersaglio collidono con gli atomi e perdono la
maggior parte della loro energia (~99%) in calore. Tuttavia possono anche
perdere energia emettendo un fotone per irraggiamento a causa della
decelerazione (da qui il termine di radiazione di frenamento o
bremsstrahlung). Per la conservazione dellenergia, il fotone avr una energia
hf pari alla perdita di energia cinetica dellelettrone K = K K, ovvero:
hf = K = K K
Lo spettro continuo pu essere interpretato come prodotto
dallirraggiamento degli elettroni che, a partire dalla loro energia cinetica
iniziale - dovuta alla d.d.p. V - pari a eV, perdono quantit variabili di energia
nel processo di frenamento. Se per un elettrone perde tutta la sua energia,
allora avremo:
hf0 = eV, ed essendo f0=c/0, si ottiene:
0 = hc/eV valore che corrisponde esattamente a quello osservato
sperimentalmente. Si ottiene cos una ulteriore conferma della natura
elettromagnetica dei raggi X e della teoria corpuscolare della luce.
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Raggi X: le prime immagini

Immagine a raggi X della mano


della moglie di Roentgen
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I primi usi (non canonici) dei raggi X


I primi X-Ray Studios vennero aperti
subito in molte citt con lo scopo di
fornire i cosiddetti "Bone Portraits" di
soggetti sani

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Raggi X - generazione di unimmagine

Ancora oggi si usano tubi a vuoto simili a quello usato da Roentgen


a cui si applicano tensioni da 30 a 150 kV
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Tomografia Assiale Computerizzata (TAC)


Nel 1917 un matematico austriaco di nome Radon, interessato a
problemi di campi gravitazionali, dimostr che un oggetto
tridimensionale poteva essere ricostruito da un insieme infinito di
sue proiezioni bidimensionali.
Nel 1956 Cormak, un fisico nucleare che svolgeva ricerche al Grote
Schuur Hospital di Citt del Capo osserv che, durante i
trattamenti radioterapeutici si potevano determinare delle mappe
di isodosaggio che non erano affatto omogenee per il corpo umano.
Cormak intu che la distribuzione dei coefficienti di attenuazione
dei tessuti nel corpo umano poteva essere utilizzata a scopi
diagnostici.
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Tomografia Assiale Computerizzata (TAC)

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Tomografia Assiale Computerizzata (TAC)


Cos come avviene nella radiografia convenzionale, anche nella TAC i tessuti molli vengono
evidenziati meno bene che quelli ossei, in quanto questi ultimi assorbono meglio i raggi X.
Con le moderne tecniche di acquisizione digitale, con gli algoritmi di ricostruzione
tridimensionale e con lutilizzo di mezzi di contrasto, oggi si ottengono delle immagini 3D
di qualit impressionante.

http://www.aigadsden.com

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La scoperta della radioattivit naturale


Il fisico francese Henri Becquerel, nel 1896 si accorse casualmente che i sali di uranio,
posti in vicinanza di una lastra fotografica racchiusa in un involucro opaco, la
impressionavano, mostrando cos una emissione di radiazioni capaci di attraversare anche i
corpi che non sono attraversati dalla luce.
Involucro opaco

Lastra fotografica

Sali di uranio

Le primissime osservazioni sperimentali mostrarono che le radiazioni emesse da alcune


sostanze erano insensibili ai legami chimici: la radiazione emessa da 1 g di bromuro di radio,
che contiene il 59% di Radio, identica a quella emessa da 0.59 g di Radio puro. Inoltre
erano insensibili alla temperatura, alla pressione, ed in parte anche ai campi elettrici e
magnetici. Si doveva trattare, dunque, di una propriet del nucleo atomico. Grazie agli
studi dei coniugi Curie si comprese che la radioattivit era dovuta al risultato della
disintegrazione o decadimento di un nucleo instabile.
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Diversi tipi di radiazioni


Nel 1898, Rutherford, con un famoso esperimento, riusc a stabilire la natura dei
raggi emessi scoprendo che si trattava di tre tipi di radiazioni: la prima con carica
elettrica positiva, la seconda negativa e la terza neutra. Associ a tali raggi i nomi
alfa, beta e gamma.
Pochi anni dopo si arriv a comprendere che in
realt i tre tipi di radiazione corrispondevano a due
tipi di particelle e ad un tipo di radiazione e.m.:
1. I raggi sono nuclei dellatomo di elio, ovvero
due protoni e due neutroni;
2. I raggi sono degli elettroni, che per si
generano allinterno del nucleo;
3. I raggi sono dei fotoni ad altissima energia,
superiore a quella dei raggi X, quindi sono
radiazione e.m.
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I componenti del nucleo


Il nucleo dellatomo di idrogeno il pi semplice costituito da un protone, che ha
carica positiva +e, e massa m = 1.67 10-27 kg, pi di mille volte maggiore di quella
dellelettrone.
Il neutrone ha carica elettrica nulla e massa uguale a quella del protone. Protoni e
neutroni vengono detti nucleoni e i vari tipi di nuclei che ad esclusione dellatomo di
idrogeno - contengono sia protoni che neutroni vengono anche definiti nuclidi. Il numero
di protoni che costituiscono un nucleo detto numero atomico Z, il numero totale di
neutroni detto N, mentre il numero totale di nucleoni (neutroni + protoni) viene detto
numero di massa A.
numero di massa A

numero atomico Z
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42

Radioisotopi e decadimento radioattivo


Oggi sappiamo che tra gli isotopi dei vari elementi (ovvero dotati di nucleo con diverso
numero di neutroni rispetto allelemento fondamentale) ve ne sono alcuni instabili. La
radioattivit di una sostanza deriva dalle trasformazioni che, allinterno del nucleo
atomico, avvengono per condurlo ad uno stato pi stabile.
Ne consegue che diversi isotopi dello stesso elemento, nonostante presentino le stesse
propriet chimiche, non presentano in generale la stessa radioattivit. Si parla quindi
delle emissioni radioattive di un dato nuclide (o radionuclide, o radioisotopo) ma non di
quelle di un dato elemento.

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Forze nucleari
Forti
Deboli
FN-N

Nocciolo
duro

nucleone nucleone
elettroni, neutrini, nucleoni
Es: forza nucleare forte

Forza repulsiva
0.5

1.0

1.5

2.0

r (10-15 m)

Forza attrattiva
La forza nucleare forte fortemente repulsiva fino a circa 0.2r, poi attrattiva con un
massimo intorno a 0.5r, ed infine va a zero per separazioni superiori a r 10-15 m: la
forza nucleare forte estremamente intensa e serve, ad esempio, a vincere la
repulsione elettrostatica tra i protoni.
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44

La struttura energetica del nucleo


I protoni e neutroni che costituiscono un particolare nucleo
interagiscono tramite le forze nucleari (attrattive) ed
elettromagnetiche (repulsive). Una importante conseguenza dellazione di
questo insieme di forze che anche nel nucleo esistono livelli energetici,
analogamente a quanto accade per gli
atomi. In particolare ci sar un livello
fondamentale e dei livelli eccitati dai quali
si potr tornare a quello fondamentale
tramite emissione di fotoni di energia
appropriata. Le energie in gioco sono per
dellordine del MeV o decine di MeV.

Ricordiamo che 1 eV = energia di una particella di carica e quando viene spostata attraverso la ddp di 1 V
1 eV = 1.6 10-19 J
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45

Il decadimento alfa
particella
A
Z

A 4
Z 2

N +

4
2

He

Nucleo radioattivo

Il decadimento avviene in nuclei molto


grandi, dove la forza nucleare forte non
riesce a vincere la repulsione
coulombiana (alto valore di Z)

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46

Il decadimento beta
particella

decadimento A N A N +e- + neutrino


z
z+1
14 C 14 N + e- + neutrino
6
7
Nucleo radioattivo
_

decadimento
A N A N + e+ + neutrino
z
z-1
+ (positrone)

In questultimo caso il positrone, in un tempo


brevissimo, incontra un elettrone e d luogo al
processo di annichilazione con emissione di 2 gamma,
processo utilizzato nella PET (vedi dopo)
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47

Il decadimento gamma
A
Z

N*

A
Z

Nucleo
radioattivo

Un nucleo figlio pu trovarsi in uno stato


eccitato* (analogamente a quanto accade agli
elettroni di un atomo), per cui pu diseccitarsi
emettendo un

Raggio

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48

La legge del decadimento radioattivo


I nuclei radioattivi decadono uno alla volta in un certo periodo di tempo. Su base
statistica possiamo dire che il numero di decadimenti N che avviene in un breve
intervallo di tempo t proporzionale al t e al numero totale N dei nuclei
radioattivi presenti:

N = - N t

N/t = - N
dove N/t detta attivit del campione e detta costante di decadimento ed
tipica di ogni radioisotopo; il segno meno significa che N diminuisce. Questa
equazione si risolve ottenendo:

N(t) = Noe

-t

dove N0 il numero di nuclei radioattivi presenti al tempo t=0


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La legge del decadimento radioattivo

Il grafico dellequazione precedente fornisce il decadimento esponenziale del


numero dei nuclei N e dellattivit del campione (proporzionale a N). Il tempo di
dimezzamento o emivita T1/2 del radioisotopo il tempo necessario a che decada la
met del numero originario di nuclei presenti in un campione. Vale la relazione:
T1/2 =
(ln2)/ = 0.693/
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50

Il tempo di dimezzamento e la vita media


Disco 25 video 16 Half life

Si usa spesso anche definire la vita media di un radioisotopo:

= 1/ = T1/2 /0.693
(quindi vita media e tempo di dimezzamento non coincidono!)
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Annichilazione materia-antimateria
Abbiamo visto come, nel caso del decadimento +, il positrone, in un tempo brevissimo e
in una regione di spazio estremamente ridotta - incontra un elettrone e d luogo al
processo di annichilazione con emissione di 2 . Caratteristica fondamentale di questa
emissione di che i due fotoni vengono emessi simultaneamente e a un angolo di 180
luno rispetto allaltro. Se pertanto due rivelatori posizionati lungo la direzione di
emissione rivelano simultaneamente* levento di emissione possibile identificare nello
spazio il punto dove avvenuto il processo di annichilazione.

= 180
*rivelazione in coincidenza
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PET Positron Emission Tomography


Mediante luso di anelli di rivelatori su
tutto langolo giro si riesce cos a
ottenere delle immagini tomografiche in
emissione (non in assorbimento come nel
caso della TAC)

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53

PET il cervello al lavoro

Con una stimolazione visiva (pattern a colori) si


attivano le aree visive primarie.
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54

TAC-PET in oncologia
In combinazione con la TAC oggi le immagini ottenibili con la PET sono di
importanza fondamentale nella diagnostica oncologica

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55

Radiazioni ionizzanti
Con questo termine si intendono i raggi , , , ed X, cos come i
protoni, i neutroni e le altre particelle che sono in grado di
ionizzare gli atomi e le molecole di qualsiasi materiale con cui
vengono a contatto, provocando considerevoli danni in particolare ai
tessuti biologici.
Le particelle cariche (,
( , ed i protoni) provocano ionizzazione
tramite le forze elettrostatiche: poich lenergia delle particelle
e dellordine di 1 MeV mentre lenergia necessaria a ionizzare
un atomo o molecola dellordine di 10 eV (1 eV = 1.6 x 10-19 J)
chiaro che una singola particella o pu provocare migliaia di
ionizzazioni.
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56

Energia delle radiazioni ionizzanti

raggi X: da 30 a 150 keV


Radiazioni prodotte dai radioisotopi naturali
particelle : da 4 a 8 MeV
particelle : da pochi keV a qualche MeV
raggi : da qualche centinaio di keV a pochi MeV

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57

Interazione radiazione-materia
La scala dei fenomeni nucleari molto
pi piccola di quella dellatomo:

10-10 m

10-15 m

Ratomo = 100.000 Rnucleo


Mnucleo = 4000 Melettroni
Le particelle alfa attraversano un materiale
seguendo una traiettoria rettilinea, e perdono
la loro energia cinetica (quindi ionizzando gli
atomi) lungo tutto il percorso.
Questa caratteristica viene sfruttata nella
terapia oncologica fatta con fasci di particelle
pesanti. A causa della loro grande massa hanno
range di penetrazione piccoli e sono facili da
schermare (pochi mm di materiale)
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Interazione radiazione-materia
Le particelle beta, attraversando un materiale, perdono energia con una
sequenza continua di urti ma, poich sono molto leggere (un protone pesa
circa 2000 volte pi di un elettrone) seguono una traiettoria casuale e non
possibile definire con precisione un range come per le particelle cariche pi
pesanti. Inoltre gli elettroni irraggiano, cio producono X e gamma.
Anche in questo caso
comunque gli spessori di
materiale attraversati sono
relativamente brevi: le
particelle vengono
fermate in 1-2 cm di acqua.

Sorgente di

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59

Interazione radiazione-materia

Effetto fotoelettrico

I raggi X e, soprattutto i raggi producono danni


ai tessuti, anche profondi, tramite gli effetti visti
in precedenza, e tramite la produzione di coppie
elettrone-positrone. Non possono essere deviati e
sono pertanto molto difficili da collimare. I raggi
vengono usati nella radioterapia oncologica,
perch interagiscono preferenzialmente con le
cellule a rapido accrescimento

Effetto Compton
produzione
di coppie e+eCorso di Fisica - UdA

60

Il danno biologico
La ionizzazione indotta dalle radiazioni produce una serie di specie
chimiche estremamente reattive ed aggressive: i radicali liberi.
Queste specie chimiche possono aggredire il DNA per cui le cellule
possono morire oppure continuare a vivere e a riprodursi con
unalterazione, che pu dar luogo ad un tumore.
Oppure, se la cellula modificata coinvolta nel processo riproduttivo
dellindividuo, lalterazione pu ripercuotersi sulle generazioni successive.

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Un concetto importante
La vita media ha importanti conseguenze sulla radioprotezione:
A parit di attivit iniziale, una sorgente a vita media lunga
emette radiazioni (ed quindi potenzialmente pericolosa) per
molto tempo. Una sorgente a vita media breve si esaurisce
rapidamente ma concentra lemissione di radiazione in un tempo
breve con possibilit di produrre danni rilevanti anche per
esposizioni limitate nel tempo.

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Esposizione a sorgenti radioattive


Si distingue tra irradiazione esterna e contaminazione interna.
Nel primo caso si intende lesposizione alle radiazioni emesse dalla
sorgente senza contatto tra la persona esposta e la sorgente. Nel
secondo caso la sostanza radioattiva pu depositarsi sulla pelle, o
venire inalata e/o ingerita restando depositata nellorganismo..
Come esempio quotidiano di irraggiamento interno allorganismo
umano, ricordiamoci che i tessuti del nostro tratto respiratorio
sono continuamente bombardati dalle radiazioni emesse dal gas
radon presente nellaria (222Rn) e dai suoi prodotti di decadimento
(218Po, 214Pb, 214Bi) associati al pulviscolo atmosferico.
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Come ci si protegge ?
Sostanzialmente in tre modi:
1.

Mantenendo la maggior distanza possibile tra sorgente


radioattiva ed operatore (lenergia delle radiazioni diminuisce
inversamente al quadrato della distanza)

2. Minimizzando i tempi di esposizione alla sorgente radioattiva


3. Schermando le radiazioni con pareti di materiale opportuno
(solitamente piombo e calcestruzzo)

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Schermatura delle radiazioni

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Grandezze usate per la misura degli effetti delle radiazioni


La Dose assorbita in un mezzo D lenergia assorbita in una porzione di
materia divisa per la massa della materia considerata; lunit di misura il Gray
(Gy), con 1 Gy = 1 J kg-1
La Dose equivalente ad un organo o tessuto HT data dal prodotto della dose
assorbita in un tessuto per un coefficiente wR che dipende dal tipo di
radiazione. I coefficienti sono stati determinati con riferimento ai fotoni, per i
quali wR uguale a 1 per definizione. Lunit di misura il Sievert (Sv) e
HT = D WR
Il fattore wR esprime lefficacia biologica dei diversi tipi di radiazione rispetto
ai fotoni. Ad esempio, le particelle alfa (wR = 20) rispetto ai fotoni, a parit di
dose assorbita, producono un danno biologico 20 volte superiore.
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Grandezze usate per la misura degli effetti delle radiazioni


La Dose efficace E data dalla somma, per tutti i tessuti, della dose equivalente al
tessuto HT moltiplicata per un coefficiente wT , caratteristico del tessuto. Lunit di
misura ancora il Sievert.
E = T (HT WT) = wgonadi Hgonadi + wmidollo Hmidollo+ wcolon Hcolon + per tutti gli altri organi

la dose efficace una grandezza idonea per


quantificare il danno biologico allindividuo
intero tenendo conto sia della efficacia
biologica delle radiazioni, sia della diversa
suscettibilit dei tessuti.

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