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Corso di Ingegneria Sismica - a.a.

2009/10

dott. ing. Isaia Clemente, dott. ing. Chiara Bedon

1. CENNI DI SISMOLOGIA

Ottobre 2009 v. 1.0

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Cenni di sismologia

1.1 Introduzione
Lingegneria sismica si occupa della valutazione degli effetti del sisma sulle strutture e della
definizione dei provvedimenti tecnici idonei a rendere le strutture capaci di assorbire il sisma
senza danni o con danni ritenuti accettabili nellambito di un prefissato bilancio costi - benefici.

Quale la definizione di terremoto?


Un terremoto (dal latino terrae motu, movimento della terra) un rapido movimento della
superficie terrestre dovuto al brusco rilascio dell'energia accumulatasi all'interno della Terra in
un punto ideale chiamato ipocentro o fuoco. Il punto sulla superficie della Terra, posto sulla
verticale dell'ipocentro detto epicentro.

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1.1.1 Riferimenti bibliografici essenziali

R.W.Clough, J.Penzien, Dynamics of Structures, McGraw Hill Int.Ed.


A.K.Chopra, Dynamics of Structures: Theory and Applications to Earthquake Engineering,
Prentice Hall
M.Como, G.Lanni, Elementi di costruzioni antisismiche Ed.Cremonese
E.Cosenza, G.Maddaloni, G.Magliulo, Progetto antisismico di edifici in c.a., IUSS Press,
2007
L.Petrini, R.Pinho, G.M.Calvi, Criteri di progettazione antisismica degli edifici, IUSS
Press, 2004
M.Dolce, A.Martelli, G.Panza, Proteggersi dal terremoto: le moderne tecnologie e
metodologie e la nuova normativa sismica, 21mo SECOLO, 2004

www.eerc.berkeley.edu
www.protezionecivile.it
peer.berkeley.edu
www.ogs.trieste.it (osservatorio geofisico di Trieste)
www.ingv.it (istituto nazionale di geofisica e vulcanologia)
neic.usgs.gov (national earthquake information center)

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1.2 Lorigine dei terremoti


La terra un pianeta vivo, in continua evoluzione, costituito da strati (crosta o litosfera, mantello
esterno ed interno, nucleo) con temperature, pressioni e densit sempre pi elevate (oltre 5000 C
e 350000 MPa nel nucleo).

Schema della struttura interna della terra


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La maggior parte dei terremoti di natura tettonica (rottura di una faglia). I terremoti di origine
tettonica, oltre ad essere i pi diffusi, sono anche i pi pericolosi (per frequenza, energia liberata,
ampiezza delle aree interessate). Tuttavia, non costituiscono lunica causa capace di indurre
vibrazioni nel terreno:
- Terremoti di origine tettonica,
- Terremoti di origine vulcanica, connessi al movimento del magma, precedono,
accompagnano o seguono eruzioni vulcaniche,
- Terremoti di assestamento, provocati da crolli di volte sotterranee,
- Violentissime esplosioni (es. nucleari), capaci di originare terremoti di natura tettonica
(caratterizzati per da rilascio di energia a frequenze pi elevate),
- Impatto sulla Terra di meteoriti.

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1.2.1 Terremoti di origine tettonica


Fra le numerose teorie che sono state proposte per spiegare lorigine dei terremoti, quella
denominata tettonica delle placche o tettonica a zolle (Wegener,1915) riscuote attualmente la
maggior parte dei consensi. (1)
Secondo tale teoria la parte superiore della terra suddivisa in un certo numero di placche rigide
che interagiscono fra loro dando origine ai terremoti. Le placche, o zolle tettoniche, che
costituiscono lo strato esterno della terra (litosfera) poggiano su uno strato relativamente viscoso
(astenosfera), e si muovono come corpi rigidi (con velocit di alcuni cm/anno)
Le placche hanno uno spessore di circa 70 km al di sotto degli oceani e di circa il doppio al
disotto dei continenti. I loro margini possono essere costituiti da dorsali oceaniche, faglie, archi
insulari e zone orogenetiche.

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Lunico meccanismo interno generatore di forze orizzontali necessarie per il movimento delle
placche quello della convezione termica nel guscio sottostante la litosfera (mantello), o una sua
parte.
Le zolle litosferiche galleggiano infatti sullastenosfera sottostante, pi densa, e si muovono a
causa dei moti convettivi (moti di materiale fluido attraverso i quali il calore si propaga
allinterno della Terra). Questi si dirigono dalla parte centrale del globo (pi calda) verso la
superficie (pi fredda), e fanno s che le zolle si muovano luna rispetto allaltra allontanandosi,
entrando in collisione, oppure incuneandosi luna al di sotto dellaltra (subduzione).

Modello dei moti convettivi nel mantello terrestre (Pekeris, 1935)


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In corrispondenza di parte dei confini tra le varie zolle tettoniche, la crosta terrestre presenta
numerose spaccature (vulcani), che quando sono in attivit permettono la fuoriuscita del magma
e, se lo stato tensionale diventa eccessivo, provocano terremoti (di entit pi limitata rispetto a
quelli di origine tettonica).

La carta di sismicit costituisce una conferma della teoria della tettonica a placche. (2)
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Ipocentro, epicentro e piano di faglia


E ormai accertato che la maggior parte dei fenomeni sismici legata al moto relativo delle
placche rigide litosferiche che, in contrasto fra loro, scorrono e si fratturano. (3)

Le rocce si deformano e, quando viene superata la capacit di deformazione del materiale


roccioso, hanno luogo delle rotture. Si manifestano allora moti di scorrimento relativo tra le
facce opposte di una superficie di frattura detta faglia geologica. Il tipo di spostamento su
una faglia dipende dallo stato di sforzo tettonico nella roccia che ha portato alla rottura.
Le faglie possono essere classificate come: (4)
o
o
o
o

Normali, generalmente associate ad una tettonica distensiva,


Inverse, prevalenti in aree di compressione/raccorciamento,
Trascorrenti, caratterizzate da uno scorrimento orizzontale,
Miste, ovvero normali o inverse con una rilevante componente di scorrimento
orizzontale.

Dal punto di vista fisico - matematico, una dislocazione pu essere rappresentata come una
doppia coppia di forze, tra loro ortogonali, giacenti una nel piano di faglia e laltra nel piano
ad esso ortogonale (piani coniugati). Le coppie di forze sono orientate a 45 rispetto agli
assi principali degli sforzi di compressione e distensione.
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La frattura avviene quando deformazioni e sforzi superano la resistenza del materiale


roccioso. Ad essa associato un rilascio di energia elastica, che viene trasmesso attraverso
la terra sotto forma di onde elastiche che si propagano in tutte le direzioni dal punto di
rottura (fuoco).
Le modalit di propagazione della frattura dipendono in genere dalla geometria e dalla
reologia (caratteristiche di deformazione sotto lazione di forze tettoniche) della parte di
litosfera in cui ha luogo levento sismico.

Il punto da cui ha origine la scossa sismica detto fuoco, centro, ipofuoco o ipocentro del
sisma. Si tratta del punto, interno alla crosta terrestre, in cui localizzato lorigine della
frattura. Nel caso dei terremoti di origine tettonica, lipocentro appartiene ad una faglia.
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La profondit dellipocentro pu raggiungere anche centinaia di chilometri, tuttavia la


maggior parte degli eventi sismici avviene nella parte pi superficiale e fragile della crosta
terrestre (poche decine di chilometri di profondit).
I terremoti sono pertanto suddivisi in superficiali, medi e profondi, a seconda della
profondit del loro fuoco. I limiti fra le classi sono 70 km e 300 km.
La proiezione verticale dellipocentro
sulla superficie terrestre detta
epicentro o epifuoco. In assenza di
dati strumentali, lepicentro spesso
stabilito, sulla base dei danni
osservati, come punto di pi intenso
scuotimento; generalmente tale punto
non coincide esattamente con
lepicentro strumentale.
Le distanze dal fuoco e dallepicentro
di un punto della superficie terrestre,
detto
stazione,
sono
dette
rispettivamente distanza focale e
distanza epicentrale.

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Come gi accennato, altri fenomeni possono dar luogo a terremoti, quali le attivit
vulcaniche, le esplosioni, i crolli di cavit, ecc. I fenomeni pi importanti da un punto di
vista ingegneristico sono per quelli di origine tettonica, cio associati a grandi
deformazioni della crosta terrestre.

1.3 Le onde sismiche


Parte dellenergia elastica rilasciata dal terremoto liberata sotto forma di onde sismiche.
Dallipocentro del terremoto si irradiano due tipi di onde sismiche, indicate come primarie (o P)
e secondarie (o S), definite anche come onde di volume o di corpo, in quanto si propagano
allinterno della Terra.
Onde P
Le onde P (o primarie o longitudinali o di pressione) si propagano come le onde sonore, lungo la
direzione in cui avviene la vibrazione, sotto forma di compressioni e decompressioni della
roccia.
Sono le onde pi veloci (raggiungono una velocit massima nella litosfera di circa 8 km/s) e
viaggiano sia nei solidi che nei fluidi.
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La velocit di propagazione in un mezzo elastico omogeneo e isotropo pu essere stimata come:


vP

1 Q

,
U 1 Q 1  2Q

dove:
E

U
Q

modulo di Young del materiale,


densit del materiale,
modulo di Poisson del materiale.

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Onde S
Le onde S (o secondarie o trasversali o di taglio) imprimono alle rocce che vengono attraversate
sforzi trasversali, di taglio, perpendicolari alla direzione di propagazione dellonda, provocando
distorsioni, senza variazione di volume.

Il percorso delle onde di corpo generalmente piuttosto complesso, in quanto la loro velocit e
direzione variano al variare delle caratteristiche fisiche del mezzo attraversato, generando
fenomeni di riflessione e rifrazione. Di conseguenza, in superficie giungono sia le onde dirette
provenienti dallipocentro, sia le onde riflesse o rifratte che hanno compiuto un diverso percorso.
In un mezzo continuo elastico, omogeneo, isotropo ed illimitato possono propagarsi soltanto le
onde P e le onde S dirette.

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La velocit di propagazione in tale mezzo delle onde S :


G

vS

E
.
2 U 1  Q

Mentre le onde P si propagano nellintero corpo del pianeta, inoltre, le onde S non riescono ad
attraversare il nucleo terrestre, che ha consistenza fluida, propagandosi solo attraverso i solidi.
vP

Per qualsiasi materiale risulta, in media, v | 1.7 . In prossimit della superficie terrestre si stima
S
inoltre vP = 5 - 8 km/s e vS = 3 - 4 km/s. le onde S viaggiano infatti pi lentamente delle onde P,
vP

ma soprattutto nelle coperture sedimentarie il rapporto v pu scostarsi anche di molto rispetto


S
al valore medio.

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Ad una stazione di registrazione quindi le onde P arrivano prima delle onde S. Anche in un
accelerogramma si pu infatti osservare come, per un certo tempo, si registrino solo onde P.
Lintervallo di tempo fra larrivo delle onde S e quello delle onde P detto durata dei tremori
preliminari TSP.
Se il mezzo attraversato elastico, omogeneo e isotropo, dalla durata dei tremori preliminari,
note le costanti elastiche del mezzo, si ricava la distanza ' fra la stazione di registrazione ed il
fuoco.
Risulta infatti:
vP

'
t0

vS

'
t 0  TSP

Ricavando t0 dalle due espressioni si ha quindi:


'

TSP
1
1

vP vS

Ne segue che posizione dellepicentro e profondit del fuoco possono essere facilmente ricavate
sulla base delle registrazioni effettuate in almeno tre diverse stazioni.

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Onde di Rayleigh e onde di Love


Quando lenergia si propaga sotto forma di onde di vibrazione in prossimit della superficie
terrestre piuttosto che nel suo interno possono essere individuati altri due tipi di onde, noti come
onde di Rayleigh e di Love.
le onde di Rayleigh sono onde superficiali di tipo trazione - compressione,
simili alle onde P. Esse inducono nelle particelle di terreno interessate un moto
ellittico, nel piano verticale, spesso retrogrado rispetto alla direzione di
propagazione dellonda. Questo comportamento non rispettato solo in
corrispondenza di coperture sedimentarie poco compatte, nelle quali il moto
pu essere progrado e fortemente polarizzato nel piano orizzontale.

le onde di Love (L) sono analoghe alle onde S (onde di taglio). Il moto delle
particelle avviene nel piano orizzontale ed trasversale rispetto alla direzione
di propagazione delle onde.
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Lampiezza delle onde superficiali diminuisce rapidamente allaumentare della distanza dalla
superficie.

1.4 Misurazione dei terremoti


Lenergia sismica viene rilasciata, a partire dal fuoco, da una limitata porzione della massa
rocciosa circostante, detta regione focale o volume focale.
la magnitudo di un terremoto una misura dellenergia rilasciata,
lintensit una misura della distruttivit locale del sisma.
Ad un sisma sar quindi associata una sola magnitudo, mentre la sua intensit varier da stazione
a stazione.

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1.4.1 Intensit macrosismica


Lintensit macrosismica pu essere definita come un misura degli effetti di un terremoto in un
dato luogo, sullambiente, sulle opere dellindustria e sulle persone. La misura del sisma in un
punto si basa infatti sulla valutazione (soggettiva) dellentit dei danni causati dal sisma, con
riferimento ad unassegnata scala di intensit macrosismica, nella quale viene assegnato un
numero a ciascun gruppo caratteristico di effetti (distruttivi e psicologici).
Le scale di intensit macrosismiche, risalenti ad unepoca pre - strumentale, sono caratterizzate
da valori interi, e quindi sono discrete. La prima scala risale a De Rossi, del 1873, ma la pi
famosa la scala Mercalli del 1902. Essa ha subito negli anni numerose correzioni e modifiche.
Le versioni pi recenti della scala Mercalli sono la Mercalli Modificata (MM, 1956) elaborata da
Richter e la MSK (Medvedev - Sponheurer - Karnik, 1963), messa a punto da una commissione.
Ne luna n laltra sono usate su scala mondiale, ma entrambe sono largamente utilizzate in
Europa.

Scala Mercalli Modificata (MM)


La scala MM (Richter, 1956) caratterizzata da 12 gradi di intensit ed una scala discreta (due
terremoti diversi differiscono di almeno ununit di intensit).
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I gradi pi bassi della scala MM generalmente affrontano la maniera in cui il terremoto


avvertito dalla gente. I numeri pi alti della scala sono basati sui danni strutturali osservati.
La scala MM si distingue dalle precedenti perch in essa si tiene conto del fatto che la tecnica di
costruzione degli edifici importante nella valutazione dellintensit sismica, pertanto si possono
individuare quattro categorie di costruzioni:

a. Materiali e realizzazione di buona qualit; progetti ben studiati e case rinforzate soprattutto
lateralmente con catenature dacciaio e cemento armato, dimensionate per resistere ad
azioni laterali.
b. Materiali e realizzazione di buona qualit; case rinforzate senza essere dimensionate in
dettaglio per i carichi laterali.
c. Materiali e realizzazione ordinari; non presentano particolari debolezze, ma non sono n
rinforzate n dimensionate per resistere a forze laterali.
d. Materiali mediocri e realizzazione di bassa qualit; mal resistenti ad azioni laterali.

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Grado

Scossa

I
II
III

Strumentale
Debole
Leggera

IV
V
VI
VII
VIII
IX
X
XI
XII

Descrizione

Avvertita solo dagli strumenti


Avvertita solo da poche persone sensibili in condizioni particolari
Avvertita da poche persone
Avvertita da molte persone; tremiti di infissi e cristalli; oscillazione di oggetti
Moderata
sospesi
Piuttosto forte
Avvertita da molte persone, anche addormentate; caduta di oggetti
Forte
Qualche lesione agli edifici
Molto forte
Caduta di comignoli; lesione agli edifici
Distruttiva
Rovina parziale di alcuni edifici; vittime isolate
Rovinosa
Rovina totale di alcuni edifici; molte vittime umane; crepacci nel suolo
Crollo di parecchi edifici; numerose vittime umane; crepacci evidenti nel
Disastrosa
terreno
Distruzione di agglomerati urbani; moltissime vittime; crepacci; frane;
Molto disastrosa
maremoto
Danneggiamento totale; distruzione di ogni manufatto; pochi superstiti;
Catastrofica
sconvolgimento del suolo, maremoto

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Altre scale di intensit macrosismica


De Rossi

(1873)

De Rossi - Forel, RF

(1883)

Mercalli

(1897)

Mercalli

(1902)

Mercalli - Cancani - Sieberg, MCS

(1930)

Mercalli Modificata (Wood - Neumann)

(1931)

Medvedev - Sponheuer - Karnik

(1964)

Medvedev - Sponheuer - Karnik, MSK

(1981)

Scala di intensit macrosismica europea EMS - 92

(1992)

Lesistenza di diverse scale di intensit dimostra la complessit del problema di descrivere gli
effetti e lentit di un terremoto.

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MM

RF

PGA [g]

I
I
II
II
III
IV
V

III
IV
V
0.01 0.025
VI

VI
VII
VII

VIII

VIII
IX

0.025 0.05
0.05 0.10
0.10 0.20

IX

X
XI

0.20 0.40
0.40 0.80
0.80 1.60

X
XII
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> 1.60
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Osservazioni
1. Le scale di intensit sono basate sulla descrizione di effetti visibili e di percezioni umane,
pertanto non contengono alcuna specifica relazione quantitativa con laccelerazione
massima del suolo.
2. La correlazione fra scale di intensit diverse non sempre chiara. La necessit di poter
passare agevolmente da una scala di intensit ad unaltra ha portato alla formulazione delle
seguenti relazioni empiriche:
I MM |

5
I MCS ,
6

I MM | I MSK | I EMS 92 .

Lanalisi delle intensit sismiche relative ad una zona porta alla


stesura delle mappe isosismiche (mappa degli effetti verificatisi
localit per localit). Si dicono isosisme le curve di livello
dellintensit, ovvero quelle linee nei cui punti il sisma stato
sentito con uguale intensit. (5)

Isosisme del terremoto del Friuli (06/05/1976)


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1.4.2. Magnitudo
La magnitudo una grandezza strumentale. Essa esprime infatti una caratteristica fisica del
terreno.
Per caratterizzare lenergia meccanica globale messa in gioco da un sisma
stata proposta da C.F. Richter nel 1935 la magnitudo, definita come il
logaritmo comune (in base 10) dellampiezza di traccia, in micron, di un
sismografo standard [sismografo a torsione Wood - Anderson con
ingrandimento 2800, T = 0.8 secondi e [ = 0.8], posto su terreno roccioso a
100 km dallepicentro.
Si tratta quindi della massima ampiezza della registrazione di uno strumento
campione posto ad una prefissata distanza dallepicentro del sisma.

Si osserva in figura come le curve LogA - D (distanza della


stazione dallepicentro) della legge di attenuazione
dellampiezza delle onde sismiche con la distanza
epicentrale, relative a diversi terremoti, siano sensibilmente
parallele. Di conseguenza, la differenza (LogA1 - LogA2)
relativa a due sismi 1 e 2 indipendente dalla distanza
dallepicentro.
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Data limpossibilit di disporre di un sismografo standard a 100 km dallepicentro, si proposto


di fissare un terremoto campione (definito da Richter come quel terremoto che a 100 km di
distanza dallepicentro determina una registrazione di ampiezza massima A0 di 1 mm sul
sismografo standard), la cui curva serva come riferimento:
M

LogA  LogA0 .

Il terremoto campione caratterizzato da M = 0, pertanto viene detto terremoto zero. Ci possono


inoltre essere terremoti con magnitudo negativa.
Calcolo della magnitudo
Per il calcolo della magnitudo Richter si fa uso di un normogramma basato sullequazione
M

LogA  3 LogD  2.92 ,

dove:
A
D

la massima ampiezza della traccia sismografica, misurata in mm,


la distanza epicentrale, in km, proporzionale alla differenza, in secondi, tra listante
darrivo delle onde S e quello delle onde P apprezzata sul sismogramma (se A = 10 mm
e D = 100 km, allora M = 4).

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Non per tutto cos semplice:


1. Errore sistematico e casuale
2. Carattere locale della formula
3. Dipendenza dallo strumento

1. Errore sistematico e casuale


Ogni stazione sismica misura la magnitudo con un errore sistematico di 0.3 gradi in pi o in
meno rispetto ad unaltra. Tale errore pu essere verificato misurando la magnitudo di vari
terremoti nel modo appena esposto e confrontandola con quella indicata su Internet per gli
eventi corrispondenti registrati dai sismografi professionali: la media degli scarti trovati per le
varie coppie di misure fornir cos lerrore cercato. Se poi si utilizza un sismografo
orizzontale, vi un errore casuale dovuto al fatto che lampiezza del tracciato dipende molto
dallorientamento dello strumento: se questultimo per esempio orientato lungo lasse N - S,
risulta poco sensibile a scosse parallele a detto asse, anche per terremoti vicini. Pertanto
raccomandabile usare due sismografi che registrino entrambe le componenti orizzontali, N - S
ed E - O. In tal caso, corretto determinare la magnitudo indipendentemente con ciascuno dei
due strumenti, per poi prendere la media delle due misure cos ottenute, evitando di combinare
le componenti settorialmente.
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2. Dipendenza dallo strumento


Il normogramma e lequazione per la magnitudo Richter sopra citati sono basati su misure
ottenute con sismografi orizzontali di Wood - Anderson calibrati in maniera standard, in
particolare con amplificazione di 2800 volte e periodo proprio di 0.8 secondi. Se si usa
unamplificazione diversa non ci sono grosse difficolt: uno spostamento A di 10 mm della
traccia sismografica con amplificazione di 2500 volte, per esempio, corrisponde ad un
movimento reale del suolo di 10 mm/2500 = 0.004 mm, corrispondente a sua volta ad uno
spostamento di 0.004 mm x 2800 = 11.2 mm della traccia definita nel caso standard con
amplificazione di 2800 volte.
Se invece si fa riferimento ad una frequenza propria diversa da 0.8 secondi, o comunque ad
uno strumento differente dal Wood - Anderson, si ottiene una magnitudo errata, perch londa
di massima ampiezza registrata mediante uno strumento a torsione con periodo di 0.8 secondi
(molto breve) non coincide con londa di massima ampiezza individuata su un sismogramma
ottenuto da un sismografo orizzontale differente dal Wood - Anderson per tipologia o per
periodo proprio. Tale discrepanza, tra laltro, non pu essere considerata in maniera semplice.

3. Carattere locale della formula


I coefficienti 3 e 2.92 che compaiono nellespressione proposta da Richter per il calcolo della
magnitudo M non hanno carattere generale, ma sono applicabili pi che altro alla California
meridionale, dove Richter, negli anni 30, ha sviluppato la sua scala. Poich lattenuazione
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delle onde sismiche dipende dalla struttura della crosta terrestre, dovendo tener conto di ci
nella relazione che esprime la magnitudo, chiaro che la formula pratica ricavata
originariamente per la California non pu essere applicata direttamente in altre regioni, ma
deve prima essere modificata. I coefficienti (3 e 2.92) che esprimono la legge di attenuazione
locale delle onde sismiche per la California, in particolare, devono essere adattati alla stazione
considerata.
Il fattore di proporzionalit da considerare per il calcolo della distanza epicentrale D (fattore
che vale 8, nel caso della California) o, pi in generale, la legge che lega D alla differenza, in
secondi, tra listante darrivo delle onde S e quello delle onde P (TS -TP), pu essere
determinata empiricamente registrando vari terremoti locali e riportando su un grafico eccetto che per i terremoti con un ipocentro profondo - in ascissa la quantit (TS -TP) fornita
dal sismogramma stesso, e in ordinata D, ovvero la distanza epicentrale corrispondente al
sisma ricavata dai dati Internet. La curva che interpola meglio i dati la legge cercata.

Soluzione
I tre problemi connessi alla determinazione della magnitudo Richter di un terremoto possono
essere superati raccogliendo, mediante una coppia di sismografi orizzontali, o tramite un unico
sismografo verticale, la registrazione di un numero elevato di terremoti e sviluppando, grazie ad
essi, un sistema calibrato di misurazione della magnitudo di un sisma adatto al proprio strumento
ed alla zona crostale su cui la stazione giace. Ancora una volta, il deus ex machina costituito da
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Internet, che permette di usare le magnitudo di sismi registrati da altri strumenti per calibrarne
uno nuovo. La formula che esprime la magnitudo di un terremoto locale
ML

dove:
A
f(D)

LogA  f D  costante ,

lampiezza massima della traccia sismografica,


una funzione della distanza epicentrale.

Poich lesperienza insegna che la dipendenza locale dalla distanza pu essere espressa con
buona approssimazione mediante una legge del tipo:
a LogD ,

dove a un coefficiente da determinare in funzione della zona considerata (a = 3 per la


California), per ottenere la formula della magnitudo Richter ML riferita ad una stazione locale si
tratta quindi di definire i coefficienti a e b dellequazione associata al precedente normogramma:
ML

LogA  a LogD  b .

In pratica ci si pu pertanto costruire, sulla base di terremoti caratterizzati da ampiezza di traccia


A (nota sperimentalmente) distanza epicentrale D, magnitudo locale ML (D, ML noti da Internet),
un proprio normogramma, o meglio, la relativa equazione.
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Cenni di sismologia

IMCS

MAGNITUDO

VI
VII
VIII
IX
X
XI

4.30 +/- 0.60


4.70 +/- 0.70
5.40 +/- 0.70
6.20 +/- 0.60
6.60 +/- 0.80
7.20 +/- 0.70

Numero di terremoti per anno Magnitudo


Descrizione
800000
2.0 3.4
Sisma strumentale
30000
3.5 4.2 Sisma avvertito da qualche persona
4800
4.3 4.8
Sisma avvertito da molte persone
1400
4.3 4.8
Sisma avvertito da tutti
500
5.5 6.1
Qualche danno agli edifici
100
6.2 6.9
Considerevoli danni agli edifici
15
7.0 7.3
Seri danni
4
7.4 7.9
Gran danno
0.1 0.2
> 8.0
Distruzione pressoch totale
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Cenni di sismologia

Data
28/12/1857
28/12/1908
13/01/1915
06/05/1976
23/11/1980
26/09/1997
06/04/2009

Data
26/12/2004
28/03/2005
12/09/2007
15/08/2007
12/05/2008
15/07/2009
14/11/2007

Terremoti in Italia con M > 6


Localit
Magnitudo Numero di vittime
Salerno
6.5
12000
Messina Reggio Calabria
7.5
86926
Avezzano
7
29980
Friuli
6.5
976
Irpinia
7.2
2735
Umbria e Marche
6.1
11
LAquila
6.2
287

Terremoti pi forti del XXI secolo


Localit
Al largo della costa nord di Sumatra, Indonesia
Sumatra, Indonesia
Giacarta, Indonesia
Ica, Per
Sichuan, Cina
South Island, Nuova Zelanda
Calama, Cile

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Magnitudo
9.3
8.7
8.4
7.9
7.8
7.8
7.7

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Cenni di sismologia

Osservazioni:

1. Terremoti con M < 5 non dovrebbero causare danni strutturali, mentre per M > 5 si possono
in genere riscontrare danni significativi. Tuttavia la magnitudo da sola non sufficiente ad
indicare se possono verificarsi o meno danni strutturali. Essa infatti una misura della
grandezza del sisma alla sorgente, ma la distanza della struttura dalla sorgente gioca un
ruolo fondamentale sullampiezza della risposta. La severit del moto del terreno diminuisce
inoltre allaumentare della distanza della struttura dalla sorgente, anche se sono frequenti
anomalie dovute a condizioni geologiche locali (effetti di sito).
2. Secondo la formula empirica proposta da Esteva - Rosenblueth (1964), si pu calcolare
I MM

8.16  1.45 M  2.46 ln d ,

essendo M la magnitudo di Richter e d la distanza epicentrale (in km), con dimensioni


paragonabili a quelle della distanza focale.
3. Un terremoto di elevata magnitudo ma con ipocentro profondo pu produrre danni limitati
in relazione alla vastit delle aree interessate dallevento sismico, mentre un terremoto di
magnitudo minore ma con ipocentro poco profondo pu avere effetti catastrofici nelle zone
epicentrali.
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4. La magnitudo si riferisce intrinsecamente al terremoto nel suo insieme. Si osservato che la


magnitudo legata allenergia globalmente liberata nel fenomeno che ha originato il
terremoto. Tale energia che si propaga principalmente sotto forma di onde sismiche (la
quantit restante si suddivide fra energia potenziale, connessa alle deformazioni crostali, ed
energia assorbita nella fratturazione delle rocce e nello scorrimento lungo la faglia).
5. A tal proposito, Gutenberg e Richter (1956) hanno proposto la seguente correlazione fra
lenergia sismica irradiata (E) e la magnitudo (M):
LogE

4 .8  1 .5 M

[J ] .

Lequazione, applicabile a terremoti con ipocentro non molto profondo, permette di


osservare che per un incremento unitario di magnitudo lenergia aumenta di circa 32 volte,
di 1000 volte per un aumento di 2 gradi.

1.4.3. Sismografi ed accelerografi strong-motion


Il principale strumento di misura di un evento sismico certamente il sismografo: il principio di
funzionamento consiste nella misurazione del moto del suolo a partire dalla registrazione delle
oscillazioni di un pendolo semplice, di notevole inerzia, appeso ad un punto solidale con il suolo.
Si osserva che lo spostamento v del pendolo proporzionale allo spostamento del suolo vg , a
patto che il periodo proprio del pendolo sia maggiore del periodo di vibrazione del suolo e che
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Cenni di sismologia

venga scelto un opportuno coefficiente di smorzamento. Gli spostamenti registrati si possono in


tal caso esprimere in termini di spostamento del suolo a meno di una costante. Allora il pendolo
detto sismografo a lungo periodo.
Anche nel caso di periodo proprio del pendolo prossimo a quello del suolo, agendo con opportuni
coefficienti di smorzamento si riesce ad ottenere un spostamento registrato proporzionale a
quello del supporto. In definitiva si riesce sempre a registrare lo spostamento del suolo, a meno
di costanti.

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Per le applicazioni di ingegneria sismica necessario disporre di registrazioni di terremoti con


forte intensit. A tal fine vengono utilizzati gli accelerografi strong - motion (Cherry 1974,
Halverson 1965, Hudson 1970 ).
Sono detti accelerografi strong-motion (o SMAC) gli apparecchi che registrano, in modo
completo, come funzioni del tempo, le tre componenti di accelerazione del suolo, due orizzontali
(nord - sud ed est ovest) ed una verticale (U.S.Coast and Geodetic Survey Standard, Akashi
SMAC B/B2, Teledyne AR - 240, Teledyne RFT - 250, Teledyne RMT - 280, UAR,...)
Lapparato registratore di un accelerografo strong - motion di solito non entra in funzione finch
laccelerazione del suolo non supera un predeterminato valore di soglia (0.005 g), inoltre
laccelerografo in grado di registrare accelerazioni fino ad 1 g.
Si parla quindi di sismologia strong - motion, basata sullo studio di registrazioni di terremoti
distruttivi, effettuate con accelerometri posti vicino o entro larea epicentrale. Essa si sviluppata
praticamente a partire dal 1940, data cui risale la registrazione del terremoto di El Centro,
California.
Gli ingegneri sono infatti interessati agli effetti locali di forti terremoti, con moti del terreno
abbastanza intensi da provocare danni strutturali.
Il sismologo focalizza invece la sua attenzione sullo studio dettagliato del terremoto e dei
meccanismi che lo provocano, attraverso lanalisi degli effetti globali o a lungo raggio;
interessato quindi a moti del terreno di ampiezza molto piccola, tali da non indurre significative
risposte strutturali.
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Cenni di sismologia

Lelemento base di un accelerografo un trasduttore che nella sua forma pi semplice un


oscillatore semplice m, k, c, caratterizzato da una frequenza e da un rapporto di smorzamento (f =
25 Hz e [ = 60% per i moderni accelerografi analogici; f = 50 Hz e [ = 70% per i moderni
accelerografi digitali).
Questi parametri relativi al trasduttore consentono agli strumenti digitali di registrare, senza
eccessive distorsioni, andamenti accelerazione - tempo contenenti frequenze da molto basse fino
a 30 Hz; gli strumenti analogici risultano invece accurati in un range di frequenze pi ristretto,
fino ad un massimo di 15 Hz.
Quindi nella sua forma pi semplice un trasduttore un sistema massa - molla - smorzatore
montato in un telaio rigido vincolato alla superficie il cui moto deve essere registrato. La figura
mostra uno schema dello strumento che registra il moto orizzontale della base.

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Per misurare le tre componenti del moto sono necessari tre diversi trasduttori.
Soggetta al moto del supporto, la massa del trasduttore si muove rispetto al telaio e questo
spostamento relativo viene registrato.
Il moto da registrare generico e pu includere molte componenti armoniche che coprono un
ampio range di frequenze.

Consideriamo la misura di un semplice moto armonico:


ug t ug 0 sin Zt .

Lequazione del moto, ottenuta imponendo lequilibrio dinamico tra le forze, :


mu  cu  ku

mug 0 sin Zt ,

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Cenni di sismologia

e dividendo per m si ottiene:


u  2[Zu  Z 2 u

ug 0 sin Zt .

Si osserva che la risposta stazionaria a regime u(t):


u t

m
1
ug 0 D E , [ sin Zt  - ug 0 2 D E , [ sin Zt  -
k
Z

proporzionale al moto di base per [ = 0.7, in un range E = 0 - 0.6.


Ci significa che non c alcuna amplificazione dinamica nel moto del sistema (per coefficienti
di smorzamento [ > 0.7 si parla di deamplificazione), ed anzi, la componente dinamica di
risposta risulta addirittura ridotta rispetto a quella statica. Al contrario, per valori di smorzamento
[ < 0.4, la risposta del sistema appare fortemente amplificata (risonanza).
Il comportamento dinamico del sistema pu essere descritto in modo esaustivo rappresentando
landamento di D(E, [) in funzione di E (curve di risposta in frequenza), essendo:
D

1  E  2[E
2 2

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Z
Z

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Cenni di sismologia

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Cenni di sismologia

Velocit e spostamenti si ottengono per integrazione delle accelerazioni registrate. Di solito le


componenti orizzontali sono dello stesso ordine di grandezza, mentre la componente verticale
presenta ampiezze pi piccole e contiene importanti componenti ad alta frequenza.
Caratteristiche di un accelerogramma sono:
ampiezza, caratterizzata dal picco (PGA, Peak Ground Acceleration) o dal
numero di picchi che superano un livello prefissato,
contenuto in frequenze,
durata.
Sulla base di tali caratteristiche, Newmark e Rosenblueth (1971) hanno proposto una
classificazione dei sismi in quattro tipi:
1. Scossa di tipo impulsivo (praticamente un solo urto)
Moti di questo tipo avvengono solo ad una distanza limitata dallepicentro, su terreno rigido e
per terremoti superficiali (fuoco a meno di 30 km di profondit). Le magnitudo sono moderate
(5.4 - 6.2) e gli effetti indicano un moto unidirezionale, pi forte in un senso che nel senso
opposto (Port Hueneme, California, 1957; Agadir 1960; Libia 1963). (6)
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Cenni di sismologia

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2. Scossa moderatamente lunga, con movimento estremamente irregolare


La profondit del fuoco intermedia, il bedrock rigido (terremoti della fascia circumpacifica).
Questo tipo di moto generalmente di uguale severit in tutte le direzioni (El Centro 1940).
(7)

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3. Scossa di lunga durata, con periodi predominanti pronunciati


Le onde sismiche vengono filtrate da molti strati di materiale soffice, e subiscono numerose
riflessioni fra le varie superfici di discontinuit (Citt del Messico). (8)

4. Scossa che determina deformazioni permanenti del suolo su larga scala


Ci possono essere scorrimenti o liquefazione del suolo (Valdivia e Puerto Montt, terremoto del
Cile del 1960; Anchorage, terremoto dellAlaska del 1964; Niigata, terremoto del Giappone
del 1964). (9)

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Cenni di sismologia

1.4.4. PGA (Peak Ground Acceleration)


Oltre che in base alla magnitudo, lentit di un terremoto spesso valutata in base
allaccelerazione massima del terreno (accelerazione di picco del terreno, PGA, Peak Ground
Acceleration).
Sia la magnitudo che la PGA, ad ogni modo, sono in grado di descrivere solo in parte la
pericolosit di un terremoto: infatti, non sono di estrema importanza solo lenergia da esso
complessivamente sviluppata ed i valori massimi del moto del terreno, ma anche in che misura
lenergia sismica associata alle diverse frequenze. A parit di energia sismica complessiva,
infatti ovvio che ben diverso se tale energia associata a frequenze lontane da quelle delle
costruzioni o se essa coincidente con tali frequenze (risonanza).
Di conseguenza, terremoti caratterizzati da uguale magnitudo e uguale valore di PGA possono
risultare di violenza molto diversa.
Relazione tra PGA e magnitudo
Le registrazioni dirette della PGA sono abbastanza numerose solo in zone piuttosto ristrette della
superficie terrestre (Giappone, California), mentre per altre zone i dati sono pochi o addirittura
mancanti. In assenza di registrazioni dirette si pu risalire alla PGA in un punto dallintensit IMM
nel punto stesso, come proposto da Richter (1958) per la California:
log10 PGA

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I MM
 0.5
3

>cm / s @,
2

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oppure dalla magnitudo M, tenendo conto della distanza R (in km) del punto dal fuoco:
PGA

1230 e 0.8M

R  25 2

>cm / s @ .
2

Come si pu osservare, la correlazione proposta da Richter appare simile al risultato ottenuto in


precedenza da Cancani (1904) per lItalia:
log 10 PGA

I MCS
 1.17
3

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>cm / s @ .
2

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1.5 Pericolosit sismica (Seismic Hazard)


Con il termine pericolosit sismica si intende la stima dello scuotimento del suolo causato dai
terremoti che si prevede possano interessare un certo sito durante un dato intervallo di tempo.
Una strategia efficace per la mitigazione del rischio sismico dipende infatti da tre fattori:
1. Stima adeguata della pericolosit sismica (descrizione realistica dei terremoti attesi e degli
effetti legati alla propagazione delle onde sismiche)
2. Valutazione della vulnerabilit delle strutture e delle infrastrutture presenti nella regione in
esame, in funzione delle loro caratteristiche strutturali e del moto del suolo atteso
neleventualit di un forte terremoto
3. Valutazione dellesposizione di tali strutture ed infrastrutture (in termini di vite umane ed
economici)
Il problema principale della stima della pericolosit sismica consiste nella determinazione delle
caratteristiche del moto del suolo associabile ai terremoti futuri. A tal fine, il parametro pi
frequentemente utilizzato la PGA, nonostante sia ampiamente riconosciuta limpossibilit di
descrivere in modo adeguato gli effetti del terremoto trascurando altri fattori(durata e frequenza
delle onde sismiche,).

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Cenni di sismologia

La stima della pericolosit sismica pu essere effettuata con due diversi metodi, tra loro
complementari, noti come metodi deterministici o probabilistici.
I metodi deterministici calcolano i valori di scuotimento del suolo, a seguito di
un terremoto di riferimento. Per gli eventi futuri si cerca di immaginare uno
scenario che parta da ci che successo nel passato.
o La modellazione del moto del suolo realistica, in quanto effettuata
utilizzando i principi fisico-matematici che stanno alla base della
generazione e propagazione delle onde sismiche
o Si considerano gli effetti legati alle caratteristiche della sorgente
sismica, della propagazione delle onde e delle condizioni locali (effetti
di sito)
o La metodologia deterministica flessibile, ovvero capace di
incorporare le nuove informazioni teoriche o empiriche rese
disponibili dalle ricerche sismologiche e geologiche
o Semplici ed attendibili, i metodi deterministici sono stati ampiamente
applicati a scala regionale e locale (Europa, Asia, Africa, America
Latina)

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Cenni di sismologia

I metodi probabilistici invece rappresentano unintegrazione degli effetti legati


a tutti i terremoti potenziali delle varie sorgenti ritenute in grado di influenzare
il sito, con lincertezza relativa e la valutazione di ipotesi alternative. Facendo
uso delle informazioni disponibili sulla storia sismica, si determina il tasso di
probabilit che entro un intervallo di tempo fissato il moto del suolo superi un
certo livello.
o Indicazioni potenzialmente utili ma non sufficientemente attendibili
o Non si tiene conto in modo adeguato dei fattori che influenzano
significativamente il moto del suolo in un certo sito (caratteristiche
della sorgente sismica,)
o Lindipendenza temporale degli eventi sismici (ipotesi alla base delle
stime probabilistiche) accettabile solo se larea considerata
abbastanza ampia da includere un numero elevato di sorgenti
sismogenetiche

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Cenni di sismologia

Calcolo della pericolosit


necessario conoscere:
1. le aree riconosciute responsabili di generare terremoti (zonazione sismogenetica)
2. la sismicit di tali aree, ossia la distribuzione spazio-temporale degli eventi (catalogo)
3. la variazione degli effetti dei terremoti, che si generano in tali aree, con la distanza (modello
di attenuazione)

Si definisce quindi:
pericolosit sismica

livello di scuotimento di un sito con probabilit di


superamento assegnata in un determinato intervallo di tempo

La pericolosit sismica risulta pertanto una caratteristica fisica del territorio.


Di conseguenza, quanto maggiore la frequenza e lintensit degli eventi che caratterizzano
unarea geografica, tanto maggiore la sua pericolosit.
Per caratterizzare lo scuotimento o il potenziale di danno del moto del suolo si possono usare
diversi parametri caratteristici, sia derivati direttamente dalle registrazioni strumentali sia ottenuti
mediante integrazione nel dominio del tempo e/o delle frequenze delle storie temporali.
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Cenni di sismologia

Tra questi si possono citare:


-

PGA (Peak Ground Acceleration),


PGV (Peak Ground Velocity),
PGD (Peak Ground Displacement),
rapporto PGA/PGV,
EPA(Effective Peak Acceleration),
EPV (Effective Peak Velocity),
intensit di Housner IH,
durata efficace,

1.5.1. Mappa di pericolosit sismica


La pericolosit sismica espressa in accelerazione
orizzontale massima su suolo rigido (PGA) con una
probabilit del 10% di essere superata in 50 anni
ovvero che si verifica mediamente ogni 475 anni
(periodo di ritorno).
Esistono mappe di pericolosit sismica a livello
nazionale, regionale, o locale. (10)

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Cenni di sismologia

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