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Hu
Hy .
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Fu
Fy .
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Con riferimento ad una generica sezione inflessa in c.a., si osserva che la duttilit di sezione
aumenta:
- allaumentare
o delle prestazioni del conglomerato (resistenza e deformazione ultima), e quindi del suo
grado di confinamento,
o dellarmatura compressa,
- e con la riduzione
o dell armatura tesa,
o della tensione di snervamento dellarmatura.
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Lo sforzo normale ha sempre un effetto negativo sulla duttilit, come risulta dalla figura:
Schematizzando inoltre il legame momento-curvatura con una bilatera, si osserva che quando M
= Mu (ML), la sezione plasticizza. Si parla, in tal caso, di cerniera plastica (a parit di momento
Mu = ML, la curvatura F continua ad aumentare, in quanto la sezione dispone di una capacit di
rotazione relativa dJ infinita).
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Al variare della forza P, il comportamento del pilastro inflesso pu essere definito in termini di
relazione momento-curvatura (M-F). Analogamente, si pu pensare di descrivere la risposta del
sistema strutturale al crescere di P in termini di spostamento u della sezione di sommit (P-u).
Si osserva, in particolare, che al crescere di P si raggiunge dapprima lo snervamento, con
spostamento uE della massa m. Lo snervamento corrisponde al raggiungimento di un momento
ML alla base del pilastro, con conseguente formazione di una cerniera plastica:
Corso di Ingegneria Sismica - a.a. 2009/10
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ML
,
l
PE
uE
PE l 3
.
3 EJ
Fino alla soglia plastica, la deformazione del pilastro ha inoltre un andamento parabolico, dal
momento che sussiste un legame del tipo F = M/EJ:
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Alla formazione della cerniera al piede del pilastro ( u t u E ), la sezione allincastro entra in fase
plastica ( F t F y ). Si instaura pertanto un meccanismo in un sistema che inizialmente era
isostatico.
Lo stato di sollecitazione lungo il pilastro resta praticamente immutato, mentre alla deformazione
preesistente u E si aggiunge una rotazione rigida alla base, compatibile con le capacit duttili
della cerniera. Lo spostamento ultimo uu della sezione di sommit viene infatti raggiunto quando
alla base del pilastro la cerniera esaurisce la capacit di rotazione plastica che in grado di
fornire. La duttilit del pilastro (e in generale, la duttilit dellelemento P elemento ) quindi definita
come:
P pilastro
uu
uE .
Gli incrementi di spostamento in fase plastica possono inoltre essere valutati come:
'u
lp
F y l p l
2
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Osservazione
Dal punto di vista energetico, il raggiungimento della soglia plastica in corrispondenza del carico
PE pu essere associato ad un lavoro di deformazione elastica Ld:
Ld
1
PE
2
P l3
.
E
3 EJ
PE ' u
1
PE
2
P l3
PE ' u .
E
3 EJ
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Esempio
Le risorse plastiche di una struttura sono tanto maggiori quanto pi la struttura stessa
iperstatica.
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Detto T il periodo proprio di vibrazione del pilastro, si far quindi riferimento alla pseudo accelerazione Sv(T) ad esso corrispondente.
A tal proposito, Como e Lanni hanno proposto un metodo energetico per la valutazione del
fattore di struttura, ovvero per misurare le riserve di resistenza in campo plastico.
Il metodo si basa su una schematizzazione semplificata degli scambi energetici che avvengono
durante levento sismico. Si individuano pertanto una prima fase di immagazzinamento di
energia cinetica ed una seconda fase di frenatura sismica, in cui tutta lenergia cinetica si
trasforma in lavoro di deformazione elasto-plastica.
Sotto il sisma ridotto usato in fase di progetto, lenergia dingresso del sisma pu essere
valutata come:
EI
1
m S v2 ,
2
con Sv = S(T).
Si osserva che lenergia di ingresso EI viene ripresa dalloscillatore in campo elastico, a prezzo di
un lavoro di deformazione elastica W. Per il bilancio di energia deve quindi essere:
EI
con W
W ,
1
Fs u s .
2
1
m q S v2
2
W0 L p .
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Ipotizziamo che la forza sismica che porta la struttura alla soglia plastica sia D 0 Fs ( D 0 ! 1 ).
Raggiunto il momento plastico allincastro (meccanismo), lassorbimento di energia viene
effettuato attraverso un ulteriore lavoro plastico Lp, che si dissipa nella cerniera al piede. Se la
duttilit allincastro sufficiente, loscillatore dissiper tutta lenergia cinetica accumulata.
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W0 L p ,
con:
W0
1
D 0 Fs D 0 u s ,
2
EI
D 02 W L p
q 2 W
D 02 W L p
Lp
D 0 Fs u p ,
EI
q2
1
m S v2
2
q 2 W .
Allora:
D0 1
Lp
W0
q2
D 02
Lp
W0
D 02
D 0 1 's
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Quando la condizione di meccanismo raggiunta con tutte le cerniere plastiche che si formano
contemporaneamente, W0 ed Lp acquistano unespressione semplice e particolarmente
significativa. Si parla infatti di condizione di plasticizzazione simultanea, che rappresenta
loptimum da un punto di vista dissipativo.
Dopo la prima fase elastica, in corrispondenza della soglia plastica, si formano
contemporaneamente tante cerniere plastiche da determinare uno stato di meccanismo. Segue una
fase plastica in cui la deformazione dovuta allo svilupparsi di un cinematismo fino al
raggiungimento della curvatura ultima in una cerniera plastica.
In tale circostanza, gli spostamenti up del telaio sono definiti in funzione delle capacit
rotazionali delle cerniere che si formano alla base dei pilastri, ovvero della massima rotazione
Tmax che pu compiere il pilastro meno duttile del telaio:
T max
T max
1
2
h
... .
n
D 02 F Ts u s
D 02 W ,
up
F y l p ,
W0
1
T
D0 F s D0 u s
2
F s u p ,
1
2
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EI
's
W0 L p ,
Lp
D 0 F Ts u p
W0
D 02 F Ts u s
1
2
D 0 1 's
Comportamenti strutturali
Sulla base del livello di duttilit sismica 's si possono individuare alcuni comportamenti
strutturali fondamentali. Considerando un telaio soggetto a forze sismiche definite con una legge
D F s , al crescere di D la sua risposta pu essere rappresentata in termini D ed u.
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Si definiscono:
- Strutture fragili ( 's 1 ): sono strutture che, per linsufficiente duttilit locale di alcune
membrature, non consentono neppure il formarsi del meccanismo cinematico di
dissipazione plastica per linsorgere di rotture localizzate. Queste strutture, sotto lazione di
un sisma forte, subiscono un collasso improvviso di tipo esplosivo, per la mancanza di
adattabilit plastica e per il repentino passaggio dalla fase elastica a quella di rottura per
sgretolamento del materiale.
Rientrano in questa categoria:
o le costruzioni in muratura, che generalmente sono in grado di assorbire solo
piccolissime quantit di energia,
o molte strutture in c.a., specie nellambito delle costruzioni prefabbricate, se non dotate
di necessari collegamenti, o strutture in c.a. caratterizzate da ridotta duttilit locale
(calcestruzzo scadente o sezioni fortemente armate con acciaio ad elevato limite
elastico),
o strutture in acciaio con elementi poco irrigiditi, cio molto sensibili a fenomeni di
imbozzamento locale.
- Strutture poco duttili ( 's | 1 ): si tratta di strutture in cui si innesca un meccanismo
cinematico ma che, o per la scarsa duttilit locale delle membrature o per il tipo di
meccanismo di collasso sviluppatosi (meccanismo parziale e non globale, caratterizzato
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Con riferimento alla figura, si consideri il generico controvento, costituito da un telaio irrigidito
da pareti di taglio accoppiate. Un opportuno dimensionamento pu portare alla gerarchia degli
schemi resistenti indicati in figura, passando alle sole pareti accoppiate e infine alle pareti di
taglio indipendenti.
Per arrivare ad un tale comportamento necessario che in sede di progetto venga prevista
unadeguata sequenza di formazione delle cerniere plastiche e dei valori delle resistenze, ed
inoltre che il passaggio da uno schema resistente allaltro si attui per eliminazione di elementi
facilmente riparabili.
Esiste ampia evidenza che le strutture progettate secondo le Normative di nuova generazione
posseggano ampi margini di resistenza che consentono loro di sopportare senza giungere a
collasso azioni sismiche di livello ben superiore a quello di progetto. Questi margini derivano da
regole supplementari di buona progettazione.
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1. Soglia plastica
Un elemento fondamentale il moltiplicatore D0 dei carichi sismici convenzionali relativo al
limite della fase elastica, o soglia plastica, coincidente con il formarsi di un meccanismo,
nellipotesi che valga la condizione di plasticizzazione simultanea. Il valore della soglia plastica
individua la minore o maggiore resistenza della struttura alle azioni sismiche orizzontali.
Pi elevata la soglia plastica, maggiori sono le forze sismiche, quindi le sollecitazioni, di
conseguenza pi costosa la struttura. La scelta fra diverse soluzioni progettuali che assicurino
una sufficiente capacit dissipativa pu essere effettuata adottando quella che presenta la soglia
plastica D0 pi bassa.
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2. Tipo di meccanismo
Nel comportamento sismico di un telaio ad n piani, si possono distinguere fondamentalmente due
tipi di meccanismo, detti rispettivamente meccanismo di piano e meccanismo globale.
Meccanismo di piano
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Meccanismo globale
Un comportamento pi duttile si pu ottenere con un meccanismo di collasso di tipo globale, con
cerniere disposte al piede delle pilastrate e allestremit delle travi, fino ai piani superiori. In tal
caso partecipa alla dissipazione plastica un numero di cerniere decisamente superiore rispetto al
precedente e inoltre le sezioni plasticizzate delle travi esibiscono una elevata duttilit locale che
assicura la possibilit di forti escursioni in campo plastico.
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Nellipotesi che le sezioni del telaio siano egualmente duttili, che laltezza dinterpiano hi sia
costante (h) e che le masse si mantengano anchesse costanti sullaltezza delledificio, il lavoro
(1)
plastico L p relativo ad un meccanismo di piano soffice pu essere espresso come:
T
L(p1)
D 0 F Ts u p
1
2
D 0 F u p
...
n
D 0 F T max
1
1
h
... ,
1
D 0 F T max h i .
L(p1)
i 1
( 2)
A parit di forze sismiche F s applicate al telaio, si osserva che il lavoro plastico L p relativo ad
un meccanismo globale :
L(p2 )
D 0 F T max
1 1
2 2
h
... ...
n n
D 0 F T max h i 2
i 1
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Allora:
n
( 2)
p
(1)
p
's
( 2)
's
(1)
i
i 1
n
2n 1
3 ,
i 1
quindi allaumentare degli n piani del telaio aumenta la convenienza di un meccanismo globale
(2) rispetto ad un meccanismo di piano (1).
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- Se le cerniere si formano invece tutte al raggiungimento della soglia plastica, ognuna di esse
dispone della propria risorsa di curvatura plastica, e quindi il meccanismo di collasso si
manifesta in tutta la sua efficienza dissipativa. Si parla in tal caso di condizione di
plasticizzazione simultanea, ed obiettivo fondamentale di una corretta progettazione delle
strutture a telaio duttili cercare di avvicinarsi il pi possibile alla sua piena realizzazione.
4. Duttilit locale
La duttilit locale delle sezioni che si prevede debbano plasticizzare condiziona lampiezza della
fase di assorbimento di energia come dissipazione plastica, ovvero la duttilit sismica globale
della struttura.
Per quanto riguarda le travi in c.a., la duttilit locale pu essere assicurata realizzando:
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Conclusioni
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Il comportamento delle pareti tozze invece fortemente influenzato dallo sforzo di taglio,
essendo trascurabili gli effetti flessionali. La rottura avviene tipicamente per fessurazione
diagonale, con limitate escursioni in campo plastico e quindi modeste duttilit. La fessurazione
diagonale seguita da espulsione delle zone di parete triangolari tratteggiate in figura e quindi
corrisponde alleffettivo collasso strutturale.
Larmatura metallica deve essere distribuita su tutta laltezza della parete, sia in direzione
verticale che orizzontale.
Un altro accorgimento teso ad incrementare la duttilit pu essere quello di realizzare un telaio di
irrigidimento, con il quale contrastare il meccanismo di collasso di cui sopra.
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E immediato rilevare, con semplici considerazioni di equilibrio, che lo sforzo normale nelle
pareti indotto dalle forze orizzontali esterne pari alla somma dei tagli alle estremit dei traversi
di accoppiamento.
Pi rigidi sono questi elementi, maggiore sar la percentuale di momento esterno ripresa dalle
pareti e migliore risulter il comportamento globale.
Di conseguenza, proprio in vista di un buon comportamento strutturale, i traversi devono essere
soggetti a rilevanti azioni taglianti. Al fine di incrementarne la duttilit bene che si formino
cerniere plastiche alle estremit degli elementi di collegamento prima che la struttura arrivi al
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collasso definitivo con la plasticizzazione delle pareti alla base. Quindi la resistenza a taglio di
progetto deve essere maggiore della sollecitazione tagliante di progetto.
Si dovr inoltre evitare un eventuale collasso a taglio alla base delle pareti.
Laumento della resistenza a taglio della base delle pareti pu essere ottenuto realizzando schemi
reticolari (come in figura) oppure aumentando i quantitativi dellarmatura tradizionale.
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In particolare, si pu osservare che nei piani bassi la parete vincola il telaio, limitandone la
deformazione, mentre nella parte superiore il telaio a limitare gli spostamenti della parete.
A prescindere da ci, leffetto dellaccoppiamento quello di unire i benefici dei due sistemi:
- la duttilit del telaio
- la rigidezza della parete.
Ne risulta una risposta duttile, con ununiforme e significativa capacit di dissipazione.
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Sebbene la progettazione di telai shear-type sia estremamente diffusa, grazie soprattutto alla
facilit di calcolo che questa presuppone, importante sottolineare come, in unottica di
progettazione secondo la gerarchia delle resistenze, questo tipo di struttura non presenta un buon
comportamento in fase plastica. I criteri di corretta progettazione antisismica suggeriscono infatti
lo slogan travi deboli- pilastri forti.
Nel caso in cui vi siano irregolarit nella distribuzione delle rigidezze di un telaio shear-type, con
piani deboli in cui i pilastri siano caratterizzati da rigidezze inferiori a quelle delle travi, infatti
possibile che nei piani si verifichino concentrazioni di deformazioni (richieste di duttilit) tali da
superare la capacit locale (meccanismo di piano).
Telaio shear-type monopiano (SDOF)
Consideriamo un telaio shear-type monopiano, assimilabile ad un oscillatore semplice
caratterizzato da m, k, Fy, Pd.
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Il comportamento dei pilastri pu essere rappresentato mediante una legge del tipo:
Supponendo che i pilastri abbiano una resistenza limite Fy, per spostamenti del traverso u > uy =
Fy/k il sistema entra in campo plastico. Al raggiungimento dello spostamento ultimo uu si potr
quindi definire la duttilit disponibile Pd = uu/uy del telaio.
Progettiamo ora i ritti del telaio in termini di resistenza Fy, essendo nota la massa m = W/g del
sistema (traverso pi pesi accidentali). Lo spettro di risposta anelastico fornisce la base per la
determinazione della resistenza di progetto. Per quanto riguarda invece la rigidezza elastica k del
sistema fissiamo un periodo T (generalmente si considera T = 0.8 s):
2S
2S
T
0 .8 s
,
ricavo k.
Z
k
m
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Una volta fissato anche il rapporto di smorzamento [ , si ricava Sa(T) dallo spettro anelastico
relativo ad una duttilit assegnata (ad esempio P= 4):
m S a T
Fy
m S a 0.8 s .
La rigidezza k e la resistenza Fy dei pilastri del telaio sono quindi stati progettati in funzione di
una certa duttilit (P = 4).
Sottoponendo il telaio ad una data time history (per esempio El Centro) e studiandone la risposta
in termini di spostamento u(t), si pu infatti verificare che la domanda di duttilit da parte del
sisma esattamente la duttilit di progetto (quindi la duttilit disponibile):
P richiesta
u max
uy
4,
con u y
Fy
k
P richiesta { P disponibil e
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2.
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Rigidezze di piano
Sia ki la rigidezza delli-esima pilastrata del telaio. La risposta del telaio pu essere rappresentata
in termini di taglio Vi alli-esimo piano e spostamento relativo (drift) di piano Gi = ui-ui-1.
La condizione di optimum dal punto di vista progettuale prevede che il telaio, soggetto alle forze
statiche equivalenti Fs, si deformi con spostamenti dinterpiano Gi costanti (pilastri ugualmente
sollecitati).
Gi
Vi
ki G ,
i 1,2,...n.
(1 condizione)
Una volta determinato G , infatti possibile costruire la matrice di rigidezza K del telaio.
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V1
V
2
...
Vn
1
0
1 1 1
1 1 1
Fs
,
0 1 1
0 0 1
KV
V1 V 2
V
2
V2
V 2 V3
V3
V3
V3 V 4
V4
0
0
V4 ,
V4
KV
Le matrici M e KV (matrice delle rigidezze definita a meno di una costante) del telaio sono note.
Si pu quindi pensare di risolvere il problema agli autovalori fissando come parametro di
progetto il periodo proprio T1 della struttura.
Ponendo:
T1 = 0.8 s
(2 condizione)
si risolve il seguente problema:
K V u
(i )
ZV2 , j M u ( i ) ,
2
si ricava ZV ,1
Allora:
ZV2 ,1
G
2S 2
T12
Z12
ZV2 ,1 T12
2S 2
ki
Vi
G
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Resistenze di piano
Le resistenze di piano Vy,i vengono determinate utilizzando lo spettro anelastico a duttilit fissata
(P = 4) e smorzamento assegnato [ .
Note le matrici M e K del telaio, si risolve il problema agli autovalori relativo al sistema elastico
non smorzato:
K u
( j)
Z 2j M u ( j )
e si determinano le forze sismiche (e da queste i tagli di piano) relative ai diversi modi di vibrare.
Ci che interessa sono infatti i massimi tagli di piano dovuti al j-esimo modo di vibrare:
( j)
Fs
M ) J j S a T j
( j)
( j)
si ricava V
I tagli di piano modali, combinati attraverso una combinazione quadratica completa (CQC),
consentono di stimare i tagli massimi di piano.
La progettazione delle resistenze di piano Vy,i si completa quindi ponendo li-esima resistenza di
piano Vy,i pari alli-esimo taglio massimo (valutato considerando i contributi dei j modi di
vibrare).
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Note le rigidezze ki e le resistenze di piano Vy,i, per ogni i-esimo piano, quindi possibile
condurre unanalisi al passo (time history), risolvendo un problema del tipo:
M u C u F s
M rug .
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Osservazioni
1. la duttilit richiesta dal sisma non costante ad ogni piano, come ipotizzato (P = 4).
2. nella pratica, spesso si tendono ad irrobustire i piani superiori delle strutture (a parit di ki,
aumenta la Vy,i dei piani pi alti).
Di conseguenza, tutta la domanda di duttilit si concentra a livello del piano terra (mentre i
piani superiori rimangono in campo elastico). Si parla quindi di piano debole.
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3. Nel caso in cui i piani pi alti siano pi rigidi e pi resistenti rispetto al piano terra, si parla
di piano soffice.
Anche in tale circostanza, le forti richieste di duttilit a livello del piano terra provocano il
collasso della struttura, mentre i piani superiori si mantengono in campo elastico.
Piano debole:
In tal caso le resistenze dei piani superiori sono 4 volte la resistenza del piano terra.
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Piano soffice:
Rispetto allesempio precedente, in tale circostanza le rigidezze e le resistenze dei piani superiori
sono 4 volte la rigidezza e la resistenza del piano terra.
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