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La mano dell’uomo can a meta degli anni Ottanta, con Lélia abbiamo imma- ginato il progetto che in italiano si é chiamato La mano dell’ uo- mm, wolewame reader un omaggio al lavoro, Per spiegarmi me- glio, riparler6 di economia. Ogni prodotto ¢ il risultato della combinazione della materia prima, del capitale ¢ del lavoro. Se approfondiamo Vanalisi, ci rendiamo conto che il pitt impor- tante di questi tre fattori é il lavoro. Consideriamo ad esempio, gli indios dell’Amazzonia, la cui vita somiglia alla nostra di cinque © diecimila anni fa. Loro sanno affumicare il pesce - Yaffumicatura pit o meno industriale del pesce venduto nei supermercati deriva da questa pratica ancestrale, La tecnologia ha permesso la meccanizzazione del lavoro manuale € senza Yuna non esisterebbe Valtra. Il denaro, invece, materializza il uo diventato propriet del capitale. B innegabile quindi che, nella produsione, i lavoro ss it nore PA . progetto realizzato in una pn aoe ae del lavoro ¢ dei serie di reportage per riconoscere limportanza “svt lavoratori Nef anni che pli ho dedicato, nessuno a Hifi Javorava ¢ ho mostrate uo mondo un pezzo unico; poi, sono comparsi i robot che hanno so- stituito le braccia umane. Ho voluto, quindi, costituire un’ar- cheologia visiva dell’era industriale prima che venisse spazzata via, Per realizzare questo progetto, ho visitato tenute agricole industriali, fabbriche e miniere. Sono andato 1a dove si vede meglio il lavoro applicato alla materia prima, il lavoro alla ca- tena di montaggio. Dal 1986 al 1991 ho realizzato una quarantina di repor- tage in venticinque paesi, grazie al sostegno di un gruppo di caporedattori, fra cui Roger Thérond di Paris Match e Alberto Anaut di E/ Pais, e grazie all’agenzia Magnum, di cui face- vo ancora parte. Pochissimi sono stati realizzati in Europa, perché, negli anni Ottanta, molte industrie cominciavano a essere delocalizzate: pezzi interi dellindustria sono spari- u dal nostro paesaggio, come la metallurgia in Lorena. Le industrie curopee sono state delocalizzate chiavi in mano in Cina, in Brasile, in Indonesia, in India... Ho amato molto questo periodo della mia vita perché dove trovave l'uomo che lavorava, lo vedevo fiero di produrre, di creare. Sono stato colpito dall’ingegnosita della specie umana, capace di pren- dere un pezzo d'acciaio, saldarlo con un altro pezzo, poi con un altro ancora... €, poco per volta, vedere questo insieme Prendere la forma, per esempio, di una nave: un monumento enorme ed estremamente sofisticato. Prima di essere messa in acqua, la nave é un ammasso di ferraglic assemblate ma quando tocca l'acqua diventa una nave che, una volta equir Paggiata, puo prendere il largo. Ei incredibile come un pexzo di ferro possa restare a galla. Allorigine di tutto questo Vinvenzione della prima piroga che I'uome & stato capace di "3 € ormai troppo vecchia, la nave viene portata in Bangladesh, oppure in certi posti dell’ India o del Pakistan che dispongono di pochi metalli. Qui viene smembrata e ridiventa una quan- uta indefinita di pezzi di ferro che si trasformano in coltelli, in utensili agricoli e altri oggetti identici a quelli che la nave aveva trasportato attraverso i mari. Le cliche di bronzo diven- tano teiere, orecchini, ornamenti sui vestiti delle donne del Bengala, abbellite da magnifici gioielli. La materia prima fa cosi il gito del mondo, da Singapore a New York ¢ poi nel re- sto del pianeta secondo un processo molto sofisticato, incre- dibilmente complesso. Osservando questo processo, mi sono trovato a stupirmi di quanto fosse incredibile la specie umana. Ma c’é anche il rovescio della medaglia: una nave nasce in una miniera di carbone ¢ in una miniera di ferro; il carbone e il ferro compongono Vacciaio che a sua volta é trasformato in lamine le quali, tutte insieme, formano la nave. La silicosi che corrode i polmoni di chi lavora nelle miniere di carbone ¢ di ferro, colpisce allo stesso modo gli operai dei cantien nava- li. Si riscontrano gli stessi sintomi in Bangladesh, negli “ship breaking yard”, i cantieri in cui vengono rottamate le navi. E una malattia che attraversa tutta la catena industriale ¢ grazie a La mano dell'womo, bo povuro vedere con i mici occhi questa sorta di geopolitica della produzionc. Ho constatato che a volte, la dove si crea la vita, al tempo stem 9 prepara mone In Karan le stesse industrie Quest da zuc compre vorar» Gali; duran In passat re Are Marx ca come si producevano le essenze di vetiver ¢ di geranio, come si imballava la vaniglia, Andavo via al mattino, con “les pe- tits paysans du haut” — gli abitanti della parte alta dell'isola —e tornavo la sera con loro, Vivevo sul posto, nei villaggi, ¢ avevo affittato una camera presso la casa di gente dell’isola. Dappertutto, in tutti i paesi ¢ per ogni tipo di attivita, mi sono preso del tempo. Ho trascorso parecchi giorni con i pescatori di tonno in Sicilia, molti giorni a guardare i gesti delle mietitrici del mare in Galizia, a spiare le donne che lavorano con il viso completamente coperto sul canale del Rajasthan, a seguire gli operai di un infernale giacimento di petrolio del Kuwait. Ho trascorso molte ore a parlare con gli uni e con gli altri, a cercare di capirli. Dopo un po’ di tempo prendevano confidenza con me ¢ io finivo quasi per far parte del loro scenario. Durante questi reportage, qualunque fosse il settore di attivita, ho sempre scelto di andare nelle grandi industrie. Vi si entrava abbastanza facilmente ¢ lo scopo era di rac- contare la fine di un mondo industniale che aveva assunto masse di lavoratori. Sono andato in Cina nel 1989 a visitare grand) unita di produzione; era il periodo della repression delle manifestazioni di piazza Tienanmen, a Pechino. Ma Cero gid stato in precedenza, mi conoscevano. Non ho mai incontrato difficolta nel fotografare in Cina, probabilmente Perché sono brasiliano: il Brasile non ha mai spaventato i cinesi ¢ non entrava nella spartizione della guerra fredda. Ho ale Questa serie di reportage mi ha condotto in un macel- lo del Dakota, nel sud degli Stati Uniti, dove venivano am- mazzati 1.000 maiali di grossa taglia all’ora ¢ 2.000 bovini al giorno. Gli operai ripetevano incessantemente lo stesso ge- sto sanguinario, dentro saloni senza finestre. C’era un odore spaventoso. I] primo giorno mi é stato impossibile scattare una sola foto, vomitavo in continuazione. Lo spettacolo di questa produzione industriale di salumi mi ha fatto venire per sempre il disgusto per gli hot dog, II personale era pagato abbastanza bene, ma é stato uno dei mestieri alla catena di montaggio pit duri che abbia mai visto. A Java, in un piccolo paradiso di bellezza, ho visto uomi- B ni fare pit di cinquanta chilometri, andata ¢ ritorno, a piedi, attraverso le risaie, le piantagioni di chiodi di garofano ¢ la fo- resta tropicale, prima di salire fino a 2.300 metri di altitudine ‘€ poi scendere 600 metri sotto, sullaltro versante, ¢ penetrare infine nel cratere del vulcano Kawab Ijen, grande produttore di zolfo, A causa delle esalazioni tossiche, vere e proprie nubi , non bisognava respirare con il naso, ma solo con la ‘Come unica difesa, gli operai si ficcavano un pezzo di ee cae Ciascuno nempiva un cesto con 70-75 chili di | | Il mondo delle miniere | La miniera d’oro della Serra Pelada, nello Stato del Para, nel Nord del Brasile, é stata scoperta nel 1980. Si é subito scate fata una corsa alloro alla quale volevo assistere ma, essendo la miniera amministrata dalla polizia federale, mi era vietato Vaccesso poiché al Servizio nazionale di informazione risul | tavo schedato come oppositore politico. Nel 1986, quando Pamministrazione é passata alla Cooperativa mineraria, fi nalmente mi é stata concessa l'autorizzazione ad accedere alla miniera. Sono stato presentato da un vecchio amico di mio padre, uno dei moltissimi proprietari. Questa enorme i era divisa in 2 0 3.000 concessioni ognuna di 2 me che impiegavano dalle 15 alle 20 persone ciascuna paga, sorveglianti, trasportatori, ece. Quando ci rano gid stati estratti 70.000 chili d’oro. del mio arrivo, un minatore mi chiese da dove risposi: “dal Rio Doce”, il nome della valle in cui che me ne accorges: voce che ero stato inviato dalla societd Vale do proprictaria legale della concessione, La com diventata Vale) deve il suo nome, in effetti, alla sno ato, possiede le pid grandi miniere di ferro tempi cominciava a sfruttare | giaciment: in cui ci trovavame. Mentre la voce con |, Nella miniera si dif con il piccone e levare Ja terra con Je mani, mi sembrava di sentire SL mnotmiorio dellors, Tutti gli ocehi crane Improvvisamente, il rumore c¢ puntati verso me. Con Ja mia carnagione bianca © i vestiti chiari — vesto sempre color kaki quando lavore — non passa vo certo inosservato In snezzo a quelle mighata dt vies bru ciati dal sole © que corps chiazzan docra, Pos tut hanne ricominciato a battere i loro strumenti, gli uni suphi altri « di nuove il rumore & tornate infernale, Non capivo niente, cos ho pres le mie machine © ho iniviato a forografare. 1 O10, 4 POCO a poco, & Fiprese, Ho comineiato la mia discesa in miniera. Prima di agri vare in fondo, ero coperto di fango, dai vestiti alle cinghic delle fotocamere, a forza di casere urtato da tutti quelli che incrociavo, Sentivo Velettncita nell’ana e molta ostilita nei mici confronti, Non capive perché nessuno mi rivolgesse a parola © mi chicdevo come avret potuto trascorrere un mese intero in quell’atmosfera, Arnvato in fondo, incrociai uno det polizioty che sorveghiavano La minicta ~ non certo per evitare t fart, son cerano problemi di questo genete, ma per garantire che il lavoro procedesse bene © che non st verificassero eventual rinse, H poliviotto ms disse: “Gringo, dammi il passaporte”. Gli rispost che non devewo me Proprio mente poche ero brasthane. Alfepoc a aveve ancota i capelli, ero biondissimo, testa, barba e baffi, I patisietes mi squadrd € insistette. Di fronte al min nuove nfiutn, ¢ mise le manette ¢ mi diede uno strattone come per cacesr mt. A quel punto mi vennere le lacrime agli oechi. Vede che la polizia se la prendeva con me, gli operat si reser ix mediatamente conto che non ero una spia della compaynia Vale, Pui condotno in una baracea, al competto di un uffiess ze le, per le dovute spiegazioni, Comprendendo il modo con cui cro stato trattato, Pufficiale si scusd & mi lascié andare, Ridiscesi immed mente in minicra © qui fui accolto con un’ovazione. Alla fine, il poliz jotta mi fu di grandissimo aiuto: da quel momento, fu come essere a casa; potevo anda- re ovunque ¢ fotografare liberamente. Vissi molte settimane con i minatori, nel baraccamento di quel vecchio amico di mio padre che mi conosceva fin da quando ero bambino, Le fotografie che ho scattato in quella miniera d’oro sono piuttosto conosciute. [ sempre impressionante vede- re tante persone lavorare fianco a fianco, in un immenso buco a ciclo aperto. Le mic foto riescono a dare idea del- la durezza del lavoro di quei minatori ¢ quindi suscitano una certa empatia, ma le persone che lavoravano in quella minicra erano tutti volontari, Non e: ano schiavi, o meglio lo erano nella misura in cui desideravano arricchirsi. Erano tutti spinti da questo sogno ¢ alcuni tra loro hanno proba bilmente trascorso la vita a raschiare la miniera senza tro- vare mai nulla. Ma per chi trovava una vena... Quando, a forza di scavare, i minatoti st avvicinavano a una vena doro, vedevano cambiare la composizione della terra € 1 suoi co lori, Per raccoghere questi mineral Cosi preziosi, 1 minatort della Serra Pelada non utilizzavano piu t sacchi comuni, ma sacchi bianchi 0 azzurri. Come complemento del propre supendio, Cascun trasportatore di terra aveva tl dint di sceghicre uno det sacehi bianchi o azzurn, provenicnts dal filone che aveva scoperto, Setaceiando t} suo contenuto, ght granell: d’oro, ma anche 5 poteva capitare di trovare solo chil, Era come una torteria Pra i lavorstori, ho incontraro indivadai di ogat sorta, i ne Aleuni crane stat) student: univeritart, alt: nen sapewan Fn yme quelli né leggere né scrivere, ‘Tutti crane avventurier, che parteciparono alla corsa allore in California o 1 Alaska Guardavano i poliziotti della minicra come fossero det ché che abusavano del proprio potere solo perehé imbracet ino det tatterught, vano un fucile. Era lotta di classe. Se c’era i poliziotti non esitavano certo a sparare, € a volte eapitaya venivano sero dei minatori, Ma poi, a loro volta che uccide: lapidati a colpi di sassi ferrosi, pid pesante del granite. no tutti sul posto, dentro le barac 1 lavoratori abita ano nelle amache. Oltte a ricevere lo stipendio, che, e dormi erano nutriti molto bene, con molta carne, mantoca, dire man rise, Nel baraccamento dell’amico di mio f verdura. } giavamo tutti la stessa cosa, padrone ¢ dipendenti, | Imeno 400 Jaleool aio di ato, non c’erano donne nel ra ande violenza latente. Ma ho cra vic! 50 chilometri ¢ regnava una py come del re In minier, visto anche moment: di tener sto altrove, c'erano omosessualr ¢, fra 150.000 laverator, st ne omosessuale, una sorta dt cra costituita un'organiz: a, Un piccola corporazione che portava un tocco di dolce un duro, con le creates giorno ho incontrato un minatore, nie”, mi disse “ser tortu di ferite da coltello sul viso. “Seb: Parigt H mio sogno, quando troverd loro, ¢ nato a vivere ydi silicone, perche € a di andarc) per farms mettere un ser Parigi che 1 trevano 1 pid belli”, Trove incredibile pensare Ha vita tanto dura in che ta scelta di quella sehiawita, dt gp nods avere un bel seme dt minicra, fosse motivata dal s« silicone. Una scoperta tanto inattesa da far sorridere meceantevate in Da allora tutte be miniere sot modo brutale. Quando lavorave nella regione di Dhant it ni sflancavano cerca: in India, nel 1989, 150.0100 munis di extrarre carbone, » alternavane ¢ ‘adi. Fino alla Secon- dove Ia temperatura raggiungeva i 55 gi da guerra mondiale, quelle miniere erano state sfruttate dagli inglesi; a quei tempi producevano un carbone molto buono per la produzione dell'acciaio. Poi gli inglesi le abbandona- rono senza chiuderle in modo corretto. Cosi, la circolazio- ne dell'aria produceva qua ¢ la incendi sotterranei. Quando ci sono andato, i fuoco imperversava da anni nelle viscere della terra: ovunque Cerano nubi di fumo e, attraversando i villaggi, ogni tanto si vedevano i cedimenti del terreno. Ep- pure, la miniera era la fonte di sostentamento degli abitanti della regione, per un totale di circa 400.000 persone. ‘Tutti ay 20 di terra che veniva coltivato dalle ano un piccolo pe: donne, mentre gli uomini lavoravano in miniera, o viceversa Qualche volta lavorava in minicra l'intera famiglia, perché occorreva manodopera non qualificata, specialmente per il lavoro in superficie. In quel periodo, si cominciavano a in- stallare miniere a ciclo aperto con enormi macchine russe grandi pale meccaniche che erano veri ¢ propri mostri capaci di scavare c spostare mucchi di terra delle dimensioni di una casa, Innegabilmente, cra la fine di un‘epoca, Anni dopo, tornando nella regione del Bihar per i miei reportage sulle migrazioni, ho volun rendermi conto delle conseguenze della riorganizea industriale. La manodo pera locale cra stata sostituita da quelle grosse macehine, la Minicra assumeva soltanto teenie ¢ altro personale specia hzzato. Ormai crano tichieste esclusivamente le comy te tecniche © non pi la forza fisica, Malte pers c prive di qualifica, quindi, crano disoccupate ¢ una volta espolse da loro pezzetto di terra, ingromavano la mapea di povert delle a. Una massa di popolazione che s‘ingrandiva a disrnise fa. Mi é capitato di incontrare famighe che, di notte, soma abant ibd vanw a ridesso delle minicre pet recuperate i ¢ \lcuni per sopravvivere rubavano in quella che era stata la loro terra, Da contadini lavoratori delle miniere, si enino trasformati in proletari concentrati nelle periterie urbane ¢ in ladri che, nottetempo, rubavano nella lore ex propricti Sono proprio queste tragedie umane, provoeate dalla scom parsa della mano dell'uomo nel process industriale, che ho voluto raccontare nel mio progetto I 6 Instituto Terra: la realizzazione di un’utopia Nel 2000 abbiamo pubblicato due libri, In canmino € Ritnatti di bambini in cammino, Se le popolazioni costrette a spostarsi s 0 prevalentemente vittime, i loro piccoli lo sono ancora di pit. I bambini mostrano spesso grandi capacita di adattamento, riescono a giocare ea ridere ma in tutti, famelici, sporchi, feriti © amputati che siano, é soprattutto lo sguardo che mi ha scon- volto. I] libro di cui sono protagonisti, ho dedicato “a tutti i bambini che, guardando queste fotografie, saranno indotti a riflettere sulle esistenze che si nascondono dictro ogni viso”. di In camemino hanno circolato attraverso Le mie fotografi il pianeta, sono state viste da miglaia di persone, esposte in molti musci ¢ galleric ¢ pubblicate su riviste di tutto il mondo. Ho tenuto anche diverse conferenze. Nel frattempo, pero, non stavo bene, né fisicamente né psicologicamente. Fino ad allora non avevo immaginato che 'yomo potesse appartenere a una specie cost crudele verso se stexsa € non useivo ad accettarlo. Ero depresso ¢ sprofondavo nel pessimismo, Mi preoceupava anche constatare quanto gli sconvolgimenti economics, social ¢ politic’ avessero cambiato il piancta, Gli albert abbattun, + pacsaggi rovinati, gli ccosistem distrutts.. Ho pensato allora di mettere in piedi un progetto che denunciasse Fnquinamen to ¢ la distruzione delle foreste. Intanto, Leha aveva avuty fe dea geniale di ripiantare la foresta sulla terra ormai sinistrata dei mici genitori; ¢ cravame lanciatt in unlavventura pazzesca iy albert rinascevane ed ecco che, improvvisamente, Nel XVI secolo, alfarrive det portoghest, la foresta atien tica si estendeva sulla costa brasiliana per 3.500 chilometei © Ninterno per cirea 350 chilometnt una superficie pari al doppio de lla Francia. 1a terra det miei genitori faceva parte di questo ecosistema, Quando, dopo Vamnistia politica, con Lélia siamo potuti tornare, ch siamo fest conto che gli albert crane stati tagliau. I famovo legno di peroba, insicme a molte altre vari ta, era ervito per attrezzare le abitay ont delle citth brasthar all’epoca in picna espansione, ¢ a produrre carbone per Vindustria siderurgica. Per la deforestazic vana scotreva senza che niente la tr dei miei genitor, una volta riespe . era ora diventar 4 crosta pelata. Della trent: famughe che vi aby whe ere bar tanto a) mandran k dh recupero dey della nostra terra Progetto: rpaantarc occupars della be «\iver diverse peril np pro da che parte fansiamenti, ma ci same det’ avremmo avuto molti aiuti, vista la grande necessita di riabi- litare gli ecosistemi. Andai a Washington, per un appuntamento alla Banca Mondiale. Pensavano che la mia idea fosse stravagante e deli- rante, ma ci misero in contatto con gruppi ambientalisti bra- siliani molto interessant, i cui membri abitavano quasi tutti nel mio Stato, il Minas Gerais. Fra di loro cera un altro “paz~ il direttore dei parchi € delle foreste del Minas Gerais, Célio Vale, che si entusiasmé subito e promise di aiutarci. Insieme a lui, abbiamo creato il primo parco nazionale del Brasile su una terra completamente degradata, impegnandoci sul nostro onore a riforestare tutto con specie della foresta locale. Ormai la terra dei mici genitori é protetta. E. diventata riserva privata del patrimonio naturale ¢ non potra mai pid servire da terra agricola. All'inizio, mio padre non credeva molto nel Nostro progetto. Temeva soprattutto che la nostra utopia di cittadini ci avrebbe rovinato. Ma quando é morto, # nowantacindue anni, aveva avuto il tempo di vedere che gli alberi si crano riappropriati dei loro diritti. Per finanziare il progetto, abbiamo deciso di investire il frutto del nostro lavoro. Anche i dirigenti della compagnia mineraria locale, Vale do Rio Doce (oggi Vale), per la quale lavorava Renato de Jesus, pensavano che la nostra idea fosse ‘una follia, ma accettarono ugualmente di alutarci ¢ visto che svevano un vivaio di specie locali, buone per la riforestazio- 1, ci donarono alcuni ceppi e misery a nostra disposizione la manodopera di cui avevamo bisogno. Inoltre, ci és finanziamenti, cosi come fece a che oggi ospitano Instituto Terra’, un centro di formazione sulla foresta, che accoglie guardie forestali, agricoltori, sinda- ci, addetti ai mezzi di scavo comunali. Ma é aperto anche agli alunni delle scuole della regione perché tutti, fin da piccoli, vengano sensibilizzati al problema della deforestazione e di- ventino consapevoli dell’importanza della biodiversita ¢ della necessita di ricostruire l'ecosistema. Sono tornati molti animali, persino il giaguaro, il pid grande della catena alimentare della foresta. Se é tornato, vuol dire che trova da mangiare ¢ la catena alimentare é quindi completa. Ora la terra é diventata quasi pit bella di quan- do ero bambino e di fronte a questo spettacolo sono rimasto talmente incantato che, nel giro di poco tempo, con Lélia ci siamo detti che dovevamo realizzare un racconto fotografico per mostrare la bellezza del mondo. Linizio di tutto. Perché ricreando quella foresta stavamo ricreando un ciclo di vita. Tramite Conservation International di Washington, la pit: grande ONG di protezione ambientale che tutela le parti vergini del mondo, abbiamo scoperto che circa il 46% del Pianeta ¢ ancora incontaminato, Gli esseri umani hanno di- strutto una buona meti della Terra, il che é enorme, ma Palera meta, © quasi, € intatta, ¢ questo mi é sembrato fantastico. Una parte della foresta amazzonica, in effetti, ¢ distrurta ma Ne testa comunque il 75%, di cui una gran parte é in Beasile. Ovungue ncl mondo si distruggono pezzi della foresta tro- picale, ma questo non impedisce che ne sopravviva ancora una buona parte. E pet curt i haaghi di difficile accesso sone. sfuggiti alla distruzione umana, dai deserti alle terre freddie, al Sud come al Nord. 1 99.9% del Antartide @ ancora vergi ne, cosi come le terre a oltre 3.000 metri di altitudine, troppo difficili da sfruttare. Abbiamo a lungo riflettuto, discusso € a poco a poco costruito i] nostro progetto. Poi ci siamo messi alla mcerca di fondi. Abbiamo stipulato contratti in esclusiva con una serie di riviste, come Paris Match in Francia, Rolling Stone ne gli Stati Uniti, La Vanguardia in Spagna, | isdo in Portogallo, The Guardian nel Regno Unito ¢ La Repubblica in Italia Inizialmente, pensavamo di finanziare i] progetto con questi contratti ¢ con le pubblicazioni che sarebbero seguite nel cor so degli otto anni di lavoro ma viste le difficolta economiche dei giornali, abbiamo cercato altri sponsor ¢ cosi abbiamo tro- vato aiuti da parte di fondazioni americane ¢ di imprese, come Vale, il nostro partner brasiliano.

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