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1
Marziale:
quella
impressa
da
Sweynheym
e
Pannartz
a
Roma
verso
il
1470-‐71,
quella
stampata
da
Vindelino
da
Spira
a
Venezia
tra
il
1471
e
il
1473,
e
quella
uscita
nel
1471
dalla
tipografia
ferrarese
di
Andreas
Belfort.
È
controverso
quale
sia
stata
la
editio
princeps;
Velaza
ha
osservato
che
non
può
esserla
stata
la
veneta.
È
susseguita
la
comunicazione
The
text
of
Statius’
«Thebaid»
in
early
printed
editions
(1470-‐1519),
and
its
fortune
in
the
later
tradition
di
Valéry
BERLINCOURT
(Universität
Basel),
che
si
è
concentrato
su
tre
edizioni
incunabole
della
Tebaide
di
Stazio,
cioè
la
princeps
(Roma,
1470),
quella
stampata
tre
anni
dopo
da
Stephanus
Corallus
a
Parma,
e
la
milanese
del
1476.
In
fine,
Rosa
DÍAZ
BURILLO
(UNED)
presentò
nella
comunicazione
Lucano
en
el
período
incunable:
de
la
«editio
princeps»
a
la
edición
aldina
(1469-‐1502)
i
risultati
dei
suoi
studi
sulle
edizioni
a
stampa
di
Lucano
dalla
princeps
del
1469
fino
alla
prima
Aldina
del
1502
dedicata
a
Marco
Antonio
Mauroceno,
che
aveva
regalato
ad
Aldo
un
manoscritto
della
Farsalia
che
è
stato
poi
utilizzato
come
fonte
di
varianti
per
migliorare
il
testo.
La
seduta
successiva
fu
dedicata
ai
prosatori
latini
classici.
Antonio
MORENO
HERNÁNDEZ
(UNED),
organizzatore
principale
del
colloquio,
ha
offerto
un
contributo
intitolato
Las
primeras
ediciones
de
los
«Commentarii»
de
César
(1469-‐
1519)
sulle
edizioni
a
stampa
dei
Commentarii
di
Giulio
Cesare
a
cominciare
dalla
princeps
(Roma,
1469)
fino
alla
seconda
Aldina
del
1519.
Ha
messo
in
rilievo
le
linee
di
discendenza
delle
varie
edizioni,
e
soprattutto
la
pratica
di
emendare
il
testo
ope
codicum,
che
spiega
per
esempio
la
presenza
di
molte
varianti
sia
nella
prima
Aldina
del
1513
che
nel
codice
Duecentesco
O
(Oxford,
Merton
College,
MS.
307).
Nella
comunicazione
successiva,
dal
titolo
Humanistas
en
el
taller:
continuidad
e
intervención
en
las
ediciones
incunables
de
la
«Germania»
de
Tácito,
Xurxo
REGUEIRA
VEIGA
(UNED)
ha
discusso
le
edizioni
incunabole
della
Germania
e
i
loro
legami
con
la
tradizione
manoscritta.
Sotto
un’impostazione
simile,
Matilde
CONDE
SALAZAR
(Consejo
Superior
de
Investigaciones
Cientíticas,
Madrid)
ha
presentato
la
comunicazione
El
texto
de
las
ediciones
incunables
de
Sexto
Rufo
Festo,
concentrandosi
su
tre
edizioni
del
Breviarium
che
hanno
un
carattere
esemplare
per
tutta
la
tradizione
incunabola:
quella
stampata
da
Riessinger,
forse
a
Roma
nel
1470,
e
le
edizioni
romane
curate
da
Campanus,
impressa
nel
1470
da
Ulrich
Han,
e
da
Tiphernas,
stampata
nel
1492
da
Plannck.
È
seguito
l’intervento
La
première
édition
imprimée
de
textes
gromatiques
latins
(Sichart,
1528)
di
Jean-‐Yves
GUILLAUMIN
(Université
de
Franche-‐Comté,
Besançon),
che
ha
discusso
un’unica
edizione
a
stampa,
quella
di
alcuni
testi
gromatici
latini
pubblicata
da
Sichart
nel
1528.
Questa
edizione
era
basata
su
un
codice
che
conteneva
la
diazographos,
cioè
un
“libro
d’immagini”
che
accompagnava
il
testo
nella
cosiddetta
famiglia
palatina
dei
manoscritti
dei
gromatici;
e
Guillaumin
ha
sostenuto
in
modo
convincente
che
il
codice
utilizzato
da
Sichart
deve
essere
identificato
con
un
rappresentante
oggi
perduto
di
questa
famiglia
carolingia.
In
fine,
il
contributo
Las
ediciones
incunables
de
Marciano
Capella
di
Manuel
AYUSO
GARCÍA
(UNED)
è
stato
dedicato
agli
incunaboli
di
Marziano
Capella,
cioè
il
frammento
stampato
a
Milano
o
a
Venezia
tra
il
1493
e
il
1499,
la
editio
princeps
impressa
da
F.
V.
Bodianus
a
Vicenza
nel
1499,
la
edizione
di
Modena
del
1500,
che
è
in
effetto
una
ristampa
della
princeps,
e
il
frammento
stampato
a
Erfurt
nel
1500.
Una
seduta
breve
fu
dedicata
ai
manoscritti
trascritti
da
incunaboli.
Nel
contributo
Il
ritorno
al
manoscritto
nella
tradizione
incunabola
dei
classici:
2
qualche
esempio
significativo
di
Silvia
MADDALO
(Università
degli
studi
della
Tuscia,
Viterbo),
letta
nella
sua
assenza
da
Marina
Sanfilippo,
sono
stati
studiati
in
modo
dettagliato
due
manoscritti
di
lusso
della
Biblioteca
Apostolica
Vaticana:
il
codice
Rossi
550,
una
copia
dell’ultimo
prodotto
della
collaborazione
degli
impressori
Sweynheym
e
Pannartz,
cioè
dell’impressione
del
1473
della
traduzione
latina
di
Polibio
fatta
da
Niccolò
Perotti;
e
il
codice
Vaticanus
lat.
3595,
una
copia
dell’edizione
delle
Silvae
di
Stazio
impressa
nel
1475
da
Sweynheym.
Quest’ultimo
fu
trascritto
da
Partenio
Minuzio
Paulino,
un
allievo
di
Pomponio
Leto,
e
fu
decorato
dal
calligrafo
rinomato
Bartolomeo
Sanvito.
La
stessa
tematica
fu
studiata
dal
punto
di
vista
filologico
nel
contributo
Incunables
and
manuscripts:
the
case
of
Catullus
di
Dániel
KISS
(Irish
Research
Council/University
College
Dublin),
che
ha
discusso
17
manoscritti
di
Catullo
che
discendono
in
modo
diretto
o
indiretto
dalle
edizioni
incunabole.
Ha
notato
la
forte
presenza
di
manoscritti
di
lusso
in
questo
gruppo,
e
ha
proposto
le
ipotesi
che
nei
suoi
primi
decenni
d’esistenza
la
stampa
potrebbe
aver
ricacciato
dal
mercato
solo
i
manoscritti
d’uso,
cioè
di
bassa
qualità,
e
che
i
calligrafi
che
continuavano
a
ricevere
delle
commissioni
avrebbero
potuto
preferito
di
copiare
degli
incunaboli,
perché
questi
avrebbero
avuto
un
testo
migliore
o
comunque
più
moderno.
Due
comunicazioni
furono
dedicate
alla
presenza
d’incunaboli
e
postincunaboli
dei
classici
latini
in
collezioni
significative.
Coll’intervento
Avatares
de
los
clásicos:
procedencia
y
nuevos
sentidos
de
su
coleccionismo,
María
Luisa
LÓPEZ-‐VIDRIERO
ABELLÓ
ha
offerto
una
visione
dei
classici
latini
nella
Real
Biblioteca
del
Palacio
Real
de
Madrid,
della
quale
è
la
direttrice,
e
degli
sforzi
notevoli
che
sono
stati
fatti
sotto
la
sua
guida
per
studiare
questa
collezione
in
un
modo
approfondito
e
per
presentare
i
risultati
di
quest’indagine
anche
sul
sito
web
della
biblioteca
(www.realbiblioteca.es).
È
seguito
l’intervento
Los
clásicos
latinos
en
las
bibliotecas
de
Córdoba
hasta
1540
di
Julián
SOLANA
PUJALTE
(Universidad
de
Córdoba),
che
ha
presentato
i
risultati
delle
sue
ricerche
sui
classici
latini
incunaboli
e
postincunaboli
nelle
biblioteche
di
Córdoba,
eseguite
nel
marco
del
progetto
Incunabula
della
UNED.
Le
varie
biblioteche
cittadine
e
religiose
posseggono
tutte
solo
qualche
dozzina
di
libri
di
questo
tipo.
La
distribuzione
dei
titoli
è
interessante;
si
vede
una
preferenza
a
volte
sorprendente
per
certi
autori,
e
per
le
opere
in
prosa
in
genere.
L’importanza
del
paratesto
per
lo
studio
degli
incunaboli
e
postincunaboli
fu
messo
in
rilievo
da
Felipe
GONZÁLEZ
VEGA
(Universidad
del
País
Vasco–Euskal
Herriko
Unibertsitatea)
nel
suo
contributo
intitolato
Clásicos
contemporáneos:
nuevos
lindes
impresos
en
el
canon
de
autores
humanísticos.
Egli
ha
discusso
la
transizione
dal
commento
impresso
alle
collezioni
di
annotazioni
e
commenti
miscellanei
a
proposito
della
figura
di
Filippo
Beroaldo,
e
l’ideologia
umanistica
delle
sue
Orationes
et
carmina,
messe
a
stampa
a
Bologna
nel
1500.
Rosa
María
IGLESIAS
MONTIEL
e
María
Consuelo
ÁLVAREZ
MORÁN
(Universidad
de
Murcia)
hanno
offerto
coll’intervento
La
edición
de
Rafael
Regius
de
Ovidio
un’analisi
della
famosa
edizione
commentata
delle
Metamorfosi
di
Ovidio
pubblicata
da
Rafaele
Regio
(1493,
ed.
seconda
1513).
Hanno
messo
in
rilievo
la
cura
di
Regio
nel
prendere
nota
di
ogni
elemento
letterario
significativo
e
nel
chiarire
ogni
aspetto
potenzialmente
problematico
del
testo,
nonché
il
carattere
argomentativo
e
spesso
diffamante
del
suo
lavoro,
soprattutto
nei
confronti
del
suo
rivale
Giovanni
Calfurnio.
Nella
comunicazione
Parma
1505:
la
ilustración
de
las
3
«Metamorfosis»
y
los
avatares
de
un
postincunable
excepcional,
Fátima
DÍEZ
PLATAS
(Universidad
de
Santiago
de
Compostela)
ha
discusso
due
altre
edizioni
delle
Metamorfosi,
oggi
rarissime,
entrambe
pubblicate
apparentemente
nel
1505
a
Parma
da
Francisco
de
Mazalis,
accompagnate
da
xilografie
quasi
identiche.
Díez
Platas
ha
dimostrato
che
una
di
queste
edizioni
è
una
copia
“pirata”
dell’altra,
per
cui
sono
state
riutilizzate
le
lastre
originali
delle
xilografie,
non
sempre
in
un
modo
competente.
La
seduta
si
è
chiusa
con
il
contributo
Los
incunables
de
la
«Cosmographia»
de
Pomponio
Mela:
contribución
de
los
paratextos
a
la
filiación
de
las
ediciones
di
María
José
CARRIZO
GÓMEZ
(UNED),
che
ha
tracciato
la
filiazione
delle
nove
edizioni
incunaboli
della
Cosmographia
di
Pomponio
Mela
con
l’aiuto
dei
loro
elementi
paratestuali.
Una
serie
di
relatori
hanno
discusso
delle
edizioni
a
stampa
di
volgarizzazioni
di
testi
latini
classici.
Antonio
ALVAR
EZQUERRA
(Universidad
de
Alcalá)
ha
presentato,
nell’intervento
De
nuevo
sobre
la
traducción
de
Francisco
de
las
Natas
del
Libro
II
de
la
«Eneida»,
la
traduzione
poetica
assai
libera
al
castigliano
del
libro
II
dell’Eneide
pubblicata
di
Francisco
de
las
Natas
a
Burgos
nel
1528,
che
è
caduta
nell’oblio
dopo
la
pubblicazione
della
traduzione
integrale
dell’epopea
da
Gregorio
Hernández
de
Velasco
nel
1555.
In
seguito,
la
comunicazione
Traducir
a
Plauto
entre
la
voz,
el
cuerpo
y
la
página
impresa:
Pandolfo
Collenuccio
y
Francisco
López
de
Villalobos
di
Marina
SANFILIPPO
(UNED)
ha
utilizzato
la
teoria
della
traduzione
del
semiologo
estone
Peeter
Torop
per
mettere
in
confronto
due
volgarizzamenti
del
Amfitrione
di
Plauto,
cioè
quello
di
Pandolfo
Collenuccio,
messo
in
scena
a
Ferrara
nel
1487,
e
quello
al
castigliano
di
Francisco
López
de
Villalobos
del
1517,
che
era
esplicitamente
non
destinato
per
la
scena.
Nell’intervento
Los
impresos
hispanos
de
Séneca
y
su
contexto
europeo,
Juan
Miguel
VALERO
MORENO
(Universidad
de
Salamanca,
Seminario
de
Estudios
Medievales
y
Renacentistas)
ha
offerto
uno
studio
di
tre
volgarizzamenti
spagnoli
di
Seneca
impressi
intorno
al
1550,
cioè
Los
Proverbios
de
Séneca
di
Pedro
Díaz
de
Toledo,
Los
cinco
libros
de
Séneca
di
Alonso
de
Cartagena,
e
le
Epístolas
de
Séneca
attribuite
a
Fernán
Pérez
de
Guzmán.
Valero
Moreno
ha
prestato
attenzione
soprattutto
alle
fonti
manoscritte
utilizzate
dagli
impressori,
e
al
loro
contesto
culturale
più
ampio.
Carlos
ROLDÁN
DONOSO
(UNED)
ha
dedicato
la
sua
comunicazione
La
intervención
del
impresor
en
la
obra:
Pedro
Hagenbach
y
su
edición
de
los
«Proverbios»
de
Séneca
(Toledo
1500)
a
un’altra
edizione
impressa
dei
Proverbi
dedicati
a
Seneca.
Mettendola
a
confronto
con
le
altre
edizioni
incunabole
dello
stesso
testo,
ha
notato
l’omissione
di
certe
sezioni
da
parte
di
Hagenbach,
e
si
è
chiesto
se
le
il
tipografo
abbia
avuto
le
competenze
di
un
editore
in
questo
periodo.
La
ultima
sezione
del
convegno
si
è
dedicato
agli
strumenti
informatici
per
lo
studio
degli
incunaboli.
Nella
comunicazione
Old
texts,
new
resources.
The
philological
potential
of
incunabula
databases,
Falk
EISERMANN
(Staatsbibliothek
zu
Berlin
–
Preussisches
Kulturbesitz)
ha
discusso
i
banchi
dati
digitali
su
incunaboli
in
esistenza,
e
soprattutto
quello
del
venerabile
Gesamtkatalog
der
Wiegendrucke,
che
viene
elaborato
ormai
dal
1904,
oggi
sotto
la
direzione
dello
stesso
Eisermann.
Cristina
DONDI
(Bodleian
Library,
University
of
Oxford)
invece
si
è
concentrata
nel
contributo
ISTC,
TEXT-‐inc,
and
Material
Evidence
in
Incunabula:
Working
on
the
early
transmission
of
Classical
texts
in
print,
their
dissemination,
and
reception
su
un
progetto
di
ricerca
europeo
sotto
la
sua
guida
che
è
appena
cominciato,
dal
titolo
The
15th
Century
Book
Trade:
An
Evidence-‐
4
based
Assessment
and
Visualization
of
the
Distribution,
Sale,
and
Reception
of
Books
in
the
Renaissance,
nel
quale
si
studierà
la
distribuzione,
la
vendita
e
la
recezione
di
libri
a
stampa
nel
Rinascimento
europeo.
Lei
ha
presentato
il
catalogo
digitale
in
fieri
Material
Evidence
in
Incunabula,
nonché
le
sue
ricerche
sul
Zornale
o
registro
del
libraio
veneziano
Francesco
de
Madiis,
che
elenca
i
più
che
25,000
libri
che
egli
ha
venduto
tra
il
1484
e
il
1488.
Questa
fonte
offre
delle
informazioni
preziose
sul
valore
commerciale
dei
libri
in
questa
epoca;
dimostra
tra
l’altro
che
mentre
i
manoscritti,
pur
quanto
umili,
rimanevano
molto
costosi,
anche
persone
non
ricche
potevano
permettersi
di
acquistare
un
incunabolo.
La
comunicazione
Bases
de
datos
y
recursos
digitales
para
el
estudio
de
los
incunables
clásicos
en
España.
Perspectivas
de
investigación
a
la
luz
de
la
tecnología
di
Elena
GONZÁLEZ-‐BLANCO
GARCÍA
(UNED)
ha
presentato
il
gamma
di
risorse
informatiche
disponibili
oggi
agli
studiosi
degli
incunaboli,
come
i
cataloghi
e
i
banchi
di
dati
digitali
(il
Gesamtkatalog,
il
Incunabula
Short
Title
Catalogue,
ecc.),
le
biblioteche
digitali
(per
es.
la
Verteilte
Digitale
Inkunabelbibliothek),
i
banchi
di
dati
sulle
filigrane,
i
caratteri
di
stampa,
i
possessori
e
le
rilegature,
e
i
grandi
progetti
internazionali
che
cercano
di
integrare
tutte
queste
risorse.
In
fine,
Antonio
MORENO
HERNÁNDEZ
(UNED)
e
i
suoi
collaboratori
nel
progetto
di
ricerca
che
ha
ospitato
il
convegno
hanno
presentato
i
cataloghi
digitali
delle
edizioni
incunaboli
della
letteratura
classica
latina
della
Spagna
(Corpus
de
Incunables
de
Clásicos
Latinos
en
España)
e
del
Portogallo
(Corpus
de
Incunables
de
Clásicos
Latinos
de
Portugal)
che
stanno
sviluppando.
Il
loro
oggettivo
è
di
preparare
un
catalogo
digitale
descrittivo
sia
degli
incunaboli
di
classici
latini
che
sono
stati
stampati
sulla
penisola
iberica,
sia
delle
copie
degli
incunaboli
di
classici
latini
stampati
altrove
che
si
conservano
oggi
in
Spagna
e
Portogallo.
Il
convegno
è
finito
con
una
breve
sessione
di
chiusura,
nella
quale
hanno
parlato
Ricardo
MAIRAL
USÓN,
il
vicerettore
per
la
ricerca
della
UNED,
Rosa
PEDRERO
SANCHO,
direttrice
del
Dipartimento
di
Filologia
Classica
della
stessa
università,
e
Antonio
MORENO
HERNÁNDEZ,
l’organizzatore
principale
del
convegno.
5