Professional Documents
Culture Documents
TE C N IC
ICA
Il Sistema Estremo®
in Implantoprotesi
Aspetti tecnici che determinano efficacia,
costanza e predicibilità dei risultati
Il trasferimento posizionale e spaziale dal cavo orale al Invece una tecnica più affidabile prevede il trasferimento
banco di lavoro dalla bocca del paziente al modello sul banco di lavoro
della posizione dell’ingaggio geometrico degli impianti
L
’impronta presa con la tecnica snap-on non per- nonché della registrazione del tragitto transmucosale. In
mette l’esatto riposizionamento spaziale del tran- primis per il trasferimento della registrazione del tragit-
sfert al suo interno, a causa sia della distorsione to transmucoso viene utilizzato il modello costruito per
del materiale da impronta, all’atto dello sfilaggio dalla il lavoro provvisorio sul quale viene realizzato un nuovo
cavità orale, sia dei differenti assi degli impianti stessi tragitto transmucosale attraverso una ceratura.
(Fig. 1). Pertanto lo sviluppo di un’impronta realizzata
con tecnica snap-on in cui sono evidenti i disparalleli- Dopodiché si sfila la ceratura, si monta sulla testa del-
smi di tipo implantare, dentale e dento-implantare che l’impianto il pickup che servirà per la presa dell’impronta
generano sempre una distorsione plastica, qualunque per realizzare il lavoro definitivo, e poi viene inserita un
sia il materiale utilizzato per la presa dell’impronta (Fig. po’ di resina che andrà a replicare il tragitto transmuco-
2), non genererà mai un modello corrispondente all’esat- so conformato anatomicamente all’emergenza del prov-
ta situazione spaziale e posizionale di tutti gli elementi visorio testato e che potrà essere trasferito al modello
coinvolti (denti, impianti, gengive, ecc.). master definitivo (Figg. da 3 a 7).
Fig. 2
Modello sviluppato
da un’impronta
realizzata con
tecnica snap-on;
i disparallelismi
generano sempre
una distorsione
plastica, perciò il
modello ricavato
non corrisponderà
mai alla reale situa-
zione della bocca
Fig. 3
La ceratura per la
realizzazione del
provvisorio,
che permetterà la
nuova conforma-
zione anatomica,
del tragitto
transmucoso
Fig. 1 Impronta presa con la tecnica snap-
on. E’ evidente la deformazione plastica
irreversibile del materiale elastomerico che
preclude ogni possibilità di precisione, nel
riposizionare all’interno di essa, la cappetta
transfert con l’analogo avvitato. Fotografia
al microscopio stereo Zeiss OPMI 19-FC;
ingrandimento 9x
anno XV 8/2008
66 www.teamwork-media.com
T ECNICA
www.teamwork-media.com 67
anno XV 8/2008
TE C N I C A
Fig. 10 Verifica radiografica del preciso alloggiamento e
del corretto orientamento delle componenti implantari
prima di prendere l’impronta
Dopo aver accertato che tutte le componenti implanta- questa prima impronta, occorre operare in questo modo.
ri siano in ottimo stato si posizionano in sede orale e, Vengono realizzati un modello implantare, derivato da
si verifica radiograficamente l’esatto alloggiamento e il tale impronta e una ceratura del caso completa, che
corretto orientamento delle componenti implantari (Fig. permetterà la realizzazione, tramite fresaggio, dei Pila-
10). Quest’impronta, tuttavia può contenere degli errori stri Telescopici Implantari Estremi® PTIE® prefresati (cioè
dovuti all’utilizzo di componenti implantari che conten- non perfettamente definiti nel loro disegno geometrico),
gono delle tolleranze di fabbricazione (Figg. 11 e 12). e su questi, la Dima Implantare Estrema® DIE®, cioè una
Infatti, l’ingaggio geometrico a esagono interno, o ester- chiave di trasferimento e posizionamento antirotazionale
no, di un impianto avente un certo grado di tolleranza implantare elettrodepositata in metallo; questa permet-
con il pilastro implantare, ruota ed entra in contatto con terà di valutare la posizione spaziale dei pilastri nel cavo
un angolo dell’esagono dell’impianto, generando nel orale e pertanto la precisione dell’impronta (Figg. 14 e
tempo l’usura, la distorsione e l’arrotondamento che 15). Se da tale verifica risulterà un’incongruenza spaziale
provocano il fallimento della giunzione a vite e persino la della posizione dei pilastri, si procederà al taglio della
rottura della vite stessa (Fig. 13). dima con un disco di tipo “slim”, di seguito all’unione
Poiché risulta praticamente impossibile trasferire con delle parti tagliate con pochissima resina cianoacrili-
precisione la posizione spaziale degli impianti tramite ca e infine alla presa dell’Impronta Implantare Estrema
anno XV 8/2008
68 www.teamwork-media.com
T ECNICA
Figg. 14 e 15 I Pilastri Telescopici Implantari Estremi® PTIE® prefresati, che vengono utilizzati con la Dima Implantare Estrema
DIE®, per prendere l’Impronta Implantare Estrema® IIE® dopo la prova nel cavo orale
Figg. 18 e 19 Portaimpronta Implantare Estremo® PIE®. Si possono notare; le ritenzioni a “nido d’ape” utilizzate per potenzia-
re l’aderenza e la ritenzione allo strappo con il materiale da impronta, gli stop occlusali e incisali, l’evidente delineatura del
centro bocca e la fuoriuscita del transfert da esso quasi totale per poterne garantire una stabile unione
IIE®, con la Dima Implantare Estrema® DIE® inserita sui assicura l’elevata precisione dell’impronta (Fig. 17), ma
pilastri telescopici prefresati. L’accorgimento per cui la sopratutto il trasferimento in laboratorio delle posizioni
DIE® viene lasciata in sede durante la presa dell’impron- spaziali delle geometrie dei pilastri implantari invece di
ta con tecnica pickup consente una rigidità posizionale quelle degli ingaggi delle teste degli impianti, che hanno
dei pilastri prefresati e nel contempo, un’elasticità data insite delle tolleranze.
dall’elastomero che circonda l’intero sistema dima-pi- L’impronta che verrà presa necessiterà dell’utilizzo del
lastri prefresati (Fig. 16). Infatti la perfetta aderenza al Portaimpronta Implantare Estremo® PIE® individuale,
pilastro senza alcuna deformazione del polivinilsilossano dotato di alcuni accorgimenti peculiari (Figg. 18 e 19):
www.teamwork-media.com 69
anno XV 8/2008
TE C N I C A
Fig. 20 Fig. 21
Modello Foratrice
Implantare a controllo
Estremo® MIE® pneumatico
Fig. 22
Confronto tra i fori
eseguiti sulla base
di plexiglass da una
normale foratrice e
da quella pneumati-
ca con olio refrige-
rante. E’ evidente la
differente levigatura
dei fori che risulta-
no essere sempre
agevoli, precisi e Fig. 23 La notevole stabilità dimensionale, l’eleva-
costanti nell’inserimento e la rimozione dei segmenti unitari nelle ta resistenza e l’indeformabilità del Modello MIE®
varie fasi lavorative. Fotografia al microscopio stereo Zeiss OPMI sono conferite dalla resina epossidica Metallepox®
19-FC; ingrandimento 9x e dall’elettrodeposizione della Lega Estrema®
❍ le ritenzioni a nido d’ape, effettuate all’interno del por- ra tipo Zeiser; l’unica differenza è che attualmente sto
taimpronta che potenziano e ottimizzano l’aderenza del utilizzando un prototipo di foratrice a controllo pneuma-
materiale elastomerico; tico (Fig. 21) con motore che sale per effettuare il foro,
❍ gli stop occlusali e incisali nonché la delineatura del nebulizzando olio refrigerante e aspirando contempora-
centro della bocca (ben evidente ed effettuata sul mani- neamente trucioli e olio. Ciò genera dei fori estremamen-
co da ambo i lati) per facilitare all’odontoiatra la centra- te levigati, precisi e costanti nell’inserimento e rimozione
tura del portaimpronta all’atto dell’inserzione nella cavità del segmento unitario durante tutto l’arco delle fasi lavo-
orale; rative, e la base portaimpronta, che ospita al suo interno
❍ l’assenza della zona palatale; il boxaggio dell’impronta e l’impronta, è a forte tenuta
❍ la fuoriuscita quasi completa dal portaimpronta del magnetica (Fig. 22). La notevole stabilità dimensiona-
transfert pickup in modo da garantirne una stabile unio- le, l’elevata resistenza e l’indeformabilità del MIE® sono
ne, nella posizione spaziale registrata rispetto ai denti e conferite dalla resina epossidica Metallepox® e dall’elet-
all’impronta, con il PIE®, mediante una piccola quantità trodeposizione della Lega Estrema® (Fig. 23). Osservan-
di resina o composito, che evita qualsiasi errore di spo- do le figure si può notare l’elevata precisione dell’allog-
stamento spaziale durante l’avvitamento dell’analogo da giamento dell’epossidico anche senza aver segmentato
laboratorio. con i vari tagli l’arcata; questo evidenzia l’alto grado di
stabilità dimensionale e posizionale (Fig. 24). Inoltre si
La realizzazione del modello posizionale di precisione im- potrà notare, l’individuale e particolare geometria dello
plantare (Modello Implantare Estremo® MIE®) scavo “tronco-conico-festonato”, effettuato per l’allog-
giamento dell’analogo implantare da laboratorio (Fig. 25)
Il modello posizionale di precisione implantare MIE® (Fig. con i perni in ottone posti in posizione bucco-palatale
20) utilizza per la sua costruzione una normale procedu- per ingabbiare l’analogo implantare da laboratorio e po-
anno XV 8/2008
70 www.teamwork-media.com
T ECNICA
Figg. 26 e 27
Nella realizzazio-
ne del Modello
MIE® è fonda-
mentale che il
braccio della
resistenza risulti
maggiore o al
massimo uguale
al braccio della
potenza, al fine di conferire un’elevata stabilità posizionale ai segmenti che lo
compongono. Nella figura 26, la lunghezza dei perni di ottone e l’altezza dello
“scavo tronco-conico-festonato” che volge verso la base di plexiglass, costituisce
il braccio della resistenza. Nella figura 27 la porzione pilastro-gengiva compresa
tra il piano della base di plexiglass e la linea tangente il piano occlusale dei pilastri
implantari costituisce il braccio della potenza
Fig. 28
Rettifica del disegno geometrico del
fresaggio di un PTIE® in lega aurea,
la stessa che poi utilizzeremo per la
costruzione dei ponti da ceramizzare
Fig. 29
Rifinitura della geometria del fresag-
gio di un PTIE® in diossido di zirconio
tramite specifiche frese diamantate
e spray di aria ed acqua, in modo da
proteggere l’integrità strutturale. Fo-
tografia al microscopio stereo Zeiss
OPMI 19-FC; ingrandimento 6x
tenziare la stabilità posizionale del singolo segmento del che diventa di estrema importanza durante la personale
MIE® durante le varie fasi di lavorazione. tecnica di fresaggio sui pilastri, che è di tipo telescopico
E’ poi di fondamentale importanza nella realizzazione del e, per definizione, a pareti parallele (Pilastri Telescopici
Modello Implantare Estremo® che il braccio della resi- Implantari Estremi Telescopici PTIE®) (Fig. 28). Tale fre-
stenza risulti maggiore o al massimo uguale al braccio saggio è molto più sensibile ad incamerare degli errori
della potenza, al fine di conferire un’elevata stabilità po- durante l’esecuzione rispetto al fresaggio conico o mi-
sizionale ai segmenti che lo compongono. La lunghez- sto, in quanto l’effetto leva e la pressione d’appoggio nei
za e larghezza dei perni di ottone, l’altezza dello “sca- normali modelli masters sezionati, provoca un movimen-
vo tronco-conico-festonato” che volge verso la base di to incontrollato dei segmenti rimovibili contenenti il com-
plexiglass e i perni che sono posti in posizione bucco- plesso pilastro-analogo, generando dei sottosquadri in-
palatale, ingabbiano l’analogo implantare da laboratorio, visibili nel fresaggio dei pilastri implantari e producendo
per cui potenziano la stabilità posizionale del singolo poi imprecisioni dell’alloggiamento di ponti monofusi o
segmento e l’insieme costituisce il braccio della resi- in materiale ceramico generati da scansioni (Fig. 29). In
stenza (Fig. 26). conclusione, la stabilità posizionale dei singoli segmenti
è in funzione dei bracci di leva in gioco tra la porzione
La porzione pilastro-gengiva compresa tra il piano della del modello sopra la base, e la lunghezza, larghezza dei
base di plexiglass e la linea tangente il piano occlusale perni e precisione d’alloggiamento di questi all’interno
dei pilastri implantari, costituisce il braccio della poten- dei fori delle basi, della qualità del materiale di quest’ul-
za (Fig. 27). Tutto questo aumenta la stabilità, l’indefo- time e della loro altezza.
mabilità e la resistenza del complesso pilastro-analogo
www.teamwork-media.com 71
anno XV 8/2008
TE C N I C A Fig. 30 Articolatore calibrato in modo centesimale in tutte
le sue componenti che ha la possibilità in ogni momento,
quando perde la sua precisione, di poterla riacquistare
attraverso la registrazione effettuata con dei comparatori
centesimali e che per questo consente l’intercambiabilità
Fig. 33
Modellazione
in cera dei PTIE®
anno XV 8/2008
72 www.teamwork-media.com
T ECNICA
Fig. 35 Fonditrice Jolly 21.
Tale sistema è una combina-
zione tra un arco voltaico e
una induzione, e si differenzia
da altri sistemi, perché la
lega non è a diretto contatto
con il sistema riscaldante
in quanto è isolata con una
piccolissima intercapedine,
ed è sottoposta ad un bom-
bardamento elettronico per
irraggiamento nel vuoto.
La lega viene iniettata nel
cilindro e il tutto viene fatto
centrifugare per mezz’ora
in modo da ottenere una
Fig. 34 Posizioni geometriche dei modellati all’interno del compattazione unidirezionale
cilindro per sfruttare la dinamica dei fluidi e la termodinami- sempre sottovuoto, mentre l’acqua che circola nel coperchio
ca dispersiva a contatto con la parte terminale del cilindro, lo raffredderà
in modo unidirezionale, per cui si verificheranno tutte le con-
dizioni necessarie per la creazione di centri di aggregazione
cristallina con una modalità di solidificazione per piani paral-
leli, cioè dal modellato al perno alimentatore, il cui risultato
finale sarà una solidificazione a granulometria equiassiale
www.teamwork-media.com 73
anno XV 8/2008
TE C N I C A
anno XV 8/2008
74 www.teamwork-media.com
T ECNICA
Nel costruire ciò non esiste alcuna differenza nel dise- a parità di volume il moto degli atomi e delle molecole si
gno geometrico delle strutture; ovviamente se costrui- riduce al decrescere della temperatura.
remo per un sistema metal-ceramico dalla modellazione
passeremo alla messa in cilindro per poi effettuare una
fusione e quindi verrà applicato un perno alimentatore
da 8 mm. di Ø, dei canali di colata da 3,5 mm. di Ø e lun-
ghezza di 1,5 mm dei perni raffreddatori da 1 mm. di Ø
(Fig. 45), dei volantini raffreddatori e uniformanti l’espan-
sione della massa di rivestimento e il posizionamento alla
distanza di 1 mm dal bordo finale del cilindro (Fig. 46),
del ponte modellato in cera che verrà fuso in monobloc-
co con la stessa lega utilizzata per realizzare i pilastri. Si
procede poi al meticoloso assestamento, alla rifinitura
e alla lucidatura della giunzione tra la struttura in metal-
ceramica, il pilastro telescopico e l’analogo implantare;
tale operazione sarà possibile eseguirla con la dovuta
precisione, solo con l’ausilio del microscopio (Fig. 47)
e al di fuori del modello, sia prima della ceramizzazione
che dopo. Solamente in tal modo si ottiene una perfetta
lucidatura e la continuità delle facce impianto-pilastro-
corona, che costituiscono un indubbio vantaggio per la
biomantenibilità e la salute della zona periimplantare,
contribuendo ad un gradevole risultato estetico.
Dopo la prova delle strutture in ceramica o in metallo,
effettuate in studio, il passaggio successivo è quello di
definire il disegno della Struttura Estrema® SE® che so-
sterrà la ceramica, che è identico sia se la struttura è
metallica che se è realizzata in ossido di zirconio o di al-
lumina in quanto l’unione tra i vari materiali e la ceramica
non è assicurata dal legame chimico nè per l’allumina, Figg. 45 e 46 Applicazione del perno alimentatore per
nè per le leghe auree, mentre risulta inesistente per lo sfruttare al meglio la dinamica dei fluidi e il posizionamento
zirconio. Perciò praticamente è tutto demandato al le- corretto della travata alla distanza di 1 mm dal bordo finale
del cilindro, per agevolare la termodinamica dispersiva
game fisico che può essere fortemente incrementato dal
disegno della struttura che deve supportare, contenere,
inglobare la ceramica, ed essere inglobata, in modo da
rinforzare il sistema trasformando le sollecitazioni di tra-
zione a livello della ceramica e dell’interfaccia struttura-
ceramica in forze di compressione. Per ottenere ciò tra
il 1980 e il 1984 ho esaminato attentamente nei loro
principi costruttivi tutte le tecniche esistenti e ho modi-
ficato il pensiero e la pratica attraverso applicazioni fon-
date su ulteriori studi di fisica (statica, dinamica, della
materia, termodinamica, quantistica, e ottica ), studi di
architettura, di ingegneria meccanica ed edile. Ciò mi
ha portato a riconsiderare il disegno dell’armatura che
deve supportare la ceramica; le modifiche apportate
al disegno garantiscono alle ricostruzioni una più lunga
durata e una migliore vita intraorale, sia a ricostruzioni
in metallo-ceramica, che ceramo-ceramica. In quanto,
questo tipo di configurazione individuale del disegno Fig. 47 Una perfetta rifinitura, lucidatura e la continuità delle
geometrico-strutturale risponde a diversi principi, tra facce impianto-pilastro-corona costituiscono un indub-
cui: il Principio delle Sfere, il Principio di Conservazione bio vantaggio per la biomantenibilità e la salute della zona
dell’Energia, il secondo Principio della Termodinamica e, periimplantare. Fotografia al microscopio stereo Zeiss OPMI
agli studi di Maxwell riguardanti i fenomeni di trasporto; 19-FC; ingrandimento 25x
Viscosità, Diffusione e Conducibilità Termica. La cera-
mica è un materiale amorfo, ma si comporta come un
liquido ad alta viscosità: in fase di raffreddamento, cioé
nel cambiamento di stato da liquido-viscoso (930°) a so-
lido (25°), tende ad assumere una forma ellittica o sferica
dovuta al Principio della Conservazione dell’Energia e
agli studi di termoviscosità fatti da Maxwell, secondo cui
www.teamwork-media.com 75
anno XV 8/2008
TE C N I C A
Figg. 51 e 52 Rifinitura del disegno geometrico della Struttura Estrema® SE® prima della ceramizzazione
Ciò genera nell’interfaccia forze di trazione che, grazie Poichè la ceramica genera una lieve tensione radiale sul-
al particolare disegno della Struttura Estrema®, vengo- la lega, o sull’ossido di zirconio o sull’allumina, che a
no trasformate in forze di compressione in quanto i vari loro volta pongono in compressione circolare la ce-
rompiforza, che sono rapportati al volume ceramico da ramica, si genera una compressione sia nella ceramica
supportare (Fig. 48), segmentano la ceramica, riducen- che nell’interfaccia ceramo-metallica o ceramo-cerami-
done la contrazione della massa, dando origine a vari ca e quindi una maggiore aderenza tra i due materiali in
centri di contrazione pilotata della ceramica cioè i centri gioco per cui l’intero sistema risulta ulteriormente adeso
termici in corrispondenza di ogni concavità (Figg. 49 e e perciò reciprocamente rinforzato (Figg. 51 e 52).
50). Pertanto, quando la ceramica raggiunge la tempe- Tali nervature, definite rompiforza, danno origine ogni
ratura di cottura, il particolare disegno della struttura, volta ad un individuale disegno geometrico (Figg. 53
la diversità dei coefficienti di dilatazione e l’inserimen- e 54). Esse, oltre a rinforzare la struttura in metallo o
to della pressione all’interno del forno, fanno aumenta- in ceramica, evitano lo sfaldamento della ceramica che
re l’aderenza della ceramica, sia perché la struttura in vi si cuoce sopra perché la sostengono e, attraverso il
fase di incremento termico espande leggermente di più trasferimento della sollecitazione di tensione al cingo-
rispetto alla ceramica che viene posta in compressione, lo rompiforza, durante il raffreddamento della ceramica,
proprio da questa espansione, sia perchè alla tempera- trasformano le forze tensive in forze compressive; quin-
tura di cottura la ceramica si trova in uno stato mieloso, di la ceramica aderendo maggiormente e inglobando la
per cui si adagia alla struttura e la compenetra aderendo struttura fa corpo unico con essa (Fig. 55).
al particolare disegno che favorisce proprio questa loro Il disegno della Struttura Estrema® risponde anche alle
compenetrazione reciproca e ne permette una maggiore “leggi di Beams” di ingegneria meccanica, ai principi
aderenza. architettonici dell’arco romano, alle leggi di flessione
Allo stesso tempo al decrescere della temperatura la ce- delle travi, ai principi del Corrugamento, dell’aderenza
ramica contrae leggermente di più rispetto alla struttu- e del rinforzo del Cemento Armato e della tensione di
ra e ovviamente nuovamente il particolare disegno, la compressione cementizia del cemento, detto appunto
leggera differenza dei coefficienti di raffreddamento, fa Cemento Precompresso. In tale sistema le varie nerva-
sì che ci sia una continuità di questo leggero stato com- ture dei rompiforza (Corrugamento) (Fig. 56) che sono
pressivo di compenetrazione reciproca. rapportati al volume ceramico da supportare, permetto-
anno XV 8/2008
76 www.teamwork-media.com
T ECNICA
Figg. 53 e 54 Struttura Estrema® di corone in diossido di zirconio; si possono notare il corrugamento dei rompiforza,
la rugosità che aumenta l’aderenza e il disegno geometrico che varia in base all’anatomia dentale
www.teamwork-media.com 77
anno XV 8/2008
TEC
TE C N IC
ICA
i pilastri implantari. ❍ Scelta e uso dei coefficienti di dilatazione termica del
materiale costituente la struttura, dell’opaco e delle den-
tine;
❍ Scelta e uso dei materiali intermedi;
❍ Scelta e uso dei supporti di cottura;
❍ Temperatura, vuoto e gas inerte;
❍ Processi di addensamento e condensazione della ce-
ramica;
❍ Scelta e uso dei tipi di ceramica;
❍ Scelta e uso dei liquidi per impastare la ceramica;
❍ Trattamento chimico-termico della ceramica.
Questi argomenti sono stati già trattati da me in un pre-
cedente articolo pubblicato nel 2002 sul QDT annuale.
Ma l’unica cosa che voglio ribadire qui è che i processi
di addensamento e condensazione della ceramica mi-
gliorano l’unione di questa con qualsiasi tipo di materiale
della struttura, aumentando la resistenza della ceramica
e del legame, perché riducono al minimo le porosità fra
le particelle, e quindi limitano la contrazione della cera-
mica durante la cottura e ne ravvivano il valore e la tra-
slucenza. Infatti, durante tale operazione, se si procede
in modo corretto, si otterrà un’ottima adesione della ce-
ramica alla travata, per cui la retrazione avverrà esclusi-
vamente in direzione di quest’ultima, mentre nel caso in
cui la condensazione non viene effettuata o viene effet-
tuata in modo inadeguato, la ceramica si contrarrà verso
il centro delle zone a maggior massa sollevandosi dalla
Fig. 59 La spatola utilizzata per addensare la
travata. Di conseguenza si apriranno delle fessure nei
ceramica come descritto nel testo
punti più sottili della ceramica, per cui essa si ritirerà dai
bordi; in un ponte generalmente ciò accade nelle regioni
cervicali e prossimali nonché nella superficie occlusale,
laddove sono stati modellati i solchi.
Affinché l’addensamento e la condensazione avvenga-
no in modo ottimale, è necessario che venga mantenuta
umida la massa ceramica perché il liquido è il veicolante
che permette il perfetto amalgamarsi delle varie particel-
le, della massa stessa. A tal fine, quando si è comple-
tata la stratificazione della ceramica, bisogna effettuare
una leggerissima vibrazione manuale con una spatola
zigrinata tipo “greenstein” n°1 (Fig. 59), controllando al
microscopio l’affioramento del liquido in superficie, che
a occhio nudo non è percepibile, il quale non deve esse-
re asciugato con la carta assorbente o con il phon, ma
va utilizzato per addensare la ceramica, in quanto come
dicevo il liquido è il veicolante delle particelle. L’intera
Fig. 60 L’ associazione di addensamento e condensazione operazione deve essere ripetuta più volte finché risulta
non ha minimamente influito sulla disposizione delle varie
alquanto difficoltoso fare affiorare il liquido in superficie;
masse e quindi sono state mantenute brillantezza, traslucen-
za e croma della ceramica a questo punto bisognerà effettuare una condensazio-
ne, ultrasonica o subsonica, sempre con l’ausilio del
Dopo aver appurato in uno scambio tra studio e labo- microscopio e sempre utilizzando per l’addensamento
ratorio, l’esatto alloggiamento dei ponti e delle corone della ceramica la spatola, quando il liquido riaffiora in
e la validità del montaggio in articolatore, tramite il con- superficie. Durante tali operazioni bisogna procedere
trollo della verticentrica con il Jig Estremo®, l’odontoia- con estrema delicatezza e stare attenti a non alterare la
tra prende l’impronta di posizione delle strutture con la distribuzione delle varie masse, e cioè evitare di far mi-
registrazione del fisiologico stato gengivale, da cui noi grare in superficie, insieme al liquido, le microparticelle
svilupperemo il Modello Estetico Estremo®; il successi- dei coloranti, poiché in tal modo si comprometterebbe
vo passaggio è la stratificazione e la cottura delle varie la traslucenza e la brillantezza della ceramica, in quan-
masse ceramiche. Anche qui ovviamente useremo vari to verrebbe annullata la netta stratificazione di zone a
accorgimenti per realizzare un’adeguata unione mate- contrasto prodotte dalle varie masse che creano vitalità
riale costituente la struttura e la ceramica utilizzata per in un dente e dinamismo nel colore e nella trasmissione
realizzare l’estetica dentale. della luce (Fig. 60).
anno XV 8/2008
78 www.teamwork-media.com
T ECNICA
Fig. 63 Gruppo frontale; è evidente la particolare caratteriz- Fig. 64 Visione della porzione palatale degli incisivi; è eviden-
zazione della composizione dentale mediante le microdero- te l’ottimale gestione dello spazio interpapillare e la tridimen-
tazioni che danno vitalità ed energia a ciascun elemento sionalità dei denti
www.teamwork-media.com 79
anno XV 8/2008
TEC
TE C N IC
ICA
Ringraziamenti
anno XV 8/2008
80 www.teamwork-media.com
T ECNICA
www.teamwork-media.com 81
anno XV 8/2008