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UNIVERSITA .

OEGLI STUOI 01 TRENTO Facolta di Lettere e Filosofia



MATERIAlE DIDATTICO DI

ARCHIVISTICA

(Modulo A)

Prof. Giorgi

Anno Accademico 2005-2006

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_j IL FONDAMENTO TEORICO DELLA DOTTRINA ARCHIVISTICA (*)

Certo, chi volesse scrivere un completo trattato di archivistica, cioe raccogliere tutte Ie conoscenze tecniche necessarie all'archivista per adempiere nel modo migliore il suo ufficio, non potrebbe in alcun modo prescindere da alcuni insegnamenti assai analoghi ad altri dati dalla bibliotecnica: rna non costituiscono essi I'essenza della nostra disciplina. Intendo riferirmi soprattutto a quella parte dell'archivistica che, sull'esempio del Casanova, anche in Italia tutti chiamano ora archivieconomia: rna chi esamini conattenzione tali insegnamenti e li confronti con quelli analoghi della biblioteconomia, dovra convenire trattarsi di una precettistica unica, che alcune lievi modificazioni in certi particolari.deriva da non grandi divers ita esteriori fra materiale librario e documentario e che non si puo attribuire in modo speciale all'archivistica 0 alla bibliotecnica, e nemmeno a quell'ibrido complesso cui e state recentemente attribuito oltralpe il nome di « documentazione » per fargli comprendere cosi questa come quella, insieme con la museografia (e chi pili ne ha pili ne metta), perche e costituita dall'artificioso accostamento di una serie di precetti e di noziorii derivate dalle scienze naturali 0 dalla dottrina delle costruzioni edili. Nozioni che non costituiscono essi l'archivistica e nemmeno una parte di essa: tutt'al pili la condizionano, in quanta mirano esclusivamente alIa conservazione del materiale, che si e detto essere presupposto dell'archivio, non l'archivio medesimo.

Ma allorche, abbandonando l'oggettivismo tecnico dell'archivieconomia, prendessimo a studiare l'archivio da un punto di vista meno empirico, ci si presenterebbe sub ito il valore teoretico della necessarieta del vincolo fra le carte; e nell'idea di necessarieta intendo comprendereanche quella di determinatezza del vincolo medesimo (percio non uso il pili corretto rna pili vago vocabolo necessitai, la quale si manifesta, com'e nota nel complesso di mutue relazioni che collegano i singoli documenti, non nella materialita loro di fogli e di registri, rna proprio in quanto documenti, e permette di concepire il fascicolo e la serie come corpora che siano qualcosa di pili e di diverso dalla somma aritmetica dei singoli componenti e in funzione dei quali sola" mente i singoli componenti esistono, COS! come le reciproche relazioni fra Ie serie determinano la tante volte notata fisionomia organica dell'archivio.

Ancora una venticinquina d'anni or sono gli archivisti (per esempio il Pecchiai) cercavano una qualificazione dell'archivio in quelle che indicavano come Ie due finalita principali dell'istituto, cioe la conservazione e la facile reperibilita delle scritture. Essi erano in errore, almena dal punto di vista logico, perche il primo di questi pretesi fini e invece una condizione necessaria per l'esistenza di qualsiasi raccolta di carte, e come tale non puo esser assunto a finalita (COSl come sarebbe assurdo porre 10 scopo della vita nella conservazione della vita medesima), mentre il secondo non e che mera contingenza, 0, se si vuole, corollario pratico della gia avvenuta qualificazione dell'archivio.

Oggi si e invece d'accordo nel riconoscere come mezzo per questa qualificazione la necessita del vincolo che fin dal loro nascere lega le carte d'archivio, 0, in altri termini, forse pili chiari rna certo men precisi, I'organicita che caratterizza quell'istituto di fronte agli altri congeneri. Non si e, pero, forse ancora nota to che proprio nelle speciali caratteristiche di necessarieta e determinatezza di questo vincolo risiede tutta la possibilita di edificare una sia pur modesta dottrina che porga i fondamenti teorici per l'enunciazione di una precettistica veramente e specificamente d'archivio, altra quindi da quella che ci puo essere offerta, per esempio, dalla bibliotecnica; precettistica altresi che, se vuole, come crediamo possibile, rivendicare una certa autonomia e una certa dignita scientifica, ha bisogno di cercare le sue fonti, almena in parte, altrove che nel semplice empirismo.

(*) Nella rivista Archivi, VI, 1939, pp. 7.13.

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Queste relazioni non sono arbitrarie rna, ripeto, determinate in modo necessario dalle attivita e dagli scopi dell'ente produttore di archivio, talche non sarebbe forse lontano dal vero chi affermasse che Ia vita dell'archivio in se e per se non ha autonomia e si risolve in quella dell'ente, in quanta funzione di essa. Sotto questa aspetto, poi, e anche inesatto dire che l'archivio rispecchia rente, perche in realta e l'ente medesimo, 0 per 10 meno e uno degli aspetti della vita di esso. Che poi la sua esistenza materiale sia generalmente assai pili Iunga, non e che un accidente, una contingenza, dovuta al fatto che sulla naturalita della carta ha pili Ienta presa la storicita della vita, da cui sono superate e travolte Ie istituzioni degli uomini. Fortunata contingenza, perche da essa scaturisce il valore scientifico dei nostri istituti, rna pur sempre contingenza che, male assunta a criterio discretivo fondamentaIe, ha generata la distinzione fra archivi storici e amministrativi, che e ragionevolmente intelligibile solo quando la si intenda come distinzione fra archivi di enti ancora in vita e di enti' non pili esistenti, la S1 risolva, cioe, in quella correttissima fra archivi vivi e archivi morti.

Da tutto cia discende una serie importantissima di conseguenze, che costituiscono i cardini della precettistica d'archivio o dottrina archivistica: principi non certo scoperti da noi, anzi pili 0 meno correttamente enunciati da decine d'anni e talvoIta anche inconsciamente applicati da centinaia, ma tutti logicamente discendenti da quel principio primo, che e Ia originaria necessita e determinatezza del vincolo archivistico.

La prima e la impossibilita di differenziare teoricamente I'ufficio di protocollo dall'archivio, l'archivio corrente da quello di deposito: tutto e semplicemente archivio. Se, infatti, il vincolo che unisce Ie scritture e originariamente necessario, esso si esprime nell'atto medesimo che Ia scrittura prende vita, cioe, ufficialmente, con Ia sua registrazione in protocollo, ove e quando protocollo vi sia; ed essendo altresi determinato, e anche invariabile: quindi la collocazione assegnata dall'ufficiale reg~ stratore e gia definitiva. II fascicolo fin dal momenta della sua! prima nascita fa parte di una serie, anche se non vi e ancora materialmente entrato, e l'ufficiale di registrazione ha funzioni non gia costitutive di archivio, sib bene meramente dichiarative. Ugualmente, l'appartenenza del fascicolo all'archivio non e in alcun modo intaccata dalla possibilita maggiore 0 minore

di riassunzione, e nemmeno dalla sua compiutezza 0 incompiutezza, perche il vincolo sussiste sempre e subito, nella sua necessarieta e nella sua determinatezza: e quindi impossibile distinguere l'archivio di deposito da quello corrente. Tutto cia, naturalmente, non esclude che le necessita tecniche del servizio impongano la divisione di queste funzioni fra pili persone 0 pili gruppi di persone, purche rimanga intatto il principio che sono tutti archivisti; e non rende nemmeno illegittima la fissazione di termini per il versamento delle carte, cioe il loro passaggio da una sezione all'altra dell 'archivio , da un gruppo di archivisti a un altro. Questi termini sono certamente artificiali, ma sono imposti dalla naturalita delle cose e dalla inevitabile astrattezza delle norme giuridiche, COS! come, per ipotesi, una legge che attribuisse determinate conseguenze giuridiche all'eta delle persone fisiche potrebbe fissare un determinato numero di anni di vita, dopo i quali un uomo dovrebbe essere considerato adolescente, giovane, maturo, vecchio, ecc., senza pretendere con questa di dar regola oggettiva a una delle piu indeterminate vicende della naturalita umana.

Altra conseguenza: non esiste un problema del metodo d'ordinamento. Non ce n'e che uno: quello imposto dalla originaria_ necessita e determinatezza del vincolo archivistico. A questa esigenza non puo sfuggire l'archivista dell'archivio vivo, perche, se non la rispetta e ordina Ie sue carte in un modo qualsiasi che non corrisponda al naturale svoIgersi della vita dell'ente, non ha pili un archivio, ma un ammasso, diciamo anche una raecoIta di scritture aIle quaIi e stata tolta ogni funzionalita, spogliandole COS! di quaIsiasi utilita per il servizio. Ne vi puo sfuggire l'archivista dell'archivio morto, il quale, trovando i documenti strettamente concatenati in serie e queste reciprocamente legate in archivi, non e legittimato ad infrangere questo vincolo piu di quanta 10 sia, per esempio, i1 bibIiotecario a distruggere Ia coesione materiaIe delle pagine 0 dei capitoli di un libro) per ordinarii a piacer suo. "'--

In cia consiste l'essenza del metoda starica,cui a torto si sogIiono contrapporre gli altri metodi: cronologico, geografico, reale, ecc., perche sotto taIune esigenze e in seguito a taluni "atteggiamentt delle reIazioni fra carta e carta 0 tra fascicolo e fascicolo, dipendenti dalla origin aria determinata necessarieta del vincolo, ognuno di essi puo essere state correttamente adot-

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tato dall'archivista dell'archivio vivo, in quanta rispondente a quella partieolare forma di vincolo e di relazione. COS!, in realta, il metodo storieo consiste insieme nel non aver alcun metodo e nell'averli tutti: non averne alcuno, in quanto il concetto di metodo implichi l'idea di schema prestabilito, letto di Procust~ delle povere carte affidate all'archivista « scientifico », come S1 diceva ancora una settantina d'anni fa; averli tutti, in quanto tutti occorre tecnieamente conoscere per applicarli la ove la funzionalita dell'archivio rispetto all'ente li avesse imposti.

Storico, poi, e questa metodo, com~ ci sembra aver gia de~t~ altrove non gia 0 non solamente perche le sue norme derivi dalle nozioni storiche, e pili specialmente di storia delle istituzioni, che sono indispensabili per applicarlo; tale e, piuttosto, perche come 10 storieo crea la vita delle epoche trascorse e fa contemporanea la storia passata, cosi l'archivista nei rapporti con Ie sue carte crea nella spirito la vita dell'ente cui appartennero, e trasforma in vivo l'archivio morto, con identita assoluta di posizione spirituale fra lui e 10 storico; e come per questo anche la pili sterminata congerie di documenti non e che cronaca finche egli non la vivifica, cosi per quello il pili ordinato archivio' non e che un deposito di carta finche egli no~ . .) faccia rivivere l'ente che Ie ha prodotte.

Per cia non e affatto facile dare una precettistica su I'ordinamento degli archivi secondo questa mteodo (cioe secondo l'unico me to do possibile) se non in forma genericissima: e infatti non hanno potuto darla i migliori fra gli archivisti moderni ne il Johnson col suo main record e la sua main series, ne il Jenkinson, e nemmeno il Casanova con la sua « costituzione delle unita »; vi si so no appena accostati gli archivisti olandesi: e trascuro i francesi che sono ancora inceppati nelle strettoie del cadre de classement, e i tedeschi che dopo il von Loher, a mio sapere, non hanno pili avute trattazioni organiche "-"1 di archivistiea. In realta, la concretezza del metodo si risolve nella \ individualita, e ogni archivio ha il suo ordinamento, che sara il pili rispondente ai fini e aIle funzioni dell'ente da cui proviene,

e potra presentare tutt'al pili affinita maggiori 0 minori c~n quelli di enti aventi funzioni analoghe, similarita che tuttavia

. non raggiungera mai I'identita, perche la diversita di epoche, di luoghi, di uomini, di ide, ecc., fa si che nessun istituto sia mai identieo ad un altro.

II vero e che si dovra ogni volta risolvere un problema particolare, e per far cia saranno strumentalmente necessarissime le pill ampie conoscenze storiehe, rna in guisa non diversa da quella per cui 10 storieo non puo rinunciare all'uso delle notizie cronistiehe come strumenti per creare la storia. Occorr'] rera concentrare ogni volta attenzione e studio sul modo con I cui l'ente produttore d'archivio adempieva Ie sue funzioni, che trova espressione oggettiva nelle relazioni che corrano fra carta

e carta, tra fascicolo e fascicolo, tra serie e serie: studiare, in una parola, la particolare determinazione del vincolo fra i documenti di quel singolo e speciale archivio: eccoci cosi riportati alla nozione basilare da cui siamo partiti e che abbiamo detto \ costituire il fondamento dell'archivistica, .j

Cia vuol dire anche che, poiche il vincolo archivistico, attraverso Ie relazioni fra carta e carta null'altro esprime se non il funzionamento, cioe la vita, dell'ente, e a questa vita nelle sue manifestazioni, necessariamente esterne e formali, che ha rapporto l'ordinamento, il quale si svolgera percio unieamete su basi formali: dalla materia potra trarre sussidio solo se e in quanta qualificata e realizzata dalla forma, sotto pena di ricadere nel me to do reale di peroni ana memoria. Corollario notevole di questa carattere formale e il principio della continuita dell'archivio, che per altra via, attraverso la conseguente indivisibilita, si riporta anch'esso alla necessarieta del vincolo. Quali che siano Ie vicissitudini dell'ente, l'ordine delle sue carte si adeguera, direi quasi automatieamente, aIle modificazioni interne nella struttura e nel funzionamento, rna non risentira alcun contraccolpo da quelle esterne, anche se ne abbiano alterati sostanzialmente cornpiti e fini, se non in quanto tali alterazioni abbiano avuta una corrispondenza intrinseca e formale.j ,., In particolare, e per spiegarci con un esempio, i mutamenti di regime politico, che di solito investono pili 0 meno profondamente il vertiee dell'organismo sociale, non sempre distruggono gli istituti preesistenti (specie se aventi scopi solo parzialmente politici) e si limitano tutt'al pili ad esautorarli, a mutarne la competenza, a indirizzarne diversamente 10 spirito informatore. Tutte queste modificazioni non toccano il vincolo fra Ie carte, e sono quindi irrilevanti per l'archivistiea, almena fino a quando non giungano ad intaccare la qualita, cioe la determinazione, del vincolo medesimo. E questa il mo-

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tivo per cui deve essere considerato un errore (per da~e ancora un esempio) quello che fu fatto a Firenze, spezzando ~n du~ le serie della repubblica (capitani di parte guelfa, otto di pratica, ecc.) e dei Medici medesimi, in grazia dell'assunzione di Cosimo al principato; errore ripetuto poi, per suggestione del pur grandissimo Bonaini, a Pisa, a Bologna e altrove.

Pili in la con Ia precessistica non pare si possa andare; la concreta specificita del metodo storieo non 10 permette. Potranno aggiungersi altri precetti empirici, suggerirsi accorgimenti tecnici: rna gli uni saranno basati soprattutto sull'anaIogia, e occorrera servirsene con la massima precauzio?-e; g~i altri non avranno alcuna rilevanza dottrinale e, in fin del conti, non saranno che espedienti.

Ma ancora altre considerazioni seguono dall'aver posto in primo piano la necessarieta e la determinatezza del v~ncolo archivistico. Di fronte a un archivio ordinato secondo 11 metodo storicoT continueremo a chiamarlo cosi, sebbene _ la sua ne~essarieta, che crediamo aver dimostrata, induca a chiamarlo piuttosto, semplicemente, metodo archivistico), di fron.te,. dunque, a un archivio ordinato secondo il metodo storieo, ChI SI prefigga di ritrovare un determinato documento non ha che una via: quella di ricreare nella spirito rente da cui il docume~t~ proviene 0 a cui il documento era destinato, trasformare cioe una volta di pili in vivo l'archivio morto: aIlora la determinatezza del vincolo archivistico, conseguente aIle funzioni dell'ente e concretata nell'ordinamento, 10 portera ad individuare, con certezza proporzionale alIa riechezza della sua creazi~ne storica, l'ufficio che avra rieevuto 0 spedito quel determmato documento, che e quanto dire la serie in cui esso ora si trova.

Con cio l'archivista null'altro ha fatto se non applicare nella ricerca 10 stesso metodo che ha applicato nell'ordinamento dell'archivio (0 nell'imparare l'ordinamento di un archivio, il che, salvo i1 tempo e la fatica, toma 10 stesso), cioe i1 metodo storico.

Ora, se laricerca degli atti e la loro comunicazione al pub~ blico non e 10 scopo essenziale deIl'archivio, e certo uno del compiti suoi pili utili, quello attraverso cui soltant? puo. ~sercitare la sua funzione scientifica; e giusto e che sia facilitato in ogni modo e con ogni sussidio, tra cui importantissimo l'inventario. II quale, come si sa, puo assumere la forma del-

l'inventario di consistenza, e allora ha 10 stesso carattere di quegli elenchi che ogni economato di qualsiasi ufficio e obbligato a tenere per il patrimonio mobile (unica differenza, che chiunque e capace d'inventariare sedie, tavolini e armadi; pochi sanno far 10 stesso, poniamo, per una serie di diplomi arabi), rna rientra nella dottrina archivistica attraverso i legami che ha col metodo d'ordinamento; oppure puo prendere la forma di una guida,diretta precisamente a facilitare le ricerche tanto agli archivisti come a chiunque abbia interesse alla consultazione di qualche documento.

Ne l'una ne l'altra di queste due forme si sottrae all'impero del metodo storico: non la prima, perche dovra rispecchiare esattamente la consistenza e I'ordine di un archivio ordinato secondo un sistema che abbiam vis to non poter essere se non quello storico; meno che mai la second a, nella quale il ricercatore deve poter trovare da se ilmassimo delle indicazioni necessarie per la ricerca delle carte desiderate. La guida dovra, in certa guisa, far partecipe 10 studio so del Iavoro dell'archivista, dando modo a lui medesimo di operare quella trasformazione dell'archivio morto in archivio vivo che e la base e la condizione sempre necessaria e teorieamente sufficiente per ogni ricerca. Dovra percio contenere uno studio preciso, accurato, sistematico, partieolareggiato, non gia del contenuto di ogni singola busta 0 volume 0 filza, che sarebbe elencazione vuota di vita, rna delle funzioni dell'ente cui in passato quelle carte pertinevano, esaminate in rapporto alIa formazione dell'archivio: in altri termini, proprio una trattazione critica delle determinazioni specifiche del vincolo archivistico, quali si sono realizzate in quell'ente e per quelle carte.

Data COS! a chiunque Ia possibilita di rivivere in se compiutamente e minutamente la vita dell'istituto, e indicate volta per volta Ie serie che si riallacciano alle varie funzioni di esso, non occorrerebbe, in teoria, alcun corredo di elenchi e di indici perche il ricercatore fosse in possesso di tutti gli elementi necessari per i1 rinvenimento dei documenti 0 delle serie da lui desiderate. Ma un abbinamento di ambedue Ie forme (guida e inventario di consistenza), oltre ad eliminare una distinzione che l'abbinamento medesimo renderebbe superflua, sarebbe ancor pili utile a chi se ne servisse, perche gli darebbe modo di controllare anche Ie vicissitudini che motivi d'ordine esterno e

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naturalistico (i cosi detti « agenti di distruzione» deIl'archivio) avessero fatto sub ire alle carte, come perdita di serie 0 di parti di serie, scarti e simili, mettendolo COS! nella quasi matematiea sieurezza di sapere preventivamente se e dove i documenti da lui cercati si trovano nell'archivio del quale ha sotto gli occhi l'inventario. Un tentativo di porre in atto questa tipo d'inventario storico e stato fatto da chi scrive queste righe, che non ha esitato anche ad aggiungervi di volta in volta quelle indieazioni bibliografiche che gli archivisti sogliono dare a coloro che vengono a consultarli. 10 non so se esso abbia raggiunto il suo scopo: se, com'e possibile, cosi non fosse, riterrei ancora doversene accusare l'insufficienza dell'autore piuttosto che il principio cui egli ha creduto informarsi, il quale non consiste altro, in ultima analisi, se non nell'applicare anche all'inventariazione quei criteri che furono banditi, sono ormai quasi cent'anni, dalla scuola toscana e oggi regnano incontrastati nell'archivistiea italiana.

Affrettiamoci ora alla conclusione, La stessa economia di queste pagine, che dall'esame della necessita e determinatezza originaria del vincolo archivistieo sono man mana scivolate al metodo storieo e alIa redazione dell'inventario, mostra come dai fondamenti teorici si passi logieamente agli insegnamenti pratici, cioe alla dottrina archivistica. Abbiamo sempre parlato di ordinamento e mai di riordinamento, perche 10 studio teorieo presupporie un concetto di archivio dal quale e inscindibile l'idea dell'ordine, manifestazione esteriore della necessarieta e determinatezza del vincolo che quel concetto appunto qualifica: rna e sufficiente attribuire all'esame teorico un valore deontologico perche esso si dimostri capace di generare una dottrina pratiea. Diremo, anzi, di pili: e 10 stesso vincolo archivistico che, considerato suI piano della pratica anziche su quello della teoria, si trasforma in metodo storico; e metodo storico e qualche cosa di pili che un semplice sistema di ordinamento: e la legge che govern a la pratiea archivistica in tutte le sue estrinsecazioni, dall'ordinamento all'inventariazione e alla ricerca degli atti.

SULL'ARCHIVIO COME «UNIVERSITAS RERUM» (*)

Non sempre e non a tutti appar chiara la distinzione fra archivio, biblioteca, museo; e il criterio che anche i dotti usano comunemente per differenziare questi istituti (<< Diamine 1 In biblioteca sono i libri, in archivio Ie cartel ») e impreciso e fall~ce: ~e qualche volta sfuggono alIa confusione gli stessi specialisti, come quando si las ciano andare a comprendere fra i loro istituti gli «archivi fonografici », i « Kriegsarchive », i « Bild-und Filmarchive » e simili collezioni artificiali che nulla hanno di comune con essi, 0, sia pure per bocca di un non archivista, invitano alIa costituzione di un « archivio di pitture murarie ».

E da credere che la confusione comune fra archivio e biblioteca nasca soprattutto a causa della reale somiglianza nella forma esterna (immense sfilate di scaffali colmi di volumi e di carte) e dall'analogia della funzione scientifica cui l'uno e l'altra adempiono, favorita forse anche dal fatto che, purtroppo, occorre talvolta andare in biblioteca per trovare il completamento di qualche serie d'archivio imperfetta. Ma queste analogie evidenti e indubbie nella stato presente dei due istituti scompaiono se ci facciamo ad esaminarli pili attentamente nella loro genesi.

Non occorrono speciali cognizioni giuridiehe per classificare archivi, biblioteche, musei e simili tra i corpora plura soluta uni nomini subiecta, secondo la definizione pomponiana, 0 universitates ex distantibus, come si usa anche chiamare con ter-

(*) I~ Archivi, IV, 1937, pp. 7-13. [Si crede inutile notare che questo articolo e anteriore all'emanazione COS! delle leggi archivistiche del 1?39 e d.el 1?63 , c.ome.a quella de.l codice civile del 1942, in base a CU.l alcuni prmcipi qUI considerati di ius condendum ° desunti dottnnalmente, sono ora di ius conditum e affermati legislativamente].

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mine di scuola le universalita di cose: i singoli componenti de! corpus, siano essi libri, documenti, quadri 0 aItro, subordinano la loro individualita al vincolo di una destinazione comune, costituendo una unita collettiva riconosciuta dal diritto (1). Ma se andiamo oltre l'appartenenza comune alla categoria delle universalita, vediamo che le analogie si arrestano ed appaiono le differenze. Ci limiteremo, naturalmente, all'istituto che ci interessa, I'archivio, esaminandolo in confronto con la biblioteca, la quale, comprendendo, fra I'aItro, anche i1 casu limite della collezione di autografi, presenta con esso le massime analogie.

I singoli componenti della universalita biblioteca,. i libri, oltre ad avere ciascuno la sua origine in un autore, un editore, un libraio che, di regola, sono diversi, hanno altresi fine proprio, raggiungibile con mezzi propri: hanno, cioe, una loro autonomia originaria. II fatto che in seguito la volonta del loro proprietario, sia esso 10 Stato, un ente 0 un privato, associ tali individualita singo1e in una unit a maggiore col vincolo della destinazione cornune, crean do con esse un corpus, non e quindi un attributo essenziale della loro natura, rna una accidentalita che puo verificarsi come non verificarsi. Possiamo osservare anche che la destinazione comune, da cui scaturisce il vincolo, net caso della biblioteca e sempre la soddisfazione di una curiosita, intendendosi con cia qua1unque genere di studio, dalla piu severa indagine scientifica all'onesto, se pur inconcludente, desi-, derio di vedere la scrittura di Napo1eone I 0 del duca Va1en·' tino.

Ben diversamente stanno le cose per cia che riguarda l'archivio. Qui i singoli componenti, Ie carte (sarebbe forse piu esatto dire franciosamente pezzi per non far distinzioni tra documenti diplomatici, registri, carte di corredo, etc.) non solo provengono da1 medesimo individuo, aggregato familiare 0 ente '(0 dai suoi organi, che torna 10 stesso), rna poiche costituiscono niente aItro che uno fra i mezzi usati dall'ente 0 individuo per raggiungere i propri scopi, portano in loro stessi fin dalI' ori-

gine il vincolo della destinazione comune, sintetizzato nelladempimento delle funzioni dell'ente 0 individuo medesimo: cosi, per esempio, le carte di una cancelleria signorile hanno tutte per scopo comune la conservazione del principato, i registri giudiziari di un Comune, l'amministrazione della giustizia, gli istrumenti notarili e parte della corrispondenza d'una famiglia, la conservazione del patrimonio, e cosi via. Ancor piu stretta, poi, si manifesta I'unita se invece dei vari fascicoli 0 ({ pratiche », comprendenti in se tutta la trattazione di un affare, assumiamo piu correttamente come unita costitutive dell'universalita arch ivio i singoli documenti che, scioIti 0 rilegati, formano i fascicoli stessi, perche allora sara ancor pili evidente che una lettera (la quale, a differenza di una pagina 0 di un capitolo di un Iibro, ha indubbiamente la sua autonomia) e legata per natura alle precedenti e alle susseguenti, sia missive sia responsive; che un decreto d'esecuzione presuppone un ordine, il quale a sua volta trovera la sua giustificazione in un carteggio, che una sentenza non e concettualmente scindibile dalla citazione e dagli atti processuali, e via dicendo.

(1) Cosi VENEZIAN, Dell'usujrutto, dell'uso e dell'abitazlone Napoli 1896-1913, II, 300 e SOKOLOWSKI, Die Philosoph ie, im privatrecht'l, Halle 1902, 385,. rna anche ammettendo la dottrina dorninante che nega I'autonomia delle universitates facti, Ie case non mutano. '

L'universalita cosi costituita potra poi avere anche scopi scientifici (si pensi, per esempio, alla corrispondenza d'ufficio di un centro d'informazioni bibliografiche) rna di regola sara indirizzata a fini piu vari e indeterminati, se pur prevalentemente d'ordine giuridico 0 patrimoniale. Nell'archivio potremo dunque riconoscere una universalitanecessaria, con fini generali, mentre concepiremo la f>fulioteca, il museo, la pinacoteca come universalita volontarie costituite per fini scientifici.

Si supponga ora che la cessazione dell'ente che ha data vita all'archivio 0 anche' semplicemente il decorso del tempo facciano perdere alla totalita delle carte 0 a una parte di esse la loro funzione giuridica: ecco che a questa se ne sostituisce un'altra, quella scientifica (storica), la quale esisteva in potenza anche contemporaneamente alla prima (talvolta la coesistenza si protrae molto a lungo, come, per esempio, nel caso di un diploma d'investitura di diritti d'acque tuttora esistenti) rna non diviene evidente se non quando I'atto documentato dalla carta entra nel campo delle ricerche storiche. L'archivio acquista COS! evidentissime analogie con la biblioteca: rna puo dirsi che siano andate perdute per cia la necessarieta del vinculo e 1a generalita dei fini che ne han caratterizzata la genesi?

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In relazione con tali dissimiglianze genetiche sono, naturalmente, le differenze fra i due tipi di corpus per cio che riguarda Ie individualita costitutive e il vincolo associativo, fra cui ora ci apparranno particolarmente evidenti Ie seguenti:

Si e venuto, attraverso Ie precedenti considerazioni, precisando un concetto di archivio che potremo sintetizzare press'a poco in una definizione del genere della seguente: « Chiameremo archivio il cornplesso degli atti spediti e ricevuti da uri ente 0 individuo per il conseguimento dei propri fini 0 per l'esercizio delle proprie [unzioni ", in cui si e a bella posta messa da parte l'espressione dell'esigenza dell'ordine nelle carte, che viene general mente considerata come essenziale (e percio introdotta nelle definizioni) perche, mentre da una parte e sottintesa nel vincolo necessario che unisce Ie scri tture fin dall' origine, espresso con la frase «spedite e ricevute » etc., dall'altra non par concepibile escludere un archivio che si trovi in condizioni di occasionale disordine. Superfluo poi e sembrato accennare alIa conservazione degli atti, perche essa condiziona in modo necessario la definizione (ove manchi, non si hanno ne atti ne archivi); inesatto aggiungere agli atti la qualifica di «ufficiali» perche non e necessario che un individuo 0 ente rivesta funzioni pubbliche per costituire un archivio, rna e sufficiente una funzione, anzi un'attivita qualunque: quella dell'avvocato, quell a del professionista, quella del commerciante, fin quell a dei sodalizi ricreativi. Ne variera certo in misura grandissima I'importanza, tanto da invadere in taluni casi la sfera del diritto pubblico e obbligare 10 Stato a una funzione di vigilanza e di tutela, 0 da consigliarne in altri la distruzione per realizzare il prezzo della carta straccia, rna la natura di archivio rimarra immutata.

Per un esame, anche sornmarissimo, delle conseguenze che i concetti esposti hanno suI regolamento giuridico dell'universalita archivistica, e necessario distinguere fra archivi degli enti pubblici e archivi privati.

Fra i primi, il posto principalissimo e occupato da quelli della Stato, i quali sono costituiti dalle carte degli uffici centrali e locali, COS! esistenti comeesistiti, tanto della Stato moderno come di quelli di cui esso sia il successore: in Italia, per esempio, di quelli anteriori all'unificazione, i quali a lor volta assorbirono le Signorie e i Comuni precedenti, perche fra l'uno e gli altri esiste continuita nell'esercizio dei medesimi poteri (salvo la variazione storica del loro contenuto), con la sola sostituzione del soggetto della sovranita, Pertanto, la qualita di «atti di Stato »che e rivestitadalla maggior parte delle carte contenute in questi archivi, in quanto esse siano state redatte,

a) I pezzi d'archivio, a causa della loro provenienza, devono considerarsi autentici rispetto all'ente, che ha costituito l'archivio stesso (prescindendo, naturalmente, da possibili falsi e dalle carte non provenienti dall'ente medesimo) mentre tale caratteristica non potra riconoscersi nei volumi di una biblioteca (1). I documenti autentici che vi si trovassero sarebbero indubbiamente fuori della loro sede, COS! come i libri scientifici che fossero in archivio.

b) Ai volumi di una biblioteca, anche se manoscritti 0 autografi (in quanto semplicemente tali), e connaturato il concetto di fungibilita, che ripugna invece del tutto al documento d'archivio. Le singole eccezioni che si possono incontrare nella pratica (unicum nei libri, doppio originale nei documenti) sono accidentali e non infirmano la regola perche non investono il concetto.

c) I libri sono cose commerciali, quindi capaci di valore venale, mentre i documenti sono res extra commercium, cui non puo attribuirsi un prezzo. Non osta la constatazione di fatto dell'esistenza del commercio di documenti 0 d'interi archivi, perche anche in tali casi il valore venale non deriva dall'essenza documentaria delle carte, rna da accidentalita ad essa estranee, come, per esempio, miniature, firme autografe, curios ita del fatto documentato, ecc.

d) Nulla osta all'idea della divisibilita di una biblioteca, il cui frazionamento potra diminuirne l'utilita pratica, rna non ne intacchera l'essenza, mentre la divisione di un archivio, infrangendo il vincolo necessario, comporta la sua distruzione come tale e la sua trasformazione in collezione di manoscritti ed autografi.

(2) Occorre badare a non confondere questo concetto generale di autenticita col significato pili limitato attribuito a tale espressione dalIa legge positiva, che si riduce in fin dei conti a quello di autenticita nei confronti della Stato.

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nelIeforme volute dall'autorita competente nell'esercizio della sua funzione, e indipendente dalla maggiore 0 minore antic~ita e dalla pertinenza alIo Stato moderno 0 ai suoi antecesson, e si puo attribuire, per esempio, cost a una sentenza dei consoli milanesi del secolo XII come al gentlemen's agreement recentemente stipulato fra l'Italia e la Gran Bretagna. Tale qualita imprime ad esse un carattere che Ie differenzia da qualsivoglia altra scrittura, anche pubblica nel senso che Ie norme positive danno a quest'espressione, poiche mentre non e dubbio che loro proprietario sia 10 Stato, e anche certo che sono destinate all'uso pubblico: sono quindi da annoverarsi fra i beni demaniali (3), e tali infatti Ie dichiara esplicitamente 1'art. 76 del regolamento 2 ottobre 1911 n. 1163 sugli Archivi di Stato italiani. Ne consegue che, qualora alcune di esse si trovassero in possesso di enti diversi dallo Stato, questa puo e deve rivendicarle; e ne consegue anche che gli archivi degli antichi Comuni e delle Signorie, limitatamente al tempo in cui questi enti esercitarono poteri sovrani, appartengono allo Stato anche se si trovino presentemente in posses so di enti diversi da esso, i quali non continuano che nel nome l'antico ente veramente autonomo (4). E poiche l'uso pubblico ha per oggetto tanto gli atti nella loro individualita quanto tutto il corpus archivistico, I'azione di rivendica, 0 pili esattamente di recupero, potra essere intentata indifferentemente COS! per gli atti singoli come per gli interi archivi. Per identiche ragioni gli archivi dei Comuni e delle Provincie vanno elencati fra i beni di uso pubblico, rna 1a

(3) Non vi osta in diritto italiano l'enumer~ione dell'art, 4?7 C,. C. che, per comune consenso della dottrina, deve ~ltt;nersl esempl.ifica~lv~ e non tassativa. Questa difficolta non esiste, POl, m quelle legislazioni che, come la francese (art. 538 C. C.), hanno una definizione generale

della demanialita. . .

(4) Nello stabiJire iI momento in cui un Comune 0 una Signor~:; hanno cessato di esercitare poteri sovrani, occorrera tener conto, pru che della realta storica del criteria giuridico formale: cost, p. e., l'autonomia di Bologna ce~so di fatto con Ia conquista di Giulio II, ~a ! rapporti tra la S. Sede e ,Ia citta continuarono a.d es~ert; re&o~atI dai capitoli di Nicolo V, i quah non .tog!l~vano a1, magistrati cittadini la sovranita, rna irnponevano solo di dividerne I esercizio, per quanto attineva ai poteri politici, con un Legato, e non furono abrogati se non dalle conquiste napoleoniche e, nei riguardi ~el POI?-tefice, dal tra!tato di Vienna, che costituiva un nuovo e diverse titolo di posses so, COSl .cht; solo da allora pote non esser lasciata a Bologna, come ape Legazioni e aIle altre cornunita della Stato pontificio, che I'autonomia locale statuita dal motu propria di Pio Vl Il del 6 luglio 1816.

loro condizione giuridica sara leggermente divers a a causa del diritto di tutela che compete alIo stato, che e da questo esercitato con le forme stabilite dalle norme positive (5), e che incidera altresi pill 0 meno profondamente sugli archivi di tutti gli altri enti pubblici e i corpi morali.

Le cose mutano profondamente, invece, per quanta riguarda gli archivi privati, cioe quelli che si sono costituiti in seguito all'attivita svolta da un individuo 0 da un ente che non riveste funzioni pubbliche 0 che, rivestendole, non agisca in virtu di esse. Questa distinzione, chiara e perspicua per l'epoca contemporanea, non 10 e ugualmente per tempi in cui fiscum ed aerarium non avevano confini definiti (come nelle Signorie e nelle monarchie assolute) 0 Ie famiglie costituivano un elemento essenziale dell'amministrazione cittadina, ed esisteranno anche casi in cui non sara possibile una discriminazione, come, per esempio, certe lettere di Cosimo il Vecchio 0, rispettivamente, uno dei tanti atti con cui un membro di una famiglia viene surrogato a un altro nell'occupazione di un seggio permanente nel consiglio di una citra. In casi simili, i due elementi, pubblico e privata, si compenetrano in tal modo che se da un lato sarebbe iniquo che 10 Stato 0 il Comune pretendessero far _ uso del diritto di recupero (che, d'altronde, sarebbe in contrasto anche col rispetto dovuto al vincolo unitario del corpus) d'altra parte non sarebbe in alcun modo possibile attribuire al proprietario delle carte quel diritto illirnitato (ius utendi et abutendi) che, in fin dei conti, non e poi riconosciuto da alcuna legislazione ad alcuna forma di proprieta e non e ammesso nella sua interezza neanche dalla dottrina. Cio pone un limite alla lib era disponibilita del privato per quanta riguarda il suo archivio, nel senso che la distruzione di tali carte con carattere misto comporterebbe

(5) Vedi p. e. gli art. 73 e 74 del regolamento archivistico italiano citato e 1a legge francese 29 aprile 1924 sugli archivi dei Comuni, col relativo regolamento (art. 20). Devesi notare che queste norme limitano Ia vigilanza al solo elemento necessario dell'archivio (conservazione dei documenti) mentre dovrebbe essere preso in considerazione anche I'elemento contingente (comunicazione) che, se nel pili dei casi si configura come un interesse legittimo del cittadino, puo talvolta divenire un vero diritto subiettivo (p. e. per gli atti dello stato civile: art. 362 C. C. italiano, corrispondente all'art, 45 del francese) e costituisce in ogni modo la condizione assoluta per l'esplicazione della funzione culturale delI'archivio, nella quale non puo non riconoscersi un superiore interesse nazionale da tutelare adeguatamente.

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in teoria una sua responsabilita verso 10 Stato 0 i1 Comune cui occorresse un giorno servirsi di esse.

Inoltre, i1 diritto del singolo puo trovare un'ulteriore limitazione nella disponibilita del proprio archivio in una eventuale protezione che 10 Stato accordi a quegli studi che beneficiano delle ricerche d'archivio. Certamente, la soddisfazione della curiosita scientifica non costituisce un diritto subiettivo e nemmeno un interesse legittimo: quindi, ridotta aIle proposizioni di interesse puro e semplice, non dovrebbe trovare protezione in uno Stato la cui funzione si esaurisse nella tutela del diritto; ma poiche ormai dappertutto, anche nelle legislazloni apparentemente pill ligie ai principii del liberalismo i fini dello Stato tendono ad oltrepassare quelli limitati dalla dottrina del Reehtsstaat, espandendosi sempre pill nel campo sociale, non si vede la ragione per cui in questo nuovo indirizzo giuridico non si potrebbero prendere in considerazione, oltre, per esempio, gli interessi superiori dell'economia, anche quelli della cultura nazionale, la cui tutela inciderebbe, in questa caso, i diritti del singolo inmisura ridottissima e non certo comparabile all'entita dei corrispondenti benefici generali. La tutela potrebbe esplicarsi in base a tre principii fondamentali:

a) riconoscimento dell'interesse sociale alla conservazione del patrimonio archivistico nazionale, che si attuerebbe vietando la distruzione anche parziale degli archivi privati riconosciuti meritevoli di studio e circondando con opportune cautele gli scarti che si credesse di poter permettere;

b) perpetuazione del vincolo unitario, che potrebbe effettuarsi da un lato sottraendo l'archivio all'aetio communi dividundo, dall'altro vietando la divisione volontaria e l'alienazione delle singole carte, rimanendo lecita quella dell'intero corpus, purche si osservino determinate forme di pubblicita:

c) elevazione ad interesse legittimo dell'interesse puro e semplice degli studiosi a consult are carte di archivi privati, ob- . bligando i loro possessori a non negarne 10 studio se non per giustificati motivi.

Come tali principii teorici possano adeguatamente tradursi in norme positive, ne ci riteniamo capaci ne ci sembra il caso di suggerire, molto pili perche ne ha recenternente trattato con dottrina, acume e competenza il prof. Levi su l'Archivio Storieo

Italiano, in un articolo che non abbiamo ritegno a confessare averci offerto 10 spun to per il presente: a noi bastera aver tentato di precisare la natura giuridica dell'archivio attraverso Ie caratteristiche che io-distinguono dalle altre universitates di carattere analogo, di aver veduto come queste si riflettano gia nelle norme di ius conditum che regolano gli archivi pubblici e di averne prospettata l'applicazione, de iure condendo, anche al futuro regolamento degli archivi privati.

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INVENTARIO BIBLIOGRAFICO

E INVENTARIO ARCHIVISTICO (*)

sistema e nel metodo d'inventariazione, anche a costo, per avventura, di ripeterci in qualche particolare (1).

Come si e in certo modo presupposto poco sopra e d'altronde si e gia accennato altrove, due sono Ie note specifiche del libro, non importa se stampato 0 manoscritto, in confronto col documento (e in questa termine ora intendo comprendere tutto il materiale archivistico, sia che rivesta la forma di registro 0 di volume, sia che si presenti come foglio volante); voglio dire non le note differenziali nella forma materiale, che queste sono puramente accidentali ad ogni singolo libro 0 docurnento, e quindi nella loro varieta e confusione non si prestano ad esser prese come mezzo per una qualificazione concettuale; ma quelle immutabili, che formano veramente la caratteristica inconfondibile, in grazia della qua Ie noi siamo sempre in' grado di riconoscere in un codice 0 in un semplice foglio di carta la natura documcntaria 0 libraria; e discendono ambedue. dal diverso scopo cui documento e libro intendono, 0 (cio che torna 10 stesso) dalla divers a Iunzione che adempiono.

Sono esse per il libro la Selbstiindigkeit nel senso etimoIogico, l'autonomia, diremmo noi se non temessimo confusione col diverso significato nel quale abbiamo presupposto ed esplicitamente useremo questa parola riferendoci ai sistemi d'ordinamento (1), e la fungibilita 0 sostituibilita di ogni esemplare (2),

Ormai tutti i cultori di discipline bibliografiche e archivistiche sanno, 0 dovrebbero sapere, qual e la differenza sostanziale fra il concetto (ernpirico) di biblioteca e quello di archivio. La prima e una collezione di libri, or din at a secondo un sistema, eteronomo ai libri medesimi e dipendente dal criterio pili 0 rneno scientifico, pili 0 meno pratico, pili 0 meno specializzato, che ha ispirato il bibliotecario; il secondo e un complesso di carte che, avendo servito all'esplicazione delle funzioni di una persona 0 di un istituto, non hanno valore uti singulae, perche sono necessariamente e fin dalla loro origine condizionate da

.~atti precedenti e a lor volta ne condizionano di susseguenti.

Nella prima, dunque, 10 scopo della collezione e fin dall'origine scientifico, nel secondo e originariamente pratico e solo il decorso del tempo 10 muta in scientifico.

Noi stessi abbiamo tentato un'applicazione e una deduzione di questo principio nelle due forme, giuridica e logica, per cercar di scoprire da una parte i criteri generali ai quali dovrebbe ispirarsi una legislazione archivistica ideale, dall'aItra Ie basi teoriche sulle quali costruire un'autonoma dottrina archivistica (1): desidereremmo ora chiarire come esso si rifletta nel

(") In L'Archiginnasio, XXXIV, 1939, pp. 106-117.

(1) L'archivio eome «universitas rerum », in «Arehivi» serie II, anne IV (1?37), pag. 7 e segg. [in questo volume, pp. 00-00]; Il fondamento teorico della dottrina archivistica, ibid., anno VI (1939), fasc. I [qui, pp. 38 e segg.]. Cfr. anche l'osservazione n. 5 alia traduzione di «Archivio", progetto di voce per vocabolario di Ch. SAMARAN, nella medesima rivista, anno V (1938), pag. e segg. [qui, pp. 29 e segg.].

(1) Chiediamo perdono ai colleghi bibliotecari se ci permettiamo una scorsa preliminare nel lore campo (necessaria per fornire le basi aIle distinzioni che si desiderano porre), scevra d'altronde di qualsiasi presunzione d'insegnare a chi sa pili di noi, e avente invece 10 scopo preciso di ripetere sommariamente cose dette da altri con maggior dottrina, esperienza ed autorita, rna senza tuttavia mettere in evidenza il nesso logieo che vieendevolmente Ie lega, facendole derivare da un principio unieo fondamentale.

(1) II libro e autonomo rispetto a se stesso, in quanto costituisce un'unita che per se medesima sussiste, a se medesima basta e da se medesima raggiunge il suo scopo, senza legami necessari con altre individualita librarie, parimenti autonome (p. e. una monografia su un argomento qualsiasi e un'opera per se compiuta ed esaurisce la sua funzione, che e quella di esporre il pensiero del suo autore su quell'argomento): rna, appunto perche tale, quest'autonomia del libro respeetu sui si muta in eteronomia rispetto ad altri libri cui fosse riunito e che possono avere con lui una connessione tutt'al pill analogica (p. e. per I'identita del soggetto 0 dell'autore, la coincidenza di alcuni caratteri esterni, come il formato, la legatura, l'editore ecc.), non mai una organiea, a meno che non si tratti dei diversi volumi di una sola opera: rna allora I'individualita e questa, non i volumi. II bibliotecario e perdb arbitro ill scegliere il sistema d'ordinamento che pili preferisce, in

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0, se si preferisce, la pluralita degli esemplari medesimi, dalla quale deriva l'incertezza che ogni bibliotecario e ogni filologo conoscono circa la possibilita di trovare altrove il tale incunabolo 0 il tale manoscritto, in altra copia, per avventura piu antica, pili completa 0 pili autorevole.

Da tali caratteristiche derivano due conseguenze, una relativa alla collocazione dei libri, l'altra alla forma dell'inventario. La prima, come gia si e detto, puo essere scelta dal bibliotecario a suo piacimento: nei tempi passati si preferiva una sistemazione per materie, ora Ie esigenze materiali della spazio fan preferire quella per formato, il che non impedisce tuttavia la piena legittimita di particolari collezioni formate dalla riunione, per esempio, di tutti i manoscritti, di tutti gli incunaboli, di tutte Ie edizioni dei Blado 0 dei Giolito, dei libri francesi illustrati del secolo XVIII, delle opere intorno alIa mascalcia, ecc. Tuttavia bisognera badare a non confondere la collocazione pura e semplice dei libri negli scaffali, che e determinata sopratutto dalle contingenze materiali della distribuzione della spazio, con l'ordinamento dei libri medesimi, che puo non corrispondervi: nella prima si ha una semplice giustapposizione, nella seconda un vero vincolo ideale che riunisce i libri in una unita pili ampia e comprensiva.

II bibliotecario puo contentarsi della semplice giustapposizione, ripudiando ogni pretesa di organicita della sua biblioteca: e allora non ci rimane che trascorrere immediatamente all'esame della redazione dell'inventario, in questa caso pili che mai necessario. Ma puc anche non contentarsi di questa posizione scet-

tica, la quale nega implicitamente il concetto di collezione riattaccandosi a quello di ammasso inqualificato di carta stampata, e allora dovra ricorrere a un sistema d'ordinamento, che potra non riflettersi nella collocazione, e magari nemmeno nella disposizione alfabetica delle schede del catalogo, rna sussistera sempre nella mente del bibliotecario e si esprirnera particolarmente nell'inventario. In questo caso e necessaria un'ulteriore analisi, prima di scendere all'esame dell'inventario medesimo: bisognera cioe riflettere che non basta la semplice enunciazione delle sezioni, classi e sottoclassi del sistema d'ordinamento adottato a permettere al lettore di trovare l'opera che egli cerca, tanto pili che da lui il bibliotecario non puo pretendere che trovi adeguato ai suoi studi e alle sue ricerche, 0 anche semplicemente alla sua particolare forma mentale, il sistema escogitato 0 applicato, per perfetto che sia (e si sa che perfecte ordinare DeL solius est). Occorrera una mediazione fra ordinamento e coll~-' cazione, la quale sara costituita dalla segnatura, imprescindibilmente necessaria in una biblioteca che non voglia con ten tarsi 'di essere un inutilizzabile deposito di stampe e di manoscritti.' Essa potra essere empirica, doe limitarsi a collegare per mezzo di cifre e di simboli variamente combinati la scheda 0 la registrazione in inventario con la collocazione del volume; rna potra anche avere aspirazioni scientifiche, cercando di connettere indissolubilmente quest'ultima con un sistema d' ordinamento preordinato e, alquanto superbamente, considerato come applicabile sempre e dovunque nonche illimitatamente espansibile. E questo il sistema decimale del Dewey, col quale in teoria il lettore, che attraverso un faticoso studio si sia reso conto perfetto della ratio sistematica e dei simboli numerici coi quali si esprime, potrebbe da se medesimo fornire al distributore la segnatura, senza bisogno di una preventiva ricerca nel catalogo. Ma questa pretesa urta contro 10 scoglio di tutte Ie classificazioni, che per la qualita loro di schemi non si adattano mai alIa perenne mutevolezza della vita, e non riescono mai a misurare l'infinito col metro del finito: sf che, nella pratica, e stato necessario aggiungere classi su classi, in modo tale che bibliotecari e lettori preferiranno sempre contentarsi dell'empirico rna pur sempre insostituibile schedario alfabetico.

In ogni modo (non mi stanchero di ripeterlo) la classificazione, cioe il sistema d'ordinamento dei libri, e sempre eteronoma, in quanta fissata da una libera determinazione di vo-

quanto e lui (£"t'EPO(, ai libri) che determina mediante una caratteristica da lui medesimo liberamente scelta, cioe arbitraria, il vincolo con CUI intende legare Ie opere della sua biblioteca. Se fosse diversamente, non esisterebbe un problema dell'ordinamento, perche ogni libro porterebbe in se la determinazione di quel vincolo, corne effettivamente accade nel caso pOCO sopra citato dei vari volumi di una medesima opera. .

(1) La fungibilita significa che ad un libro, nella sua essenza libraria, e connaturata l'idea di pubblicazione, cioe di diffusione, senza la quale esso non adempie la funzione per la quale e state creato.. v!1le a dire la manifestazione ad altri del pensiero 0 delle rappresentazioru dell'autore. Essa puo mancare per motivi storici accidentali (caso dell'zznicum) 0 puo esser negata rispetto a un particolare esemplare per uttIita di speciali ricerche (p. e. chi compia uno studio filologico suI testo del Canzoniere potra considerare infungibile il codice vaticano 3196, autografo del Petrarca, mentre in realta, come libro, e fungibile); rna questi particolari non possono modificare le note caratteristiche del concetto empirico di libro.

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lonta del bibliotecario e non imposta dai libri medesimi, soggettiva e non oggettiva. Non sara possibile quindi dedurre da essa necessariamente la collocazione di un libro in una biblioteca e occorrera la mediazione della segnatura 0, come anche

,

can brutto francesismo si dice, della quotazione.

D'altra parte, la pluralita degli esemplari di un libro comporta di necessita la determinazione nel modo pili assolutamente preciso dell'esemplare posseduto dalla biblioteca, in quanto, specie per certi studi, la fungibilita e relativa, esistendo, come ognuno ha avuto occasione di constatare, edizioni buone ed edizioni cattive, manoscritti autorevoli e manoscritti meno autorevoli di una medesima opera, e il filologo, aIle cui esigenze di «brava bestiola innocua e utilissima », per usare Ie parole del Croce (1) bisogna pur pensare, ha necessita di conoscerle, se non tutte, almena la massima parte; senza dire che la biblioteca deve essere in grado di accontentare anche quelle altre bestiole, parimenti innocue rna forse pili inutili, che si dilettano di bibliografie di edizioni principi 0 di opere relative alla scherma.

E non dobbiamo dimenticare nemmeno che i bibliotecari servono le biblioteche, rna alla loro volta anche le biblioteche servono i bibliotecari, quando forniscono ad essi il materiale per il loro studio continuo e indefesso di acquistar sempre pili ricca conoscenza del materiale librario che e oggetto del loro lavoro: e. ad essi sara utilissimo, anzi spes so necessario poter individuare con la massima precisione un manoscritto, un incunabolo, un'edizione rara, posseduti da altre biblioteche, per confrontarli coi propri, 0 magari per essere in grado d'identificare nel codice 0 nel volume offerto in vendita 0 capitato comunque fra le mani, il tal manoscritto 0 il tal volume che, putacaso, era un tempo in possesso di lord Ashburnham, 0 proviene dalla biblioteca del Sigonio, 0 apparteneva a una biblioteca pubblica donde scomparve misteriosamente.

Con tutti questi esempi (alcuni tra gli infiniti della realta quotidiana) io vorrei che anche coloro i quali dai fatti bruti si lasciano convincere pili che dal ragionamento mipassassero per buona un'enunciazione generale che d'altronde discende logica-

mente da una delle caratteristiche del libro in confronto del documento: cioe che la pluralita degli esemplari esige come conseguenza necessaria la precisa individuazione di ciascuno di essi (1).

Questo e i1 principio, generalmente sottinteso 0 espresso per via di enunciazione discorsiva di casi particolari, che, insieme all'aItro dell'arbitrarieta dell'ordinamento e della conseguente necessita di una mediazione fra esso e la collocazione, ispira tutte le regole per la redazione dell'inventario bibliografico, Ie quali non stare certo io qui ad esporre, perche non ho la presunzione di mettermi a gareggiare con chi, sorretto dalla dottrina e dalla pratica, ha gia detto bene cio che io direi male; e del resto basta prendere in mana uno dei numerosissimi ottimi inventari d'incunaboli 0 di manoscritti che si hanno a stampa (per esempio, un volume della collezione diretta dal Sorbelli) per vedere senz'altro applicati.

Per gli archivi e altro discorso. L'unico modo, infatti, per non capir nulla di archivi e di archivistica, e considerar questi istituti nelloro aspetto presente, con le carte allineate in mazzi e in volumi sugli scaffali, come un immenso esercito di morti sui quali bisogna esercitar la notomia per cap ire come son fatti. Allora (continuo con I'esemplificazione, benche inutile, sempre per riguardo dei cosi detti spiriti pratici) per conoscere, cioe comprendere I'archivio, non c'e altro da fare se non passar sotto gli occhi, con santissima pazienza, tutto i1 suo contenuto, carta per carta, magari redigendo una brava e bella scheda per ogni documento e raccogliendole poi tutte cronologicamente, 0 sistematicamente, 0 alfabeticamente, 0 come meglio la positiva e intuitiva e pratica e scientifica e sociologica intelligenza di cui siamo dotati ne consiglia: cosa gia ridicola a dirsi, rna addirittura impossibile a farsi, perche qualunque modesto archivio di Stato non contiene meno di sessanta 0 settantamila mazzi (quello di Napoli oltre un milione; quello di Bologna, che e di mole

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,'. " '(1) -E senza nessunissima intenzione di spregio per UJ?- beneI?erit~ .. gruppo 'dr.persone tra Ie quali, bene 0 male, in quanto editore di testt posse. forse, annoverarmi anche io.

mezzana, quasi duecentomila) e ogni mazzo puo comprendere fino a cinquecento documenti e spesso di pili. Occorrerebbe un esercito di archivisti, il quale dopo centocinquanta 0 duecent'anni di lavoro, avrebbe fabbricato ... un altro archivio di schede! (1). Cio e manifestamente assurdo, come assurdo e anche (lasciando an dar Ie schede e l'inventario) che un sol uomo, sia pure in decine d'anni di lavoro ininterrotto, possa con questa sistema giungere ad imparare un archivio, mentre in genere agli archivisti basta molto, rna molto meno.

Sicche anche la pili pedestre esemplificazione ci avverte che siamo sopra una falsa strada, se cerchiamo di applicare agli archivi regole e precetti che, non solo giusti rna necessari e saviissimi per Ie biblioteche, perdono addirittura ogni senso se tratti a forza fuori della loro patria e del loro campo d'applicazione, e ci mostra che altra e la ratio dell'istituto archivio da quell a dell'istituto biblioteca, e quindi altre sono le norme che devono regolarli.

Infatti, ormai gia da quasi cent'anni, la scuola archivistica italiana, per bocca di uomini come il Bonaini, il Guasti, il Ronchini, il Marzi (per tacer de' viventi), implicitamente 0 esplicitamente ha insegnato che per dare all'archivio un senso e un significato, occorre risolversi a nori considerarlo puntualmente, rna storicamente. Avverbio che non intendo riferire all'accezione comune dello scriver la storia degli aumenti nel numero delle carte, dei traslochi, degli incendi (chi ci liberera dagli incendi nelle storie degli archivi?), magari aggiungendovi un buon elenco degli illustrissimi signori che da tre 0 quattro 0 cinquecent'anni si sono succeduti nell'ufficio di archivista (2), rna nel senso di

(1) Vogliarno ancora andare avanti? Arnrnettiarno una cosa impossibile: che ogni scheda possa capire in due righe di stampa, e teniamo debito conto dei numerosi registri e volumi che esigerebbero una scheda sola. Occorrerebbero sempre almena cinque mila volumi, di cinquecento pagine ciascuno, per la stampa di un inventario redatto col sistema bibliografico (anche se ridotto ai minimi termini, cioe spogliato di ogni suo valore) per il solo non grande archivio di Bologna!

(1) Con cia non s'intende certo negar merito e valore alle storie esterne delle biblioteche e degli archivi, tutt'altro: anzi le prime sono materiale di prim'ordine per 1a storia della cultura, specie se accompagnate dall'edizione degli antichi cataloghi, mentre le seconde servono ai ricercatori e agli archivisti per molte determinazioni utilissime alle loro ricerche, e, se ben condotte, costituiscono esse stesse documento sul quale poggiare la reviviscenza storica dell'archivio che, come si dira e com'e state detto altrove, e la condizione necessaria di ogni ricerca.

ridar la vita a cio che e morto, di considerar l'archivio non come una lugubre sfilata di cose immobili, rna come risultato di un'attivita e dell'assolvimento di una funzione: col che iI centro dell'interesse vieue spostato dalle carte all'istituto da cui provengono.

Questo e il nocciolo del metoda storico 0 Provenienzprincip (Ie due espressioni hanno 10 stesso significate, senonche l'italiana e pili cornprensiva, mentre la tedesca sembra arrestarsi alIa constatazione della provenienza), e 10 si puo esprimere con altre parole dicendo che la visuale viene spostata dall'esterno all'interno di quel determinato archivio che a volta a volta forma oggetto del nostro interesse (1). Esso e affatto inapplicabile alle biblioteche, istituti morti in quanta corpora (vivi invece, intensamente, nella vita singola di ciascuno degli individui che li compongono), sicche volendo cercare un pun to di vista interno ad esse, non si trova nulla, 0 tutt'al pili l'arbitrio del bibliotecario. II che ci ammonisce che come e erroneo dedurre all'archivistica metodi e precetti propri della bibliografia, cosi non e meno erroneo invertir le parti e trarre alIa bibliografia norme e sistemi appropriati agli archivi.

Sorto come sistema di ordinamento, iI rnetodo storico, a ben considerarlo,si rivela come qualche cosa di pili ampio, cioe come principio basilare di tutta la dottrina archivistica (la quale ha titoli pari a quelli della bibliotecnica per una esistenza autonoma, cioe grandi 0 nulli, secondo il punto di vista), e condizione necessaria per l'utilizzazione dell'archivio, perche soltanto in base alla conoscenza storica dell'istituto a cui appartengono 0 appartennero Ie carte sara possibile non solo ordinarle, rna compiervi la benche minima ricerca, se per ricerca non vogliamo intendere un pes care alla ventura in mezzo ai documenti, speran do che venga fuori quello che fa al caso nostro: speranza non dis simile da quella di chi, avendo puntato sopra un numero alIa roulette, spera che la pallina si fermi proprio su quella cifra (1).

(1) Per indicare' q~lesto principio, i francesi hanno l'espressione respec.t des fonds,. c~e_ rivela da sola come essi cotinuino a rimanere att~ccatI alla !lla.terI~hta delle <;arte e non siano penetrati nell'interiorita di esse. COSI SI spiega come. III Francia sia ancora prescritto un cadre de classement generale e umco per tutto il territorio delle Stato cosa che, almeno in Italia, dove ogni citta ha la sua storia, e semplice~ente assurda.

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(1) Con questo concetto dell'archivio, e evidente che le carte si ordinano da se, e l'archivista non deve far altro se non seguirle, guardandosi attentamente da qualsiasi arbitrio. Che cio sia tanto facile a farsi come a dirsi, non oserei affermarlo: e certo molto pili comodo creare artificialmente un vincolo nuovo che interiorizzare e far nostro quello gia esistente.

(1) La funzionalita importa la rnancanza di autonomia nel documento d'archivio singolarmente concepito, poiche esso di regola non ha alcun valore quando e separato dai precedenti e susseguenti e avulso dal corpus al quale apparteneva (non importa se talora glielo diana i mercanti d'autografi e i dilettanti di curiosita, perche e un valore diverso da queUo documentario). L'insostituibilita comporta l'unicita del documento, e la presenza, in talune serie, di copie di carte appartenenti ad altre serie 0 ad altri archivi non distrugge, rna conferma l'insostituibilita, perche se il documento fosse fungibile, si troverebbero originali sf in un luogo come nell'altro. Di pili quella determinata copia che e stata usata per un determinato scopo, diverso da quello cui era destinato l'originale, e una, e quella e non altra, perche la funzionalita sua le ha dato una nota di originalita: copia rispetto all'archetipo, e originale per quel tanto di speciale e di particolare che vi haimpresso la diversa funzione cui ha adempiuto: e, insomma, archivisticamente originale, se pur diplomaticamente copia. Altro discorso, naturalmente, per gli. apografi tratti a scopo di studio, i quali non sono documenti, rna carte d'indole libraria che riproducono documenti.

(1) La segnatura, dunque, necessaria nelle biblioteche, e un accessorio, talvolta utile, ma tutt'altro che [ndispensabile in archivio. Ove poi anche qui si volesse applicarla, sarebbe grossa incongruenza imitare il tipo bibliotecario, dando l'indicazione della sala, dello scaffale, del palchetto, del volume e null'altro (non prospetterei quest'ipotesi se non l'avessi vista applicata in archivi anche di una certa importanza): bastera limitarsi a dare l'indicazione (non sostituibile con un numero) dell'archivio e della serie e il numero d'ordie di ciascun volume 0 mazzo nell'interno della serie medesima, numero che per 10 pili potra senza alcun inconveniente essere sostituito con la data 0 altro simile riferimento concreto.

dirsi, orienta i1 ricercatore, rna 10 pone addirittura in grado d'indicare a colpo sicuro la serie nella quale si trova i1 documento cercato. Cio e quanta dire, in pratiea, determinare Ie funzioni dell'ente produttore d'archivio, studiare come esse venissero adempiute e accertare in che modo l'adempimento si manifestasse attraverso il documento.

Mi spiego con un esempio. Supponiamo di dover trovare notizie attinenti a un Tizio qualunque cui, poniamo, nel secolo XVIII fu concessa la cittadinanza bolognese. E anzitutto evidente che mi e necessario sapere chi questa cittadinanza doveva concedere: rna se ignoro cose simili, val meglio che rinunci alla velleita di fare studi storici su documenti d'archivio: so, dunque, che tale competenza spettava al senato, cioe a quei tali Quaranta che poi eran cinquanta.

Ma se, oltre a possedere questa nozione generalis sima, io so anche il modo di funzionare (Ia pratiea amministrativa) del senato per affari simili, sono in grado di considerare che le istanze, quando giungevano, erano inviate con la relativa documentazione agli assunti competenti (in questo caso, l'assunteria di magistrati); che questi assunti, dopo aver chiesto 0 no, secondo i casi, il parere scritto del consultore del senato, redigevano una relazione; che dopo la lettura di questa relazione il senate passava alla deliberazione, la quale a sua volta era annotata per esteso in registri speciali, detti «Vacchettoni », e per estratto in altri registri, detti «Libri partitorum »: che successivamente si redigeva il privilegio di cittadinanza, trascritto poi, per l'insinuazione, secondo i casi, nei «Libri civilitatum » 0 nei «Libri mandatorum »; che se la cittadinanza chiesta era nobile, il titolo di concessione che doveva esservi allegato s'insinuava anch'esso nei « Libri mandatorum » 0 .nei « Libri diversorum »; che infine l'istanza, con la documentazione e la relazione 0 Ie relazioni (se c'era anche il parere del consultore) e con l'annotazione dell'esito del partito, si consegnavano al segretario del Reggimento per l'archiviazione nelle « Filze » 0 carte di corredo ai libri dei partiti; se, insomma, so tutto questo, non mi resta che andare agli scaffali ove sono i vacchettoni, i partiti, i mandati, i libri delle cittadinanze, i «Diversorum », ed eventualmente (e sempre possibile un disguido archivistico) Ie buste dell'assunteria di magistrati, per trarne fuori i volumi e i re-

La base del metodo storieo e, dunque, la connessione necessariache esiste non solo fra uridocumento e l'altro della medesima serie, rna fr~~'le serie di un medesimo archivio, e che determina nelle cartecaratteri discretivi opposti a quelli dei libri, cioe funzionalita e insostituibilita (1). Vengono meno, dunque, Ie necessita che hanno imposto un determinato metodo nella redazione dell'inventario bibliografico: non occorre pili ne mediare l'ordinamento col repertorio 0 con la collocazione per mezzo della segnatura (2), in quanta l'ordinamento non e arb itrario, rna necessario, ne individuare con particolareggiata precisione l'esemplare inventariato, perche non ne esistono altri. Ma al posto di quelle esigenze se ne sostituisce un'altra, quell a di specificare, col massimo rigore e con la pili concreta determinazione, la connessione di una carta con l'altra, doe qualificare il vincolo che le tiene unite, perche esso non tanto, come suol

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gistri dell'anno voluto e trovare senza sforzo tutte Ie notizie richieste.

In questo modo, per mezzo della reviviscenza dell'archivio da noi procurata, facendo idealmente rivivere e rifunzionare l'istituto cui l'archivio apparteneva, abbiamo potuto in brevissimo tempo compiere una ricerca che solo i1 favore del caso avrebbe permesso di condurre a termine se avessimo applicato i1 metodo della « pesca », sia pure aiutandoci con un perfetto inventario di tipo bibliografico. E il metodo della « pesca » non e poi, in realta, applicato interamente nemmeno da coloro che vorrebbero adeguare l'inventario archivistico al bibliografico, perche essi, venendo in archivio, non cercano I'inventario generale e si mettono poi a scorrerlo numero per numero, come farebbero per quello dei manoscritti di una biblioteca, ma chiedono l'inventario delle cittadinanze, cio che gia suppone una determinazione organica (sia pure errata ed imperfetta) della ricerca; e rimangono stupiti e scandalizzati quando sentono rispondersi che non e stato e probabilmente non sara mai redatto.

Ma questa operazione di ridar la vita a un istituto morto per interrogarlo e averne un responso, spesso su argomenti che hanno con lui una connessione puramente accidentale, non dev'essere un'operazione magica, l'applicazione di una dottrina esoterica di cui i soli iniziati posseggano, gelosamente custodite, Ie formuIe, come facevano quegli archivisti dei tempi passati, di cui si soleva dire eufemisticamente nelle necrologie che erano attaccati con geloso amore aIle loro carte, e che in realta met. tevano aIla disperazione i ricercatori, senza esser nulla pili che pesi morti per gli archivi medesimi e per gli studi storici, E invece dovere di ogni archivista mettere 10 studioso in grado di far da se questa rievocazione, nel silenzio del proprio studio, per risparmiare e far risparmiare lavoro e tempo (e '1 perder tempo a chi pili sa pili spiace), e cio non si pub ottenere se non per mezzo della redazione di un inventario-guida e della sua pubblicazione e diffusione con la stampa.

II quale inventario, se pure non e fondamentalmente errato tutto quanto siamo venuti scrivendo fin qui, potra e dovra avere un'appendice contenente l'indicazione sommaria, .per titoli e per nomi (attenti a rispettar quelIi antichi!) degli archivi e delle serie, col loro bravo numero d'ordine, Ie date iniziali e terminali, Ie indicazionidelle possibili lacune, e simili, ma nulla

ptu : non e essa l'inventario vero, perche nella sua materialita d'elencazione non permette d'invenire un bel nulla, se non interviene quella tale evocazione magica per cui l'archivio, novella Lazzaro, da morto si trasforma in vivo.

L'inventario vero, almena nella accezione etimologica attiva (ora si preferisee dire la guida), e invece da un'altra parte, e precisamente in quella che i... non iniziati scambiano per una prefazione qualunque, e che in alcuni inventari, purtroppo, e realmente una prefazione poco concludente, infarcita di cose delle quali per 10 pili si farebbe a meno senza nessun rimpianto: per esempio i1 numero dei componenti di una magistratura in un certo periodo e la sua successiva variazione, il robbone rosso portato dal tale magistrato e quello nero indossato dal suo cancelliere, Ia data del rifacimento degli scaffali 0 delle volte nella stanza ov'erano conservate Ie carte, e,soprattutto, immancabile, l'elenco cronologico eompleto degli incendi che, a sentire i ero. nisti e i pappagalli che li ripetono, avrebbero distrutto tutte

Ie carte anteriori a una certa epoca. Posto invece il principio che I' elenco non e sufficiente a mettere 10 studioso in grado di rintracciare il documento e talvolta nemmeno Ia . serie che pub fornirgli materiale per i suoi studi (1), e che d'altra parte bisogna non fermarsi alIa materialita delle carte, ma dall'ente che le ha prodotte discendere ad esse per determinarne Ia funzione e il valore, a questa cosi detta prefazione s'inpone precisamente il com pi to d'illustrare I'istituto nei rapporti con I.e sue carte, cioe di studiarne il funzionamento con una niinuzia ignota aIle altre discipline, perche solo attraverso questa minuta e pur

(1) Questa affermazione non e affatto esagerata, come forse potrebbe sembrare. Chi, infatti, dalla semplice lettura dell'elenco, puo capire che cosa siano (prendo un esempio a caso) Ie lezze del Giudice del proprio a Venezia, i Kleinere Protokolle 0 i Rapularia del Reichshofrat a Vienna?' Ne si potrebbe ragionevolmente pretendere che i 228 mazzi delle prime, i 108 volumi dei secondi, i 62 f~scicoli degli ultimi fossero descritti uno per uno, col Ioro 'bravo incipit e la· misura in millimetri, cosa che, fra I'altro, dato ilcarattere di quel materiale, non ci direbbe nulla di nulla. Ma se di queste serie io spiego la funzione e iI modo con cui si son formate e la relazione che hanno con l'ufficio da cui provengono, ecco che quel seguito di suoni piit 0 meno comprensibili si muta in viva rappresentazione storica, della quale il ricercatore sa se deve o no tener conto per i suoi studio

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comprensiva ricostruzione di un ufficio, di una magistratura, di una funzione, insomma, e possibiledare un senso e un valore alle carte che di essa ci son rimaste e che, incapaci di vita autonorna, non POSS0110 esser vivificate se non dal concetto di telazione.

Lo studioso il quale consulti un inventario redatto con questi criteri non dovra dun que correre all'elenco (la «lista della Iavandaia», dice un mio amico bibliotecario), saltando a pie pari la pretesa prefazione, con la scusa magari che altri ha gia scritto su quel medesimo argomento press'a poco le medesime cose, perche, anche se cia fosse vero (e difficilmente 10 e), diverso sara in ogni caso il punto di vista: che dagli scritti precedenti si potranno certo ricavare utili notizie per 1a storia dell'istituto cui l'archivio appartiene, rna solo da quello dell'archivista, il qua1e ha tenuto costantemente davanti agli occhi I'attivita di quell'istituto in re1azione con le sue carte (ricercando, cioe, quali tra le sue funzioni erano produttive d'archivia e in che modo Ia produzione avveniva) sara possibile ricavare i dati necessari per eseguire nel modo meno empirico Ia ricerca dei documenti e delle serie che si desiderano consultare. L'elenco potra poi servire per conferma, per Ia constatazione delle possibili Iacune nelle serie, per informazione dello stato in cui Ie serie medesime son giunte fino a noi, per mille altri usi, tutti pero accessori rispetto alla funzione principale che e assolta da quella COS! detta prefazione, regolarrnente saltata 0 distrattamente Ietta ... perche ripete cose gia dette.

Che cosa e corne bisogna fare, in qual modo si deva procedere, di quali sussidi servirsi, qual metodo tenere per redigerla, e altra questione, che esula dalla limitazione e dalla ristrettezza della dottrina archivistica: che, in questa caso, l'archivista per adempiere coscienziosamente il suo ufficio deve mutarsi in storico, e intorno alIo studio delle relazioni delle carte fra loro, cioe della Ioro comune relazione con l'istituto che Ie ha prodotte, spendere Ia medesirna somma di fatica, d'intelligenza, di dottrina che solitamente 10 storico mette a servigio di argomenti meno modesti. Dal che deriva la conseguenza che piu egli sa fare il mestiere della storico, meglio e capace di fare il proprio, e deriva anche, sia detto incidentalmente, la condanna

dell'idea dell'archivista perennemente occupato ad ammucchiare una scheda sull'altra, che an cora una venticinquina d'anni or sono sembrava quella dell'archivista modelIo e faceva guardare con non celato sospetto colora i quali non sapevano rinunciare a valersi delle carte che avevano in consegna per fare qualche cosa di diverso da un'interminabile «lista della lavandaia » (1).

(1) Con cio nons'intende, natural mente, condannare senz'appello queI talora utilissimo strumento di ricerca, che son gli schedari, specie per quelle serie dalle quali Ianatura 0 l'opera delI'uomo ha fatto scomparire o grandemente ridotto I'organicita, come potrebbero essere, per esempio, i «Diplomatici» degli archivi toscani, Ia serie d'istrumenti degli archivi privati e monastici emiliani e molti fondi modenesi (esempi classici l'archivio «dei Particolari » e gli archivi per materia). Senza dire che la scheda epresupposto necessario per Ia redazione di quegli altri utilissimi istrumenti che sono gli indici e i repertori.

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Argomento di questa relazione che sara forzatamente breve e quindi incomp leta, e l'archivistica, Ia disciplina cioe che studia il fatto archivio in tutte Ie sue significazioni ed incidenze e della quale archivistica daro un quadro naturalmente a grandi linee, con riferimento a taluni orientamenti dottrinali e pratici, quale essa si presenta oggi, dopo un ventennio di studi, polemiche e ripensamenti e dopo che I'intera materia ha dovuto procedere ad una approfondita determinazione dei suoi principi teorici e delle stesse sue finalita pratiche, sotto Ia pressione di una realta nuova e divers a da quella che, per Iungo volgere di anni, era stata considerata come il campo del suo lavoro e, quindi, come il banco di prova della propria validita.

II fatto che il trattato di Tecnica descrittiva degli archivi pu~blicato dallo statunitense Teodoro Schellemberg una diecina di anni fa, e tradotto ormai in pin lingue, venga da taluni considerato come il « nuovo Casanova», che si pensi, cioe, che questa volume sia destinato a rappresentare per gli archivisti di tutto il mondo quello che rappresenta per essi da quaranta anni l'Archivistica di Eugenio Casanova, e indice del profondo mutameno di idee che scuote il campo

della archivistica.

Se l'archivistica deve risolversi esclusivamente in una precettistica di come si formano, si organizzano e si conservano gli archivi in modo da realizzare economia di spazio nella conservazione delle carte, economia di tempo nella ricerca docnmentaria, economia di personale nella conduzione dell'ufficio archivio, non c'e dubbio che il Iavoro dello Schellemberg puo essere considerato come un Iavoro pilota.

E poiche sostanzialmente qui non si fa alcuna distinzione tra archivi antichi ed archivi moderni, e chiaro che l'area cronologica entro . Ia quale e chiamata oggi ad operare l'archivistica comprende un arco di tempo che va dalla fine del mondo anti co ai giorni nostri; ed ancora, poi che egli come gli aItri au tori che si affaticano attorno a quella che si chiama la nuova archivistica intendono dettar norme per tutti gli archivi ovunque questi si trovino, 0 gia costituiti 0 in via di costituzione, ne deriva, anche, che l'area geografica di applicazione di questa archivistica si puo dire coincida con I'intera superficie della terra. II che comporta che l'archivistica debba dettare norme valide per gli

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L. Saruiri - LarcitWLsttea

L'ARCHIVISTICA

archivi di tutti i tempi e applicabili in tutte Ie societa organizzate sra di antica che di recente formazione.

II superamento della archivistica del Casanova, ovverosia della nostra archivistica tradizionale sembra cosi essere evidente. La nostra vecchia archivistica appariva infatti come dettata principalmente per un'area geografica ben delimitata, e cioe l'Europa ed i paesi con istituzioni di derivazione europea e con Iimiti cronologici partenti dalla fine del mondo antico, rna che si arrestavano alla soglia degli archivi rnoderni 0 in formazione, dei quali in definitiva quella archivistica non si interessava ; 0 meglio non r iteneva che fosse suo compito il

farlo.

Gravata come era questa archivistica al pari delle aItre scienze

ausiliarie della stor ia, dalla ipoteca medievalistica, si interessava soprattutto di quegli archivi che il tempo aveva resi antichi, facendo coincidere in definitiva il concetto di anti co con quello di storico.

Tuttavia questa archivistica tradizionale pur nei limiti nei quaIi fatalmente si era rinchiusa, ha compiuto in questi anni un buon

Iavoro.

Innanzi tutto con il Casanova aveva messo un po' di ordine nel proprio contenuto: una congerie di notizie, di precetti, di norme giuridiche trovarono una sistemazione nella archivistica teorica, che affrontava il campo dei principi e che in definitiva si incentrava nel problema degli ordinamenti da dare aIle carte, nella archiveconomia che trattava i mezzi e Ie mod alrta per la conservazione delle carte e Ia difesa di queste dalle molteplici forme attraverso Ie quali esse possono deperire e perdersi; nella legislazione archivistica e cioe nella conoscenza di quelle norme che regolano raccolta, conservazione ed uso della documentazione nel quadro degli ordinamenti statuali, nella storia infine degli archivi come quella che fornendo dati e notizie sulla esistenza, vicende e regolamentazione del fatto archivio nel corso dei secoli, costituiva Ia premessa, moIte volte Ia giustificazione anche, delle conclusioni cui potevano giungere, nell'ambito di ciascuna, Ie altre

partizioni della materia.

Ma gia nella sistematica che Ie era stata data, nella problematic a che si era posta e che continuamente si poneva questa archivistica aveva raggiunto delle conclusioni, meglio formulato principi, Ia cui va lidita superava quei limiti cronologici e geografici di applicazione che Ie venivano attribuiti. Seguiamo alcuni di questi processi di auto-

chi arificazione.

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Rassegno degli arcliioi di suuo

;.J. Sandri ~ 1_.J·archiui:-;lict:

II Panella, partendo dal Casanova, poteva mettere in evidenza Ia artificiosita e la inconsistenza della distinzione tra archivi storici, ossi a di interesse storico e archivi di puro interesse amministratioo. Questa distinzione ritenuta valida per molto tempo ha avuto conseguenze incalcolabili nella conservazione del patrimonio documentario, 0 meglio, per essere pili chiari, nella non conservazione del nostro patrimonio documentario. Partiva questa distinzione dall'errato convincimento che il documento nato per esigenze pratiche, essenzialmente giuridiche, solo in un secondo momenta potesse acquistare la qualificazione di fonte per la storia e non gia nel momenta stesso del suo porsi in essereo Per cui in pratica avvenne che l'archivistica quale scienza storica si disinteresso degli archivi che si andavano formando, preoccupata soltanto di quel materiale che aveva nei propri depositi 0 di quello esterno purche avesse Ie medesime caratteristiche, e fosse suscettibile di essere utilizzato secondo le istanze della scienza storica del momento, che si muoveva su quei binari limitati . a tutti noti.

L'improvviso ampliarsi degli interessi dello storico a fonti documentari e mai, 0 quasi mai, prima prese in considerazione per la migliore e pili completa conoscenza dei fatti, e 10 spostamento dei termini cronologici dei suoi interessi, a tempi a noi vicini fino a divenire contemporanei, dimostro, nella insufficienza delle fonti reperibili, quali danni quella distinzione aveva arrecati, e l'importanza che la dottrina ave sse fatto giustizia di essa.

Anzi la dottrina fece di pili formulando il principio: le fonti documeruarie per la storia. nascono e si difendono nell'archivio in [ormczione.

SuI problema degli archivi in formazione e cioe su gli archivi rnoderni ebbi a richiamare io stesso l'attenzione degli studiosi di archivistica in occasione del nostro primo congresso or sono quasi vent'anni. E voi tutti sapete come ormai l'archivistica, proprio come disciplina storicistica, si interessi di questi archivi e come la nostra recente legge abbia ampliato il campo di lavoro dell'archivista sino a comprendere esplicitamente questi archivi. Non importa qui che la norma sia imprecisa ed inadeguata, I'importante e che il principio sia stato accolto.

Ma il super amen to di quella distinzione ha riproposto in termini di particolare dr ammaticita il problema della distruzione delle carte ritenute di inutile conservazione, 0 come con espressione corrente, il problema dello scarto; in quanta tutti i motivi che la dottrina aveva invocato perche attomo ai documenti antichi ci si muovesse con estrerna cautela, divenivano validi ed applicabili anche a quei docurnenti moderni ed amrninistrativi entrati ora a far parte, con pari dignita,

del patrimonio culturale della nazione. Non si dirnentichi che fino a qualche decennio fa bastava giustificare qualsiasi proposta di seart o perche venisse accolta, con la dizione che si trattava di «carte amministrative» 0 «di interesse economico-amministrativo ».

Inutile soffermarsi qui sul travaglio della dottrina di fronte alla accresciuta sensihi lita nella cernita dei documenti <"I a conservarc eel alIa parirnenti accresciuta pressione degli organismi produttivi di archivi sernpre pili tecnicizzati e quindi incap aci di comprendere perche si debbano sacrificare uornini e spazio per Ia custodia di atti, divenuti per essi giuridicamente inoperanti, data anche I'esistenza di molteplici fonti di informazioni sussidiarie.

In un lucido articolo Rigorismo e coereriza nel problema degli scarti, Letterio Briguglio ha esposto e vagliato Ie varie tesi, tutte insufficienti a garantire che queste operazioni avvengano senza che ne conseguano danni ir reparabifi e tutte con cordi nel Iamcnt.are l'impossihi'lita di conservare tutto. Ad una conclusione pero gli studi fatti in Italia e quelli di fuori Italia sono giunti; e una conclusione pratica che pero ha Ie sue incidenze nella dottrina. Impossihile accettare innanzi tutto Ia tesi dei tecnici della organizzazione aziendale e degli specialisti dei metodi di Iavoro, che vorrebhero che sin dal suo prodursi la documentazione dehha venir ripartita in permanente, quell a cioe che per Ia propria natura dovrehhe essere conservata sempre; in provvisoria quelIa che, scaduto un certo termine, va eliminata e in corrente quella sulla conservazione futura della quale potr a aprirsi una discussione ; e gia si propone di fornire gli uffici di carta di diverso colore, per rend ere pili evidenti e sollecite Ie operazioni. Ma da chi e con quali criteri verr-a operata questa tripartizione? e in quale momenta interverr a in queste operazioni la preoccupazione di una Iutur a ricerca storica? Nemmeno maggiore consistenza ha la tendenza di coloro che vedono nella riproduzione microfiImica degli atti un toccasana alla situazione.

II prohlema che ci si present a non e puramente teorico dal momento che e in corso di approvazione una legge che autorizza Ie pubbliche amministrazioni a sostituire l'intera loro documentazione con supporto cartaceo, con riproduzione in microfilms. Che se si realizza cosi quella tale tanto ricercata economia di spazio, non si evade il prohlema dello scarto: esso e solo rinviato al memento in cui, per l'inevitahile deterioramento del supporto filmistico, si presentera la necessita di rinnovare, con ingente spesa, una enor me quantita di microfilms.

Meglio, come avverte da tempo Ia dottrina archivistica, coriserva-

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Rassegna degli archivi di stato

. L. Sandri - L'archivistica

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re nella loro materialita originale i documenti da tramandare ai posteri, dando il supporto cartaceo garanzie di conservazione gia sperimentate e che puo essere prolungata con quegli accorgimenti tecnici che Ia moderna archiveconomia suggerisce e consente, e lasciare al microfilm di risolvere alcuni problemi archivistici come quelli della costituzione degli archivi di sicurezza, di completamento, di eomplemento e di sostituzione, difficili a realizzare con i tradizionali mezzi di copiatura e riproduzione.

Pin fondata e coerente per aItro la via per Ia quale si sono in.cam-

minati taluni paesi archivisticamente ordinati. Tra 1'archivio corrente, che ha fretta di liberarsi della documentazione che 10 aggrava, tra I'archivio, dove le carte dovrebbero per compito di istituto venir conservate in perpetuo, che non puo gravarsi di documentazione di evidente inutile conservazione, si tende a costituire un nuovo tipo di archivio deposito dove 1'amministrazione versa nella sua intierezza i propri archivi e dove senza pressioni contingenti e' sotto la guida dell'archivio di stato si potranno compiere Ie due operazioni di riordinamento dei fondi e di scarto del superfluo che potrebbero essere vedute anche come una operazione sola, secondo la tesi del Lombardo che ritiene essere lo scarto un momento del riordinamento.

Questi nuovi archivi hanno preso il nome di archivi intennedi e sono gia in atto presso varie nazioni. Ma questi « archivi intermedi », 0, come piace chiamarli ai francesi, «pre-archivi s , ripropongono un tema: quello del concetto di archivio.

La disputa sulla determinazione di tale concetto ha infuriato, e proprio il caw di usare questa termine, in particolar modo nel decennio tra il 1950-1960, rna ben poco ha aggiunto all'apporto dato fin da avanti la guerra dal Cencetti che individuava la natura dell'archivio come universitas rerum.

Ma questa individuazione come universitas rerum essendo generalissima e in quanta tale elemento di riconoscimento dell'esi8tenza di un archivio quando vi concorrano Ie aItre circostanze che vanno sotto Ia dizione di vincolo archivistico e percio applicabile ad ogni formazione documentaria di un medesimo organismo produttore, non e sufficiente alla individuazione dell'archivio oggetto dell'interesse della legge vigente e della preoccupazione dello storico.

Nel mentre, infatti, la disputa divagava in varie direzioni, alcune bri11anti, moIte inconsistenti, il nostro codice civile precisava in demaniale la qualificazione come bene dell'archivio. E allora, in che momento Sl e chiesto la scienza giuridica, si ha un archivio qualificabile come hene demaniale? avanti 0 dopo 10 scarto? oppure e da conside-

rarsi demaniale l'archivio corrente 0 di deposito che giace presso l'amministrazione attiva, 0 soltanto quello gia acquisito agli archivi di stato 0 ad essi destinato? La questione non e di secondaria importanza per Ie moIte implicazioni pratiche che essa com porta.

Intanto la stessa dottrina giuridica ha insegnato che 10 stato non conserva la sua documentazione per il futuro in forza di un diritto di I'l'Oprieta su la cosa, m a in dipendenza di un dovere nascente dalla destinazione di tale cosa all'uso pubblico perpetuo, che Iimita 10 stesso potere dello state, detentore della c,osa, su Ia cosa stessa. Ne consegue pertanto che Ie operazioni di scarto condizionano Ia formazione dell'archivio bene demaniaIe, rna che non sono piu ammissibili una volta che la documentazione abbia cosi raggiunta la sua pienezza di « archi-

vio» come tale.

Acquistano pertanto ormai una significazione propria nella dottri-

na archivistica quelle operazioni che i francesi, come si e detto, chiamana pre-archiviazione e che si compiono prima del vero versamento negli archivi di stato, e che altrove poi si realizzano nei ricordati arch i-

vi interrnedi.

Da noi, si puo notare incidentalmente, in attesa che trovi acco-

climento l'idea di un archivio intermedio e se ne veda l'utilita pr atica, possono considerarsi come operazioni di pre-archiviazione gli interventi che Ia Iegge ha disposto presso i pubblici uffici con Ie commissioni di sorveglianza, intese appunto a compiere in loco talune di queUe operazioni che poi saranno da compiere in circostanze ben piu f avorevoli e razionali negli archivi intermedi.

La distinzione che cosi fatalmente e venuta a porsi tra l'archivio in formazione e T'archivio condizionato per l'uso pubblico in perpetuo, e uno degli aspetti p iu nuovi di quel travaglio che l'archivistica ha affrontato e continuamente affronta nel settore sostanziale del suo Iavoro che e appunto quello della chiarificazione e definizione dei

eoncetti e delle idee-guida.

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Dieci anni fa il compianto amico e collega Leopoldo Cassese pubblicava Ia sua I ntroduzione allo studio della archivistica nella quale dopo aver messo in evidenza i rapporti tra l'archivistica e Ie altre scienze storiche di cui coglieva la complementarita tra di loro indicava nella avalutativitii il principio informatore di tutto il suo Iavoro, nel senso che l'archivistica, e quindi l'archivista, nel suo procedere doveva tenere sempre presente che l'archivio puo «servire tanto alla storia descrittiva quanto a quella problematica e tanto ad una ideologica

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Rassegna degli orcliiui di stato

L. Sandri . L'nrch ioistica

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venga facilitato al massimo questa Iavoro e Ia sua conseguente messa a disposizione del ricercatore, va posto, questa tema, in relazione con l'altro della liberalizzazione degli archivi in modo che questi vengano aperti con Ia maggiore larghezza sia qualitativamente che dal pnnto di vista cronologico.

Grossi temi questi, e quelli che ad essi si ricollegano, che amp lierehbero, se trattati, la nostra esposizione. Ma non si puo non sottolineare come i problemi della tenuta degli archivi, delle pubblicazioni archivistiche e della liberalizzazione degli arc hi vi, abbiano super ato i Iimiti di fatti interni aIle singole nazioni, per divenire problemi uguaIi e comuni a tutti, per il superamento del particolarismo archivistico, sostituito dalla riconosciuta interdipendenza di tutte le fonti storiche e dell'interesse di tutti alla loro conoscenza, utilizzazione e conservazione. L'archivio come bene cnlturale e entrato nella stessa legislazione internazionale ed e esplicitamente nominato nella convenzione internazionale per Ia protezione dei heni culturali in caso di conflitti armati firmata nel 1954, cui anche l'ltalia ha aderito.

conservatrice quanta ad una ideologic a rivoluzionaria », e quindi non puo ideologicamente impostare i suoi problemi, primo fra tutti quello degli ordinamenti.

Per quanto nella pratica ci si attenesse di gia e da tempo a questa linea quasi per forza spontanea, fu tuttavia importante averla enucleata ed elevata a principio, in quanto si annunzia la tendenza a costituire archivi ideologicamente qualificati; il che in fondo non e altro che un ritorno ai fittizi ordinamenti per materia che tanto danno arrecarona alIa logica e retta conservazione delle carte, anche se l'impiego su larga scala del microfilm puo, solo in parte, ridurne gli effetti. E anche questa della avaluta,tivitii in archivistica e un principio valido sempre e dovunque.

Importante e poi ricordare qui la non dimcnticahile prolusionc di Ruggero Moscati ai suoi corsi di archivistica tenuta quasi venti anni fa e che non ha perso di validita nei suoi aspetti sostanziali, nella quale, posto in evidenza con estrema chiarezza il problema della incidenza delle dottrine storiografiche sulla concezione, tenuta e valorizzazione . del lavoro proprio dell'archivista, rivendicava l'autonomia di questa

Iavoro nei confronti di quello storico, sollecitava la ripresa delle puhhlicazioni di indici, inventari, regesti; intorno alle quali puhblicazioni e ormai un ricordo sbiadito la polemic a sulla valid ita scientific a delle stesse.

Aperta invece e Ia discussione se tra i Iavor i propri dell'archivista sia comprendibile I'edizione e la pubblicazione in genere delle fonti in quanta questa sarebbe lavoro da storico,

Accenno a questa polemica marginale peraltro, e sostanzialmente inconsistente, al solo scopo di mettere in evidenza come il problema e stato risolto altrove nel senso che anche questo e ritenuto Iavoro proprio dell'archivista, tanto che nel recente congresso internazionale archivistico straordinario, tenutosi a Washington, il tema della edizione delle fonti storiche ha formato oggetto di due relazioni, una per l'emisfero orientale ed una per l'emisfero occidentale, tendenti a riferire sui programmi nazionali di pubblicazioni di documenti, e il Consiglio internazionale degli archivi veniva invitato ad apr ire una indagine sulIe condizioni nelle quali si svolge la pubhlicazione delle fonti nei paesi dell'America Latina.

II tema dei lavori archivi~tici, dal riordinamento delle carte aIle guide, agl'indici, agli inventari, alIa edizione delle fonti e Ie possibili applicazioni dei mezzi che Ie nuove tecniche possono off'rire, perche

.. * ..

Ma questa ricerca di soluzioni in sede teorica e pratica di problemi vecchi che si pongono ora in termini nuovi, di cui si sono dati aIcuni esempi, ha investito di fatto in questi anni quasi tutto il campo della archivistica e quindi del lavoro dell'archivista. Varie circostanze vi hanno contribuito.

Durante gli anni 1939-1945 Ie varie amministrazioni archivistiche dei paesi interessati al conflitto dovettero provvedere al salvataggio del materiale documentario da esse posseduto: e questo, pur in circostanze diversissime, non rappresento un fatto nuovo per gli archivisti, nei riguardi del passato.

II nuovo si presento quando, nel disorientamento dei pubblici poteri per quelle situazioni a tutti note che vennero formandosi in vari paesi, tocco all'archivista interessarsi oltreche della documentazione tradizionalmente sua, anche di quell a moderna di cui si era fino allora disinteressato, dimostrarne quindi l'importanza, chiederne e attuarne il salvataggio.

Gia attraverso queste vicende ci si accorse quanta insufficienti fossero ai compiti che si andavano ampliando le vecchie strutture organizzative, rna anche e forse di pili, quanto poco pesassero Ie ragioni invocate; e spesso gli archivisti si trovarono soli a difendere l'importanza di quell a documentazione cui, come avvenne in un primo tempo

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Rassegnn degli archivi eli sWID

L. Sandri - L'orchivistica

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in Italia, per il solo fatto di essere testimonianza di regimi e dinastie cadute, si negava dal potere politico che potesse « far storia ».

E ancora. Un tema, un tempo appena sfiorato perche considerato ovvio, era quello della utifita degli archivi, cui si dava corpo con la nohilta del servizio in funzione della scienza storica e, magari, anche della puhblica amministrazione, come ricerca a favore di diritti da tutel are. Ma risposte del genere divennero insufficienti quando fu chiesto agli archivi, in che modo avrebhero con corso al raggiungimento dei fini che 10 stato moderno si propone, quale contributo avevano dato o potevano dare alla ricostruzione del paese, quale posto avrehhero potuto assumere nelle pianificazioni economiche. Domande improponibili secondo gli schemi della vecchia dottrina.

Contemporaneamente l'UNESCO, che aveva accolto nel suo campo di attivita l'organizzazione che gli archivisti di quasi tutti i paesi si erano data (il compianto Emilio Re fu uno dei fondatori di questa organizzazione), chiese di predisporre ed approntare piani di aiuti tecnici in materia di archivi ai paesi di nuova formazione dell'Africa e dell'Asia e nello stesso tempo di intervenire nei molteplici problemi posti dalla ripartizione della documentazione esistente in loco 0 fuori all'atto del passaggio di tali paesi dal regime colonialistico a quello della indipendenza. Non solo, rna di studiare anche Ie forme attraverso Ie quali far conoscere a questi paesi ed a quelli dell'America Latina Ie fonti della loro storia conservate negli archivi d'Europa, c quale parte di questa documentazione dovesse materialmente affluire negli archivi storici in formazione dei paesi «nuovi».

Domande ancbe queste e situazioni in gran parte nuove. Come nuova, se non altro nella vastita e diversita degli iuteressi, si presentava la ricerca in funzione delle scienze storiche cui del resto ho gia accennato.

Nel frattempo prendeva consistenza e diveniva per cosi dire alIa moda un gran movimento di studi e di ricerca, che sotto la d iz iorie di «documentazione », come premessa di ogni attivita si a legislativa che pratica, non poteva non interessare il campo degli archivi sia antichi che moderni, in correlazione con ogni altra possibile fonte di informazione, e che con la conseguente costituzione di appositi uffici tendenti a forrnare per proprio uso raccolte qualificate non solo di natura bibliografica rna anche archivistica, poneva prohlemi connessi con gli stessi principi teorici della nostra disciplina, come quello della inscindibilita dei fondi documentari.

In tutti i paesi poi con la conseguente costituzione degli «u££ici di organizzazione e metodo» nel quadro della riorganizzazione dei

metodi di lavoro da parte delle puhhliche amministrazioni, fn chicsto all'archivista di stato di concorrere, in qualita di tccnico, alIa soluzione di innumerevoli prohlemi pratici connessi con la costituzione, tenut a e funzionamento degli archivi correnti.

Ed anche questa attivita, cosi come ora si presentava, non era paragonabile con il passato.

* * *

Di fronte a tantc situazioni nuove e problemi che consegllentemente venivano posti e che non era pensabile che fossero da cons iderare nella 101'0 totalita come pnramente transeunti, ci si rese anche conto che non era pili possibile rientrare nello splendido passato isolamento in cui gli archivi erano vissuti, tutt'al pili corretto dal colloquio con il tradizionale interlocutore unico, 10 storico; che conveniva abbandonare Ie concezioni aristocratiche del servizio di archivio, sganciarsi infine dalle premesse medievalistiche ed in genere dalf'ancoraggio mentale al documento « antico » e persuadersi di un fatto, del resto ovvio, che negli istituti archivistici tale materiale era destinato a divenire la parte minore e che 10 stesso supporto delle scritture di cui gli archivi, e quindi l'archivistica, si interessavano, fermo un tempo alla trilogia papiro-pergamena-carta, era fatalmente destinato a comprendere ogni altra moderna forma di registrazione.

Se scorriamo i programmi di esame per i vari momenti della vita burocratica, diremmo noi, di un archivista, ancora in vigore al principio del secolo, restiamo sorpresi dal gran numero di materie, 0 meglio di conoscenze, che doveva mostrare di possedere.

Il concetto ispiratorc delle scelte di tali conoscenze da inserire nei programmi era determinato dalla varieta di documenti che il funzionario poteva incontrare nei diversi archivi cui avrebbe potuto essere destinato. Le riduzioni successive partirono tutte dal concetto dell'alleggerimento d'una pratica ritenuta eccessiva e assai spesso inutile.

La disputa sul tern a della formazione dell'archivista, che normalmente si incentra appunto sulle conoscenze piu idonee da richiedere, e che si protrae come tutti sappiamo da tempo, si e diretta ora verso la determinazione di quelli che nel momento attuale sono i compiti propri dell'archivista, senza dimenticare naturalmente il tipo 0 i tipi di documentazione anche formali, di cui dovra interessarsi. E' in questa sede che fanno sentire il loro peso Ie tendenze dottrinali e le esperienze pratiche cui abbiamo accennato, a cominciare naturalmente dallo sganciamento da quella ipoteca medievalistica 0, se volete, dall'anco-

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Rassegna degli archivi di stato

L. Sandri . Larchivts/.lcll

raggio mentale al documento «antico ». II che, ed era inevitabile, ha posto fatalmente suI tappeto il problema suggerito dal tecnicismo imperante se non convenga operare in sede formativa la distinzione tra archivisti per la documentazione «antica », e archivisti per l'archivio e la documentazione moderna; oppure accedere alIa tesi di coloro che ritengono indispensabile una preparazione iniziale comune e far luogo poi alla ripartizione dei corsi formativi come completamento specialistico.

Nomi nuovi, almeno fra noi, si affacciano per tali specializzazioni: quello di archivista-paleografo per i primi e documentalista per i secondi, che pero non rendono a pieno i rispettivi campi di lavoro.

Ed e su questo prohlema che la discussione e aperta, con tendenza peraltro verso quest'ultima soluzione nel senso che si ritiene indispensahile una preparazione comune tanto pin che sara necessario in un prossimo futuro dare in questa fase tutte quelle conoscenze che non saranno pin impartite nelle pubbliche scuole e che costituiscono la preparazione lontana di quanto in ogni momenta del suo lavoro un archivista dovra conoscere.

Molto pin avanzato e invece un altro aspetto di quello sganciarsi dal passato, la necessita in cui gli archivi si trovano di svolgere una azione intesa a far conoscere, comprendere e valorizzare questi istituti e Ie attivita connesse, Per troppe ragioni, che qui sarebbe lungo ed anche super£luo enumerare, non e un concetto semplice quello della funzione dell'archivio per il gran pubblico e per Ie auto rita stesse, gravata come e l'idea corrente di archivio da atavic he incrostazioni e deformazioni.

Ora questa azione propagandistica, 0 se volete di natura pubb licitaria, e accolta in vari paesi : far conoscere e farsi conoscere. E comprende anche un altro aspetto , quello di mettere in evidenza la funzione pedagogica che l'avvicinamento soprattutto dei giovani agli archivi puo svolgere nella formazione civile di essi. Una volta posto un tale problema, cui prima non si pensava come ad una attivita, Ie sue ragioni, i SUOI motivi ed i suoi scopi divengono sub ito per COS! dire evidenti.

In alcune amministrazioni archivistiche, accanto agli altri servizi, sono stati ora istituiti i servizi educativi, con il compito appunto di rendere operante d'intesa con Ie autor'ita scolastiche e Ie associazioni in genere per la diffusione della cultura quella azione pedagogica che dalla documentazione promana.

* * *

Da quanto siamo andati esponendo questa archivistica appare sempre potersi articolare in archivistica teorica, in archiveconomia di cui non ci e stato possibile parlare, rna il cui contenuto e evidente e meriterebhe una trattazione a parte, in legislazione degli archivi che si allarga ormai nel.l'insegriamento sino a divenire legislazione compa· rata degli archivi per I'Importanza del raffronto delle comuni esperienze; in alcune scuole si insegnava anche I'archivistica speciale che in particolare tratta di storia dei singoli archivi e del contenuto degli stessi.

E' proprio questa archivistica speciale che va assumendo oggi una fisionomia ben differenziata.

L'archivistica di cui ahhiamo parlato e ovvio che si insegni nelIe scuole di archivistica, formative degli archivisti di professione e dei bihliotecari anche per il fatto che moho materiale documentario e conflu ito nelle bihlioteche con l'aggiunta per questi uhimi di quell a archivistica dei manoscritti proposta recentemente da Armando Petrucci.

Ma in una scuola formativa di ricercatori per la storia, quale archivistica si insegnera, 0 meglio cos a devono questi sapere degli archivi dei quali non sono destinati ad essere i conservatori, rna gli utenti?

E' qui che l'archivistica speciale assume il suo nuovo contenuto.

Il Grisar, nelle lezioni di archivistica tenute nella facolta di Scienze storiche della «Gregoriana », precisa che fine del suo corso non e form are gli archivisti, rna mostrare agli studiosi di storia come possa· no utilizzare gli archivi per Ie proprie ricerche ut documenta in iis asseruata cit ius invenient, rectius determinent et securius critice adhibeant.

Come loro hanno gia notato, e questo un campo completamente nuovo, almeno fra noi, che si apre e si inserisce, anche qui senza delimitazione di area geografica e cronologica, nel vecchio tronco della archivistica tradizionale.

* * *

Arrivato a questa punto sembrerebbe che io potessi concIudere, ponendo fine a questa passare da un problema all'altro, perche, pur Delle molte lacune, da questa girovagare, una idea dell'attuale momento della archivistica, del suo contenuto e del suo campo di lavoro ne e venuta pur fuori; almeno 10 spero.

Ma non e oosi.

Mentre noi con l'occhio fisso aIle scienze storiche nelle quali vedevamo inquadrata l'archivistica, si discuteva di questa 0 quel prohle-

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Rassegna degli archivi di stato

L. S(llldri - L arcn nnsucu

Se le nostre conoscenze in materia dl storia dell'archivistica fossero restate a quelle raccolte e codificate dal Casanova, l'affermazione che I'archivistica e una delle pin antiche discipline che studiano da un punto di vista non giuridico i fatti amministrativi, ci risulterebbe pressoche incomprensibile: rnentre invece, per il progresso verificatosi in queUe conoscenze, non 8010 e possibile concordare con il Giannini, rna anche precisare rneglio quella afferrnazione.

Sappiarno orrnai tutti che Ia letteratura archivistica non si <ipl'e con i vari trattatelli De arcliivis che videro la luce nei secoli XVII e XVIII, con i quali si e voluto in passato fare iniziare la letteratura dell'archivistica come scienza ausiliaria della storia. Se rnai quei trattatelli conc1udevano un'epoca, un periodo della letteratura delf'altra archivistica , quella connessa con l'arnminstrazione in quanta tale.

Basta per sincerarsene scorrere il contenuto di quei trattatelli, che assierne ad una congerie di notizie storiche su l'esistenza di antichi archivi, le affermazioni varie su l'importanza degli archivi e degli arch ivisti nel quadro delle istituzioni e dei funzionari del principe ed il continuo riferimento a quello che allora chiamavasi jus archivale 0 jus archivii, dicono per se stessi che anche Ie tecniche di cui gia si parlava circa la costituzione, costruzione e ordinamento degli archivi, sono riferiti unicamente ad una disciplina che era sorta e si era sviluppata nel campo giuridico, connessa come era al valore del documento d'archivio nel quadro delle prove ed i cui testi andavano ricercati e fatti risalire appunto ai trattati de probationibus. Questa archivistica poteva cosi allineare una serie di trattazioni da coIlocarsi assai lontane nel tempo. E siccome il punto focale dello ius archivii era il concet-

to di arch ivio, definito come il luogo di conservazionc clelle carte, eon la sua qualificazione di pubblico 0 di prioato secondo l'autorita eli appartenenza 0 del riconoscimento ricevuto, e, in un caso come nell'altro, strettamente legato aIle garanzie di sicurezza che il luogo offriva o doveva offrire, ne discendcva che l'arehivio-Iuogo era per BC stesso elemento fondamentale della veridicita attribuibile alIa documentszione sia in sede strettamente processuale che nella pin generale comprensione dei fatti giuridicamente rilevanti. Di qui l'importanza delI'archivio anche nel quadro della politica del principe 0 della autor it a di appartenenza. n fatto poi che qJCIesti scritti di archivistica vennero compresi nei volumi nei quali veniva raccolto sotto forma di trattatelli quanto dovevasi sapere da chi aspir ava ad entrare nelle eancellcrie 0 in similari uffici pubblici, e 1a riprova come quella archivistie<l fosse intesa strettamente legata con la pubblica amministrazione. Quando 10 ius archivii in quanta tale decadde, di quell a arch ivistica rimasero Ie sole regole tecniche per la tenuta e conservazione degli archivi presso Ie amministrazioni attive ; ebbe i suoi autor i, i suoi trattati, Ic sue norme sancite da leggi e regolamenti, il suo sviluppo anche in relazione aIle nuove tecniche e ai nuovi metodi di lavoro, caratterizzan-

dosi sempre pin come una tecnica.

QueUa tale distinzione poi che ahbiamo pin sopra messa ill evidenza, tra documenti dinteresse storico e documen ti d'interesse arnministr ativo, fece S1, e v a compresa Ira le sue conseguenze, che dell'archivistica che attraverso una profonda elaborazione e andata quaIificandosi come scienza ausiliaria della stor i a, poco 0 nulla si trasfondesse

nell'altra.

Oggi peri) la ricomposizione in unita di queste archivistiche 51

affaccia come< un fatto in via di realizzazione per avere l'archivistica come scienza ausiliaria della storia compreso nel suo campo di lavoro anche gli archivi in formazione 0 pin genericamente, moderni. Per cui l'affermazione del Giannini puo anehe riscriversi cosi : «Le pin antiche di queste discipline sono ... l'archivistica che era invero una d isciplina giuridica, ma che poi si risolse in una tecnica che peri) per i l Iatto di impostare e risolvere i suoi problemi nel quadro del rapporto documentazione-storia e anche una discipiina storicistica ».

E la diplomatica? se e vero che essa era una «preeettistica applicativa» come scrive il Giannini avanti il suo eostituirsi in disciplina e che questa divenne poi una scienza storiografica, e anebe vero che questa disciplina abbandonato non senz a orgoglio il campo vastissimo di indagine e di validita che si era dato nel suo sorgere nel secolo XVII e fin ita C91 divenire una scienza strettamente medievalistica che cerca

rna in funzione sempre della ricerca storica, verso la quale SI e cercato di convogliare ogni situazione nueva, in quegli stessi anni Massimo Severo Giannini nelle sue Lezioni di diritto amministr atioo andava insegnando che nel quadro delle discipline non giuridiehe che studiano i fatti amministrativi, ve ne sono alcune che analizzano questi fatti in modo specifico, in quanta essi presentano delle pro prieta non riducibili in altre scienze 0 discipline. « Le pin antiche di queste discipline sono la Ragioneria, l'Archivistica (che oggi e una tecnica), la Diplomatica (che era invero una precettistica applicativa, e che oggi e una disciplina storiografica) ».

L'altr a faccia della luna, ovverosia l'archivistica come disciplina che studia fatti specifici interessanti I'attivita amministrativa, si pone cosi da se alIa nostra attenzione e l'ahbinamento, sotto questa punto di vista, di archivistica e diplomatica, non e meno importante per noi.

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Rassegna degli archivi di suuo

L. Sarulri - L'a,-chivistica

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ne archivistica, giustifica e sollecita la ricerca attomo alIa storia uegli archivi anche ar fini di qnella archivistica speciale di cui si e purluto

pill addietro,

A proposito della quale archivistica speciale non e possibilc, do-

po quanto riferito, non osservare che, se fine e contenuto di essa e mostrare ai ricercatori per la storia come essi possano utilizzHl'e gli archivi ut doeumenta in iis asservata.,. reetius determinent et seenrius eritice adhibeant, e proprio questa archivistica che si e aS5unto anche il compito di coprire con il suo lavoro critico attorno al documento, periodi di tempo e aree geografiche lasciate scoperte dalla diplomatica tradizionale e che il Bautier vorrehhe ricondurre, e a r agione, invece nell'amhito di questa.

oggi di sottrarsi al suo destino che e quello di ridursi ad una precettistica applicahile a quell a sola documentazione se non trova aItre vie che ne arrestino il progressivo esaurimento. E' appunto nella ricerca di questa nuova via che la diplomatica 0 meglio, con espressione pill moderna, che le frontiere della diplomatica si sono incontrate con Ie frontiere dell'archivistica. n campo di lavoro della diplomatica, ha sostenuto nella sua prolusione all'Ecole des Chartes, Rohert-Henri Bautier, sono i documenti conservati negli archivi di tutte le epoche, d a lle piu antiche alle pill recenti in qualsiasi parte del mondo di qualsiasi societa 0 tipo di civiIta essi si ano emanazione. Alla domanda se Ia diplomatica si sarebbe dovuta risolvere nell'archivistica, il Bautier r isponde che la linea di confine tra Ie due discipline va cercata nella serie, nel fondo, nell'archivio come complesso di atti e di scritture, formatosi nel quadro della attivita di un ente 0 magistratura, che costituisce con tutti i suoi problemi di conservazione, ordinamento, valorizzazione il campo proprio dell'archivistica, mentre 10 studio del documento singolo d'archivio al fine della ricerca del vero e del falso costituisce il campo proprio della diplomatica.

I cultori della diplomatica tradizionale, si veda 10 scritto del Petrucci, Diplomatica vecchia e nuova, non si sono tanto sorpresi per la distinzione tra campi di lavoro dell'archivistica e della diplomatica, in realta affatto nuova, quanto per qnell'ampliamento delle frontiere cronologiche e geografiche entro Ie quali essi ritengono che debba restare la 101'0 disciplina, indicando nuovi temi di ricerea attorno alIa documentazione medievalistica sufficienti a dare ad essa nuovo calore e perehe solo per questa documcntazione sarebhero validi i mezzi di indagine elahorati. Quale che sia l'accoglienza riservata nel campo della diplomatica «antica» a questa tesi del resto gia a suo tempo prospettata dal Tessier, essa e la conseguenza dell'ampliarsi del campo di lavoro dell'archivistica e del fatto che essa, parIo dell'archivistiea detta tradizionale, ha potuto, come detto pill sopra, estendere agli archivi moderni, preseindendo dalle caratterizzazioni tempo-Iuogo, i suoi principi ed i suoi metodi, e che mutuando proprio dalla diplomatica la sostanzi alita del suo insegnamento, ha essa dovuto preoccuparsi del documento moderno, iniziando cosi quella nuova branca della diplomatica che va sotto il nome di diplomcttica del documeruo

moderno.

E' poi importante rilevare la riaffermazione del rapporto tra ar-

chivio di provenienza e documento ehe rimettendo in piena luce I'importanza ai fini dello studio critico del documento, della sua tradizio-

i~ * *

Questo colpo d'occhio sull'archivistica del ventennio decorso, 51 avvia alIa fine, pur avendo coscienza e rammarico di non aver registrato altri problemi e situazioni che pur avrehbero meritato di esser e presi in considerazione. Esso pero non puo chiudersi senza dare una risposta all'interrogativo che pur non espresso lungo l'esposizione fatta, e pero latente in ogni momenta di essa. Si e veramente in questi anni venuta formando una nuova archivistica da contrapporre all'antica come Ie prime battute di questa relazione potevano far pcnsare? Gli clementi peraltro della risposta sono impliciti, del resto in quanto siamo andati dicendo con il continuo riferimento a principi e posizioni gia elahorati nel quadro della archivistica tradizionale 0 che potevano essere a questa riferiti. Tuttavia, per concludere, come sempre in questa esposizione partiro anche qui da un cenno a situazioni di fatto. In quasi tutti i paesi 0 si ristampano i vecchi trattati, noi si e ripubblicato il Casanova, 0 si rive dono e si aggiornano, ma negli aspetti marginali

non nei principi.

Poiche do po il primo sbandamento di fronte all'irruenza di coloro

che pensano che tutto dovesse essere innovato, ci si e accorti che nel campo dei principi, quell a archivistica aveva raggiunto conclusioni valide sempre ed alle quali pur con mezzi, metodi, mentalita diverse, era neeessario far ricorso per la impostazione stessa e la soluzione eli quei problemi che talvolta nella sostanza, il pill spesso nella forma c nelle aecidentalita dei particolari, si presentavano con la veste e il fa-

scino del nuovo.

Chiarificazione, enucleazione, sviluppo questa si.

Attentissima osservazione ed adeguamento con il mon do circostante che muta non solo nelle sue manifestazioni esteriori, rna nel suo

I·"

_,

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Ra.,.,egrUl degli archi"i di stato

intimo credere politico e giuridico; si pensi l'importanza delle ripercussion i chc ha per Tutt.iv ita archivistica l'abbandono dell'arcaico ormai e fatalistico «ai posted l'ardua sentenza », sostituito dal hisogno di eonoscere il piu possibile, a pieno, i fatti prossimi se non addirittura quelli di cui si e stati protagonisti, e la insofferenza verso un controllo manovrato delle fonti che non sia il rispetto per I'intimita della vita del singolo.

Perche vedete questi principi e 10 sapete benissimo, sono in fondo antichissimi perche poggiano da un lato su una realta che non cambia, la f'unaionalita deIl'archivio nei riguardi dell'organo produttore dei documenti, indifferenti essendo il tipo di supporto di essi - gli studi recenti su gli archivi del vicino Oriente antico ne danno una sorprendente dirnostrazione - e dall'altro sulla necessita che essi servano alIa storia in quanta tale ed all'arricchimento della esperienza eomune: aspettative anche queste vecchissime. La storia delle quali aspettative che pur entra nella storia degli archivi, ci perrnetterebbe di tracciare un capitolo e non dei meno stimolanti della lenta e faticosa conquista della tutela dei diritti e della liberta del sapere.

Non vecchia quindi e nuova archivistica. Non un prius ed un posterius, rna una stessa disciplina che si sviluppa, si evolve, si adegua aIle necessita nuove, sia pure faticosamente, rna certo con maggiore sensibi lita e rapid ita che in altri momenti della sua lunga storia.

(Jpec In dt'rn;f\n' Kllcr"'I' mOTlC/ili/l'. ,i ill .'wi/l· lif' /0(/11(,111' ,...','. s , d"f'f,/lljll'l'I' 1'('\lf~C'''1 (' de /(1 docuntentnti on II cll's fins "rtftiC/llt',Ii qui :;0111,(,,,1 ,,/('1 I'll pI"r'il l'iudi ..... wrilll,,'/i'l· des series et prouoque le melange du materiel d'"rchi",'s """(' "'1111(,.,'" "",.11'.' ti,· documents, Pour repotulre allX besoius de.": nou urllos tech ni qucs, lu l/IlC ... tion. de la formation de I' arcliioiste a eLe de nouveau soulevee et on a propose de seporer Le role projessionnel de I' archiuiste de celui du. docurnerualiste, bien que preuale encore l' opinion que pour fun et pour I' autre doit etre requise une preparation en grande partie commune. D'ouires terulances nouvelles sont determinees par Ie deoelo p pement de l'orcliiulstique speciale et par I'exigence d'lLn enseignemenl qui puisse donner all chercheur des connaissances pro pres a deuelopper en lui une sensibilite aux archives et la capocite d'effectlLer un examen critique des documents pour les zones chronologiques et. pnleo graph.iques que ne recouvre pas la diplomatique traditio nne lie qui s' ell tierit, dans la determination du. »rai et. du. faux, (( traditionnellement )) au document medieval. II ne s' agit done pas d' opposer I' arcliiuistique nouvelle a l' ancienne, parce que c' est la merna discipline qui se deoelop pe ell s'odaptaru au x n(~cp..').')ilcs nouvelles.

LEOPOLDO SANDRI

ARCHIVE OHGANIZATON. The traditional archivist has stopped at the threshold of th e archives ill formation even though he has carried out a positive function h." describing his own field of research and by critising it from the inside. Thu: attention has been drawn to the inconsistency in the distinction between historical archives and archives of administrative interest, since historicity is not something that the archive acquires afterwards. The problem of discarding has also arisen because the new trends want to resolve it by microfilm and do not consider the perishability of the film 'copy and the persistence of items proven only bv the original. To obviate these distadvantages there has been a spread of intermediary archives that permit the definitive sorting out of the material in successive stages and with more deliberation. Recent theory has also established the fundamental principle of the non appraisability of the archive, that is, the independence of preservation and cataloging criteria from ideologies, and the principle of the scicruijic autonomy of archive work in respect to history work. The development of new archives trends coincided with the second world war, and as a result of it there has arisen a need for practical documentation that often endangers the inseparability of the series and brings about the mixture of archive material with other types of documents. In order to meet the needs of the new techniques, the question of the archivist's training has been brought up again; and a suggestion has been made to separate the professional figure of the paleographic archivist from. the (( documentist », even though the prevailing opinion is that most of the training should be the same for both. Other new trends have been created by the development of special archivists and by the need for a teaching method that creates in the researcher an understanding of and feeling for archive work and the ability to examine documents critically for chronological and paleographic areas left uncovered by the traditional study of old documents, which (( generally» does not go beyond determination of real and fake for the medieval document. Therefore, the question is not one of setting up a new archive method in place fo the old one, because the same doctrines are practiced by adapting them to the nelV requirements.

Archivio centrale della stato

L·ARCHIVISTIQUE. L' arcliiuistique traditionnelle s'est arretee au seuil des archives ell formation, bien qu' elle remplisse une [onction positive en delimit ant son propre champ d'Lnuestigation, tout en le critiquant de l'interieur, Est ainsi upparue incon.,istante la distinction entre archives liistoriques et archives d'lnteret. administrati], etant. donne que I'liistoricite ,,'est pas quelque chose que les archives acquierent dans un deuxieme temps. Le probleme de l'eliminotion. s'est pose, dans la meszzre at' les nouvelles tendances qui veulent le resoudre par la reproduction microph.otograph.ique ne tiennent pas compte de la [ragilite du. support qu' est le film et de la persistence d' elements auestes seulement par le support original. Pour pallier ces inconvenients, on a cree des archives interrnediair es qui permettent de pro ceder all triage deiiniti] du materiel par moments successijs et avec la plus grande pon deration, La doctrine recente a oussi affirme (ant le principe [ondamerual de T'im.possibilite d' evaluation des archives, ou de l'lrulependonce des criteres de conservation et de rangemerit vis-a-vis des ideologies, que Ie principe de l'alltollomie scicntilique dti travail de l'archiviste en. regard de celui de l'historien. L'np pnritiori des nouvelles tendances de T'arcliiuistique coincide

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Elio Lodolini

Cronache, note e commenti

secuencia del rapidisimo aurnento de la produccioti de material escrito por parte de las oficinas federales: mientras que el edificio del Archivo tiene capacidad para acoger un millen de pies cubicos de docurnentos, desde 1953 a 1954 el volumen anual fue de cuatro millones de pies cubicos, 0 sea el ciuidruple de dicha capacidad; y si bien, mediante eliminaciones radicales, se redujo al 20·30 por ciento, serui menester un entero archivo nacional para custodiar la documentacioti seleccionada para su conservaciOn permanente y correspondiente a un solo aiio. En feehas mas recientes, la eliminacion. de documentos alcanzo hasta el 98 por ciento del volumen total. Procede a describir el A. las funciones y la competencia de los Federal Record'S Centers, 0 prearchivos [ederales regionales formados en diversas ciudades de los Estados Unidos, y merced a loscuales - en opinion del A. - pueden surgir tulcleos de archivos federales regionales 0 secciones regionales del Archivo nacional. Estudia tlespues las caracteristicas de los Records Groups del Archivo nacional y el equipo y los medios de que este ultimo dispone y que se han hecho pilblicos. Finalmente, facilita algunos datos relativos a una visita al Archivo nacional y brinda un ensayo acerca de los documentos que tienen inten,s desde ei punto de vista italiano y qua alii se conservan.

MA E' POI TANTO PACIFICO CHE L'ARCHIVIO RISPECCHI L'ISTITUTO?

1. Lo scopo di queste brevi note, stimolate anche da eonversaziom con alcuni colleghi, e sol tanto quello di contribuire a r iaprire la discussione sul principio accettato come hasilare dall'archivistica italiana, queI- 10 appunto della corrispondenza Ira' archivio e istituto, Pari Iinalita ha mosso Filippo Valenti quando ha criticamente illustrato su questa stessa rivista I'opera del Brenneke di recente tradotta in italiano dal Perrella 1: pertanto le mie osservazioni possono considerarsi un seguito del discorso da lui iniziato.

E' nota che quando gli archivisti italiani si pongono la domanda su quale sia la storia che in nome del « metodo storico )) il riordinatore di archivi deve rispettare, in quanto inscritta negli archivi stessi , Ia risposta e: la storia dell'istituto che ha prodotto l'archivio; donde poi la tesi della conversione della « archivistica speciale » nella storia delle istituzioni. E' anche nota tuttavia che I 'applicazione rigorosa di questo criterio all'opera di riordinamento degli archivi e di stesura degli inventari ha incontrato e incontra moite volte gravi difficolta.

Consideriamo ad esempio il rapporto fra introduzione all'inventario e inventario. Nella introduzione I'archivista diligente si sforza di ricostruire la storia dell'istituto: 10 fa peri> il pili delle volte soprattutto sulle fonti normative, integrate da qualche nozione di storia generale. Ne risulta cosi soprattutto il quadro dell'istituto come avrebhe dovuto funzionare e dell'archivio come avrebbe dovuto essere organizzato per rio specchiare quell a ideale vita dell'istituto che 10 produceva. Quando tuttavia si viene a riferire sui criteri usati nell'ordinamento e nell'inventariazione spesso si racconta che le carte sono state in realta trovate disposte in modi che non corrispondevano a quelli del « dover essere » prima descritto. Le soluzioni che vengono adottate di fronte a questa frattura so no varie e di diverso impegno; rna in molte di esse e sottesa I'idea che occorre rassegnarsi a rispettare, con qualche eventuale ritocco, 10 stato di fatto anche se dottrinariamente abnorme perche, si dice, e pur sempre esso stesso un fatto storico. Non insistiamo in questo esernpio rna ci semhra che esso possa aprire la strada a considerare da

ARCHIVALISCHE PROBLEME DER VEREINIGTEN STAATEN. Der Verfasser verweist auf die Institution und die darauffolgenden Ereignisse des Nationalarehives der Vereinigten Staaten, welches im Jahre 1934 als selbstdndiges I nstitut erwuchs und zwischeni 1949 und '50 in das « National Archives and Record Service» (« Nationalarchiv und U rkundendienst »] eingeschlossen. wurde und welches wiederum zu einem « General Service Administration)) (« Hauptdienstverwaltung »] gehort, Die Entwikklung ist insofern entstarulen, als der strikt archivalischen Ttitigkeit eine ({ Records management » (Verwaltung von Dokumenten) beigejiigt wurde und zwar ols Folge eines raschen Zuwachses von Dokumenten der Burulesbiiros. Wahrend das Archivgebiiude ein Fassungsvermiigen von einer Million Kubikiiissen. Papier besass, wuchs die jiihrliche Produktion von Dokumenten im Jahre 1953-54 bis zu 4 Millionen Kubikiiissen. an, das bedeutet das vierfache des Fassungsuermiigens. Sogar abziiglich. der radikalen Ausscheidungen, welche bis zu 20 und 300/0 ausgejilhrt wurden, ware ein uollstiindiges Nationalarchiv notwendig gewesen um die von einem Jahre ausgeiodhlten Urkunden fur eine dauernde Unterbringung aufzunehmen. In den letzten lahren. jedoch wurde die Auswahl der Urkunden sogar auf 980/0 der Gesamtmenge gebracht, Der Verfasser beschreibt folglich Pflichten und Auf gaben der « Federal Record Center » (Dienststelle fur die Handhabung von Bundesurkunden) oder vorbereiterule Archive der Bundesbezirke, welche in verschiedenen Stadten der Vereinigten Staaten erstanden sind und welche spdter, seiner Ansicht nach, Bundesbezirkarchive oder Bezirkabteilungen des National Archives werden kiinnten. Er behandelt schliesslich besondere Kennzeichen der «Record Groups)) (Urkunden Gruppen) des ({ National Archives» sowie der von letzterem. verfassten und veriiffentlichten Inventare. Er schliesst mit einigen Hinweisen auf einen Besuch im « National Archiv» und auf eine Auswahl von dort enthaltenen Dokumenten itolienischeti I nteresses,

1 Cfr. F. VALENTI, A propos ito della traduzione italiana della ({ Archivistica)) di Adolf Brenneke, in Rassegna degli archivi di stato, XXIX (1919), pp. 441·455.

10

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Claudio Pavone

Ma e poi tanto pacifico che l'archivio rispecclii l'istituto?

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vicino 10 scarto esistente fra archivio com'e e archivio come avrebbe dovuto essere secondo la dottrina del rispecchiamento in esso dell'istituto.

II Brenneke - 10 ha notato il Valenti - ha coscienza del problema e ricorre al riguardo a una duplice operazione. Da una parte fa sua la parola « registratura » per indicare sia I'attivita con la quale i documenti vengono coHocati in un certo ordine man mana che nascono, sia il risultato di questa attivita; dall'altra attribuisce al « principio di provenienza », da lui ritenuto capace di assorbire e sottomettersi anche quello « del contenuto », il compito non gia di rieomporre i risultatidella registratura, se mai fossero stati alterati, bensi quello di costruire un ideale (( corpo archivistico » in cui dovrebbe essere res a evidente una piu vera e profonda storia dell'istituto. II Brenneke cioe di fronte alIa evidenza dello scarto fra registratura e istituto - evidenza che egli rimprovera ai teorici olandesi Muller, Feith e Fruin di nascondere dietro un troppo ottimistico concetto dell'archivio come sviluppo organico - crede di poter risolvere il problema attribuendo alIa « funzione creativa » dell'archivista il cornpito di rimodellare secondo gli schemi ideali che nascono dalla sintesi provenienza-contenuto quella realta che gli umili registratori hanno disposto solo empiricamente 1. Ma con questa tesi non si fa che spostare il problema in una sfera che, se volessimo seguire il Brenneke suI suo terreno, potremmo ben definire metafisica, e che giustamente il Valenti respinge.

Tuttavia il problema dello scarto fra archivio e istituto resta. E se rileggiamo Ie definizioni piu classiche del metodo storico possiamo cogliere in esse una rivelatrice oscillazione terminologica. Gli olandesi, citati dal Brenneke (p. 94), affermano che (( il sistema di classificazione deve basarsi sulla struttura origin aria dell'archivio che, in genere, coincide con la struttura dell'ufficio, dal quale l'archivio proviene ». II Cencetti, ricordato dal Valenti (p. 442), sostiene che I'arohiviorpiu che rispecchiare l'ente produttore (( in realta e I'ente medesirno, 0 per lo meno e uno degli aspetti della vita di esso », Ci sembra che l'armonia presta· bilita fra istituto ed archivio, accettata come dogma dalla maggior parte degli archivisti italiani, trovi nelle parole che abbiamo corsivizzato almeno 10 spunto per essere ritrasformata in problema (si noti, nel Cencetti, prima la massimalizzazione che porta addirittura a identificare

tout court l'archivio con l'istituto, e poi, subito dopo, il correttivo della possibile Iimitazione a uno solo degli aspetti di quello).

Da parte nostra, senza pretendere di dire cose nuove, ci Iimiteremo a ricordare alcune distinzioni e ad elencare alcuni punti problematici, nella speranza che cio contribuisca a dissolvere Ie (( fumisterie » archivistiche giustamente denunciate dal Valenti.

2. Sarebbe innanzi tutto opportuno partire da definizioni precise ed aggiornate di (( istituzione » e di (( storia delle istituzioni », tenendo presente che e tutt'altro che pacifico il modo in cui possano essere storicizzati fenomeni caratterizzati da un cosi alto grado di formalizzazione come Ie istituzioni, le quali per trapassare dall'una all'altra semhra non possano fare a meno di stimoli e di forze extraistituzionali.

Nell'istituto andrebbero poi distinti vari livelli: a) il complesso di norme che 10 regolano; b) la prassi amministrativa e i rapporti giuridici che si svolgono nell'ambito delle norme; c) i rapporti sociali che nell'istituto cercano la loro forma giuridica; d) i risultati della presenza dell'istituto nel contesto sociale. L'archivista dovrebbe aver chiara coscienza di questi distinti piani di vita dell'istituto e porsi la conseguente domanda: quale 0 quali di essi vengono precipuamente (( rispecchiati )) dall'archivio e in che modo?

La nostra prima risposta e: in modo proprio, diretto ed esclusivo l'archivio non rispecchia nessuno dei quattro livelli elencati, anche se diversi sono i suoi rapporti con ciascunodi essi. L'archivio rispecchia infatti innanzi tutto il modo con cui l'istituto organizza la propria memoria, cioe la propria capacita di autodocumentarsi in rapporto aIle proprio finalita pratiche. E' a questo scopo che l'archivio riceve un « ordine »; e non bisogna dimenticare - torneremo hrevemente su que· sto pun to - che il « metodo storico », e la conseguente teoria del (( rispecchiamento », sono nati proprio come criteri di ordinamento degli archivi. Ora, il modo con cui un istituto da ordine alIa propria memoria e venuto modificandosi profondamente attraverso i secoli, secondo una linea di crescente tecnicizzazione e formalizzazione, con conseguente pro· gressivo distacco dalle altre dimensioni di vita deIl'istituto stesso.

Riusciva relativamente facile al notaio-cancelliere di un comune medievale conservare gli atti via via prodotti secondo schemi abbastanza vicini al concreto modo di funzionare dell'istituto comunale. L'empiria stessa del metodo era in quel caso garanzia di aderenza alla prassi giuridica e amministrativa nel suo svolgersi quotidiano {fatti salvi, naturalmente, i rimaneggiamenti compiuti nel Medio Evo stesso 0 dopo, fino al

1 E' indicativo che il curatore dell'edizione tedesca dell'opera, Wolfgang Leesch, cosi sintetizzi (in una nota a p. 114) il pensiero dell'autore: « Ia riconquista della autonomia dell'archivio nei confronti della registratura potrebbe rappresentare il significato pill profando del "principia della provenienza liberamente applicato", sostenuto dal Brenneke »,

14E'.

Claudio Pavone

Settecento, per altri scopi pratici, come la raccolta di tutta la documentazione relativa a una determinata controversia). La mole crescente degl1 affari e delle carte e da ritenere sia stato il primo elemento che ha posto in crisi questa correlazione, che e poi quella sulla cui esperienza soprattutto nacque il « metodo storico », L'introduzione dei titolari spezzo programmaticamente questo rapporto ingenuo ed aurorale fra archivio ed istituto. II titolario mirava a rendere facile e pronto, ai fini del miglior funzionamento dell'istituto 0 ufficio, il reperimento di un singolo atto in mezzo alIa mole sempre crescente di tutti gIi altri, basandosi soprattutto su un criterio classificatorio delle competenze. Ai nostri giorni la tecnica della documentazione si e venuta costituendo in disciplina sempre piu autonoma, aperta all'acquisizione di metodi e di strumenti molto lontani da quelli che un tempo era no posseduti e manovrati dagli autori e dai destinatari stessi dei doeumenti.

Possiamo cosi riprendere l'aceenno fatto sopra al metodo storico come criterio di ordinamento degli archivi. Ordinare un archivio significa collocarne i singoli pezzi in posizioni reciproche e collegate che abbiano un significato. La significativita scaturisce, in quest'ambito, dall'ordine stesso; e cioe connessa alIa struttura formale dell'archivio, resa esplicita dalI'inventario, e non al contenuto doeumentario dei singoli pezzi, Questo significato dell'ordine in quanto tale innanzi tutto dipende dal grado e dalla coerenza dell'ordine stesso; e in secondo luogo, anche nell'ipotesi migliore, non puo mai essere identificato con tutti i possibili significati dei documenti che compongono l'archivio: esso ha un valore diretto rispetto a quel particolare Iivello di vita dell'istituto che abbiamo chiamato organizzazione (piu 0 meno felice) della propria memoria, e un valore in varia misura indiretto rispetto non solo a tutti gli altri livelli di vita dell'istituto rna anche a fatti del tutto extraistituzionali (alcuni dei quali possono peraltro comparire come cause di rottura dell'ordine). Diciamo valore indiretto perche non intendiamo togliere all'ordinamento ogni utilita di guida 0 di indizio rispetto ai contenuti documentati; rna vogliamo nello stesso tempo rihadire che il rigore formale di ordinamenti e inventari deve sempre essere prete so non solo in se stesso rna anche e soprattutto come strumento che faciliti la ricerca di coloro - e sono i piu - che ai documenti chiedono informazioni soltanto sui contenuti e che della corretta collocazione del documento nel contesto archivistico si giovano solo come di uno degli elementi della critica delle fonti.

dinare e inventariare gli archivi e, in particolare, nel compilare guide di interi complessi archivistici; 0 l'altro della migliore definizione di que~-

.., h' ff ssere compito dello archi-

1'« ordinamento onglnanO» c e Sl a erma e .

. ta ricostruire eliminando gli « errori» archivistici eorisurnatr nel pas-

VIS, T . .

sato; 0 ancora i problemi particolari ad archivi come i n~tan 1 e 1, pn~-

cipeschi 0 di famiglia per i quali il canone deI:a con~ers~one dell.arch1- vistica speciale nella storia delle istituzioni e di appjicazione particolarmente difficile (quanto a questo canone, si e mai pe.nsato del .resto a chiedersi qual senso avrebbe la proposizione inversa, di una storra dell: istituzioni che si converte nell'archivistica speciale?). Ma so no tUt.t,l punti che meriterebbero trattazioni p'articolari e approfondite, e perclO Ii tralasciamo.

d t di carattere molto

Preferiamo piuttosto conclu ere con una no a 1

. I' hi di fare dell'ar-

generale. II « metodo storico», part!to con am ~lO.ne . .'

chivio uno specchio privilegiato della storia dell.ls:ltut~, ~1 fronte at troppo evidenti scarti e sfasature fra i due element! r~schla di conclude:e con l'affermazione che l'archivio rispecchia in realta soitanto Ia storra di se stesso. Risultato paradossale, notato anche dal Vale~ti, ~ c~e .n.asc: dalla non risolta contraddizione Ira il caricare I'archivio di slgniflCatl

I, ihui Ii ' t omia a sua volta

storici che esso non puo reggere e attr uirg 1 un au on

troppo pretenziosa. Ci sembra invece che se l'archivio viene innanzi tutto ricondotto alla sua natura, modesta rna precisa, di ordine Iormale della memoria dell'istituto, anche i problemi della sua autonomia e de:la sua storicita, della sua forma e dei suoi contenuti, possono essere portah su un terreno piu piano e solido.

CLAUDIO PAVONE

Direzione generale degli arch/vi di stato U ffido studi e pubblicazioni

3. Sono molti, ci semhra, i problemi che potrebbero essere riconsiderati prendendo spunto dal discorso fin qui abbozzato sul rapporto archivio-istituto. Ad esempio, quello della periodizzazione da adottare nell'or-

PIERO D'ANGIOLINI e CLAUDIO PAVONE Gli archivi

I. Provvedimento del Maggior Consiglio di Veneziasulla segretezza dei documenti della cancelleria.

1402 aprile 23 Capita de XL: ser Iohanes Navagerio, ser Petrus Arimondo, ser Petrus Miani, qui fuit caput.

Capta.

Die suprascripto

Cum c;o sia ch'el faca per 10 stado nostro a proveder, quanto ne sia possibele, che Ie letere e scriture che se fa a la nostra cancellaria, e che de quella exie, e che ne vien mandade, Ie qual sia d'importantia, vegna tegnude e sia secrete, perche quelle contien tuti i fati nostri, e a c;o che S1 a i nostri zintilomeni como a' nostri noderi et a tute altre persone se toia via e '1 destro e '1 muodo e la chaxion de veder e de saver per quelle scripture e letere plu d'i fati nostri de quello e intencion de la terra, andera parte:

prima, che quelli scagneli e arrneri e banchi de la nostra cancellaria, a i qual Se scrive e luogasse i libri, letere, parte e scripture secrete, se diebia redur e far in quella forma e luogo e per quel muodo e con quel ordene che parers meio a miser 10 doxie e conseieri e cavi de LX over la maor parte de quelli, e questo facasse quanta presto se puo .

• • • • • ' •••••••••. ' •••••••• "0 ••••••••

Ancora, che algum libra de Ia nostra cancellaria ne alguna letera over brieve mandado a la nostra signoria, che sia al presente in la nostra cancellaria 0 che sera per i tempi che e a vegnir, non se debia portar per algum fuora de la nostra cancellaria senca licentia de miser 10 doxie over de quatro consieri, salvo che dove fosse miser over la maor parte di conseieri over di cavi de XL· over alguna mande ~vii deputadi per i nostri consei. E se algun contrafara, chac;a a Ie pene predicte per 10 muodo predicto. E de le perdite pene overalguna d'esse non se possa far gratia alguna se no per VI consieri, III cavi de XL, xxxv di XL e Ie do parte del gram conseio.

Et fuit capta in consilio de XL

. (Archivio.di Stato di Venezia, Maggior Consiglio, Deliberazioni, reg. 21 (Leona), c. 129r-v).

2. Provvedimento con il quale in Toscana si istituisce un archivio diplomatico.

MOTUPROPRIO

Sua Altezza Reale ha preso in considerazione il pericolo in cui sono di perdersi gli antichi Documenti manoscritti in Cartapecora, dei quali molti se ne tro-

1660

Gli archivi

vano negli Archivj di alcuni Magistrati dove casualmente sono stati trasportati, benche non abbiano alcun rapporto ne alla lor giurisdizione, ne alle loro leggi, molti altri si trovano nei Monasteri, Conventi, ed altri Luoghi Pii, dove son pervenuti 0 per deposito volontario, 0 per estinzione di famiglia, 0 per la soppressione, e riunione di altri Monasteri, 0 Badie delle quali forse non si conserva neppur la memoria del nome, ed altri restano presso Ie particolari famiglie esposti al mal uso che puo farne una serie di possessori, tra i quali ve ne saran sempre di quelli che non ne conoscono il valore.

Ha considerato altresi che eccettuato le raccolte pili copiose, ed insigni di Cartapecore manoscritte conosciute gia, ed illustrate dagli eruditi, Ie altre ancorche non si disperdino restano affatto inutili nella stato in cui sono, e quali se pili non esistessero, mentre non sf puo ad esse ricorrere ogniqualvolta se ne ignora la provenienza, e l'importanza, ed ogniqualvolta si custodiscano senza ordine, e senza illustrazione da persone per 10 pili incapaei di farne uso, e di intenderle.

Ed avendo in veduta Ii importanti lumi, che tali Documenti possono apportare non solo all'erudizione, ed all'istoria, quanto ancora ai pubblici, e privati dritti, ha determinato di stabilire in Firenze un pubblico Archivio Diplomatico.

Vuole la R. A. S. che presieda al medesimo un Direttore il quale ne avera la consegna, e due Ajuti travaglino sotto di lui per l'ordinazione, ed illustrazione, riserbandosi ad accrescere di questi il numero, allorche si riconoscera che la quantita dei Documenti 10 esiga.

Ordina che in questa Archivio nel termine di quattro mesi dal di del presente Motuproprio siano depositati tutti gli antichi Diplomi, e Documenti seiolti in Cartapecora che si trovano negli Archivj di tutti i Magistrati, e Tribunali della Citra di Firenze, e di tutto 10 Stato Fiorentino.

Vi siano pure depositati nella stesso termine tutti i Diplomi, e Cartapecore sciolte che si trovano negli Archivj delli Spedali, Corpi, Universita, e Luoghi Pii sottoposti immediatamente all' Autorita.Regia,

Vi si faceiano altresf trasportare tutte Ie Cartapecore che si trovassero nei Conventi, e Monasteri del Granducato chevenissero a mancare, 0 a sopprimersi.

.................................

E dichiara che incontrera il Sovrano suo gradimento qualunque altro Corpo Laico, 0 Religioso, e qualunque famiglia, 0 persona particolare che provvedendo nel tempo stesso al suo decoro, ed al suo interesse con assicurare la conservazione di quelle Cartapecore che saranno in suo potere, seconders Ie Reali sue intenzioni depositandole nel Nuovo Archivio Diplomatico.

Sara in esso presa nota di tutti quelli che vi faranno qualche deposito di tali Cartapecore, come pure del numero delle medesime; saranno queste tenute a parte finche non siano poste in ordine, ed all'Indice generale, e non siano illustrate; e quelli che le averanrio depositate ed i loro eredi, e successori averanno sempre diritto di esigerne gratuitamente la Copia autentica con quelle illustrazioni che vi saranno state fatte.

Dato li ventiquattro Dicembre Mille settecento settantotto.

PIETRO LEOPOLDO

V. Alberti - F. Seratti

(Bandi, e ordini da osseruarsi nel Granducato di Toscana pubblicati dal di VII gennaio MDCCLXXVIII al di xx dicembre MDCCLXXIX raccolti posteriormente per ordine successivo dei tempi, IX, Firenze, Gaetano Cambiagi

stampatore granducale, 1780).

II processo formativo degli Archivi di Stato italiani

1661

3. Provvedimenti con i quali nel r 'gno delle Due Sicilie nasce una moderna organizzazione archivistica.

DECRETO PER RIORDINARE, E RIUNlRE IN UN MEDESIMO LOCALE GLI ARCHIVI DEL REGNO (22 DICEMBRE 1808 N. 246).

Gioacchino Napoleone Re delle Due Sicilie.

Considerando la necessita di rettificare l'ordine degli antichi archivi, e di renderne utile l'uso, non meno ai vari rami della amministrazione pubblica, che alIa storia e~lla diplomatica del Regno;

Volendo nella stesso tempo provvedere alla sicurezza dei processi e delle scritture pubbliche e registri che sono stati finora dispersi negli archivi, nelle segreterie, e pres so i subalterni dei vecchi tribunali.

Visto il rapporto del nostro Ministro dell'interno; udito il nostro Consiglio di Stato; abbiamo decretato e decretiamo quanto segue:

Art. I Saranno riuniti in un medesimo locale gli antichi archivi, finora denominati: il grande archivio dell'abolita Regia Camera; l'archivio della Zecca; l'archivio della Giunta degli abusi, della Giunta di Sicilia e della Curia del cappellano maggiore; gli archivi dei dimessi banchi, degli arredamenti e di tutte le antiche amministrazioni.

. .

Art. 10 L'uso di tutti gli archivi e pubblico. Ciascuno potra chieder copie delle carte che vi si conservano ...

r. Il processo formativo degli Archivi di Stato italiani.

Si rispecchia negli archivi il particolarismo della storia del nostro paese. Nella vecchia disputa sull'unita della storia d'Italia, richiamata nella Presentazione dell' editore a quest'opera, gli archivi offrono infatti ovvi argomenti a favore della tesi crociana, nel doppio senso che sarebbe impossibile una loro reductio ad unum prima che si formi 10 Stato unitario, e che e poi del tutto evidente la loro omogeneita dal momenta in cui il processo formativo di quello Stato si conclude. Va tuttavia aggiunto chequesto dato archivistico e congruo soprattutto all'interpretazione che del canone crociano dell'unita etico-politica viene, con appropriata critica, suggerita nella stessa Presentazione: un'unita, cioe, ristretta «nell' ambito burocratico-amministrativo dell' assetto statale ».

Gli archivi sono infatti notoriamente legati aIle vicende pratiche degli istituti, magistrature, uflici - COS1 come delle persone e delle famiglie - che Ii hanno prodotti; e pertanto e del tutto naturale illoro pres entarsi, nell'Italia antecedente al r86r, secondo un quadro territorialmente assai differenziato. II confronto con gli archivi di altri paesi di pili an-

1662

Gli archivi

tica tradizione unitaria va, in questo caso, a vantaggio della ricchezza varia e complessa degli atchivi italiani. Venezia, Firenze, Napoli - per ricordare solo i casi pili evidenti - hanno Archivi di Stato del massimo livello europeo; e nella tradizione legislativa italiana gli archivi delle citra capitali degli Stati preunitari hanno a lungo goduto di posizioni particolari 1.

Quale che sia 0 sia stata comunque la collocazione amministrativa degli archivi delle ex capitali - intese in un senso non necessariamente ristretto alIa carta politic a italiana del 1859 - essi hanno costituito, nei momenti e nei casi migliori, un centro di riferimento nei confronti degli archivi del territorio di loro competenza storica. Cause varie, non soltanto interne alIa struttura archivistica, hanno sempre pili ridotto questa funzione: prima fra tutte, la generale crisi dei centri regionali di cultura storica facenti capo alle. societa e deputazioni di storia patria e a tutto un tessuto di iniziative e di istituzioni fra le quali gli archivi si collocavano con sufficiente naturalezza '. II fenomeno va a sua volta collegato all'altro - al quale torneremo ad accennare - delle negative ripercussioni sugli archivi della crisi della storiografia e dell'erudizione di stampo romantico prima, positivistico poi.

L'alto grado di differenziazione dalle situazioni locali e probabilmente una delle cause che hanno condotto gli archivisti italiani ad accettare con particolare enfasi, quale unico scientificamente valido per l'ordinamento degli archivi, quel «metodo storieo» di cui dovremo tornare a discorrere. Se i francesi hanno tentato di far coesistere i cadres de classement, imposti a tutti i loro archivi, con il principio del respect des fonds (rna quest'ultimo appare nellalogica e nella realta sottomesso ai primi '), in Italia la diflormita degli archivi e degli istituti che li avevano prodotti e tale che i cadres sono sempre apparsi non solo teoricamente sconsigliabili, ma anche praticamente inattuabili. L'unico archivio cui e stato massicciamente applicato, con ispirazione tardo-illuministica, un largo e ormai irreversibile riordinamento per categorie, quello di Milano, e divenuto in Italia il simbolo del peccato archivistico. E i colpevoli IIario Corte e Luca Peroni, che laboriosamente operarono in tal sen- .

1 Ancor oggi, nonostante il livellamento operate dalle leggi del I939 e del 1963,questa posizione si riflette nella richiesta di dirigenti di piu elevata qualifica.

z II regolamento del 19II prevedeva (art, 105) particolari fadlitazioni, nella consultazione dei documenti degli Archivi di Stato, ai sod delle deputazioni di storia patria, delle societa storiche «costituite in ente morale» e delle accademie, ai quali, quando possibile, dovevano essere riservate «sale appartate dell'archivio ».

, Si veda il Manuel d' Archivistique, edito a Parigi nel 1970 dalla Direction des Archives ge France e dalla Association des archivistes francais, e la nota dedicata ad esso da F. VALENTI, III « Rassegna degli Archivi di State», XXXIII, 1973·

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II processo formativo degli Archivi di Stato italiani

so, sono stati poi indicati ai loro colleghi delle successive generazioni fino alla nostra quale esempio da non seguire.

Se si guarda dunque all'ossaturagenerale degli Archivi di Stato italiani e se si tiene conto di quel fenomeno che puo chiamarsi vischiosita ?e~le i?'tit~zioni ~ispetto a.gli eventi politici e degli archivi rispetto alle rstituzronr, alcuni caratten della varia evoluzione politic a e amministrativa dei singoli Stati risultano nel complesso evidenti. II sovrapporsi ad esempio di magistrature e uffici dello Stato regionale a quelli dei comuni assoggettati dalla citra dominante acquista negli archivi un'evidenza quasi plastica, ponendo in luce stratificazioni e intrecci di competenze, difficili da dipanare, fra istituzioni esautorate e in declino e istituzioni nuove e in espansione. La frattura, a Firenze, fra repubblica e principato appare palese anche sul piano amministrativo e giudiziario, con una prima cesura dovuta a Cosimo e una seconda, pili netta, a Pietro Leopoldo e alla conseguente creazione delle segreterie. Alle riforme leopoldine fanno riscontro, nell'Archivio di Napoli, le riforme di Carlo III - ben pili incisive sul piano istituzionale del passaggio dal viceregno spagnolo a quello austriaco - e la creazione, anche nel regno, delle nuove segreterie. COS! ancora - rna si potrebbe continuare negli esempi -10 Stato pontificio si conferma come quello pili refrattario all'azione livellatrice del potere centrale. Le diflicolta che si incontrano a distinguere gli archivi delle intendenze murattiane da quelli delle intendenze borboniche confermano la forte continuitaamministrativa avutasi, nel regno delle Due Sicilie, fta decennio napoleonico e Restaurazione (al contrario di quanto, ad esempio, si rivela nell'Archivio di Firenze). Archivi di Stato imperniati su secolari archivi principeschi, come quello estense, conservano una fisionomia peculiare; e il peso fondamentale che, nell'Archivio di Stato di Genova, ha l'archivio del Banco di San Giorgio, ci suggerisce molte cose sulla storia economica e politica di quell a citta, Morti violente, come quell a dello Stato senese, hanno al contrario lasciato un soleo poco visibile nelle strutture amministrative e quindi negli archivi; mentre invece morti repentine, se non proprio violente, come quella dellarepubblica di Venezia, acquistano nei fondi di quell'Archivio un'evidenza che puo essere paragonata alIa frattura che la grande rivoluzione ha portato nelle serie secolari conservate nelle Archives Nationales di Francia (e si sarebbe portati a dire che la tradizione archivistica veneziana stenti a prendere atto di Campoformio, se si dovesse giudicare dall'ari;tocratico distacco con cui ha guardato finora aIle carte austriache, italicheed italiane). Quello che rimane il maggiore risultato dell'archivistica applicata italiana, il monument ale I nventario dell' Archivio di Stato di Lucca opera del Bongi continuata dai suoi successori (il primo dei sei volumi com-

Gli archivi

parve nel 1872), non sarebbe stato forse possibile in quella sua compattezza, se la piccolae aristocratica repubblica non fosse stata COS1 immo-

bile attraverso i secoli.

Ma, a questo punto, potranno essere utili alcuni sommari cenni sul

processo di formazione degli Archivi di Stato e di concentrazione in essi

di fondi dalle molteplici provenienze. .

Un'autonoma disciplina, volta a vagliare con metodo critico l'autenti-

cita dei documenti, la «diplomatica», nasce nel secolo XVII. Nello stesso secolo nascono le corrispondenti raccolte - gli «archivi diplomatici» - che spesso costituiscono il primo nucleo di una successiva aggregazione di atti. Un gusto del collezionismo - non estraneo del resto anche alla formazione di antiche raccolte e musei d' arte - viene ad aggiungersi e ad aliment are l'interesse storico, una volta apprezzata la rarita o il valore intrinseco di determinati documenti. Ma uno scopo culturale, anche se unito in un primo momenta a quello dell'esaltazione di una famiglia principesca 0 della conservazione di titoli di nobilta 0 di possesso, non puo dirsi estraneo neppure a quegli archivi che erano venuti a costituirsi gia in epoca anteriore. L'esigenza di tramandare memoria di se e di glorificare le vicende del proprio passato aveva infatti spinto gli organi di governo direpubbliche e principati a raccogliere e concentrare i

documenti che apparivano significativi. .

Si trattava ora dileggere e di interpretare antiche, diflicili scritture e di riconoscere l'autenticita degli antichi diplomi: un erudito, un uomo di cultura, fu spesso preposto alla direzione del nuovoistituto; anche per questa via, quindi, gli archivi nuovi vennero portati sempre pili a caratterizzarsi nella direzione della ricerca storica e a differenziarsi dagli archivi legati all'amministrazione corrente. E COS1 che- in virtu del consolidarsi e del perdurare di una tradizione culturale -e- sono giunti fino a noi archivi, comunali e principeschi, di data assai remota: priminuclei destinati a sempre nuovi arricchimenti.

Nel I540si era avuta a Napoli, in Castel Capuano, unaconcentrazione di tribunali con i rispettivi archivi, alcuni dei quali, che avevano inglobato scritture di precedenti magistrature, risalivano ad antic a data. Prevaleva un'esigenza amministrativa maturata precocemente e scaturita dall'organizzazione statale gia complessa di un vasto regno (un parallelo puo farsi con l' Archivio di Stato di Barcellona); rna non puo dirsi che fosse assente un'esigenza culturale. Discorso analogo puofarsi per quell'Archivio ducale che venne costituito a Parma nel 1592 con i documenti dei Farnese 0 per quell'archivio dei Gonzaga, a Mantova, dove confluirono anche le pili antiche scritture dei Bonacolsi. .

Va detto piuttosto che un limite alIa qualificazione culturale di que-

,~-

II processo formativo degli Archivi di Stato italiani

sti primi istituti - se assumiamo della cultura un concetto moderno - va ritrovato nella loro segretezza: questa discendeva dalla loro naturadi archivi di casa 0 corte, propri della famiglia regnante. Ma anche quando si trattava di antiche repubbliche non sempre e non tutte le carte erano accessibili al pubblico 0 10 erano, se mai, in virtu di un interesse amministrativo piuttosto che culturale. COS!, a Venezia, la repubblica custodiva appunto nei Secreta della cancelleria ducale - per 10 meno dalla fine del secolo XIII - gli atti di carattere riservato: registri del Maggior Consiglio, deliberazioni del Senato, dispacci di ambasciatori e rettori (salvatisi peraltro solo a partire dal secolo XVI), collezioni come i Pacta, i Commemoriali, gli Annali ed altre serie '. Gli atti dellealtre magistrature - ed e questa una caratteristica degli archivi veneziani destinata a perpetu~rsi fir:o alla morte della repubblica - rimanevano pero presso gli uffici.che 11 avevano prodotti. Solo nel 18 I 5 si sarebbe iniziata quella sistematica ricognizione e concentrazione di fondi destinata a dar luogo a uno dei pili ricchi archivi d'Europa.

11 secolo dei lumi - nonostante la tendenza a sconvolgere ordinamenti originari per ricostituirli secondo «razionali» classificazioni per materia - offri nuove occasioni al sorgere di archivi storici. Una prima la forni la soppressione degli enti ecclesiastici, alla quale si addivenne in quasi tutti gli Stati. COS! si dovette procedere un po' dappertutto al concentramento in appositi locali delle pergamene e delle carte lasciate in eredita dai disciolti istituti. Vennero allora assicurati alla ricerca storica documenti che risalgono talvolta all'alto Medioevo e che spesso costituiscono oggi, specialmente negli Archivi di Stato delle ex capitali, i nuclei pili preziosi dei «diplomatici». A Firenze, per fare solo l'esempio pili classico, il «diplomatico» nacque nel 1778, quando Pietro Leopoldo ordino si raccogliessero le pergamene e le carte dei conventi soppressi 2, fu questa il primo nucleo dell'Archivio cui si aggiunsero, con spiccato gusto culturale, i pili antichi documenti delle magistrature, sparsi nei vecchi depositi (1' Archivio di Stato di Firenze comprende oggi oltre 1400.00 pergamene, la pili antica delle quali e del 726).

Nel periodo napoleonico si aflermo la tendenza a creare grandi archivi centrali in ogni citta capitale dei nuovi Statio Vi conduceva l'esigenza di una moderna e razionale organizzazione amministrativa; rna vi contribuiva altresi la spinta dei nuovi interessi culturali sottratti alla cerchi a dei vecchi eruditi e uomini di corte e aflidati alla libera ricerca. Tanto e vero che, di contro alla segretezza generalmente mantenuta negli

, Cfr. il primo dei documen ti iniziali.

2 Cfr. il secondo dei documenti iniziali.

r666 Gli archivi

antichi regimi, si affermo il principio della pubblicita degli atti: pubblicita che, pur soggetta a limiti, voleva essere garanzia insieme di corretta amministrazione e di ricerca disinteressata aperta a ogni cittadino.

La breve parentesi napoleonic a non fu peraltro propizia alla costituzione in pratica dei grandi archivi, dei quali era stata decretata la nascita. Nel regno italico rimase allo stato di progetto la costituzione a Milano di un Archivio nazionale sul modello delle Archives nationales di Parigi. Si dovra attendere il 1873 per vedere concentrarsi in un unico edificio, secondo unprogetto ovviamente pili limitato, il diplomatico (circa 130000 pergamene, di cui la pili antica e del 721), i documenti della cancelleria ducale visconteo-sforzesca, degli uffici giudiziari e dei dicasteri centrali dei governi succedutisi a Milano dal 1796 al 1859. Tuttavia l'originaria ispirazione illuministica impronto di segli archlvi milanesi, i quali furono sconvolti, nei loro antichi ordinamenti, dall'opera di riclassificazione del Corte e del Peroni.

A Napoli, Gioacchino Murat istitui nel 1808 un Archivio generale', che pero ebbe attuazione negli anni successivi, dal 18 I 8 al 1845. Vi confluirono le cartegia conservate nel Castel Capuano - rna i registri angioini, che iniziavano dal 12 65, saranno poi distrutti dai nazisti nel 1943 - e quelle dei molti uffici e dicasteri centrali, COS! da giungere a raccogliere una massa imponente di documenti. II ricco diplomatico comprende pergamene a partire dal secolo x.

Fu dunque nel periodo della Restaurazione che si generalizzo la tendenza, ormai irreversibile sul piano amministrativo, come su quello culturale, volta a costituire Archivi di Stato nelle capitali degli Stati regionali. Gia nel 1804 la repubblica di Lucca aveva ordinato il concentramento di tutte Ie antiche scritture nella Cancelleria generale. In virtu della continuita politica del piccolo Stato e della sua oculata amministrazione - fin dal secolo XIV gli atti del governo erano conservati in un'apposita sede -1' Archivio si rivelo ricco di fondi e di serie, lungo l' arco di parecchi secoli; senza contare gli atti del nutrito diplomatico, la cui pili antica pergamena e del 799.

A Palermo nel 1814 veniva istituito un Archivio generale che, col

nome di Grande Archivio, indo la sua vita reale nel 1843. Tra i fondi che vi si raccolsero, alcuni si caratterizzano per serie secolari, quali la Regia Cancelleria, che, sia pure con molte lacune iniziali, va dal 1299 al 1819; il Protonotaro del Regno, con atti dal 1349 al 1819; il Tribunale del Real Patrimonio, con atti dal 1397 al 1818; la Conservatoria del Real Patrimonio, con atti dal 1390 al 1844; la Secrezia, con atti dal

, Cfr, il terzo dei documenti iniziali.

II processo formativo degli Archivi di Stato italiani r667

1397 al 1826. Ne manca?o diplomi, anche greci e arabi, a partire dal secoio XI, mentre la C~~plcua raccolta degli atti notarili data dal 1323.

, Ne~ ~egn? sard?, !Sla nel 1763 Carlo Emanuele III aveva istituito 1 Archl_VlO ~1 Cagliari, raccogliendovi atti che cominciano con l'inizio della s~gr:or~a a~agonese (1323). Nel I8I?, subito dopa l'annessione, venne lStltUlto.m Gen~va l'~~chivio di Stato. Abbiamo gia accennato alp~so ch~ ha m esso 1 archivio del Banco di San Giorgio. Ricordiamo q~111 pre~lO e la ;etust.a ~egli altri due principali nuclei documentari che V1 confl~ltono: 1 ~rchlVlO segreto e l'Archivio palese del governo della repubblica, nonche quello della Eccellentissima Camera finanziaria che fino a. quel momento, avevano avuto sede nel palazzo ducale: I'archivio n.otat1le, dotato delle pili antiche imbreviature che si conoscanoe che t1Sa~gono al sec~lo XII. Da ultimo venne sistemato l' Archivio di Stato di Torino, dove esisteva un archivio di corte con atti che risalgono al seco- 10 XIII, gu~s~at~ purtroppo da un ordinamento per materia. Ad esso :renn~ro uniti gh archivi ~':l!l~erali e, nel r872, gli altri archivi storici, tra ~ quali sono conservate pru di 90 _aoo pergamene, la pili antica delle quali e del 726. ~a quel che c~rattet1zza questa Archivio e soprattutto I'ab~on,danza di documentazione proveniente dalle magistrature nate nell eta m~derna:. tratto non a caso comune con il Grande Archivio del regno di Napoli.

Una data import ante per gli Archivi di Stato italiani e quella del r852 quand~ ~l Bonai?-i fu ~ncaricato dal governo granducale di riordinare gli archivi toscaru, II plano che egli concepi, i problemi che risolse e Ie regol~ che eg~i detto - assiem~ alle energie che seppe suscitare attorno ~ se. - lasciarono una traccianella storia degli archivi italiani. Emar:clpatl. da ur:a .metodo~o.gia incerta ed empirica, i pili avvertiti ordinat?t1 d~gh. ~rch1v1 t~scam m.a,:gura~?n~ ne.i loro ordinamenti un pili s~h:etto mdltlz~o stonco, sensibile all'ispirazione della storiografia d'indltl~zo romantico. Nel r852 fu costituito l'Archivio di Stato di Firenze con 11 v~cchio archivio diplomatico, Ie «riformagioni» dell'antico cornune e pOl ~e car~e ~e~ mediceo, seguite da quelle degli ufiici pili recenti e dal notarile, di CUl11 solo «antecosimiano» comprende 22093 volumi a partire dal 1250 (con copie dal r092).

A ?i~n~, dal 1.858, si pose ma~o al concentramento nel palazzo Picc,olom~n~ di que~h che ancora oggi sono i nuclei di maggior rilievo del~ Archlv10:.1e «rlforI?~gioni» ~o archivio del governo, con atti dal 1209), 1 «contratti» (0 archivio notarile, con atti dal r 22 r ) e il diplomatico (con oltre 6~ 000 per~amene a 'part.ir~ d~l 736). Vi si aggiunsero, tra le molte carte di opere p1e ed enn religiosi, un notevole numero di documenti dell'Ospedale di Santa Maria della Scala, can pergamene dar II94. Se-

r668

Gli archivi

gui, dal 1860, l' Archivio di State di Pisa, che si identifica nel suonucleo principale con il fondo dell'antico comune, i cui atti datano dal seco-

10 XII.

Dopo l'unita, l'indirizzo del Bonaini, incaricato di riordinare gli ar-

chivi dell'Emilia, divenne generale e impronto di se, con i limiti che risultano da tutto il nostro discorso, anche le prime iniziative italiane. L'Archivio di Stato di Modena, nel quale si [avoro dopo il 1863, venne a caratterizzarsi per la particolare fisionomia che gli conferi la singolare continuita della casa d'Este; questa aveva infatti trasferito nella nuova sede anche le carte nate a Ferrara; mentre l'Archivio di Stato di Bologna, istituito nel 1874, si identifica ptincipalmente con la storia del comune (secolo XII - 1506), anche se vanno ricordati gli atti giudiziari, i successivi atti del dominio pontificio, le carte dell'universita (1317- 1859) e quelle dei monasteri soppressi (I'atto pili antico e del 922).

2. Le gislazione e dati quantitativi.

La legislazione italiana in materia di archivi e molto abbondante'.

Le attribuzioni dell' amministrazione degli Archivi di Stato sono COSl stabilite dall'articolo I del D.P.R. del 1963:

i Se ne veda l'e1enco in appendice al volume MlNlSTERO DELL'INTERNO, DIREZlONE GENERALE DEGLI ARCHlVI DI STATO, La legge sugli archivi, Roma 1963. Ricordiamo qui i pill importanti provvedimenti di carattere generale: il R.D. 5 marzo1874 n. 1852 riuni tutti gli ar.chivi sotto le dipendenze del ministero dell'interno (si puo leggere la Relazione stesa in merito dal Cantelli); un deereto di poco successivo - 26 marzo 1874 n. 1861 - istitui presso quel ministero il Consiglio superiore degli archivi; e un altro del 27 maggie 1875, n. 2552, stabill «Ie regole per l'ordinamento generale degli Archivi di Stato ». 11 R.D. 25 gennaio 1900 n. 35 approve un regolamento per gli ufficidi registratura e di archivio delle amministrazioni centrali, che avrebbe dovuto disciplinare a monte - rna e stato largamente disatteso - la formazione degli archivi destinati a confluire nell' Archivio del Regno; 11 R.D. 9 settembre 1902 n. 445 approvoIl regolamento generale per gli Archivi di Stato, sostituito poi, con R.D. 2 ottobre 19II n. II63, da altro regolamento, ancora in vigore per le parti che non contrastano con la vigente legge. Un R.D. del 26 gennaio 1913 costitui presso il ministero dell'interno (Archivi di State) la commissione per la pubblicazione dei carteggi del conte di Cavour, che non ha ancora esaurito il suo compito. 11 R.D. 22 settembre '1932 n. 1391 inquadro negli organici statali il personale degli archivi provinciali del Mezzogiorno, eredi di quelli fondati .da Murat e dai Borboni. La legge 22 dicembre 1939 n. 2006 stabill il nuovo ordinamento degli Archivi del Regno. Sue modifiche parziali si ebbero soprattutto con i decreti Iegislativi del capo provvisorio dello Stato dell'r r novembre 1946 n. 529, del 22 novembre 1946 n. 466, del 21 gennaio 1947 n. 99, e con la legge 13 aprile 1953 n. 340 (che rnuto il nome di Archivio del Regno in quello di Archivio centrale dello Stato, preponendovi un sovrintendente divenuto il piiialto grade della carriera archivistica). Contemporaneamente una legge del 17 maggie 1952 n. 629 provvedeva al riordinamento degli archivi notarili, disponendo il versamento agli Archivi di Stato degli atti notarili anteriori a cento anni (norma tuttora in vigore), e una legge del 19 luglio 1957 n. ,588, complementare alla precedente, poneva alle dipendenze degli Archivi di Stato gli archivi notarili comunali. Infine, la legge 17 dicembre 1962 n. 1863 concedeva al governo la delega per I'emahazione delle nuove norme relative all'ordinamento ed al personale degli Archivi di Stato; e ne sortiva il D,P.R. 30 settembre 1963 n. 1409, che _ integrato dalle accennate norme regolamentari del 1911 - e attualmente il testo fondamentale che regola gli Archivi di Stato. Esso ha subito peraltro una modifies con la legge 3 febbraio 1971, n. 147, che costituisce archivi storici presso la Camera dei deputati e presso il Senato: la modifies non fa peraltro che consacrare uno stato di fatto, perche mai le assemblee legislative avevano _ nonostante l'art. I del D.P.R. del 1963 - versate le loro carte agli Archivi di Stato.

Legislazione e dati quantitativi

a) conservare g~ a~c~iv.i degli St~ti.itali~n~ preunitari; i documentidegliorgani Iegislativi, giudiziari ed arnmirustratrvr della Stato non pili occorrenti aIle necessita or~i~arie del.se~viz~o; tutti gli altri archivi e singoli documenti che l~ Stato abbia in propneta 0 in deposito per disposizione di legge 0 per altro titolo:

b) eserc~tare la vigila,:za s~gli. a~chivi degli enti pubblici; sugli archivi di notev.ol~ l~ltereS~e ~ton~o di CUl srano proprietari, possessori 0 detentori, a qual-

SlaSl titolo, 1 pnvatl'. '

L'art. 21 della legge, «limiti alla consultabilita dei documenti» vuole col_l ~a ~ua intestazi0l_le so~to~ir:eare che i documenti conservati' negli Archivi di Stato sono, tn prmcipto generale, liberamente consultabili e che solo e~presse disposizioni di legge possono limit are questa liberta che trova 11 suo fondamento negli articoli 2 I e 33 della costituzione. Ecco il testo dell'articolo: .

I do~umen~i cons~r,:,ati negli A~chivi di Stato sono liberamente consultabili, ad eccezione di qu~lll di carattere nservato relativi alla politica estera 0 interna dello. Stato, c~e dlv.e~gon? co,:su~tabili cinquant'anni dopo la loro data, e di quelli nservati rel~tlvl.a srtuazioni p~ra~ente private di persone, che 10 divengon~ dopo settant anm. I documenti del processi penali sono consultabili settant anni dopo la data della conclusione del procedimento '.

Ag.li.obb~ig~ pr~n~ipa~i che .la.legge, nel suo titolo IV, pone agli enti pubbhc.l, e ai p~lvatl 1 CUl archivi sono sottoposti a vigilanza, accenneremo ~1U avantl. La legge p~evede anche (art. 44) ispettori archivistici onoran, che dovrebbero assicurare la collaborazione di eruditi, ricerca-

. .' ~ versamenti negli Archivi di Stato dagli uffici degli organi amministrativi (eccezion fatta per II m;mste~o degli affa;1 esteri) .e dalle ~agistrature giudiziarie avvengono (art. 23) quarant'anni dopo 1 es~ur~~ento dell affare CU.l ~I riferiscono. ~uttavia possono essere accettati «versamenti di doc;une~tl ~lU recenti, quando VI sia pericolo dl.dlspersio~e o. di danneggiamento » 0 quando (art. 24) 1 ufficio vlen~ soppresso. _Dl fiatto ~a regola del quarant anm patisce eccezioni anche in senso inverso: num~rosl ~ono. infatti gli uffici e le magistrature che non versano da ben pill lungo tempo sia per loro mc~r~a, sia pe! !llancanza di s~azio negli l\tc~ivi di Stato. 11 collegamento fra Archi;i di Stato e archlvl. corr~ntl. e affidato negli ~c~ maggiort a. commissioni di sorveglianza permanenti (~rt .. 2~) e negli uffici ~no~1 ~ cOI?mlss~om ~ scarto nominate di volta in volta (art. 27). Da questa disciplina sono es~lusl I m~mste!l. degli affar~ ~steri. ~ della difesa, che ricevono cosi un indiretto rlconosclI?~nt~ all ~uton?mla. d~1 propri archivi ston~l. Le commissioni - composte di archivisti di Stat? e di rmpiegatt dell ufficio interessato - SI sono rivelate strumento insufficiente ai fini di q 11

pranca del prearcbiuage, cui accenneremo pill avanti. ue a

z «11 ministro per l'interno» prosegue la legge «previo parere del direttore dell'Ar hi di

S~ato competente e ud~ta la ~iunta del consiglio superiore degli archivi, puo permettere, p~r l~~tivi dl. S~dlO.' la. consultazione di document! di carattere nservato anche prima della scadenza dei t - mmi indicati nel comma precedente. er

I .d~ent.i di proprieta dei. privati, e <;Ia_ questi depositati negli Archivi di Stato 0 agli Archivi medesimi donati o venduti 0 lasciati m eredlt.a 0 legato, sono assoggettati alla disciplina stabilita dal primo e dal secondo comma del presente articolo,

. .1 ~epositanti e coloro che donano 0 vendono 0 lasciano in eredita 0 legato documenti agli Archivi di S~ato, pos~ono tuttavia porre la condizione della non consultabilita di tutti 0 di parte de' docurnenti dell'ultimo settantennio. Tale limit~zio~e, come _pure quella generale stabilita dal prim~ comma, no? opera nei riguardi dei deposltanp? del donanti, dei venditori e di qualsiasi altra pers?na da eS~l designata. La hml.tazl.one e altresi tnoperante nei confronti degli aventicausa dei depos~tantl,. d~l donanti, del. venditori, quando si tratti di document! concernenti oggetti patrimoniali ai qual! SIano mteressati per II titolo d'acquisto.

Gli archivi

tori e.appassionati locali: rna I'amministrazione nonsie avvalsa finora di questa collaborazione. Occorrera trovare anche modo di dare concreta attuazione alIa norma, ugualmente del tutto disattesa, che consente l'espropriazione per pubblica utilita di archivi e di documenti (art. 45).

La legge del 1939 riconosceva dignita di Archivio di Stato a soli venti istituti, situati nelIe citra che, nel periodo preunitario,erano state capitali di Stato. Innovando sulla precedente legislazione, prevedeva tuttavia nei rimanenti capoluoghi di provincia - usando peraltro una dizione poco felice - altrettante «Sezioni di Archivio di State», delle quali, prima della guerra, furono di fat to costituite soltanto trentasette (ed erano in maggior numero gli antichi archivi provinciali del Mezzogiorno).

La Iegge del 1963 ha definito Archivi di Stato tutti indistintamente gli istituti aventi sede in capoluoghi di provincia; soltanto quelli di Aosta e di Belluno rimangono ormai da istituire di fatto. Taluno, sempre considerata Ia scarsezza del personale, ha posto in dubbio I'utilita della istituzione stessa di un archivio in ciascuna delle sedi previste sulla carta, anche in assenza di materiale documentario di rilievo; oggi sembra pero che, piuttosto che disfare il gia fatto, convenga punt are su una sempre maggiore qualificazione culturale anche dei minori istituti esistenti '.

Al vertice, accanto alla Direzione generale, siede il Consiglio superioredegli archivi, dotato di poteri non soltanto consultivi. II Consiglio dovrebbe costituire illuogo istituzionale di incontro fra utenti, rappresentati da professori universitari, e amministrazione: di fatto esso non riesce ad adempiere adeguatamente a questa sua funzione.

Il materiale documentario conservato negli Archivi di Stato ammonta globaimente, tra filze, buste, volumi, cartelle e altri contenitori, a circa otto milioni di pezzi. Messi in fila si estenderebbero per una lunghezza di circa 800 chilometri. A questa materiale cartaceo vanno aggiunte pili di un milione di pergamene. I dati, approssimativi, siriferiscono al 1969 '. Soltanto quando sara pubblicata la Guida generate, tuttora in

! II D.P.R. del I963 ha anche stabilito che in non piu di quaranta comuni «nei quali esistano archivi statali rilevanti per quantita e qualita » possono essere istituite sezionidi Archivio di Stato. Finora ne sono state istituite trentaquattro, che conducono in genere vita piuttosto stentata. II quadro dell'amministrazione va completato con Ie diciassette scuole di archivistica, paleografia 'e diplomatica istituite presso i principali Archivi di Stato; e con il Servizio di fotoriproduzione, legatoria e restauro articolato in un Centro avente sede in Roma e in quaranta sezioni periferiche.

z Gli ultimi dati pubblicati sono quelli forniti dalla relazione del direttore generale, L'attivita degli Archivi di Stato nel I967, in «Rassegna degli Archivi di Stato f), XXIX, I969, pp. 7-84. Nel I940 si contavano circa 6 milioni e 400 mila pezzi (efr. «Notizie degli Archivi di Stato », I, I94I, pp, 29-30) per una estensione di circa 500 chilometri. Le pergarnene ammontavano a circa 890000. Nel raffrontare queste cifre - ripetiarno non rigorose - si tenga presente che un certo numero di pezzi puo essere diminuito in senso relativo, in seguito all'imbustamento e quindi all'inglobamento in units piti grandi, di volumi, fascicoli sciolti e altre units piii piccole; viceversa i metri lineari possono essere relativamente cresciuti in seguito alla migliore sistemazione delle carte in nuovi scaffali metallici. La guerra ha portato da una parte distruzioni (efr. I danni di guerra subiti dagli Ar-

(

Storiografia e ricerca archivistica. Metodi di ordinamento

corso di preparazione ', potranno aversi dati pili sicuri e aggiornati sulla consistenza dei documenti conservati negli Archivi di Stato.

Il personale dell'intera amrriinistrazione degli Archivi di Stato, secondo la legge del 1963, e composto da 280 impiegati della carriera direttiva, 48 segretari e 30 ragionieri della carrier a di concetto, 400 aiutanti e 64 operatori fotografi della carriera esecutiva, 320 uscieri e custodi, La media, per i direttivi, e di 1,4 per istituto 0 ufiicio '.

II bilancio glob ale dell' Amministrazione degli Archivi di Stato ammonta, per il 1973, a 1. 5432815000 di cui 1. 3100815000 per il personale, mentre per Ie mostre e altre manifestazioni culturali, nonche per «l'acquisto, l'esproprio, la conservazione, l'ordinamento e l'inventariazione degli archivi non di Stato e di materiale bibliografico» sono previste 1. 200000000 e, per l'attivita editoriale, 1. 500000003.

3. Storiografia e ricerca archivistica. Metodi di ordinamento.

II discorso sul rapporto fra archivi e storiografia deve prendere Ie mosse da quello, gia accennato, sul rapporto fra archivi e istituzioni. La storia delle istituzioni, e noto, e stata in Italia poco coltivata, soprattutto per i secoli successivi agli ordinamenti comunali; e questa lacuna non e che un aspetto della generale tendenza - che appena in questi ultimi anni comincia a vedere qualche eccezione - a non superare, negli studi di storia del diritto, le colonne d'Ercole della fine del Medioevo. Gli archivisti non hanno pertanto ricevuto stimoli concreti dall'universita, non hanno potuto tessere dialoghi fecondi nell'ambito di un pili vasto movimento culturale. La loro vocazione ad essere - certo non da soli -storici delle istituzioni e rimasta una pianticella gracile, un programma pili che una realta.

Ha influito in questa senso anche la gia ricordata inadeguatezza degli archivi maggiori quali guide culturali.e programmatori di ricerca nei confronti degli archivi delle loro antiche province. Gli archivi delle province

chivi italiani, numero unico delle «Notizie degli Archivi di Stato», IV-VII, I944-47); d'altra parte ha obbligato a spostamenti, talvolta affrettati e disordinati, di carte, con la conseguenza di costringere poi spesso gli archivisti ad un ingrato lavoro di riordinamento. Danni notevoli, specialmente a Firenze, sono stati apportati dalle alluvioni del novembre I966 (si veda il fascicolo speciale della « Rassegna degli Archivi diStato », settembre-dicembre I966).

! Si veda in proposito P. D'ANGIOLINI - c. PAVONE; La Guida generale degli Archivi di Stato italiani: un'esperienza in corso,in «Rassegna degli Archivi di Stato », XXX!!, I972, pp. 285-305.

z Per la soppressione di posti che conseguira all'esodo provocato dalla Iegge per i combattenti e dalla legge sui dirigenti la media e destinata ad abbassarsi ancora.

3 Le nrincipali somme restanti sono di 1. 800 milioni per fitto di locali, L. 300 milioni per il servizio di fotoriproduzione, legatoria e restauro.

Gli archivi

meridionali hanno dovuto, ad esempio, porsi phi volte, e ognuno per conto proprio, problemi come quelli della struttura, delle competenze, delle circoscrizioni stesse delle regie Udienze e perfino delle Intendenze, murattiane e borboniche, 0 delle Direzioni dei dazi diretti, del demanio e dei rami e diritti diversi; per non parlare, volendo rimanere nel regno meridionale, dell'intreccio di giurisdizioni regie e feudali che iredattori dell'Atlante storieo italiano si sono trovati a dover fatieosamente sciogliere 1. Parimenti, non sarebbe agevole, per fare un altro esempio, chiederea Milano 0 a Venezia informazioni sicure sugli organi centrali e periferici del Regno italieo 0 del regno Lombardo-Veneto.

La storiografia idealistiea, che ha dato il tono alIa rieerca italiana nella prima meta del nostro secolo, se ha celebrato programmatiehe e ostentate nozze tra «filosofia» e «filologia», ha nella realta sacrificato la seconda alIa prima, cui, in quel contesto culturale, necessariamente spettava pili intrinseca nobilta '. II Manzoni aveva proposto alIa storiografia italiana l'ideale congiunzione del Vice con il Muratori; e il Croce, ricordando quell'invito, non aveva potuto fare a meno di precisare che nel Vico c'era gia un Muratori, e <mel Muratori un Vico, ossia un filosofo, quale ci poteva essere» '. Per quanto il Sestan abbia considerato il ventennio antecedente la prima guerra moneliale come quello che «annovera i fasti pili alti dell'erudizione storiea italiana» ., la reazione al positivismo di fine Ottocento e del primo Novecento relego di fatto in una posizione eli inferiorita culturale i colleghi e eliscendenti del grande archivista di casa d'Este, sacrificando i «filosofi», «quali - in essi archivisti - ci potevano essere», e qualificandoli, assieme a eruditi e archeologi, come «veri animaletti innocui e benefici» 5.

Va notato che non in ogni paese la critiea al positivismo ebbe, rispetto agli archivi, questa esito. In Francia, ad esempio, porto a un tale slargamento di prospettive metodologiche, di interessi e eli curiosita per 10

1 Cfr. Problemi e ricercbe per l' atlante storieo italiano nell' eta moderna, Atti del convegno di Gargnano, 27-29 settembre 1968, a cura di M. Berengo, Firenze 1971, pp. 22-24 (intervento di R. Villari). Tutto il volume e da vedere come esempio dei problemi che, nell'uso delle fonti archivistiehe, incontra una grande impresa collettiva come quella dell'Atlante. Molte difficolta derivano non tanto dalla mancanza delle fonti documentarie, quanto dal fatto che solo in pochi casi esse sono state elaborate dagli studiosi in quelle forme sintetiche che raramente le fonti di per se offrono, (Si veda anche il primo Quaderno dell'«Archivio dell'Atlante storieo dell'eta moderna»: E. FASANO GUARINI, Lo Stato mediceo di Cosimo I, Firenze 1973).

2 Nel 1930 il giovane Walter Maruri, scrivendo da un punto di vista idealistico su, La erisi della storiografia politica italiana, invitava a unire davvero nellavoro storiografico, e non solo nelle enunciazioni programmatiche, la filosofia e la filologia: efr. «Rivista storiea italiana », XLVII, 1930, pp. 1-29.

, Cfr. B. CROCE, Storia della storiografia italiana nel seeolo XIX, vol. I, Bad 1947, pp. 44-45. 4 Cfr. E. SESTAN, L'erudizione storiea in Italia, in Cinquant'anni di vita intellettuale italiana I896-I946. Scritti in onore di B. Croce per it suo ottantesimo anniuersario, Napoli 1966, vol. II, P·502_

5 Cfr. B. CROCE, Teoria e storia della storiografia, Bari 1927, p. 23.

Storiografia e ricerca archivistica, Metodi di ordinamento

storieo - invitato da Febvre a farsi geografo, giurista, sociologo, psicologo e a non chiudere gli occhi nemmeno «dinanzi al grande movimento che trasforma davanti a noi a una velocita vertiginosa le scienze dell'universo fisico» 1 - che quei «granai di fatti» che sono gli archivi, nella definizione ancora di Febvre, lungi dal risultarne umiliati, ne ricevettero nuovi e fecondi stimoli; e oggi gli archivi francesi possono, anche per questi motivi, assegnarsi l'ambizioso compito di assurgere a «centres de recherche historique» e gli archivisti proporsi come «conseilleurs de la recherche» '. In Italia, invece, il racchiudersi della critiea al positivismo nella formula della storiografia etico-politica, con tutto quanta significo di chi usura verso temi e metodi storiografici affrontabili e verificabili solo mediante nuovo e fresco con tat to con le fonti documentarie, porto invece a un progressivo distacco degli archivi dal pili vivo circuito della vita culturale. Ed e singolare che proprio il Croce - nei cui studi, soprattutto in quelli giovanili, non mancano certo frutti eli ricerche d'archivio - rimanesse fino al termine dei suoi giorni un grande erudito; ma era una erudizione che si rifaceva pili alIa tradizione umanistico-letteraria che a quell a archivistieo-documentaria. Ne e un sintomo il fatto che nel capitolo della sua Storia della storiografia italian a dedicato a La nuova filologia non vi e traccia dellavoro che si svolgeva negli archivi e ad opera degli archivisti. Eppure la Storia della storiografia moderna del Fueter, che il Croce volle completare per quanta riguardava .l'Italia del secolo XIX, era stata molto attenta al nesso fra la scoperta e .I'uso eli nuove fonti documentarie e i risultati dellavoro storiografico'. Gli storici della seconda generazione idealistiea, sensibili all'insegnamento del Volpe non meno che a quello del Croce - spieca fra tutti il nome di Federico Chabod - avrebbero dalloro canto iniziato il rieupero della dimensione archivistiea della rieerca storica.

Si indulgerebbe tuttavia a uno schema troppo semplicistico se si volesse contrapporre a uri'eta d'oro, dominata dalla cultura positivistiea, un'eta di ferro degli archivi bistrattati dalla cultura idealistica. In realta anche la prima eta non diede, nel campo archivistieo, tutti i frutti che ci si sarebbe potuti attendere. Prescindiamo pure dalla cronica deficienza

1 Cfr. L. FEBVRE, Vivere la storia (1941], in Studi su Riforma e Rinascimento e altri seritti su problemi di metodo e di geografia storiea, Torino 1966, p. 532.

2 Si veda il gia rieordato iYfanuel d'Arehivistique, soprattutto il capitolo I della parte IV.

, Nella sua celebre stroncatura del Ranke, ad esempio, il Croce accenna appena all'eccessiva «fidanza» che 10 storieo tedesco aveva verso «certi ordini di fonti, come quelle diplomatiche» (si pensi alla « scoperta» delle relazioni degli ambasciatori veneziani); mentre il Fueter tratta molto pill diffusamente del problema e conclude con un apposito paragrafo sui «difetti ed unilateralita dell'utilizzazione rankiana delle fonti». (Cfr. B. CROCE, La storiografia senza problema storieo, I: II Ranke, in La storia come pensiero e eome azione, Bari 1938, pp. 75-92, in particolare p. 89; ed E. FUETER, Storia della storiografia moderna, Napoli 1943, vol. II, pp. 165-80, in particolare pp. 175-77).

Gli archivi

eli mezzi e eli uomini, 0 meglio, consideriamola a sua volta conseguenza forse pili che causa: rimangono alcuni motivi pili intrinseci. Accanto al concentrarsi eli erueliti e di storici del eliritto sul Medioevo feudale e comunale I va ricordato il carattere stesso di larga parte di quella erudizione. Era, come con garbata ironia e stato messo in rilievo dal Croce e dal Sestan, un'erudizione volta ad accumulare «contributi», che avrebbero poi dovuto essere digeriti e composti da qualche futuro messia sintetizzatore. La china verso la produzione di contributi sempre pili srninuzzati e occasion ali era percio forte; e gli archivi stessi ne avrebbero doppiamente sofferto. Innanzitutto perche gli studiosi che venivanonelle sale eli studio non erano tanto interessati a trovare inventari organici basati su una corretta ricostruzione dell'evolversi storico degli istituti produttori degli archivi, quanta ad avere a disposizione mezzi di corredo

, che li conducessero rapidamente alle preziosita documentarie da loro

/ predilette. E poteva accadere eli pili: 10 stesso ordine materiale delle carte era talvolta sconvolto per venire pili facilmente incontro a ricerche orientate in quel senso. Nacquero COSl, per fare uno degli esempi pili penosi, gli scempi che condussero l' Archivio di Stato di Roma a smembrare I'archivio della Camera Apostolica e a creare un fittizio «Camerale II» per materie e un altrettanto arbitrario «Camerale III» per locaIita (restando per fortuna nel cosiddetto «Camerale I» alcune serieorganiche che integrano quelle dell'Archivio Vaticano); per non parlare, sempre a proposito dell'Archivio eli Stato di Roma, della «miscellanea eli carte politiche e riservate» dove furono ammucchiati alIa rinfusa quelli che man mana apparivano i pili bei pezzi dell'Archivio, specialmente del periodo risorgimentale. E se si volesse fare un esame critico dell'opera compiuta da tanti erueliti locali, soprattutto negli archivi comunali, si scoprirebbero tracce di un passaggio, pili 0 meno secclare, dalla fine del Settecento a quella dell'Ottocento, che se spesso fu utile ai fini della conservazione e di certe immediate utilizzazioni, compromise spes so per

sempre la possibilita di un adeguato ordinamento storico. I

L'altro danno che questa indirizzo porto agli archivi fu che gli archie visti - eben difficilmente sarebbe potuto accadere altrimenti - nerimasero contaminati in quanta valorizzatori e primi utenti dei documenti affidati aIle loro cure. Sel'erudito e rispettato profess ore andava a caccia di primizie, come resist ere alIa tentazione di partecipare alIa battuta, quando tutti i giorni si aveva il dovere di percorrere la foresta?Cosl

I Si veda ad esempio 1a collana «Documenti degli archivi toscani pubb1icati per cura della R.

Sovrintendenza generale agli archivi medesimi », cornparsa fra il r863 e il r893: .tutti i suoi vo1umi si riferiscono a1 solo Medioevo, eccezion fatta per il gia ricordato Lnuentario dell'Archivio di Stato di Lucca, che necessariamente 10 trava1ica.

Storiografia e ricerca archivistica. Metoeli eli orelinamento

molti archivisti si eliedero anche Ioro a ricercare e a pubblicare il bel documento, a colmare Ia lacuna, a precis are il particolare prezioso, accrescendo il numero delle pubblicazioni nate non da un impulso storiografico e nemmeno da una reale esigenza di Iavoro d'archivio, rna solo dal rinvenimento, talvolta casuale, di singoli documenti e dall'ambizione al «tirolo» valutabile suI piano universitario.Questa abitudine e in parte sopravvissuta fra gli archivisti sviandone l'impegno culturale.

Nel periodo dominato, nell'alta cultura italiana, dall'idealismo, riscontriamo d'altra parte due dati apparentemente singolari. II primo sta nel fatto che non solo la prima sistemazione normativa eli carattere generale si ebbe proprio con i regolamenti sugli archivi del 1902 e soprattutto del 191 I (e questo e un fatto che da una parte concludeva il processo legislativo iniziatosi con l'Unita, dall'altra si inquadrava nell'opera eli riordinamento amministrativo propria del periodo giolittiano), rna la parte culturalmente pili impegnativa del regolamento del 191 I conteneva norme nellequali convivevano in modo piuttosto ambiguo suggerimenti astratti e classificatori accanto a ispirazioni storicistiche. In questa parte, del resto, il regolamento del 191 I ricalcava largamente quello del 1875, con la modifica che faremo subito notare. La distinzione fra dicasteri, amministrazioni e magistrature centrali e non centrali era un punto fermo, non soltanto per il periodo postunitario rna anche per gli Stati preunitari, donde la particolare considerazione riservata anche in quell'occasione agli archivi delle ex capitali. La normativa eliventava confusa quando prescriveva che gli atti «archiviati dopo la pubblicazione del presente regolamento saranno ripartiti in tresezioni, cioe degli atti giudiziari, degli atti amministrativi e degli atti notarili~~cl, rna taceva sugli atti che erano gia negli archivi, ricompresi invecenella analoga norma del 1875. Di un ottimismo fuori della realta sarebbe stata l'interpretazione che tutti gli atti preunitari dovessero intendersi ormai acquisiti agli Archivi di Stato; mentre, se il nuovo regolamento avesse voluto rimediare 0 almeno porre un freno ai guasti che la rigida norma del 1875 stava provocando, avrebbe dovuto essere pili esplicito. Avvenne COSl che, di fatto, dell'obbligo della tripartizione nelle tre sezioni fu data, sulla scia della norma del 1875, uri'interpretazione estensiva e larga parte del materiale documentario conservato negli Archivi eli Stato fu calcato a forza in.quei tre scompartirnenti esemplati sulla divi-. sione dei poteri e applicati retroattivamente a epoche cui quel principio era affatto ignoto: e la cosa era tanto pili singolare in quanta l'erudizione storica e storico-giurielica era tutta volta proprio al Medioevo. II

I «Sezioni speciali» erano previste per « gli atti che non provengono da' magistrature, da amministrazioni, da notai »,

r676 . Gli archivi

regolamento, peraltro, faceva seguire il precetto che, nell' ambito eli ciascuna sezione, gli atti venissero «disposti separatamente per dicastero, magistratura, amministrazione, corporazione, notaio, famiglia 0 persona secondo l' oreline storico degli affari 0 degli atti», e cosi cercava di salvare, in via subordinata, le ragioni della storia e del «rispetto dei fondi».

~ In secondo luogo il tentativo di introdurre negli archivi una dimensione storica loro propria costituisce come un paradosso nel rapporto fra la cultura idealistica e gli archivi. Gia la traduzione del manuale degli archivisti olandesi Miiller, Feith e Fruin 1 - assai pili che 10 scolastico trattato del Casanova - aveva offerto un contributo di rilievo all'affermazione in Italia del «rnetodo storico». Ma una tappa decisiva fu costituita, negli anni trenta, dagli scritti teorici di Giorgio Cencetti 3. Umiliati per Ia.loro natura empirica, coinvolti nella crisi della vecchia erudizione, gli archivi italiani trovarono nel Cencetti come un vindice teoretico, volto a ridare al fatto archivistico dignita nell'ambito dellastoria, e spes sore concettuale all'archivistica nell'ambito del sapere storico. II «rnetodo storico» del Cencetti nasce in realta da una duplice ispirazione, idealistica e giurielica. Da una parte, infatti, egli si fece guidare dal principio, eli suggestione gentiliana pili che crociana, della origin alita, compiutezzae irrepetibilita di quello che egli avrebbe ben potuto chiamare 1'« atto archivistico», creatore dell' archivio quale unit a organica mirabilmente rispecchiantel'unita el'evolversi storico dell'istituto che 10 pone in essere (e' in certe sue formulazioni estreme il Cencetti giunse fino a identificare tout court archivio e istituto). Ma, dall'altra, aggancio la sua concezione dell'archivio alIa figura giuridicadell'universitas rerum, con il corollario dell'indistruttibile, in principio, «vincolo archivistico», che lega fra loro i documenti findall'origine e cheeobbligo restaurare quando in via di fat to sia stato violato. II Cencetti offriva COS! al riordinatore di archivi il modello di un «ordinamento originario» da recuperare sul doppio piano della storia e del diritto. Duplicita da considerare feconda nei limiti in cui richiamava l'attenzione sull'origine pratica dell'archivio, e in cui ricordava che l'uso dell'archivio ai fini della ricerca storica non ha miglior sussidio che ilrispetto di quell'origine: essa sola permette, tra l'altro, la ricostruzione, filologicamente indispensabile, dell'iter che ha prodotto il documento 4.

1 Cfr. G. MULLER - J. A. FEITH - .R. FRUIN, Ordinamento e inuentario degli Arcbioi, traduzione

libera con note di Giuseppe Bonelli e Giovanni Vittani, riveduta dagli autori, Torino I908. 2 E. CASANOVA, Arcbivistica, Siena I928 (ristampa anastatica Torino I966).

3 Vedili ora raccolti in G. CENCETTI, Scritti arcbivistici, Roma I970.

4 Leopoldo Sandri ha ricordato come la scoperta dell'uso storiografico dell'archivio avesse indotto, verso la fine del Settecento, a ritenere che si rendesse necessario un ordine dei documenti diverso da quello che fino allora i pratici avevano stabilito; e come poi i1 «metodo storico s sia

~'

Storiografia e ricerca archivistica. Metodi di ordinamento r677

Coerentemente ai suoi principi il Cencetti sostenne che l'arc~istica speciale si risolve nella storia delle istituzioni che hanno prodotto gli archivi. Formula suggestiva, che specifica in modo ancor pili ambizioso l'obiettivo dei lavori di orelinamento e inventariazione. Nel corso dei tentativi finora fatti di tradurre in pratica quel canone si sono tuttavia rivelati dubbi e diflicolta che, senza spingere a rinnegare il nesso profondo che lega istituto.ed archivio, hanno posto all'ordine del giorno la necessita di una pili duttile articolazione di quellegame anche alla luce dell'evolversi del concetto stesso di istituzione, in sede sia teoriea che storiea 1. E stato cioe osservato che l' archivio rispecchia propriamente e direttamente, nel suo ordinamento formale, soprattutto il modo in cui l'istituzione organizza la propria memoriae che questa organizzazione e nell'evoluzione storie a ora pili ora meno aderente agli altri livelli eli attivita che vanno presi in considerazione nello studio di un istituto e per i quali, beninteso, i contenuti documentati negli archivi sono pur sempre essenziali. Questo possibile scarto fra archivio e istituto, non critieamente chiarito - e non rieondotto nell'ambito del rapporto tra fonte, sia pur privilegiata, e storia - ha spinto talvolta gli archivisti italiani a in- -terpretare il «metodo storico» come mero rispetto della situazione eli fat to venutasi comunque a creare negli archivi, a prescindere proprio dal rapporto con gli istituti e uflici che nel contesto storieo li crearono. COS!

la «storia» da rispettare e diventata talvolta non tanto la storiareale, che vide ad esempio gli ordinamenti napoleonici sconvolgere quellidegli antichi regimi, quanta quella tessuta dagli impiegati che continuarono a collocare le pratiche di un giudieato di pace subito dopo quelle di una soppressa podesteria 0 che, forse per odio all'usurpatore, vollero prescindere dalla frattura napoleonica e talvolta si ricollegarono tranquillamente alle code dei vecchi archivi granducali 0 regi 0 pontifici.Non sembrino queste astratte esemplificazioni. Fra le diflicolta che si incontrano nella redazione della gia ricordata Guida generale degli Archivi di Stato italiani non e certo una delle minori questa di una periodizzazione che ponga in evidenza almeno le grandi fratture istituzionali provocate dalla dominazione napoleonica e perfino dall'unificazione nazionale (in troppi archivi meridionali .gli atti delle prefetture seguono, ad esempio, senza soluzione eli continuita gli atti delle intendenze borboniche, COS! come gli atti delle preture seguono quelli dei giudicati regi). Pili difiicile anco-

sorto quale reazione a quell'iniziale e spesso improvvido entusiasmo dei riordinatori dotti (efr. L. SANDRI, La storia degli Arcbiui, in «Rassegna degli Archivi di Stato», XVIII, I958, pp, I09-34).

1 Cfr. F. VALENTI, A proposito della traduzione italiana dell'« Arcbivistica» del Brenneke, in « Rassegna degli Archivi di Stato », XXIX, I969, pp. 441-55, nonche la nota suI Manuel d'Arcbiuistique cit.; e C. PAVONE, Ma e poi tanto pacifica cbe l'arcbiuio rispeccbi l'istituto?, ivi, xxx, I970, pp, 145-49·

Gli archivi

ra, ovviamente, si rivela dare un completo e chiaro rilievo archivisticoai mutamenti istituzionali avvenuti nella secolare vicenda degli antichi regimi.

E accaduto cosi che di fatto il canone teorizzato dal Cencetti sia stato messo in pratica con parsimonia dagli archivisti italiani mostratisi propensi a scivolare.verso una sua interpretazione quale invito al quieta non movere. A compenso gli archivisti italiani si sono in numero notevole dati a lavorare in sede dottrinaria attorno aIle idee del Cencetti con utili approfondimenti, ma anche con glosse e arzigogoli portati fino alla fumisteria. Gia nel I937 un uomo come Fausto Nicolini, che aveva percorso tutta la carriera degli Archivi di Stato, poteva scrivere, della dottrina archivistica, che «tende a divenire ... alquanto boriosa ed elefantiaca» 1; e il fenomeno si e accentuato nel dopoguerra. Oggiassistiarno fra l'altro, come conseguenza anche di questa indirizzo, a un continuo aumento delle cattedre universitarie di archivistica, con uno sviluppo a forbice, non certo proficuo per il servizio pubblico, rispetto a quello dei lavori archivistici di ordinamento e di inventariazione.

Nel quasi trentennio ormai seguito alla second a guerra mondiale vi e stato un riaccostamento fra storiografia e archivi e una ripresa, ad esso connessa - anche se pur sempre insufliciente ai bisogni - dei lavori archivistici di ordinamento, invent ariazione , pubblicazione di strumenti di lavoro. Nel I946 il Sestan, rispetto all'erudizione storica in generale, aveva conc1uso pessimisticamente la sua rassegna:

Che ci sia una mutua collaborazione di attivita, quella erudita e quella storica, nel senso che l'una solleciti l'altra e ne sia a sua volta sollecitata, non pare si possa affermare; ognuna va per conto suo '.

Dei risultati di quell'andare, per quanta riguarda gli archivi, il Moscati faceva, in una sua prolusione del I948, un bilancio assai severo. Egli ricordava che vi era stato «per qualche decennio quasi uno sbandamento, un senso di scoraggiamento nelle file stesse degli archivisti, che sono apparse per qualche tempo diradate, scompaginate, distratte» tanto che «Ia produzione degli Archivi... ha segnato paurosamente il passo» 3. Ma

1 Cfr. lavoce Arcbivi e arcbiuistica, in Nuovo Dig;sto Italiano, poi in F. NICOLINI, Scritti di arcbiuistica e di ricerca storica raecolti da B. Nicolini, Roma 1971, pp .. 1-2. Per un bilaneio, con ampia .bibliografia, degli studi italiani di archivistica di questi ultimi anni, si veda v. STELLA, La storiografia e l'arcbivistica, il lavoro d'arcbivio e l'arcbiuista, in «Rassegna degli Archivi di Stato », XXXII, 1972, pp. 269-84.

, E. SESTAN, L'erudizione storica cit., p. 509.

3 R. MOSCATI, Attualita degli Arcbivi, in «Notizie degli Archivi di Stato», VIII, 1948, pp, 73- 78 (il brano citato e a p. 7.5). Nel 1927 R. Morghen aveva incitato «a rifare e rivedere i nostri pili umili strumenti di lavoro» e a «pubblieare sistematicamente », oltre ai testi e ai documenti, «gli inventari deali archivi », dato che non si aveva aneora «un'idea nemmeno approssimativa sull'entita e sul valore del materiale che glace inedito nei nostri archivi » (efr. R. MORGHEN, La crisi degli

Storiografia e ricerca archivistica. Metodi di ordinamento

10 stesso Moscati, nella medesima occasione, parlava di «ritorno» agli archivi. Ed era buon profeta. La spinta infatti data alla ricerca storic) dal generale moto di rinnovamento vissuto dall'Italiadopo la sconfitta del fascismo, e il connesso nascere di nuovi interessi culturali desiderosi di misurarsi anche con il passato recente 0 lontano, avrebbero necessariamente portato gli studiosi a un rinnovato contatto con le fonti documentarie. Contemporaneamente sarebbero stati gli stessi archivisti delle nuove generazioni, pili facilmente sensibili al mutato clima generale del paese, a sforzarsi di far uscire gli istituti in cui avevano appena fatto ingresso dalloro isolamento e a misurarsi con le nuove esigenze culturali 1. Gli archivi si sono cosi trovati sempre pili premuti da ricerche che travalicavano i confini tradizionali, sia da un punto di vista cronologico - non godendo pili il Medioevo di una posizione di privilegio -, sia rispetto alla gamma dei documenti richiesti, assai pili vasta di quella tradizionale. Ai documenti pili immediatamente politici si sono infatti venute aggiungendo fonti tenute un telIlpo inscarsaconsiderazione, come i catasti e i document! comiiierd:ilC dai medievali ai moderni (si pensi ad esempio alla ricerca di Elio Conti' e al rilievo assunto dall' Archivio Datini di Prato); mentre nuove categorie di documenti vengono di tanto in tanto in auge (si pensi ad esempio alla recente fortuna delle visite episcopali e delle relationes ad limina). Anche la storiadell'arte, insoddisfatta di una critica condotta soltanto'sul jiiariodel gusto, e tornata agli archivi; e alla ricerca documentaria ha pure condotto la ripresa, con aggiornate ambizioni, della storia locale, spintasi con sempre maggiore insistenza dal Medioevo fino quasi ai nostri giorni. La demografia storica e la toponomastica storica, per fare altri esempi, non possono che battere aIle porte degli archivi; per non parlare poi della storia quantitativa - anche se in Italia appena tentata -, la quale, assetata com'e di

studi medioeuali e l'opera dello Stato, in «Aceademie e biblioteche d'Italia », I, n. 2, settembreottobre 1927, pp. 15-I9). Fra I'appello del Morghen e il bilancio del Moscati - pressappoco il ventennio fascista - ben poco in effetti era stato fatto. Ritornando sull'argomento nella relazione sull'Arcbivistica da lui tenuta al Lcongresso nazionale di seienze storiche (Perugia,9-I3 ottobre 1967), il Moscati sternperera il suo giudizio nella ricerea di un tempo. perduto degli archivi retti da idealizzati « notabili » (efr. La storiografia italiana negli ultimi oent'anni, Milano uczo, vol. II, pp. 78I-9I).

1 Un bilancio su « storiografia e archivi in Italia nel secondo dopoguerra » fu tentato nel congresso dell'Associazione nazionale archivistica italiana svoltosi a Este nell'ottobre del 1966. Se ne vedano gli atti in «Rassegna degli Archivi di Stato », XXVII, 1967, fase. 2-3, con contributi di V. Tirelli A. Allocati C. Pavone, 1. Sandri, A. Pratesi. La Zanni Rosiello ha poi cercato di evidenziare aicune implicazioni circa l'uso delle fonti documentarie contenute nei due bilanci dell'attivita storiografica dell'ultimo ventennio proposti dalla Societa degli storici italiani nei congressi di Perugia (I967) e di Salerno (I972): efr. 1. ZANNI ROSIELLO, II congresso nazionale di scienze storicbe,

ivi, pp. 538-44, e I nuoui metodi della ricerca storica, ivi, XXXII, 1972, pp. 551-73. •

, Cfr. E. CONTI, La [ormazione della struttura agrarta moderna nel contado fiorentino, vol. I:

La campagna nell'eta precomunale, III, 2: Monogra/ia e tavole statisticbe (secoli XV-XIX), Roma 196,.

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Gli archivi

dati omogenei e comparabili, ha riscoperto per sue proprie esigenze il canone archivistico dell'integrita e originarieta della serie.

Grandi imprese collegiali, come il Dizionario biografico degli italiani - e il gia ricordato Atlante storico, hanno a loro volta dato impulso alle ricerche d'archivio; altrettanto avrebbero dovuto provocare i programmi elaborati dalla Fondazione italiana per Ia storia amministrativa. Ma il fatto forse pili interessante di questa corsa agli archivi e stato che ad essa hanno partecipato ampiamente non solo gli storici del Risorgimento _ poco avvezzi per l'innanzi a questo esercizio -rna anche, e inmisura sempre crescente, gli storicLg~J_l'Itali~1,lt:l_i!g)_cl~l!1Jtto prividitradizione in questa dominic, Si pensi innanzitutto agli stu&di'storii ad -rnav!merito'ope"l'aio e socialista e di storia del movimento politico dei cattolici; e all'esigenza, presto avvertita, dopo una prima fase di rottura e di entusiasmo pionieristico, di ricondurre anche le vicende delle classi subalterne e delle loro organizzazioni a quelle della classe dirigente e del nuovo Stato unitario. Grande rilievo acquistarono cosi le carte della Pubblica Sicurezza e del ministero dell'interno in genere, quelle delle prefetture e dellequesture e quelle processuali degli uflici giudiziari.

Federico Chabod, nelle Premesse alIa sua Storia della politica estera italiana, comparse nel 195 I, inaugurava un sapiente impasto di citazioni archivistiche e bibliografiche, che divenne aspirazione di molti giovani studiosi imitare; e segnalava in particolare l'importanza deirapporti dei prefetti, messi ampiamente a frutto, fra iprimi, da Giampiero Carocci nella sua monografia su Agostino Depretis e la politica internaitaliana dal I 8 7 6 al I 887, comparsa nel 1956 '. Si scopri poi che.anche i carteggi degli uomini politici -,- a partire da quelli di maggior molee importanza:

Depretis, Crispi, Giolitti - conservati nell'Archivio centrale, non erano stati sfruttati a dovere e potevano essere assai meglio valorizzati; e furona tratti dall'oblio fondi, particolarmente fruttuosi per le ricerche di - urbanistica, del ministero dei lavori pubblici e dei rispettivi uflici provinciali, nonche del ministero della pubblica istruzione (antichita e belle arti). Anche dati sulla scuola, e in genere sulla storia della cultura, vennero accertati inseguito alla consultazione delle carte siadel corrispondente dicastero, al centro, che degli uflici dipendenti, in loco.

Le carte degli uflici economici e finanziari invece si rivelarono spesso

1 Gli entusiasmi sui rapporti dei prefetti sono stati presto frenati dalla constatazione che la serie, che avrebbe dovuto raccogliere le periodiche notizie inviate al ministero dell'interno fin dalI'unita non conta che poche buste. Non vi sono rappresentate tutte le province e, per ciascuna di esse, l~ notizie si limitano di massima a due 0 tre anni, fra il 1884 e il 1892. In altre serie dell' Archivio centrale e peraltro possibile rinvenire altre relazioni prefettizie, sia pur discontinue (dell'archivio di gabinetto del ministero dell'interno sono conservati nell'Archivio centrale soltanto frammenti anteriori al 1900 e nulla dal 1900 al 1944).

Storiografia e ricerca archivistica. Metodi di ordinamento

I68r

carenti di serie continue di particolare interesse. Allorche si sono intensificati gli studi di storia economica, e si e imposta la questione sui tempi e sui modi del decollo italiano, gli archivi non sono stati in grado di offrire alla consultazione materiale di cospicua rilevanza, anche perche e mancata un'azione tempestiva di reperimento e raccolta di fonti, sia dentro che fuori gli uflici statali.

Altra notevole fonte andata presumibilmente perduta, e comunque vanamente ricercata, e quella costituita dalle serie dei dati statisticiraccolti dagli uflici che, prima della costituzione dell'Istituto centrale di statistica, provvedevano alla pubblicazione degli appositi annuari e bollettini periodici '. Questa lacuna ha pesato gravemente sugli studi di storia economica; tanto pili che non molto utili sono risultate le serie superstiti del dicastero d'agricoltura, industria e commercio e successive trasformazioni e filiazioni 2.

Quanto agli archivi fascisti, pervenuti in quantita notevole all'Archivio centrale dello Stato dopo il 1945, essi sono stati di massima, e spesso non senza fatica, ordinati 0 almeno resi agibili agli studiosi. Non vi e ricerca seria sul fascismo 0 su avvenimenti del periodo compreso tra le due guerre mondiali - e tra queste vanno annoverate anche numerose ricerche di stranieri - che non porti traccia, talvolta fin troppo ostentata, di documentazione tratta dagli archivi e in particolare dall' Archivio centrale dello Stato, che e venuto ovviamente conquistando in tutto il campo della storiografia sull'eta postunitaria una posizione di particolare rilievo J.

1 Puo essere interessante ricordare che gia Cavour, in uno scritto del 1836, che l'odierno curatore ha intitolato proprio Fonti statisticbe negli archivi piemontesi, lamentasse, sulla scorta di una relazione dell'intendente di Nizza, 10 stato « veramente lamentevole» in cui giacevano, per incuria e abbandono, archivi di tanto rilievo (efr. C. CAVOUR, Scritti inediti e rari I828-I850, a cura di R. Romeo, Fondazione Cavour, Santena 1971, p. 97).

2 A.nostro giudizio, occorrerebbe anche una ricognizione sistematica, nellebiblioteche specializzate e specialmente nell'archivio delle pubblicazioni edite dallo Stato, delle fonti a stampa, assai pili numerose di quanto non si creda, curate dai rispettivi uffici. E cio per stabilire quanto del rnateriale delle stesse amministrazioni, conservate nelle pratiche d'archivio, e stato in realta gia utilizzato - magari in forma pili sintetica, ma talvolta in un modo pili cornpleto - ill pubblicazioni pili facilmente accessibili e comodamente consultabili. E ormai un vezzo accademico citare fonti archivistiche; in realta molte ricerche d'archivio sono rese inutili dall'esistenza di numerose fonti a stampa, spesso ignorate. Converrebbe agli archivisti, data anche la sempre maggiore frequenza nelle sale di studio di ricercatori alle prime armi, poter dare indicazioni precise di altre fonti 0 avvertire 10 studioso quando Ie carte in esame sono state oggetto di una pubblicazione ufficiale (un primo sussidio in tale direzione e fornito dal catalogo delle Pubblicazioni edite dallo Stato 0 col suo concorso (I86I-I923), a cura del ministero delle finanze, Provveditorato generale dello State, 6 voll. pubblicati fra il 1924 e il 1928).

3 Per una bibliografia cornpleta degli studi che .hanno utilizzato le carte dell'Archivio centrale, a partire dal 1953 e fino al 1968, cfr. C. CASUCCI, Saggio di bibliogra{ia dell' Archivio centrale dello Stato, in «Rassegna degli Archivi di Stato », XXXI, 1971, pp. 335-99. La pubblicazione si avvale di uno schedario degli studiosi, degli argomenti di studio e dei pezzi consultati. Per un confronto con l'esperienza inglese si veda D. C. WATT, Contemporary History: Problems and Perspectives, in «Journal of the Society of Archivists», n. IO, ottobre 1969, pp. 5II-25·

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Gli archivi

4. Problemi aperti.

Giova ora generalizzare una domanda che circola nelle pagine precedenti: hanno gli archivi, nonostante le novita di atteggiamenti in essi riscontrate, risposto nelloro complesso in modo soddisfacenteall'aumentata richiesta di servizi dalla quale so no stati premuti?

Una risposta caustica l'ha data Franco Venturi, osservando che in Italia biblioteche e archivi sono COS1 ricchi che «rendono benissimo anche a cultura estensiva e non vale la pena di irrigarli e di riorganizzarli»; rna, pro segue Venturi,

i frutti storiografici sono poi quelli che possono essere ed e inutile che cerchiamo di paragonarli per quanrita e qualita a quelli che nascono in quegli angoli del mondo in cui sono state adottate tecniche intensive.

Gli archivi e Ie biblioteche, e ancora Venturi che parla, sono

affidati allemani di persone di gran buona volonta, Ie quali sanno, quasi sempre, spingere la cortesi a e la competenza loro fino al punto di creare attorno agli studiosi un'atmosfera di eccezione, che permette di superare gli ostacoli e di lavorare fruttuosamente. Come la monarchia merovingia era una tirannia corretta dal regicidio, cosi i nostri strumenti di lavoro costituiscono troppo spes so degli ostacoli corretti dal privilegio 1.

In queste parole non ci sembra tanto da sot to line are la denuncia della situazione in cui da antica data versano in Italia archivi e biblioteche - denuncia vanamente fatta da anni per tutti i bepi culturali - quanta la rara incisivita con cui viene individuato il nesso fra quelle carenze e possibilita ed esiti della ricerca storica. Ci sembra poi insito nella posizione del Venturi l'invito agli utenti (e, diremmo, soprattutto a quegliutenti forniti di potere che sono i professori universitari) a non limitarsi aIle lamentele di fronte alle pili macroscopiche deficienze del servizio, rna ad assumere la loro parte di responsabilita nella ricerca e attuazione dei rimedi '.

In realta la situazione del materiale documentario conservato dentro e fuori dagli Archivi di Stato non e COS1 rosea come si sarebbe tentati di .credere guardando all'utilizzazione sempre maggiore che diessoestata fatta di recente in sede storiografica. Lasciamo ai medievalisti giudicare

1 F, VENTURI, Settecento ri/armatare. Da Murator! a Beccaria, Torino 1969, pp. XVII-XVIII.

z II «Bollettino della Societa degli storici italiani », n. 6, novembre 1966, pp. 26I-84, ha pubblieato i risultati di un referendum sugli Arehivi di Stato indetto dalla Societe ira arehivisti e storiei. Nella breve presentazione, Luigi Firpo .faceva notare ehe di fronte alla «partecipazione nutrita e talora appassionata degli arehivisti .. , non e inveee eonfortante il notevole assenteismo degli stu," diosistessi, dai quali si sarebbe desiderato un pili attivo e spregiudicato intervento ».

Problemiaperti

quali siano ancora oggi i problemi aperti nella ricognizione e valorizzazione delle fonti documentarie pili antiche. Certo e che gia le carte dal Cinquecento alIa meta dell'Ottocento costituiscono una mole impressionante, in gran parte poco studiata e poco conosciuta sia dagli archivisti, sia dagli storici; e si tratta di tp.gt~ria.le oltretutto, in molti casi, assai poco accessibile. Lacunosa e disordinata, anche se per certi versi sovrabbonoa:rite;e" poi la documentazione delle magistrature postunitarie; per alcuni aspetti pili ancora di quella delle magistrature preunitarie. Che la situazione del materiale archivistico prodotto dopo l'unita fosse migliore non c'era da aspettarselo, considerando la cronica insufficienza della burocrazia italiana: gli Archivi di Stato sono 10 specchio degli archivi delle amministrazioni attive e, al di la di essi, costituiscono un indice dell'ordinato funzionamento 0 rneno degli uffici. Una parte di responsabilita va data, pero, anche agli archivisti di Stato, 0 meglio all'organizzazione stessa degli archivi. Al fiorire di ricerche di storia contempora-i nea gli archivisti di vecchia formazione non erano per tradizione prep a- \

. ratio A mala pena riconoscevano valore storico ai documenti posteriori' 'a+ Medioevo; le altre carte, quelle successive all'unita, non solo non erano studiate, rna neppure ricercate. Si preferiva che esse stagionassero negli scantinati dei rispettivi uffici. E quanta agli scarti si resta ancora oggi meravigliati dei decisi colpi di scure che impiegati di tali uffici, e purtroppo anche archivisti, hanno saputo vibrare contro i rami e il tronco di quella giovane pianta che rappresentava illascito dell'amministrazione italiana.

Vale la pen a di scendere in qualche particolare, notando le lacune pili macroscopiche. Da un manuale del 19441 risulta che non tutti gli Archivi avevano, a quell a data, ricevuto carte tra le pili interessanti per la ricerca storica quali quelle delle prefetture 0 delle questure; alcuni mancavano di serie importanti, quali le carte di gabinetto; altri avevano ricevuto serie lacunose, tali da precludere in pratica qualsiasi ricerca di un certo impegno. E sintomatiche appaiono, sotto questo aspetto, le vicende dell'Archivio centrale. Nato sulla carta nel 1875 con il nome di Archivio del Regno, fu per lunghi anni soltanto un ingombrante deposito di carte accumulatesi senza alcun ordine, ospitato provvisoriamente dall' Archivio di Stato di Roma. I fondi, stipati in scaffalature di for~·' tuna, erano relegati quasi tutti in edifici fatiscenti, lontani dalla sede principale, appro data nel 1939 nel palazzo della Sapienza, sgombrato dall'universita. II direttore dei due istituti non poteva che sentirsi so-

1 Cfr. MINISTERO DELL'INTERNO, UFFICIO CENTRALE DEGLI ARCHIVI Dr STATO, Gli Archivi di Stato italiani, Bologna 1944.

Gli archivi

prattutto il custode dell'archivio storicoper eccellenza, quello di Roma, il quale comprende pergamene e carte dello Stato pontificio che risalgono a pili di cinque secoli addietro 1. Soltanto nel 1953 l' Archivio centrale ebbe un proprio sovrintendente, distinto dal direttore dell' Archivio di Stato di Roma ed elevato al vertiee della carriera areeivistica. E soltanto nel 1959-60 l' Archivio centrale si trasferi finalmente in una sede autonoma e di sufIiciente ampiezza, anche se in uno deipiu tronfi e irrazionali edifici fascisti dell'Eur 2.

11 nuovo slancio dell'istituto e stato consacrato anche dalle novita avutesi nel campo dellibero accesso ai documenti pili recenti. Si pensi che ancora il regolamento del 1911 poneva al 1815 e al 1830, secondo la natura degli atti, il limite della pubblicita, limite spostato poi nel 1916 al 1848, nel 1939 al 1870, nel 1953 al 1900. Soltanto la legge del 1963 accettava il pili ragionevole principio del termine mobile, indicato nell'ultimo cinquantennio '. Non solo, ma la Giunta del Consiglio superiore degli archivi - competente in merito - ha negli ultimi anni concesso con notevole larghezzai permessi fino al 1945.

Ma a questa punto il discorso deve slargarsi oltre i documenti conservati negli Archivi di Stato e rieordare almeno l'esistenza dell'altra enorme massa che e conservata fuori di essi, innanzitutto negli ufIici e magistrature dello Stato. All'origine infatti di molte delle disfunzioni e carenze che abbiamo via via rieordato c'e il problema della tenuta degli archivi correnti e di deposito della pubblica amministrazione e quello connesso dei versamenti degli atti, previa selezione e scarto, negli Archivi di Stato. Troppo spes so infatti gli scarti sono avvenuti e ancora avvengono senza la dovuta regolarita e soddisfano pili le esigenzeimpellenti delle amministrazioni che propongono il versamento, spesso premute dalla necessita di liberare spazio, che quelle degli archivi e della tutela della documentazione storiea. E un problema la cui corretta soluzione esige oggi ilrieorso alIa pratica del prearcbiuage 0 records management, e a strumenti quali gli «archivi intermedi», gestiti in comune dalle amministrazioni interessate e -daglfArchlvi .di Stato, che in paesi

1 E appena il caso di ricordare che i documenti della storia della Chiesa vanno ricercati soprat- . tutto nell' Archivio Vaticano, che li conserva da epoca ben pili remota.

2 Un discorso a se meriterebbe il problema degli edifici da adibire ad Archivi di Stato, per superare - nel quadro di un moderno concetto dell'ubicazione degli istituti culturali e della valorizzazione dei centri storici - il vecchio dilemma fra edifici nobili e antichi, ma insuflicienti, ed edifici nuovi relegati in lontane periferie. Tale sembra il destino dell'Archivio di Stato di Roma, da confinare a Centocelle, se il Senato prevarra nel suo disegno di impadronirsi della Sapienza, chiudendola alla pubblica fruizione.

, Lo schema di decreto prevedeva quarant'anni, mail Consiglio dei ministri decise per cinquanta. In realta il cinquantennio eo un termine comune a molte Iegislazioni straniere, ma con I'eccezione rilevante dell'Inghilterra, con trent'anni.

Problemi aperti

come la Francia" l'Inghilterra, gli Stati Uniti sono gia operanti 0 in corso di realizzazione, e che in Italia non sono ancora andati oltre 10 stato di vaghi progetti rimasti senza eco in sede decision ale e politiea. Ancora pili a monte c'e il problema di una riqualificazione degli archivi nei confronti dell'intera pubbliea amministrazione, che non puo dimentieare come gli archivi siano la sua memoria collettiva 2. Sotto questa profilo, gli Archivi di Stato gia attualmente sonodepositari di ~na mess~ ~i informazioni che riguardano in modo specifico la pubbhca ammrnistrazione. Se poche sono state fino a oggi le ricerche retrospettive ch~ provengono dagli ufIici studi dei ministeri, non e pero del tutto fuon dalle previsioni ipotizzare che una rinnovata gestione della cosa pubblica possa rivolgersi con sempre maggiore frequenza anche agli Archivi di Stato per trovarvi la documentazione di soluzioni date per il passato a problemi tuttora condizionanti le scelte dell'amministrazione attiva '.

Fuori degli Archivi di Stato conducono una loro esisten~a di P?cO ac~ cessibili corpi separatil' Archivio storieo del ministero degli ~ffan esteri e gli archivi storici militari. Non va tanto lamentata la t?atenale e ?urocratiea separazione in se, quanto il fatto che da essa discende un isolamento anche dal circuito degli studio Se il discorso vale inpartieolare per gli archivi della difesa (~ ne consegue c~e la ~t?riogr~fia mi~i;are italiana stenta a progredire), riguarda anche 1 archivio degh esteri . . .

Numerosi e riechi sono in Italia gli archivi non dello Stato, pubbhcl e privati, antiehi e moderni. Da un punto di :rista legislati:r~, l'Italia e senza dubbio fra i paesi pili avanzati. La funzione della «vigilanza» sugli archivi non statali e distinta da quella della «conservaz~o~e>: degli Archivi dello Stato ed e afIidata (ma questa non sempre Sl e rivelato

1 Si veda F. PUSCEDDU, Gli archivi intermedi in Francia, in «Rassegna degli Archivi di Stato »,

XXXI, 1971, pp. 486-9I. .' • ible aui d'hui

2 II Manuel d' Archivistique cit., dopo aver ricordato che «11. ne. semble possi e aujour . Ul

de separer Ia notion d'archives de Ia notion de documentatlon», InVl~a, ad ese,mp~o, ad ese~cltare con maggiore aderenza ai nuovi bisogni dell'amministrazione «Ia fonction de memoire collective de

I'Etat » (efr. pp, 694 e 712). .,

, Per fare qualche esempio limitato ai Iavori pubblici ricorderemo Ie ricerche effettuate nell Ar-

chivio di Stato di Venezia per Ia preparazione della mostra sulla laguna (efr. il catalogo Mostrq storica della laguna veneta, Venezia 1970) e quella SV?lt~ presso .1' Archivio centrale. dello ,Sta.to d~l disegni e progetti del vecchio e pericolante palazzo di glUS.tlzl~ In ROr:'a, quando SI. tr~tt? di deciderne Ia sorte. II comune di Bologna ha sennto a sua volta 11 bisogno di fare sondaggi di ~lcerch~ 1~ alcuni fondi conservati presso illocale Archivio di Stato (sono stati soprattutto consultatl q~elh ~1 alcune corporazioni religiose soppresse, di archivi gentilizi, delle qssun,terie di o~nat.o e. di mumzione) per meglio prograrnmare la conservazione de\ centro stonc,:, c~ttadln':': CIrca 1 cnten che stanno alia base della conservazione strutturale della rorma della crtta, efr. 11 Catalogo per «Mostra Centro storico» Bologna 1970, soprattutto Ie pp. 163-88, in cui eo studi,,:to da P. L. CERVE,LLATI, II piano per il ce~tro storieo, e Interuenti nei centri storiei. Bologna. Politica e metodolosia del re: stauro , a cura di P. L. Cervellatl e R. Scannavini, Bologna 19;:3, Certarnente ,anche alt~1 comu~l _ eo da augurare _ saranno spinti a porsi su analoga strada, specialmente dacche la materia urbaru-

stica eo passata aIle regioni, .' . ..... .

4 Anche i due rami del Parlamento hanno di recente costituitoIoro propri archivi stoner (SI

veda quanto detto a p. 168r, nota 2).

I686

Gli archivi

fruttifero) a organi specializzati, Ie sovrintendenze archivistiche isti-

. '

tuite una per regione. Le norrne sono diverse a seconda che riguardino I

gli enti pubblici 0 i privati. Per i primi si incentrano nell'obbligo di istituire separate sezioni di archivio con i documenti relativi adaffari esauriti da oltre quarant'anni; per i secondi culminano nella dichiarazione

di n?t~vole inter~sse storico che mira a tutelare la conservazione degli archl~l e a garantirne, sotto certe condizioni, la consultabilita, La Iegge non nesce peraltro a fare presa incisiva sulla realta, Innanzi tutto essa non e stata in grado, per quanta riguarda i privati, di superare uno scoglio realmente arduo suI piano meramente giuridico: il circolo vizioso che si creafra la necessita di motivare la dichiarazione di notevole interesse in base alla conoscenza dell'archivio, e il diritto all'accesso, cioe alla conoscenza diretta, che discende, per il sovrintendente solo dalla dichfarazione 1. Sempre suI piano giuridico, il formalismo ;radizionale c~e e alla.b~se dell~ ~ostra legg~, la p~rta poi ad assimilare nella cat egoria «archivi pubblici» quello di un piccolo comune di mille abitanti a ~uell~ ~ell~ Ba~ca ?'Italia.o .dell'Iri, e nella categoria «archivi privati»

1 archivio di un antica famiglia patrizia a quello della Fiat 0 di uri'azienda a partecipazione statale, costituita nella forma della societa per azio-

ni 2. Questo appiattimento giuridico non stimola quel differenziarsi della preparazione professionale degli archivisti secondo le epoche e i tipi dei documenti, che e invece indispensabile per gli addetti al servizio di vigilanza non meno che per coloro che gestiscono la «conservazione» negli Archivi di Stato. Difficile e poi stabilire un rapporto di collaborazione operativa con interlocutori in larga parte inconsapevoli dei valori culturali che custodiscono, comunque poco interessatia una loro corretta valorizz~zione.e spesso diffidenti di fronte a qualsiasi intervento di organi statali, La dipendenza degli archivi dal ministero dell'interno non giova certo a dissolvere tale diffidenza; ed e questo un campo in cui le regioni potrebbero certo fare sentire in modo utile la loro presenza. Per quanta riguarda gli archivi comunali preunitari, pensiamo peraltro che soltanto una misura drastica, quale la concentrazione presso gli Archivi di Stato

.1 Dal 1963 - dall'entrata in vigore della nuova legge - sono stati dichiarati di notevole interesse stonco 3.6 archivi privati in Piemonte (35) e Valle d'Aosta (I) 70 in Lombardia 24 in Trentino· A~to Adige, 46 nel Veneto, 27 in Liguria, 71 in Emilia.Romag~a, 152 in Toscana: 26 nelle Marche, 6y:- .Umbna, 62 nel Lazio, 2 m Abruzzo e Molise, 9 in Campania, 14 in Puglia, 2 in Calabria, I in Sicilia, 5 m Sardegna, nessuno in Lucania, ne nel Friuli· Venezia Giulia. Questi dati vanno integran con que,lli su!'li ar~~iv! privati conse!va:i negli A~chivi di Stato in seguito a deposito, dono o acquisto. L Archivio PlU ncco in proposrto e quello di Napoli (si vedano i due volumi curati da quell'Ar~hivio di Stato, Archivi privati. Inventario sornmario , con introduzioni di R. Filangieri e

A. Saladino, 2' ed. Roma 1967). J

2 Sugli archivi delle imprese industriali si veda il primo approccio tentato in una tavola rotonda organizzata dalla «Rassegna degli Archivi di Stato s (gli atti sono pubblicati nel fasc. I del 1973).

Problemi aperti

- eccezione fatta per poche citta che abbiano gia archivi storici cons acrati dalla tradizione, come ad esempio l'archivio capitolino - potrebbe risolvere il problema della loro conservazione e valorizzazione 1.

Sono infine sorti in questi ultimi anni istituti di cultura, pubblici e privati, molto attivi nel raccogliere e porre a frutto archivi e documenti. Pensiamo soprattutto all'Istituto per la storia del movimento di Iiberazione in Italia, con sede a Milano, e alIa rete di istituti locali con esso federati; all'Istituto Feltrinelli pure di Milano, all'Istituto Gramsci di Roma, alla Fondazione Cini di Venezia, alIa Fondazione Einaudi di Torino.

Negli anni d'oro degli entusiasmi eruditi, il Mazzatinti pote porre mana alla sua ricognizione generale degli Archivi per la storia d'Italia. Oggi nessun singolo ricercatore avrebbe il coraggio anche sol tanto di vagheggiare un piano tanto ambizioso. Eppure l'esigenza di un censimento e di una catalogazione globale dei beni culturali italiani appare sempre pili indilazionabile, da quando ci si e dovuti convincere che, senza conoscenza, non solo non c'e informazione, ma nemmeno tutela. Le «guide» sono, a questa fine, il contributo pili consono alla natura degli archivi. Sono oggi in via di esecuzione la gia ricordata Guida generale degli Archivi di Stato italiani, destinata a sostituire l'ormai invecchiato manu ale del 1944 2, e un certo numero di «guide» particolari di singoli Archivi di Stato, che ne sono in massima parte ancora sprovvisti '. Per gli archivi comunali, Ie sovrintendenze archivistiche hanno elaborato il piano di una serie di guide region ali 4. Strumenti pili analitici di lavoro,

1 Non trattiamo qui il problema - anch' esso grave - degli archivi ecclesiastici sottratti dal Concordato alla con:petenz~ dell'amministrazione italiana degli Archivi di Stato, per cui efr. F. BARTOLONI, Gli ar~hzvz e.c~les:astzct, m «Notizie degli Archivi di Stato )1, XII, 1952, pp. 10-14. La «Rassegna degli ArChlVI di S~a.to », XXXI, 1971, p. 520, ha dato notizia di una proposta, formulata dalla commissrone per la revistone del Concordato, di creare una commissione mista di archivisti statali ed ecclesiastici, e di aprire agli studiosi gli archivi ecclesiastici italiani fino alla data stabilita dalla Santa ~ede.per l'Archivio Vaticano, Esiste oggi una Pontificia Commissione per gli archivi ecclesiastici d Italia, ed esce una rrvista, «Archiva Ecclesiae » bollettino dell' Associazione archivi-

stica ecclesiastica. '

2 Cfr. MINISTERO DELL'INTERNO, UFFICIO CENTRALE DEGLI ARCHIVI DI STATO Gli Archivi di Stato italiani cit., il cui antecedente era stato L'ordinamento delle carte degli Arehivi di Stato italiani. Manuale storieo arehivistieo, a cura del ministero dell'interno Direzione generale dell'amministra-

zione civile, Roma 1910. '

, Nella principale delle collane edite dall'amministrazione degli Archivi di Stato (iniziata dal 1?51 e grunta ~l vol. LXXX), son<;> s~ate pubblicate fino a oggi le guide dell'Archivio di Stato di S~ena (1951), di Massa (1952) e di Livorno (1961) (efr. il catalogo Le pubblicazioni degli Archivi di Stato, I~5~-I97~, pp. 13-11, 14-15 e 37). In precedenza altri lavori del genere erano stati pubblican, fra CUI ricordiamo quell! del Da Mosto per l'Archivio di State di Venezia del Drei per l'Arc.hi_vio di, State di P~rma, de_l Dallari per I'Archivio di Stato di Reggio Emilia,' di Armando Lodol~m pe~ ~ Archivio di State di Roma, .~el Trinchera per l' Archivio di Stato di Napoli, del Cassese per I ,Arch~v~o d~ Stato d~ Salerno. Lapiti antica gUlda-i!lVentario e quella gia ricordata del Bongi per I Archivio d! St.ato. dl. Luc~a. Ovvlamen~e queste guide abbisognano di revisione e aggiornamento. !'ltre puhblicazioni di va.rlo. valore e ml~ura, comparse nelle sedi pili diverse, hanno a loro volta ~nt.eso illustrare complessi di fondi, relativi a un territorio archivistico 0 conservati in un singolo istrtuto.

4 I lavori sono pili avanzati per l'Emilia-Romagna e per le Puglie.

r688

Gli archivi

come gli inventari, sono ancora da compiere in gran numero (Ia maggior - parte dei fondi ne e priva 0 ne ha di vecchi e poco attendibili), e questa carenza condiziona anche la preparazione delle guide. Quasi inesistenti sono poi in Italia le guide tematiche, che, senza alter are l'ordinamento dei fondi, dovrebbero integrare gli inventari redatti secondo la struttura 1. La pubblicazione di inventari, anchese increment at a in questi ul- . timi anni, non e ancora paragonabile a quella di paesi come la Francia 2. E nel campo della edizione di fonti documentarie gli Archivi di Stato

italiani cominciano appena ora a cimentarsi 3. ~

La situazione attuale precluded percio ancora per molto tempo agli archivisti italiani nuovi orizzonti operativi che si aprono ad archivisti di altri paesi. Ma gia si delinea, per il direttore d'archivio, un'evoluzione che 10 portera sempre pill lontano dalla figura tradizionale del miope custode di carte, sollecito soltanto degli interessi di una cultura rarefatta. L'archivista deve ormai abituarsi a vedere ilsuo istituto come un centro di vita culturale della sua zona, promuovendo iniziative non limitate al campo strettamente storiografico, partecipandovi direttamente ed emancipando l'archivio dai compiti di routine burocratica. Non manca certo gia oggi chi indirizza e consiglia giovani e studenti in stretto contatto con .l'universita, indicando aidocenti fondi da valorizzare e magari programmando con loro ricerche continuate. Domani l'archivista dovra prepararsi a svolgere questi e altri compiti in nuove sedi istituzionali, ad esempio nell'ambito regionale, in stretto contatto con i rappresentanti di altri settori culturali e di altri centri di studio, in primo luogo le uni-

1 Il problema e stato arnpiamente trattato nella relazione su Gli strumenti di lavoro al seruizio della scienza, tenuta dallo jugoslavo Biljan al VII Congresso internazionale degli archivi svoltosi a Mosca nell'agosto I972. (Gli atti sono pubblicati su «Archivum i rivista del Conseil international

des archives presso 1 'Unesco). '

2 Nella citata relazione del Biljan e contenuta questa tabella cornparativa degli strumenti di lavoro editi in alcuni paesi europei:

Secolo XIX 1900'45

I45

1945-71

Belgic

Canada Cecoslovacchia

Slovacchia Italia

29 30

I50 53 2

2

I

Francia Polonia RDT

52I

773

. 4T2 56 59

3

I2

Romania Svezia

6

3 54

IO I2 5

(per il Belgic e l'Italia i dati si riferiscono soltanto alle pubblicazioni curate dalle amministrazioni centrali. In Italia questa attivita e cominciata solo nel I951 e non siamo in grado di fornire i dati

delle pubblicazioni Iocali precedenti a quell'anno). '

3 Nella collana «Fonti e Sussidi» sono apparsi finora soltanto quattro volumi. Per il periodo precedente al I95I vale 1a considerazione fatta alla nota precedente,

Problemi aperti

versita. E da prevedere che iniziative culturali collettive e di vasto respiro specie interdisciplinari - ad esempio quelle che fanno capo al CNR 1 -Ie quali oggi non prendono piede anche per carenze organizzative e di istituti attrezzati, siano condotte a trovare sempre pill negli archivi un punto di riferimento. Gli archivi hanno una struttura capillare che manca ad altre organizzazioni e possono essere messi in grado, se ben collegati ad una biblioteca locale particolarmente curata, di polarizzare interessi culturali 0 ridestare attivita trasmigrate nelle grandi citra, as solvendo ad esempio, per rimanere nello stretto ambito delle ricerche storiche, compiti analoghi a quelli delle vecchie e languenti societa di storia patria. D'altra parte la struttura centralizzata dell'organizzazione archivistica puo consentire fin d'orail coordinamento sul piano nazionale di studi e lavori che si pongono come pregiudiziali per il proseguimento della rice rca storica, rna che le stesse universita trascurano, chiuse nelle loro anacronistiche strutture, spesso gelose di una malintesa autonomia.

Certo, anche dagli archivi si attende, con una prospettiva volta verso linee operative quali quelle accennate, una riforma atta non solo a potenziarne I'attivita, rna anche a ricollegarla assai pill strettamente a quella degli altri settori culturali, gestiti ora dallo Stato in compartimenti stagni e persino in dicasteri diversi, come nel caso degli Archivi sequestrati presso il ministero dell'interno 2. E da studiare fino ache punto possa spingersi uri'unita oltre che giuridica anche di gestione tecnica dei servizi attinenti a tutti i rami di beni culturali 0 anche solo ad alcuni di essi. E apparsa ad esempio manifesta I'utilita che si giunga ad un unico istituto, potenziato e messo in grado di fronteggiare anche situazioni di emergenza (si ricordi l'alluvione di Firenze del 1966), per il restauro del materiale membranaceo e cartaceo. Le attuali strutture, che fanno capo da una parte all'organizzazione archivistica e dall'altra a quella delle biblioteche, non ubbidiscono certo a criteri di economicita di gestione; anche in questa dispendiosa duplicita di servizi deve vedersi il riflesso dell'illogica appartenenza dei due settori a diversi dicasteri. Cosi

1 Gli archivisti di Stato concorrono, con i bibliotecari e con gli archeologi, architetti e storici dell'arte, a formare 10 sbi1enco collegio che e1egge due membri (ri~ercatori di istituti statali non universitari) ne1 comitato per le scienze storiche., fi1osofiche e filo1oglche del CNR.

2 Le insistenti richieste di una riforma globale della gestione dei beni cu1turali sono state fino a oggi disattese. Gli studi in materia hanno trovato tuttavia due precisi punti di riferimento: le conclusioni della commissione parlamentare d'indagine presieduta dall'onorevo1e Francesco Franceschini e 10 schema di disegno di legge elaborato successivamente, nel febbraio del I970, dalla commissione di studio, di nomina ministeria1e, presieduta dal presidente del Consiglio di State, Antonino Papaldo. Cfr. Per la saluezza dei beni culturali in Italia. Atti e documenti della commissione di indagine per la tutela e la oalorizzazione del patrimonio storico, arcbeologlco, artistico e del paesaggio, 3 voll., Roma I967, nonche Schema di disegno di legge «Tutela e oalorizzazlone dei beni culturali», in «Rassegna degli Archivi di State», XXXI, I97I, pp. I49-99·

1690 Gli archivi

dicasi per 10 studio e la fornitura di attrezzature specializzate comuni, quali ad esempio quelle del microfilm.

Vi e poi uri'attivita, cui sono rimasti estranei fino ad oggi gli istituti archivistici, ma che in qualche paese e gia stata messa in pratica: quella didattica, consistente sia in mostre, permanenti 0 occasion ali, sia in pubblicazioni sistematiche di documenti, volte ad un vasto pubblico 0 programmate in sussidio dell' attivita scolastica 1. Una riforma dell'insegnamento potrebbe impegnare anche gli archivi italiani in questa direzione: <, nuova, ma niente affatto estranea in linea di principia ad essi, anche se pili congeniale ad altri set tori culturali, dalle biblioteche ai musei, che

in questa campo hanno acquisito una maggiore esperienza. A questo insegnamento potrebbero indirizzarsi le scuole d'archivio, che oggi si occupano per tradizione della preparazione dei soli archivisti e ricercatori

i quali intendono specializzarsi nello studio della paleografia, della diplomatica e dell'archivistica. Questi centri di studio potrebbero rinnovarsi

e allargare la loro sfera d'azione a un pubblico molto pili vasto.

Non si puo da ultimo tacere della problematic a che anche per gli archivi nasce dallo sviluppo delle nuove tecniche della documentazione e dalla sistemazione teorica che di questa categoria viene oggi proposta '. Va fatta certo una distinzione preliminare: da una parte vi sono gli archivi e i documenti che nascono gia secondo 1a nuova tecnica e con supporti rnateriali diversi da quelli tradizionali; dall'altra vi sono gli archivi accumu1atisi nei secoli secondo i sistemi tradizionali e per i quali va studiata 1a possibilita di utilizzazione secondo i nuovi metodi. 11 primo caso non e che un aspetto di quella riqualificazione degli archivi nei confronti dell'amministrazione viva, cui abbiamo gia accennato; ma interessa anche, e interessera in misura rapidamente crescente, gli studiosi della so- . cieta contemporanea. 11 secondo caso pone a sua volta problemi che

1 E bene avver~ire che moIte mostre sono state allestite anche in Italia, rna destinate prevalentemente a un pubblico coIto. Alcune hanno avuto vasta risonanza in virtu della loro atrualita, Citeremo - dopo quelIa, giii ricordata, sulla laguna veneta - Ie altre cui hanno fatto seguito cataloghi pubblicati dall'amministrazione archivistica: ARCHIVIO DI STATO DI ROMA, Aspetti della rijorma eattolica e del concilio di Trento, Mostra documentaria, catalogo a cura di E. Aleandri Barletta, Roma 1964; ID., Ragguagli borrominiani. Mostra documentaria, catalogo a cura di M. Del Piazzo, Roma 1968; A. D'ADDARIO, Aspetti della controriiorma a Firenze, Roma 1972, che sviluppa l'occasione offerta da una mostra nelle dimensioni di un ampio saggio con ricco seguito di documenti. Si riferisce alIa mostra permanente delle Biccherne costituita presso quell'Archivio di Stato il volume ARCHIVIO DI ST~TO DI SIENA! Le sale della mostra e il museo delle tavolette dipinte. Catalogo, Roma 1956. In Francia, accanto at «rnusees d'archives », sono stati istituiti, appunto per scopi didattici, i «Services educatifs des Archives », il prirno dei quali e sorto presso Ie Archives nationales di Parigi nel 1950. Vengono poi curati «recueils de documents pour I'enseignement de I'histoire »: suI tema cfr, il

Manuel d'Arebivistique cit. '

, In Francia sono sorti ad esernpio, presso diversi archivi dipartimentali, «Centres de documentation» alcuni dei quali, al di Iii della ricerca amministrativa, predispongono le loro attrezzature per rispondere a quesiti che riguardano l'intero campo delle «sciences humaines» (efr. il Manueld'Arcbiuistique cit., pp, 703-6).

Problemi aperti 1691

l'amministrazione italiana degli Archivi di Stato non e ancora ben preparata ad affrontare. Del resto, anche in paesi pili avanzati del nostro nel settore dell'informatica, l'app1icazione di essaagli archivi storici procede con speditezza limitata. Ineffetti, il moderno concetto di informazione non e nato suI terreno delle scienze storiche; rna gli archivi, se non vorranno essere re1egati ai margini del pili vivo processo di sviluppo cultura1e e socia1e, devono fin d'ora impegnarsi a trovare in esso la proP7ia peculiare collocazione.

/

'!::'_I

M1NISTERO PER I BENI CULTURALI E AMBlENTALI UFFICIO CENTRALE PER I BENI ARCHIVISTICI

GUIDA GENERALE

DEGLI ARCHIVI DI STATO ITALIANI

Direttori: Piero D'Angiolini, Claudio Pavone

Capiredattori: Paola Carucci, Antonio Dentoni-Litta, Vilma Piccioni Sparvoli

I

A - E

ROMA 1981

XVIII

Guida generale degli Archivi di Stato

delle leggi istruzioni e disposizioni di massima pubblicate e diramate nelle province venete in oggettl'dl amministrazione politica, camerale e giudiziaria [divisa in due parti], Milano 1827-1839, vall. 30.

Collezione regno Due Sicilie = Collezione delle leggi e deereti reali del regno di Napoli, Napoli 1815-1816, poi Collezione delle leggi e decreti reali del regno delle Due Sicilie, Napoli 1817-1859.

Foglio repubbliea italiana = Foglio officiale della repubblica italiana contenente deereti, proclami, circolari e avvisi riguardanti l'amministrazione, Milano 1802-1805.

Raeeolta governi Milano e Venezia = Raeeolta degli atti del governi di Milano e Venezia e delle disposizioni generali emanate dalle diverse autorita In oggetti S1, amministrativi che giudiziari, divisa in due parti, Milano 1840-1849.

Raeeolta governo Lombardia = Atti del governo, Milano 1814; Atti del go verno di Lombardia, Milano 1816' Raeeolta degli atti del go verno e delle disposizioni generali emanate dalle diverse auto rita' in oggetti sia amministrativi ehe giudiziari, divisa In due parti, Milano 1817-1839.

Raecolta leggi Cisalpina = Raccolta degli ordini e avvisi stati pubblicati dopo if eessato governo austriaeo [to I], poi Raeeolta degli ordini, avvisi, proclami ece. pubblicati In Milano nell'anno V repubblicano francese [tt. II-III], poi Raccolta delle leggi, proclami, ordini e avvisi pubblicati In Milano nell'anno VI repubblicano [tt. IV-V] e infine Raeco/ta. ... ~~ll',!nno VII repubblieano [t. VI], Milano, Veladini, 1796-1798, tt. 6. Una see~nda sene sl.mtltola Raeeolta delle leggi, proclami, ordini e avvisi pubblicati In Milano dal gtorno _I 3 pratile a~n? VIII (2 giugno 1800) epoea del ritorno dell' Armata francese In questa cit/a, MIlano, Veladini, 1800-1801, tt. 3 [2 giugno 1800-31 dieembre 1801].

Raeeolta regno Sardegna = Raecofta degli atti del governo di S. M. il re di Sardegna [1814- 1861], Torino 1842-1861, voll. 54.

Raccolta Stato pontificio = Raeeolta delle leggi e disposizioni di pubbliea amministrazione nella Stato pontificio, Roma 1834-1860, vall. 36.

INTRODUZIONE

1. Finalita della Guida generale. 2. Cenni sulla evoluzione degli Archivi di Stato italiani, fino alIa situazione rispecehiata nella Guida. 3. Precedenti tentativi di descrizione generale del contenuto degli Archivi di Stato. 4. Impostazione iniziale della Guida generale e svolgimento dei lavori. 5. La Guida generale come guida ai fondi. Partizioni e periodizza-: zioni. 6. Ordine dei fondi all'interno dei periodi storici. Diplomatici. 7. Suddivisione della parte III delle voei. 8. Nome del fondo. 9. Consistenza. 10. Datazione. 11. Mezzi di corredo. 12. Notizie storiche e archivistiche premesse ai singoli fondi. 13. Serie. 14. Bibliografia. 15. Notizie collocate in testa aile voci. 16. Toponimi. 17. Repertori e indici. 18. Qualche considerazione finale.

l

1. Finalita della Guida generale.L'esigenza alla quale ha inteso rispondere la Guida

generale e stata quella di offrire agli studiosi una prima informazione, il piu possibile completa e omogenea, del contenuto degli Archivi di Stato italiani. A questa finalita principale se ne sono affiancate altre due i di den uncia delle condizioni, tutt'altro che soddisfacenti, in cui versano gli Archivi stessi, e di strumento per la auspicabile programmazione dei futuri ,lavori d'archivio. Soltanto l'uso che della Guida faranno gli studiosi e I'amministrazione archivistica potra dimostrare se-e in quale misura questi obiettivi siano stati raggiunti. Presentando qui l'opera, noi intendiamo soltanto agevolarne la consultazione, illustrandone i criteri di fondo cui si e ispirata, ripercorrendo sinteticamente Ie tappe principali della sua lunga e laboriosa gestazione, offrendo Ie indispensabili, talvolta minute, chiavi di lettura. Tenteremo alla fine qualche considerazione generale sui lavoro svolto e sui risultato ottenuto.

2. Cenni sulla evoluzione degli Archivi di Stato italiani, fino alla situazione rispecchiata nella Guida. Appare evidente che la Guida deve confrontarsi con due realta: l'una data dall'insieme delle domande che i ricercatori oggi pongono aIle fonti archivistiche; I'altra costituita dalle condizioni in cui si trovano i massimi istituti preposti alIa custodia e alIa valorizzazione di quelle fonti, appunto gli Archivi di Stato. Non e nostro compito parlare, se non per cenni, della prima. Quanto alla seconda, pensiamo che giovi innanzi tutto ricostruire per sommi capi I'evoluzione esterna, legislativa e organizzativa, degli Archivi di Stato italiani, che e un'evoluzione accentratrice, conforme all'indirizzo generale seguito alIa unificazione del regno. Va subito aggiunto che, se questo accentramento e chiaramente riscontrabile a livello di normativa generale, la realta degli Archivi italiani era nei fatti COS! difforme che ha resistito, assai pill ad esempio delle biblioteche, ad una sia pur limi-

2

Guida generale deg/i Archivi di Stato

tata omogeneizzazione dei metodi di ordinamento ed inventariazione. Gli archivi italiani hanno cosi sofferto nei metodi di lavoro di particolarismi non sempre giustificati, che rappresentavano talvolta solo il perdurare di vecchie tradizioni, anche quando non piu adeguate alle esigenze della ricerca.

Al momenta dell'unificazione nazionale esistevano Archivi nel senso moderno del termine in tutte le ex capitali.. Due provvedimenti possono ricordarsi come antesignani: quello con cui il granduca Pietro Leopoldo istituiva in Firenze nel 1778 (motuproprio del 24 dicembre) un « pubblico Archivio Diplomatico », e l'altro con cui Gioacchino Murat ordinava, il 22 dicembre 1808, di «unire in un medesimo locale gli antichi archivi » della capitale del regno. Ricordiamo questi provvedimenti perche nelle motivazioni che i due illuminati sovrani ne danno, e nelle conseguenze che ne traggono, compaiono due principi che, anche se solo parzialmente rispettati, sono alla base della moderna concezione degli archivi; e di essi ancora la impostazione di questa Guida risente. Non soltanto per gusto «antiquario », ma per sensibilita alle ragioni storiografiche dell'erudizione, il granduca osservava che «eccettuate Ie raccolte piu copiose ed insigni di Cartapecore manoscritte, conosciute gia ed illustrate dagli eruditi, le altre ancorche non si disperdano restano affatto inutili nello stato in cui sono, e quali se piu non esistessero, mentre non si puo ad esse ricorrere ogniqualvolta se ne ignora la provenienza, e l'importanza, ed ogniqualvolta si custodiscano senza ordine e senza illustrazione da persone per 10 piu incapaci di fame uso, e di intenderle »1. A sua volta il re di Napoli, volendo giovare «non meno ai vari rami dell'amministrazione pubblica, che alla storia e alla diplomatica del regno », decretava: «L'uso di tutti gli archivi e pubblico. Ciascuno potra chieder copie delle carte che vi si conservano » 2.

Fu peraltro soltanto nell'epoca della Restaurazione che gli antichi Stati italiani si attrezzarono archivisticamente in modo piu 0 meno consono ai nuovi tempi, intrecciando desiderio di memoria culturale con esigenze di documentazione amministrativa, di certezza del diritto, di persistente tutela del segreto del principe divenuto «segreto di Stato », e coltivando cosi quella doppia anima archivistica, fonte di impacci e insieme di impliciti suggerimenti per l'uso storiografico degli archivi stessi, tradizionalmente proposti soprattutto come fonti per la storia del potere ~~. ~ II primo compito di unificazione archivistica che si pose il nuovo regno d'Italia fu di ricondurre tutti gli Archivi sotto un unico ministero, posto che al momenta dell'Unita essi erano suddivisi tra ministero della pubblica istruzione, che ne accentuava la funzione culturale (Firenze, Lucca, Pisa, Siena, Napoli, Venezia, Mantova), e ministero dell'interno, che ne accentuava la funzione amministrativa (Torino, Genova, Cagliari, Milano, Brescia, Modena, Parma, Palermo). Depositi di carattere storico erano costituiti anche alle dipendenze dei ministeri delle finanze e della giustizia. Fu prescelto il ministero dell'interno 3, aile cui dipendenze gli Archivi

1 Cfr. Bandi Toscana, cod. IX, n. LXXVI.

2 Art. 2 del decreta 22 dic. 1808, in Bullettino regno di Napoli, 1808, n. 246. Si confronti il precedente chiaramente costituito dall'art. 37 della legge del 7 messidoro a. II (23 giu. 1794).

3 Cfr. r.d. 5 mar. 1874, n. 1852. Si veda in merito A. D'ADDARIO, La collocazione degli Archivi nel quadro istituzionale dello Stato unitario (1860-1874), in RAS, XXXV (1975), pp. 11-115.

Introduzione

di Stato resteranno fino al 1974, quando, non senza forti resistenze, passeranno al neo costituito ministero per i beni culturali e ambientali 1.

A noi interessa qui ricordare soltanto i provvedimenti che, completando nell'arco di un secolo la costruzione di una rete uniforme di Archivi di Stato su tutto il territorio nazionale, hanno posto Ie basi materiali per la impostazione della Guida generale.

Molto brevemente: ancora nel 1874 furono istituiti il consiglio superiore degli archivi del regno (r.d. 26 marzo, n. 1861) e nove sovrintendenze per gli archivi piemontesi, liguri, lombardi, veneti, emiliani, toscani, romani, napoletani, siciliani (r.d. 31 maggio, n. 1949). II r.d. 27 mag. 1875, n. 2552 stabili «Ie regole per l'ordinamento generale degli Archivi di Stato ». Nel 1902 fu emanato un regolamento (r.d. 9 settembre, n. 445), modificato (non troppo) ne11911 (r.d. 2 ottobre, n. 1163). II regolamento del 1911 e ancora in vigore, pur essendo per ben due volte (1939 e 1963) cambiata la legge di cui dovrebbe fornire le norme di esecuzione: bizzarria giuridica, non unica, del resto, nell'ambito della legislazione archivistica. Nel frattempo il r.d. 31 die. 1891, n. 745, aveva soppresso Ie sovrintendenze a base regionale, trasferendone Ie competenze aIle direzioni dei singoli Archivi di Stato. Nel 1932 (r. d. 22 settembre, n. 1391) fu compiuto un passo importante per l'unificazione del servizio archivistico: gli Archivi provinciali del Mezzogiorno, che risalivano alla legge organica borbonica del 12 nov. 1818, n. 1379 (estesa alla Sicilia con decreto reale 10 ago 1843, n. 8309), divennero statali e assunsero il nome di Archivi provinciali di Stato. Gli Archivi di Stato pleno iure erano allora ventitre (dopo l'unita erano stati istituiti quelli di Roma nel 1871, di Bologna nel 1874, di Massa nel 1887, di Reggio Emilia nel 1892; gli ultimi erano stati quelli di Trento e di Trieste nel 1926, di Zara ne11928, di Bolzano neI1930). II « nuovo ordinamento degli Archivi del regno », stabilito con la I. 22 die. 1939, n. 2006, se da una parte compi un passo decisivo nell'istituire (in a1cuni casi, soltanto sulla carta) una rete completa di Archivi in ogni capoluogo di provincia, dall'altra ne ritenne solo venti degni del nome di «Archivi di Stato » 2; tutti gli altri dovettero accontentarsi di que\lo incongruo, e fonte di equivoci, di «Sezione di Archivio di Stato ». Infine, dopo parziali rnodifiche portate da provvedimenti adottati nell'immediato dopoguerra, il vigente d.p.r. 30 sett. 1936, n. 1409 mise da parte ogni pudore nominalilistico, e chiamo tutti indifferentemente Archivi di Stato, da quello di Venezia 2. quello di Enna. Previde anche la istituzione di quaranta Sezioni (questa volta in senso proprio, perche dipendenti dall'Archivio del capoluogo) in comuni di particolare importanza nell'arnbito di ciascuna provincia (ne sono state finora istituite trentanove delle quali per a solo trentasei funzionanti).

II quadro di questa unificazione normativa e organizzativa non sarebbe completo

1 Cf~. d.l. 14 die, 1974, n. 657 e legge di conversione 29 genn. 1975, n. 5, da integrare con il d.p.r. 30 dIC. 1975, n. 854, che disciplina (estensivamente) Ie competenze rimaste al ministero dell'interno in n:ateria di autorizzazioni alia consultazione ·dei documenti dell'ultimo cinquantennio. Su tutta la vicenda cfr. C. PAVONE, Gli Archivi nel lungo e contraddittorio cammino della riforma dei beni culturali, in RAS, XXXV (1975), pp. 143-160.

2 Essi erano: Torin~, Genova, Milano, Mantova, Venezia, Trento, Bolzano, Trieste, Zara, Bologna, Mod~n~, Parma, Firenze, Lucca, Pisa, Siena, Roma, Napoli (con sezione a Caserta), Palermo, Cagitan.

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Guida generale degli Archivi di Stato

se non tenessimo conto di almena un altro apporto massiccio e generalizzato, quello degli archivi notarili 1; ese, d'altra parte, non ricordassimo che, per privilegi antichi e recenti, sono rimasti fuori della rete deg1i Archivi .di Stato l'archivio del ministero deg1i affari esteri, quelli della camera dei deputati e del senato e, parzialmente, quelli del ministero della difesa 2.

Che cosa dunque, sempre dal punto di vista del dover essere normativo, si dovrebbe trovare neg1i Archivi di Stato? Risponde l'art. 1 del pili volte ricordato decreto presidenzia.le del 1963: « ... gli archivi deg1i Stati italiani preunitari; i documenti degli organi legislativi 3, giudiziari ed amministrativi della Stato non pili occorrenti aile necessita ordinarie del servizio; tutti gli altri archivi e singoli documenti che 10 Stato abbia in proprieta 0 in deposito per disposizione di legge 0 per altro titolo ». Cosa si trovi di fatto negli Archivi di Stato, e compito di questa Guida illustrare. Ma giova preliminarmente ricorda.re ancora, soprattutto per gli studiosi di storia contemporanea, che i versamenti neg1i Archivi di Stato dei documenti degli uffici amministrativi e delle magistrature giudiziarie dovrebbero avvenire, previa selezione (art. 23 del decreto del 1963), quarant'anni dopo l'esaurimento dell'affare cui si riferiscono, anche se possono essere accettati «versamenti di documenti pili recenti, quando vi sia pericolo di dispersione 0 di danneggiamento » 0 quando (art. 24) l'ufficio viene soppresso. Di fatto - anche questo e documentato dalla Guida, e vedremo poi di trarne qualche commento - mentre si trovano negli Archivi di Stato documenti anche dell'ultirno quarantennio, ve ne mancano quantita cospicue di quelli precedenti al quarantennio.

I documenti conservati negli Archivi di Stato sono liberamente consultabili, principio questa ricondotto nell'attuale ordinamento alla liberta di pensiero proc1amata della costituzione (artt. 21 e 33). La disposizione del decreto del 1963, che riafferma questo principio (art. 21), ne pone nella stesso tempo i limiti; limiti che hanno anch'essi fondamento nella costituzione e che sono riconducibili alla tutela della segretezza, imposta nell'interesse 0 della Stato 0 dei privati 4.

1 In virtu dell' art. 23 della vigente Iegge del 1963, che recepiva quanta disposto dalla I. 17 mag. 1952, n. 629 (art. 3) suI riordinamento degli archivi notarili, sono versati agli Archivi di Stato, dagli Archivi notarili distrettuali, « gli atti notarili ricevuti dai notai che cessarono dall'esercizio anteriormente all' ultimo centennio ». Lo stesso decreto del 1963 (art. 58) disciplina anche iI passaggio agli Archivi di Stato - salve alcune riserve - degli atti con ten uti negli archivi notarili comunaIi, posti aile dipendenze degli Archivi di Stato dalla I. 19 lu. 1957, n. 588 (art. 2).

2 Consacrando uno state di fatto gia esistente, iI decreta presidenziale del 1963 - come gia la legge del 1939 - ha legittimato I'eccezione esonerando i ministeri degli affari esteri e della difesa dalI'obbligo d'istituire Ie commissioni di sorveglianza, predisposte in vista del versamento degli atti agli Archivi di Stato (per il ministero della difesa pero esistono apposite commissioni di scarto). Archivi storici, talvolta con carte di Stato, sono stati costituiti anche presso i musei del Risorgimento e presso gli istituti di storia della Resistenza (rna, come si vedra, carte dei cornitati di liberazione nazionale sono anche negli Archivi di Stato). Per gli archivi degli organi Iegislativi vedi nota seguente.

3 Ma la I. 3 febbr. 1971, n. 6 ha provveduto a istituire speciali archivi storici presso i due rarru

del parlamento. '

4 Ecco iI testa dell'articolo (primo, secondo e terzo comma): « I documenti conservati negli Archivi di Stato sono liberamente consultabili ad eccezione di quelJi di carattere riservato relativi alIa politica estera 0 interna dello Stato, che divengono consultabili cinquant'anni dopo la loro data, e di queIIi riservati relativi a situazioni puramente private di persone, che 10 divengono dopo settant'anni. I documenti dei processi pen ali sono consultabili settant'anni dopo la data della concIusione del procedimento.

Introduzione

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E infine appena il caso di ricordare che negli Archivi di Stato non sono {stituzionalmente conservati gli archivi e i documenti che non siano appunto « di Stato », cioe i numerosi, importanti e vari archivi non statali, da quelli dei comuni a quelli delle regioni, a quelli dei privati. Su di essi l'amministrazione degli Archivi esercita la vigilanza, che e propria della Stato su tutti i beni culturali, tramite Ie sovrintendenze a circoscrizione regionale (istituite ne1 1939), rna non ne impone la conservazione negli Archivi di Stato. In questi si trovano tuttavia numerosi e pregevo1i fondi non statali, pervenuti a vario titolo, di deposito 0 di dono 0 di acquisto 1.

Altra documentazione che integra 1acune di quella posseduta dagli Archivi di Stato puo trovarsi in biblioteche ove sono raccolti, talvolta come manoscritti 0 carteggi, spezzoni di fondi provenienti da archivi pubblici 0 privati, 0 addirittura singoli volumi 0 registri avulsi dalle serie di cui facevano parte 2.

Non appartengono allo Stato, anche se collocati suI suo territorio, quegli archivi « ecclesiastici» che tanta importanza rivestono per la storia d'Italia e che sono conservati dalla Chiesa nei suoi istituti. II concordato del 1929 ha esc1uso il potere

11 ministro per I'interno, previo parere del direttore dell'Archivio di Stato competente [ ... ], puo permettere, per motivi di studio, la consultazione di documenti di carattere riservato anche prima della scadenza dei termini indicati nel comma precedente,

I documenti di proprieta dei privati, e da questi depositati negli Archivi di Stato 0 agli Archivi medesimi donati 0 venduti 0 lasciati in eredita 0 legato, sono assoggettati alla disci pi ina, stabilita dal primo e dal secondo comma del presente articolo ».

L'art. 22 estende queste norme agli archivi degli organi della Stato non an cora versati negli Archivi di Stato nonche a quelli degli enti pubblici. Per l'interpretazione di queste norme vedi, da ultimo, P. D'ANGIOLlNI, La consultabilita dei documenti d'archivio, in RAS, XXXV (1975), pp. 198-249, e la bibliografia ivi citata.

I Un piano di pubblicazione di Guide region ali degli archivi comunali, a cura delle sovrintendenze, formulato nella stesso periodo in cui fu dato inizio a questa Guida, non ha finora avuto esito. A cura rispettivamente delle soprintendenze archivistiche per la Toscana, e per il Lazio, l'Umbria e Ie Marche, sono stati stampati tre volumi: Gli archivi storici dei comuni della Toscana, a cura di G. PRUNAI, Roma 1963 (QRAS, 22); Gli archivi dell'Umbria, Roma 1957 (PAS, XXX) che, oltre al materia!e degli Archivi di Stato (Sezioni) di Perugia e Terni e delle Sottosezioni aIJora esistenti descrive anche gli archivi comunali delle due province; Gli archivi storici dei comuni delle Marche: a cura di E. LODOLINf, Roma 1960 (QRAS, 6).

Una ricognizione generale degli archivi -italiani fu tentata dal Mazzatinti e proseguita dal Degli Azzi Vitelleschi negli anni 1897-1915 (vedi p. XV): essa avrebbe dovuto comprendere sia Ie carte allora conservate negli istituti statali sia quelle oggi sottoposte a vigilanza, e raccogliere anche inventari di singoli fondi. Ma pochi sono gli Archivi di Stato che vi compaiono e d'aItra parte non sono rappresentate parecchie localita, specie del Sud.

Aneor meno fortunata fu la Guida storica e bibliografica degli archivi e delle biblioteche d'Italia, sotto il patronato dell'Istituto storico italiano e poi dell'Istituto storico italiano per iI Medioevo: furono pubblicati, riguardo agli archivi, solo tre volumi: 1. Provincia di Firenze, parte I, Prato, a cura di R. PIATTOLI, Roma 1932; H. Provincia di Pistoia, parte I, Pistoia, a cura di R. PIATTOLI, Roma 1934, e parte II, Mandamento di Pistoia (Cortine e Podesterie), acura di R. PIATTOLI, Roma 1936; VI. Provincia di Aquila, parte J, Citra di Aquila, a cura di L. CASSESE, Roma 1940, e parte H, Comuni della provincia di Aquila, a cura di L. CASSESE, Roma 1940.

2 La constatazione - ehe emerge gia dal Mazzatinti - non e nuova; come non e nuova la pro posta di scambi di materiale tra archivi e biblioteche, Cfr. A. PANELLA, Le restituzioni, in NAS, II (1942), pp. 130-132, ora in A. PANELLA, Scritti archivistict, Roma 1955 (PAS; XTX); L. CASSESE, Intorno al concetto di materiale archivistico e materia!e bibliografico in NAS, IX (1949), pp. 34-41, ora in L. CASSESE, Teorica e metodologia. Scritti editi e inediti di paleografia diplomatica, archivistica e biblioteconomia, a cura di A. M. CAPRONI, Salerno 1980. Ogni proposta di scambi e stata cornunque finora disattesa, anche dopo la costituzione del nuovo ministero per i beni culturali che gestisce entrambi i tipi di istituto.

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Guida generale deg/i Archivi di Stato

di vigilanza della Stato su questi archivi 1. Occa.sionalmente tuttavia se ne puo trovare qua1cuno negli Archivi di Stato, tal volta. accanto a. carte provenienti dalle corporazioni religiose soppresse 2.

3. Precedenti tentativi di deserizione generale del contenuto degli Archivi di Stato. Tenta.tivi di offrire un panorama genera Ie di quanta conservato negli Archivi di Stato non sono in pa.ssa.to mancati. Perche si passi dalle final ita preva.lentemente interne delle relazioni volte a ragguagliare i pubblici poteri sulle condizioni e sulle necessita d.el servizio a un'opera con dichiarate finalita scientifiche occorre tuttavia arrivare al 1910. Per suggerimento di Pasquale Villari il consiglio superiore degli archivi approve ~Ilora l'idea di un « manuale 0 guida degli Archivi di Stato », che ebbe attuazione sotto la direzione di Eugenio Casa.nova. L'iniziativa mise capo al volume, di 312 pagine, intitolato L'ordinamento delle carte degli Archivi di Stato. Manuale storieo archivistico 3. II volume pose alcuni punti fermi ai quali credette opportuno riferirsi anche il successive manuale del 1944: Gli Archivi di Stato italiani 4.

Le due opere si ispirano a criteri redazionali assai simili che, breve mente, 51 possono ri~urre ai seguenti: carattere sommario della trattazione (anche la seconda. opera, piu estesa, non supera le 606 pagine); impostazione fondamentalmente « storicistica » del lavoro, diviso, voce per voce, tra una premessa storica sulla genesi dell'Archivio e -un successive profilo delle singole magistrature che hanno dato origine aIle carte; discorso differenziato e tale da fare emergere l'importanza di a1cuni fondi nei confronti di altri; infine unita, almeno nelle intenzioni, di indirizzo e di metodo.

Non sempre pero tali criteri sono in realta rispettati.In primo luogo fa difetto, in molte voci, proprio la trattazione storica dei fondi e degli istituti. Gli stessi pro-

1 Ai sensi dell' art. 30 del concordato la gestione ordinaria dei beni ecclesiastici « ha luogo sotto la vigilanza .ed _il controllo delle competenti auto rita della Chiesa, esc1uso ogni intervento da parte della Stato italiano ... », Sulla questione cfr, A. PANELLA, Per una « Guida storica degli. archivi ec-c/esia~tici », in Miscellanea archivistica Angelo Mercali, Citta del Vaticano 1952, pp. 375-382, ripubbhcato nel volume Scritti archivistici, Roma 1955 (PAS, XIX), pp, 269-278; F. BARTOLONI Gli archivi ecc/esiastici, in NAS, XII (1952), pp. 10-14; G. GIANNELLI CANTUCCI, La condizion; degl~ archi~i .ec~lesiastic; nel dirilto della Stato in Italia, in RAS, XIX (1959), pp. 53-84. La Rassegna degli ArchlVl. ~l Sit yo, XXXI (1971), p. 520 (G/i archivi ecclesiastici e la revisione del concordato) ha dato notizia di una proposta, formulata dalla commissione per la revisione del concordato di .c~eare U1;a ~o~mi~sio.ne mista di archivisti .statali ed ecclesiastici e di aprire agli studiosi gli ar: chivi ecclesiastici italiani fino a!la data stabilita dalla Santa Sede per I' Archivio vaticano.

2 Sulle vicende, in generale, degli Archivi di Stato efr. anche A. D'ADDARIO L'organizzazione arch ivistica italiana a11960, Roma 1960 (QRAS, 4) e la bibliografia ivi citata; E. L~DOLIN!, Organizzazione e legislazione archivistica italiana, Bologna 1980. Per la legislazione cfr. MINISTERO DELL'INTERNO. DIREZIONE GENERALE DEGLI ARCHIV! DI STATO, La legge sugli archivi, Roma 1963, e F. PUSCEDDU; Manuale di legislazione amministrativa sui beni culturali archivistici, Roma 1978. Per un quadro generale curato da una associazione dedita alia salvaguardia dell'intero patrimonio culturale italiano, vedi Gli archlvi: proposte di collaborazione per una migliore tutela, Roma 1975 (Quaderni di «Ttalia Nostra », 10).

aRoma 1910, a cura del MINISTERO DELL'INTERNO, DlREZIONE GENERALE DELL'AMMINISTRAZIONE

~= .

4 Zanichelli, 'Bologna 1944, a cura del MINISTERO DELL'INTERNO, UFFICIO CENTRALE DEGLI ARCHIVI

DI STATO. -

Introduzione

motori del volume del 1910, di fronte aile molte difficolta che avrebbe spesso cornpo~tato una trattazione rigorosamente storica, era.no costretti a consigliare, come scnvono nella prefazione, di « descrivere 10 state presente delle cose la distribuzione, l'ordinamento in cui i manoscritti oggi si trovano disposti, anche quando, per Ie vicende del passato, pel capriccio di qua1che direttore, un tale ordinamento non sembrasse ne logico ne scientifico, non rispecchiasse pili le istituzioni politiche o amministrative degli Stati in cui gli Archivi erano sorti ».

Si nascondeva in queste parole l'ambiguita del «metodo storico» come in Italia e stato, in modo prevalente, applicato agli Archivi, ambiguita con la. quale anche la redazione della Guida generale si e dovuta misurare. Da una parte infatti la « storia » da rispettare viene indicata come quella dell'istituto produttore dell'archivio, nel quale aprioristicamente si assume che esso istituto nell'essenza si rispecchi; dall'altra si tende a dare autonomia aile vicende comunque subite dalle carte, anche per cause estranee aile vicende dell'istituto come tale e al mutare stesso dell'orga.nizzazio~e ch~ esso ha dato alia propria memoria. Cosi quanto causato, ad esempio, da mcuna, guerre 0 alluvioni finisce con l'essere considerato immodificabile, e la storia da rispettare diventa in sostanza la storia, 0 meglio la minuta cronaca delI'archivio stesso. La pigrizia deIl'amministrazione e degli archivisti viene cosi nobilitata come omaggio alla storia.

Il r.d. 27 mag. 1875, n. 2552, sull'ordinamento degli archivi, a.veva in verita introdotto un vistoso strappo al « metodo storico », disponendo (art. 6) che i documenti conservati negli Archivi di Sta.to non provenienti da.i « dicasteri centrali» 1 venissero « ripa.rtiti in tre sezioni, cioe degli atti giudiziari, degli atti amministrativi, degli atti notarili». La disposizione era ripetuta nel regola.mento del 1902. II principio della divisione dei poteri veniva. cosi applicato retrospettivamente ad epoche cui era sconosciuto, spingendo gli archivisti a conseguenti arbitrarie sistema.zioni dei fondi, nelle quali si rifaceva. strada, a grandi e imprecise linee, il metoda «per materia» 0 forse meglio si direbbe «per funzione ». II regolamento del 1911, emanato subito dopo la. pubblicazione del Manuale patrocina.to dal Villari, riprese Ia norma rna, forse per attenuarne il danno, la limito agli atti che sarebbero stati archiviati dopo l'entrata in vigore del regolamento stesso 2. In realta - anche perche non tutti gJi atti preunitari erano stati acquisiti, a quella data, dagli Archivi di Stato (non 10 sono in qualche misura. neanche ora) - la norma della ripartizione in sezioni conti~~o .ad essere applicata estensivamente a tutto il materia1e conservato negli Archivi di Stato. Lo provano molte voci sia del Manuale del 1910 che del volume del 1944 che 10 ricalca, voci regolarmente divise nelle quattro sezioni ed in altre « speciali », introdotte, come si e visto, per fa.re posto a documentazione specifica dei singoli Archivi 3.

: Ques~i ultimi avrebbero dovuto costituire una sezione apposita detta -degli «atti di Stato ».

Cfr. I art. 68 del.reg.olam~nt.o approva.to con r.d. 2 ott. 1911, n. 1163. II medesimo articolo prev~deya anche ;< seziom speciali )} per « gli atti che non provengono da magistrature da amministrazioru, , da n<;>taJ ». Anche questa disposizione ripete quanto gia disposto dai precedenti regolamenti. 3 .COSt. troviamo spesso seziom p~rt~colari per gli .archivi militari (Napoli, Torino), per gli archivi di enti e/o l?erson~ _pnvate (Cagliari, Reggio Emilia, Roma) 0 per Ie corporazioni religiose (PaIermo, Regg~o El!'tha, ~~ma) .c.per Ie raccolte e c.ollezioni. (Milano, Roma). Troviamo anche la sezione degli atti arnministrativi, troppo sproporzionata rispetto aile altre, bipartita in sezione

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Guida generale degli Archivi di Stato

Nella maggior parte di essi si era riusciti pero a limitare Ie dannose conseguenze di quelle cJ.isposizioni declassando Ie sezioni a sottopartizioni di particolari periodi storici 1. La Guida generate non ha tenuto conto della divisione in sezioni, come e state chiarito, quando e apparso necessario, nelle introduzioni ai singoli Archivi di Stato che Ie avevano adottate.

Va peraltro aggiunto 'che sia l'ordinamento del 1875 che il regolamento del 1902 tenevano fermo un principio, cui si attenne anche il regolamento del 1911 : che cioe, nell'ambito di ciascuna sezione, gli atti venissero « disposti separatamente per dicastero, magistratura, amministrazione, corporazione, notaio, famiglia 0 persona, secondo l'ordine storieo degli affari 0 degli atti» (art. 68 del regolamento del 1911). Si esprimeva cosi Ia volonta di salvare il «rispetto dei fondi » pur nella distinzione delle sezioni, sorvolando peraltro sulle difficolta che sarebbero nate dall'imbattersi in magistrature che avessero esercitato promiscuamente funzioni amministrative e funzioni giudiziarie. 11 problema era comunque assai meno rilevante di quello che, negli archivi francesi, e posto dalla coesistenza tra gli astratti cadres de classement e il sempre ribadito respect des fonds 2.

Anche a causa di questa situazione, dalla quale non era certo facile prescindere, sia il Manuale del 1910, sia la pubblicazione del 1944 non riuscirono ad essere improntati a quell a e unita di indirizzo e di metoda » cui pure avrebbero inteso is pirarsi. I curatori del volume del 1944 affermano di aver voluto diproposito lasciare «molta liberta ai compilatori». Ma in certi casi si e venuto meno ai criteri pili generali che avrebbero dovuto essere rispettati; spesso manca, per fare un solo esempio, addirittura l'indicazione della consistenza del fondo (il sopravvenire della guerra impedi forse una maggiore rifinitura dell'opera), Le brevi introduzioni storiche hanno poi diverso valore: in qualche caso sono state redatte con chiarezza e con cognizione della materia; in altri casi invece con poca cura e senza studio adeguato. lnoltre il carattere discorsivo della trattazione che passa senza soluzioni di continuita dall'uno all'altro fondo, sorvolando sui dati propri di ciascuno di essi, cancellando divisioni di epoche e distinzioni di uffici, nuoce spesso alia chiarezza della voce nel suo complesso (anche nella presentazione tipografica); e costituisce un esempio di quel cattivo uso della «storicismo», che maschera invece di denunciare i vuoti d'informazione.

Lascia oggi perplessi la dichiarazione di intenti che veniva fatta nella prefazione del Manuale del 1910 e cioe che l'opera doveva servire soprattutto alla preparazione degli archivisti - in pro dei quali occorreva insistere sull'inquadramento dottrinario - pur dovendo essa riuscire «utile anche agli studiosi in genere». Lascia perplessi non solo per la gerarchia stabilita tra Ie due finalita, rna anche per il suggerito cri-

di atti amministrativi in senso strettoe di atti finanziari (Milano, Roma) 0 di atti amministrativi e atti politici (Cagliari, Napoli, Palermo). E non mancano neppure sezioni di « atti vari » (Massa) o « diversi » (Palermo).

1 QuaIche ulteriore traccia della divisione in sezioni e rimasta in quegli agglomerati di carte che sotto il nome di « giurisdizioni» 0 «giusdicenze» raccolgono atti promiscui di magistrature, di solito di primo grado, di diverse epoche e diversi regimi.

2 Per un confronto con gli archivi francesi si veda F. VALENTI, Considerazioni sui « Manuel d'archivistique» francese in rapporto all'esperienza archivistica italiana, in RAS, XXXIII (1973), pp. 77-104.

Introduz ione

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terio di distinzione, che riserva agli archivisti la «dottrina», come se essa potesse essere qualcosa di diverse dalla «utilita » degli archivi per gli studi. I redattori della Guida generale confidano di essere riusciti a superare siffatta, corporativa, distinzione di piani.

Quanto ai dati quantitativi che si traggono dalle due pubblicazioni e alla lora comparabilita bastera aggiungere che nel Manuale del 1910 troviamo la descrizione di soli diciannove Archivi. Nella pubblicazione del '44 gli Archivi descritti sono divenuti ventitre poiche, come si e accennato, ai precedenti si sono aggiunti quelli di Bolzano, Trento, Trieste con le Sezioni di Fiume e Zara 1. Vi sana poi descritte, con scarne notizie, Ie venti Sezioni di Archivio di Stato costituite dagli ex Archivi provinciali del Mezzogiorno 2.

Un pili puntuale confronto di dati quantitativi e di ordinamenti risulta impossibile, dato il carattere, cui abbiamo accennato, delle due pubblicazioni.

Chi voglia fare un paragone con il materiale che, dopo altri trentasette anni, si trova descritto in questa Guida potra avere comunque un'idea, sia pure approssirnativa, del ritmo di accrescimento della documentazione acquisita agli Archivi di Stato, e insieme dell'aumento degli istituti predisposti per la sua conservazione. Dal 1944 sono stati istituiti in ciascuna delle attuali province, tranne che ad Aosta, i pr~v!sti Archivi di Stato, i quaJi pertanto sono oggi novantaquattro, oltre all'ArChlVIO centrale della Stato; accanto a questi sono poi descritte in questa Guida anch.e Ie. trentanove nuove Sezioni di Archivio di Stato nel frattempo istituite. Si consideri che la guerra ha portato da una parte distruzioni (particolarmente gravi i danni sublti dagli Archivi di Messina, Milano, Napoli, Palermo, Parma e Torino), dall'altra ha obbligato a spostamenti di carte, talvolta affrettati e disordinati, e a nuovi versamenti ingenti di materiale, assai malconcio, proveniente da uffici cessati 3. Danni notevoli, specialmente a Firenze, sono stati apportati dalle alluvioni del novembre 19664•

4. impostazione iniziale della Guida generale e svolgimento dei lavori. I lavori preparatori della Guida generale iniziarono nel giugno 1966, ad iniziativa dell'allora ufficio studi e pubblicazioni della direzione generale degli Archivi di Stato 5.

1 L.a I~gge de,l :39. aveva pero decIassato a Sezioni gli Archivi di Brescia, Apuania e Reggio Emilia; cosl.gh Archivi di Stato erano In realta, nella tabella allegata alIa legge stessa, in numero di venti /vedi nota 2 a p. 3).

2 Veramente, in seguito all'applicazione dell'art. 2 della legge del '39, erano state istituite entro il 1943, anche Ie nuove Sezioni di Alessandria, Ancona Arezzo Como Forll Livorno Macerata Perugia, Pistoia, Ravenna, Savona, Udine, Verona, Vic~nza; di 'queste perC> n~n si da dotizia nell~ pubblicazione del '44.

3 Cfr. Danni guerra 1940-1945, ed E. GENCAHLLl, Gli archivi italiani durante fa seconda guerra mon:Iiaie, Roma 1979 (QRAS, 5~). Tra !e relazioni ufficiali sugli archivi una menzione particolare merita, In questa sede, quella pubbhcata con il titolo Gli Archivi di Stato al1952 ned. Roma 1954. Oltre all~ .pr?blematica sugli a~chivi pr~yalente in quel momento, essa contie~e in_fatti notizie sugli ArChlVI di Stato e Ie Sezioni costituin tra il 1944 e il 1952.

4 Ctr. Danni alluvione 1966.

, Sulla prima fase di lavoro rinviamo a P. D'ANGIOLINI, C. PAVONE l.a Guida generale deg/i Archivi di Stato italiani: un'esperienza in corso, in RAS, XXXII (1972),' pp. 1-21.

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Guida generale degli Archivi di Stato

11 consiglio superiore degli archivi e il comitato per Ie pubblic.azioni, in seno ad esso costituito, mostrarono di riconoscerne l'importanza e qualificarono l'imI?resa come « impegno prioritario» dell'amministrazione archivistica. Questa espressione, tanto abusata nei pill vari settori della vita pubblica italiana, non ha. porta.to for: tuna nemmeno alla Guida, che ha dovuto aprirsi a fatica la strada tra 1 molti evan impegni che l'amministrazione aveva ed e venuta assumendo, per tacere delle. non poche incomprensioni rivelatesi durante il cammino, con la conseguente deficienza

dei mezzi posti a disposizione dei redattori. .. . . .

Un iniziale schema di lavoro, elaborato dall'ufficio studi e pubblicazioni .e illustrato nelle riunioni dei direttori d'Archivio tenutesi a Napoli e a Brescia nelrestate del 1966 fu sottoposto all'esarne degli archivisti che forrnularono per iscritto le lora osservazioni e controproposte di vario impegno e livello. Dall'abbondante materiale raccolto fu estratto un ampio rapporto, discusso poi in una serie di riunioni regionali e interregionali svoltesi presso gli Archivi delle citta capitali degli Stati preunitari. Esaurita anche questa seconda fase, furono nel corso

del 1969 elaborate Ie istruzioni operative. . .. .

La maggioranza degli archivisti riconobbe.l:import.anza e l'ur~e.n~~ de.lla mlzlatJv~; ma molti non nascosero il proprio scettrcismo circa la possibilita di condurla 111 porto. Troppe volte, nella storia dell'amministr~zione .archivistic~, pr~grammi ampi e ambiziosi si erano insabbiati; troppo grand! appanvano I~ ~Iffico~ta da superare in rapporto alia scarsita dei mezzi e del person.al~; note~olt Sl mallifestaron~ infine le resistenze ad un inquadramento, nelle grand! 1111ee, uniforrne, sospettato di voler mortificare la ricca varieta storica delle situazioni locali. Alcune obiezioni assunsero la veste del rilancio perfezionistico: in nome della scienza si richie de va no lavori preventivi di natura e di mole tali che del risultato avrebbero fruito gli studiosi non di questa ma delle future generazioni.

II punto di vista da cui mossero i promotori dell'iniziativa fu invec~ ~he.se dopo un secolo di amministrazione unitaria gli Archivi erano nelle condlZ10111 lamentate riguardo alia completezza delle acquisizioni, allo stato degli ordinamenti e delle inventariazioni, alla quanti tit e, in qualche caso, alla qualitit. del person~le, all'impianto organizzativo generale, non si potevano attendere alto cento ~nlll. per procedere prima ad una soddisfacente riorganizzazione ed a un completo no~d11la,?~nto e poi porre mana alla Guida. La Guida doveva invece nascere da una ncogruzione completa e corretta dello stato di cose esistente, ed assol~ere in .consegu~nza :- c~me abbiamo gia ricordato all'inizio di questa introduzione - 11 duplice compito di pnm~ informazione e di libro bianco sulle carenze, sui limiti, sul non fatto da cento anm a questa parte 1. In questa prospettiva la Guida era vista ~ome una pa~te di quel catalogo generale dei beni culturali italiani di cui, fin da pnma che verusse, n~l 1974: istituito il nuovo ministero per i beni culturali e ambientali, era stata da piu parti affermata la non procrastinabile esigenza. II «catalogo », nel nostro caso, doveva riguardare tutti e soltanto i fondi conservati negli Archi~i di S~ato. Furono pe.rtant~ escluse indagini supplementari, da qualcuno richieste, SUI fondi da versare, e giacenti

t Cfr, Ie osservazioni in proposito di I. ZANNI ROSIELLO, Presentazione dell'inventario ge_nera!e dei fondi conser vat i presso l' Archivio di Stato di Bologna, in Atti e memorie della deputazione di storta patria per Ie province di Romagna, n.s., XXVIII (1977), pr· 181-191.

Introduzione

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ancora in gran quantita e spesso malandati nelle cantine e nelle soffitte dei ministeri e degli altri uffici statali, perche questa impresa avrebbe quasi raddoppiato 10 sforzo da compiere (ci si e limitati al riguardo a dare· in nota qua1che sobria indicazione richiesta dal contesto). E stata parimenti evitata la riapertura di annose controversie sui trasferimenti di documenti dall'uno all'altro Archivio di Stato, il pili delle volte gelosi delle carte comunque pervenute fra Ie loro mura. In un primo momenta si era pensato di proporre pochi spostamenti di fondi, per cause occasionali e recenti conservati fuori dalla lora sede naturale; ma anche queste modeste migrazioni sono state rese impraticabili e ne e stat a abbandonata l'idea, Sono stati fatti comunque gli opportuni rinvii dall'una all'altra voce, ogni qualvolta e apparso necessario.

E stato inoltre ritenuto superfl.uo indicare, in sede di Guida generale, il titolo giuridico in base al quale archivi e singoli documenti sono entrati negli Archivi di Stato. Va da se che il grosso dei fondi preunitari e stato ereditato dagli Archivi degli antichi Stati, mentre per le carte statali postunitarie il versamento, prescritto dalla legge, e stata la via maestra dell'incrernento degli Archivi di Stato.

Uno dei problemi che pili interessarono nella fase iniziale sia i1 consiglio superiore, sia it comitato per le pubblicazioni, sia gIi archivisti fu quello dell'ordine di collocazione degli Archivi di Stato nella Guida generale. Puo apparire un problema secondario e anche alquanto bizantino; ma in realta esso contribui a rivelare la differenza fra due diversi modi di concepire la Guida: l'uno, pill sensibile alle esigenze di una anche esterna presentazione «storica » del contenuto, chiedeva una collocazione secondo gli Stati preunitari; l'altro, favorevole invece all'ordine alfabetico, era teso a conseguire un risultato di facile accessibilita al ricercatore, secondo una impostazione storica anch'essa nella sostanza, ma schematica e analitica nel metodo espositivo. E stato adottato quest' ultimo criterio, col1ocando I' Archivio centrale in testa e le Sezioni subito dopo I' Archivio di Stato da cui dipendono.

5. La Guida generale come guida ai fondi. Partizioni e periodizzazioni. La Guida generale ha assunto come livello base di descrizione il « fondo » 0 «archivio », evidenziandone tipograficamente il nome con il carattere spaziato. La Guida e, in altre parole, una guida ai fondi, talvolta raggruppati in unit a archivistiche pill complesse, come meglio si dira in seguito (cfr. § 6). Non interessa in questa sede tentare una definizione rigorosa del «fondo », posto che sia possibile darla. Interessa invece avvertire subito, e anche·questo 10 si vedra meglio in seguito, che il nome di quello che viene tipograficamente descritto a Iivelio di fondo corrisponde nel maggior numero di casi al nome dell'istituto produttore delle carte. Una casistica delle non corrispondenze sarebbe superfl.ua; essa, oltre che dalla Guida stessa, si evince da mo1te precisazioni fatte in questa introduzione.

L'ordine in cui i fondi sono stati collocati nelle vocidedicate ai singo1i Archivi di Stato ha inteso innestare in un inquadramento storico alcune esigenze sistematiche ritenute necessarie per la chiarezza e la intelligibilita del testo. Ogni voce (esclusa ovviamente quella, del tutto atipica, dell'Archivio centrale dello Stato) presenta cosi una tripartizione fondamentale, segnata dai numeri I, II, III, cui non seguono titoli 0 spiegazioni, che si danno invece qui una volta per tutte.

La prima parte raccoglie gli archivi di organi statali e di governo, di istituzioni, di

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Guida generate degli Archivi di Stato

magistrature centrali e locali, fino all'unificazione italiana (e chiaro che l'elencazione non va letta secondo Ie moderne distinzioni giuridiche e che la parola « statale » non intende avere qui un significato rigoroso, non impegna cioe a riconoscere I'esistenza di uno « Stato » nel senso pieno e moderno).

La seconda parte della voce e dedicata agli archivi degli organi e uffici periferici dello Stato italiano unitario (anche qui, I'endiadi « organi e uffici» non rinvia a una rigorosa distinzione giuridica: mira solo a coprire la pili vasta area possibile). Infine, la terza parte della voce va innanzi tutto definita negativamente, nel senso che sono in essa ricompresi tutti gli archivi che non rientrano nelle due parti precedenti. Vedremo peraltro fra poco che e possibile darne anche una qualificazione positiva, che possiamo qui anticipare nella formula di archivi non statali 0 non periodizzabili secondo i criteri prima accennati.

L'unita d'Italia e stata dunque assunta come criterio periodizzante fondamentale, pur nella consapevolezza - in questo come in altri casi di rotture della continuita politica - che esistono sia continuita istituzionali sia vischiosita archivistiche che la scavalcano. E questo I'esempio pili evidente della opzione compiuta dalla Guida per un « metoda storico » che non subordini la « grande storia » del compimento dell'unita nazionale alla « piccola storia» delle vicende e traversie delle carte. Vedremo poi a quali accorgimenti redazionali si sia ricorsi,· in questa e nei casi analoghi, perche anche la « piccola storia» Iasciasse le tracce che e giusto che lasci. In verita andrebbe fatto al riguardo un discorso pili complesso e di pili ampie implicazioni. Se, come ormai sempre pili largamente si riconosce, i « tempi» della storia sono molteplici, e se d'altra parte il contenuto degli archivi documenta una vasta gamma di attivita che si svolgono appunto secondo tempi non coincidenti (e un tempo del tutto proprio puo seguire anche l'evolversi della « forma» degli archivi intesa come vincolo che unisce i singoli documenti), appare chiaro che qualcosa di arbitrario sarebbe state intrinseco a qualsiasi scelta periodizzante la Guida avesse fatto. Consapevole di cio, la redazione ha preferito adottare la periodizzazione pili evidente e generalizzabile - 0, se si vuole, pili bana1e - nella convinzione che essa era preferibile, proprio per la sua ovvieta; 'sia ad altre, forse pili raffinate, rna sicuramente meno di per se evidenti, sia a un rigetto del principio stesso della periodizzazione, che avrebbe poi rnascherato periodizzazioni criptiche e inespresse. I ricercatori, compresi quelli che si dedicano alia storia delle istituzioni e perfino quelli appassionati alia storia degli archivi, possono dunque non trovare, in un numero di casi pili 0 meno ampio, scanditi nella Guida i tempi propri dell'oggetto della loro specifica ricerca. Ci auguriamo peraltro che essi sap piano riconoscere nella periodizzazione, e negli altri criteri adottati per la presentazione dei fondi, 10 strumento, astratto e plastico ad un tempo, che pili faciliti la traduzione delle

domande storiografiche in domande archivistiche. '

Coerentemente a quanto finora detto, una periodizzazione secondo le grandi linee dello sviluppo della storia generale e istituzionale dei singoli Stati italiani e stata introdotta anche all'interno della parte I, che pertanto si presenta suddivisa in « Antichi regimi », « Periodo napoleonico », « Restaurazione ». Nelle voci siciliane e sarde manca, ovviamente, il periodo napoleonico; nella Sardegna Ie istituzioni degli antichi regimi proseguono fino al 1848.

L'espressione « Antichi regimi » e sembrata la pill comprensiva e la pili generaliz-

Introduzione

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zabile. II taglio istituzionale operato dai vari regimi napoleonici appare, con Ie cautele di carattere generale sopra esposte, incontrovertibile. Pill sfumato quello tra i regimi napoleonici e la Restaurazione, specie per la parte continentale del regno delle Due Sicilie. Si e introdotta tuttavia anche questa. distinzione per I" sua evidente utilita semplificatrice. Certamente il termine Restaurazione non copre l'intero periodo che va dal congresso di Vienna alia conclusione del Risorgimento, ne riguarda, inteso in senso strettamente statale, tutte Ie parti d'Italia, Pertanto la Guida opera in questo caso, sui piano storico, una indubbia forzatura, Sui piano archivistico tuttavia la soluzione non ha creato difficolta che siano apparse insuperabili,

Quando Ie periodizzazioni come sopra illustrate non corrispondono con esattezza a110 state reale dei fondi descritti nelle partizioni I e II della voce, quando cioe i fondi scavalcano Ie periodizzazioni stesse, si e proceduto in una duplice direzione. Innanzi tutto, nel corso dellavoro redazionale, sono stati in parecchi casi compiute sulfa carta Ie distinzioni e i raggruppamenti che non era possibile attuare sulfe carte. Ad esempio, quando 10 stato del fondo e la natura dei mezzi di corredo esistenti consentivano di distinguere con sicurezza Ie carte di un giudicato regio borbonico da quelle di una pretura italiana, i rispettivi fondi sono stati descritti separatamente, quale che ne siano oggi Ie contiguita e gli intrecci nella materiale collocazione e nella presentazione che ne danno i mezzi di corredo. Ma non sempre e stato possibile procedere a questi aggiustamenti, praticabili solo nei casi sicuri che non comportano arbitri e non danno luogo ad equivoci. Nei non pochi casi in cui reali, strette continuita archivistiche e ancor pill spesso il disordine impedivano il taglio istituzionale periodizzante, la scelta della collocazione in un periodo piuttosto che in un altro e stata fatta secondo la consistenza, e in qualche caso anche secondo la rilevanza, delle carte proprie dell'uno 0 deU'altro periodo. Un opportuno gioco di rinvii segnala queste situazioni, che si sono manifestate con maggiore frequenza nella distinzione tra periodo napoleonico e Restaurazione. Va infine ricordato che quando gli scava.lcamenti cronologici non sono rilevanti, non si e ritenuto necessario usare alcun particolare accorgimento e nemmeno procedere a continue, petulanti precisazioni.

Entro ciascuno dei tre periodi principali interni alia parte T, come sopra individuati, sono state talvolta poste in luce sottoperiodizzazioni rese esplicite con un titoletto a destra in neretto, di corpo minore rispetto a queUo della periodizzazione principale. I fondi che scava1cano una 0 pili sottoperiodizzazioni sono stati collocati in quella nella quale hanno inizio Ie carte, senza rinvii dalle sottoperiodizzazioni successive. Cosi, ad esempio, chi intenda studiare il granducato lorenese trovera nella sottoperiodizzazione « Periodo lorenese» i fondi che iniziano in quell'epoca; cio non esclude che nelle sottoperiodizzazioni precedenti possano trovarsi fondi che si protraggono fino alla fine del sec. XVIII.

Gli archivi dei comuni dell'Italia centro-settentrionale, per la parte precedente al periodo napoleonico, sono stati collocati nel periodo degli Antichi regimi, sia nel caso pill evidente di archivi di comuni che divennero capitali di Stati preunitari (esempio tipico, Firenze), sia nel caso degli altri comuni oggi capoluoghi di provincia e quindi sedi di Archivi di Stato. In questo secondo caso si e avuto cura di spiegare molto sommariamente i rapporti e le sovrapposizioni che si vennero a creare

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Introduzione

Guida generale degli Archivi di Stato

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consacrata ab antiquo - che divida ad esempio per materia un intero archivio di casa regnante - non presenti un ordine diverso.

Si era anche pensato di seguire l'ordine dato da almanacchi, calendari ufliciali, eccetera, a partire dalle epoche in cui i singoli Stati cominciarono a dotarsi.di siffatti strumenti; rna, poiche l'ordine in essi espresso e di anno in anna mutevole, oltreche spesso lacunoso e poco rigoroso, l'idea e stata abbandonata, tranne che nel caso di Napoli per il primo periodo borbonico e per quellomurattiano, Quelle pubblicazioni sono state tuttavia tenute presenti, accanto aIle leggi coeve, per stabilire meglio i rapporti che correvano tra questo 0 quell'uflicio e quindi per collocarne meglio i rispettivi archivi nelle singole voci. Cosi, ad esempio, e .stato possibile individuare numerose commissioni sorte in seno ad organi di controllo e ricollocarne gli archivi accanto a quelli degli organi stessi, dai quali talvolta erano stati separati .. Cosi ancora e stato possibile individuare caratteristiche di uflici che, benche irrdidipendenti, facevano per a capo ad altri, cui sono stati accostati. E stato possibile infine collocare in molti casi dopo gli archivi di organi con competenza mista, 0 eomunque molto estesa (ad esempio segreterie di Stato e ministeri), quelli degli organi con competenza pill specifica che da essi ebbero via via origine.

Delle soluzioni adottate in casi speciali - ad esempio, per Ie amministrazioni centrali di livello non ministeriale che coesistono con i ministeri di tipo moderno - e data ragione volta a volta nelle singole voci.

Gli archivi degii organi giudiziari, quando questa loro natura appare suflici~ritementericonoscibile, anche se non sempre esclusiva, sono stati collocati dopo quelli del potere esecutivo. E chiaro che questa distinzione e, nel periodo degli antichi regimi, tra Ie pill labili e incerte; non stupira quindi di trovare carte relative a funzioni giudiziarie in fondi collocati anche altrove. Dal periodo napoleonico in poi la distinzione e invece, in generale, pill netta, specie per quanta riguarda gli organi centrali; e, a sottolineare la natura del nuovo modello di organizzazione giudiziaria, e state seguito, sempre a partire da Napoleone, un ordine interno che sale dalle giurisdizioni di grado inferiore a queIle di grado superiore. Le giurisdizioni speciali e straordinarie sono state coIlocate di massima dopo quelle ordinarie.

Infine negli Archivi dove era stato adottato ab antiquo un sistema di ordinamento per materia (Milano e, in parte, per limitarci ai grandi istituti, Mantova e Torino) questa e state rispettato e in vario modo combinato, senza alterarlo, con i criteri generali adottati dalla Guida.

Un cenno a se meritano i « diplomatici ». Col nome di diplomatico figurano nella Guida solo quelli cosi chiamati per atto di nascita 0 pet consolidata tradizione; essi, sempre per ossequio alla tradizione, so no stati coIloeati in testa alla voce. Quale che sia il nome oggi localmente in uso, Ie altre raccolte di pergamene sono state collocate nella parte III della voce (cfr. § 7.s). Va avvertito che aicune pergamene, tratte in alcuni Archivi dalla costole di antiche legature, sono talvolta semplici frammenti, in qualche caso anche di testi letterari 0 musicali.

tra Ie antiche magistrature comunali, da cui andava scornparendo ogni car~ttere di sovranita, e i nuovi organi locali della Stato regionale che man. mana ve~llvano creati e coesistevano spesso con i primi, Per analogia sono stan collocatl. sotto gli Antichi regimi anche gli archivi dei comuni d.ell'ltalia centro-settentnonale oggi sede di Sezione di Archivio di Stato: ~ono state mvece .collocate r:ella parte III della voce le carte di tutti i suddetti archivi cornunali a partire dal penodo ~apole~nico da quando cioe il comune assume con chiarezza la sua ~oderna fisionomia di ente autarchico territoriale senza pill dubbio distinto orrnai dallo Stato. . Gli archivi di tutti gli altri comuni conservati oggi negli Archivi di Stato sono stat! collocati per intero nella parte III (efr. § 7.b).

6, Ordine dei fondi all'interno dei periodi storici. Dipl?matici .. Le maglie della, per~odizzazione adottata sono COS! larghe che non esauriscono 11 problema del.l ordm~ in cui descrivere i fondi, All'interno del periodo 0 sottoperiodo la collocazione del singoli fondi si e dovuta dunque ispirare ad ulteriori c:iter!.

Innanzi tutto, ad uno di natura pill strettamente archivistica. Quando la struttur~ di un insieme documentario e particolarmente ricca, articola~a e. cornplessa, e fon~l molteplici appaiono uniti da vincoli che e apparso necessano rispettare e. porre III evidenza allora nella stesura della voce, al di sopra del livello base costltU1~O, come gia ricordato, dal fondo, sono stati accolti uno 0 d~e ~l~eriori .livelli gerarchlc~m,ente sovrastanti, contraddistinti tipograficamente da titoli m n:amscolo collocati 1 uno al margine, l'altro, in corpo piu grande, al centro della p~gma. Nella voce Modena, ad esempio, la gerarchia e data nell' ordine da: Archivio segreto ~stens~, Casa ~ Stato, Documenti riguardanti la Cas a e 10 Stato, dove q~e~to ultimo e uno del molti fondi che compongono il grande e complesso Archivio segre!o ==. Dove questi raggruppamenti non esiston~ (ed.e il ~aggiornlIf!IeTe4~cast!, 0 d?ve ve ne sono di molteplici (rna sono pochi casi), 0 infine, quando ~eces~ ~1I1r:terno di essi raggruppamenti, si e seguito, nell'ordine di collocazione, u~ ~~eno che potremmo chiamare sistematico se la parola non facesse per:s.are. ~ll ~sl~tenza di un grande rigore lit dove invece si tratta necessariamente solo di m~lflzzl ~l .massima. La prima grande partizione, che riguarda ovviamente solo ~1I Archl:l che hanno sede nelle capitali degli antichi Stati, e stata quella fra orgarn c~ntrah ~ or- . 'gani periferici; ed e apparso naturale far precedere i pril1l:i. Nell'a~~)lto degli organi centrali (e, per analogia, di quelli periferici) so?-o stati collocatl.m tes.ta - v_o~ lendo us are, in prima approssimazione, Ie parole di Salvatore Bongi - gli archivi delle «magistrature e istituzioni in cui fu la direzione interna ed ester~~ dell~ ~osa pubblica». Cia significa che di massima si e yartit~, .ovvia:nente ~on piu precis ione a cominciare dal periodo napoleonico, dagli archivi degli orgam c~n com~etenze pill ampie e generali (« costituzi~n~lme~t.e. rileva~ti ». d!remmo C?I?- linguaggio moderno): nell'ordine - quando distinguibili - legislativi, consultIv~ e di ~ontrollo. Si e passati poi - traducendo ancora in Iinguaggio ~od.erno - agh. orgam .dell'aI?-: ministrazione attiva: prima a quelli relativi alla politica mterna, poi a quel~l re!atlVl alle attivita finanziarie, a queUe economiche e sociali, a quelle della pubbhc~ ~st:uzione ed infine agli organi militari 1. Cia sempre che una struttura archlvlst!ca

7. Suddivisione della parte III della voce. La parte terza delle singole voci non ha al suo interno, per la caratterizzazione che gia abbiamo sommariamente ricordata, partizioni storiche e periodizzanti. Ha invece partizioni sistematiche, che qui di

1 L'eccezione costituita dall'Archivio centrale dello Stato, che ha collocato i ministeri in ordine alfabetico, viene chiarita nella introduzione a quell'Archivio.

2,

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5)

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Guida generale degli Archivi di Stato

seguito elenchiamo, avvertendo, come e del resto prevedibile, che non tutte com.paiono in tutte Ie voci e che in alcune compaiono partizioni affatto specifiche, quale ad esempio « Archivi di interesse dinastico-familiare degli Estensi », nella voce Modena.

I criteri della sistemazione sono in realta eclettici. Non si tratta cioe di categorie o di « funzioni » astrattamente considerate, rna di raggruppamenti che si ispirano a fatti archivistici, 0 a situazioni storiche, 0 a peculiarita istituzionali. Ogni partizione ha pertanto la sua ragione d'essere, che cercheremo brevemente di illustrare, quando non sia di per se evidente.

a. Feudi. Categoria presente molto raramente.

" b. Comuni. Vi sono descritti gli archivi dei comuni che, a titolo di deposito

o ad altro titolo, sono conservati nell' Archivio di Stato. In testa figurano gli archivi dei comuni cui si riferiscono Ie singole voci, compresi, a partire dal periodo napoleonico, quelli che per gli anni precedenti sono ricompresi sotto gli Antichi regimi (efr. § 5, pp. 13-14). Seguono, in ordine alfabetico, gli archivi degli altri comuni, talvolta divisi, al lora interno, nei diversi periodi: antichi regimi, periodo napoleonico, restaurazione, Italia unita. Alcuni archivi comunali hanno conglobato atti di istituzioni originariamente ad essi estranee pervenute per ragioni che si e cercato volta a volta di chiarire e che spesso so no riconducibili alla funzione da quegli archivi svolta, specie nell' 800, di istituti conservatori del complesso delle memorie locali.

c. Province. Categoria scarsamente rappresentata.

d. Archivi fascisti. Questa categoria e stata esemplata su quella esistente nell'Archivio centrale dello Stato. Si limita a raccogliere gli archivi del partito fascista e degli enti ad esso pili strettamente collegati.

e. Comitati di liberazione nazionale. Anche questa e una collocazione di comodo, che non intende dirimere Ia questione - anzi, ad essa si sottrae - se i comitati fossero divenuti organi di governo della Stato 0 fossero sempre rimasti semplici strumenti di collegamento fra i partiti.

f. Archivi notarili. Non crediamo sia qui necessario sottolineare la peculiarita e la continuita plurisecolare di questi archivi. Vogliamo solo ricordare Ie difficolta che si sono incontrate a dame una plausibile articolazione interna, che in effetti si presenta con notevoli difformita da Archivio ad Archivio. Qui possiamo solo anticipare: a) che sotto questa categoria sono stati collocati anche gli organi di governo del notariato, quali i collegi notarili ; b) che atti notarili si possono trovare anche altrove. COS! ad esempio nell' Archivio di Stato di Roma parte degli atti notarili sono collocati di seguito agli uffici della camera apostolica (e quindi nella sezione dedicata agli Antichi regimi), nei quali i notai erano incardinati; c) che gli atti dei giudici ai contratti, che si conservano in a1cuni Archivi di Stato meridionali, sono stati collocati insieme agli atti notarili. Pili in generale va detto che gli atti notarili sono stati raggruppati in linea di massima secondo il criterio della provenienza (di quale natura essa di fatto sia, e specificato volta per volta), senza tuttavia impegnarsi a scendere fino allivello delle « piazze », e, meno che mai, a quello del singolo notaio. Una elencazione delle «piazze» sarebbe stata infatti troppo lunga e difficoltosa, anche per Ia loro incertezza attraverso i secoli. All'interno dei raggruppamenti operati secondo la provenienza gli atti sono stati distinti per

lntroduzione

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secoli,. con I'i.n.dicazion~ per ogni secolo dell'anno iniziale e di quello terminale. I volumi n~tan.h a cavaliere t~~ due s~co!i sono stati computati, ogni qualvolta 10 stato dell ?rdl1~amento. e dell'inventariazione 10 rendeva possibile (ed e il maggior numero . ~I cas!)? con 11 secolo in cui iniziano; iI che ha comportato qualche so-'

vrapposizrone dl date. .

, . g. Catasti: La ~olloca.zi~:m~ i,n questa. categoria di larga parte degli atti catastali c?nSery~h negl~ Arc~lVl dl Stato denva dalla difficolta di ricondurre i catasti sotto I archlv~o degli uffici che presiedevano, centralmente e localmente al servizio c.atastal~. E cia per due motivi. II primo sta nel fatto che molte voIte Ia vita «attiva » di un cat~sto si prolunga assai oltre quella dell'ufficio 0 addirittura dello St~t? c.he per pnmo 10 impianto. II secondo motivo sta nel fatto che in molti Archivi di S~ato I catasti co.stituiscono ab immemorabili separate raccolte e collezioni n.el!e. quali sono compresi talvoIta anche atti diaccertamento di beni non ricondu~ clb!!I sotto !a mo.de~na categoria di catasto. Non mancano tuttavia casi in cui gli atti ca~astal.l cO,st;tUlscono, e come tali compaiono nella Guida, serie di archivi com~nah 0 di Uffi~l statali preposti .all~ rilevazi.one: un caso cospicuo e quello delle scritture c~ntrah del catasto onciano, descntte, nella voce dedicata all'Archivio di Stato di Napoli, nell'ambito della Camera della sommaria.

Non mancano in questi casi gli opportuni rinvii.

h. A~t~ demaniali. Sono stati collocati sotto questa categoria - che trae il nome dall~ tradl:;:l?ne archivisti~a merid_ionale, e in.effetti la categoria stessa e presente solo ~egh Archivi .del. Me.zzoglOrn~ - I. d?c.u~entl prodotti dai vari uffici che hanno presled~to. all~ hqUldaz;one. degli .USI CIVIC!. An~or~ oggi Ie commissioni regionali per la h.qUldaziOn~ degli USI CIVICI versano periodicarnente negli Archivi di Stato le pratIch~ esaunte, composte da documenti talvolta plurisecolari. E questo il motivo che.ha I~dotto a non procedere a separazioni che sarebbero risultate necessariamente arbitrarie,

i. Stato civile. Anche gli atti di stato civile sono conservati di solito in serie separate. ~lcune ebbero origine nei diversi Stati in seguito all'introduzione del codice napoleo.lllco, altre dopo l'Unita, in seguito all'applicazione del codice civile del 1865. ~el periO~~ della Restaurazione invece non tutti gliStati mantennero la funzione ~I stato CIVile rna. alcuni I~ r.est~tuirono a!le.parrocchie; cia ha consigliato di porre I~ questa cate?o~Ia. anche I Iibri parrocchiali, sempre per il periodo della RestauraziOne: .1 p.ochl libri parrocchiali del periodo. degli Antichi regimi, pervenuti negli Archivi di Stato, sono stati mvece collocati sotto la partizione Enti ecclesiastici (efr. § 7.0).

~iova ric?rd~re ~h~, secondo la legislazione italiana, gli atti di stato civile constano di due, se:le di originali, una conservata presso il comune, l'altra presso il tribunale, Quest ~lt1ma .deve essere versata negli Archivi di Stato sol tanto fino al 1865 (rna alcum tribunali hanno versato anche registri di data posteriore).

1: Unive!"s.ita, arti, collegi e ordi~i professionali. Nel raggruppare sotto questa categoria archlv; che. vanno .d~ quell! delle universita degli studi a quelli dei pili vari o.rdllli profe~s~onalI, no~ Sl e te~uto conto della collocazione degli enti produttori nspetto al diritto pubblico 0 pnvato e tanto meno della funzione pubblica da essi

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Guida generale degli Archivi di State

di fatto esercitata in epoche in cui la distinzione fra diritto pubblico e diritto privato non corrispondeva a. quella oggi comunemente adottata.

m. Camere di commercio. Anche questa. categoria e giustificata dalla continuita degli archivi, pur nella relativa mutevolezza del nome e della non sempre ben definita natura giuridica delle camere. Devono intendersi ricomprese anche le carte del periodo fascista durante i1 quale, a partire dal 1926, le camere assunsero il nome di consigli provinciali dell'economia corporativa.

n. Opere pie, istituzioni di assistenza e beneficenza, ospedali. II termine opera pia e quello originariamente adottato nella legislazione italiana 1, mutato poi in quello di « istituzione pubblica di beneficenza» e infine « di assistenza e bene~cenza » 2. Accostando i vari termini storici si e voluto, nella Guida, dare alla categona la maggiore estensione e ricomprendervi sia gli istituti d'ispirazione ~eli?iosa (indi~ati di preferenza con il termine tradizionale di opere pi~) cj:J.~ quelli ~I ~atur~ l~lca, sottolineando inoltre come fra essi vi siano numerosi enti ospedalieri antichi.

Le istituzioni di assistenza e beneficenza, di cui e nota la continuita attraverso i secoli, furono soggette fin dal sec. XVIII al controllo delle auto rita pubbliche, e a frequenti fusioni e concentramenti dei lora patrimoni. La legge del 1862 creo le congregazioni di carita, enti necessari di ogni comune, nelle quali in particolare vennero sempre pili concentrandosi patrimoni e archivi di vecchie istituzioni caritative. Cosi pure avvenne in seguito alla 1. 3 giu. 1937, n. 847 che sostitui alla congregazione l'ente comunale di assistenza. Con le carte deg1i enti istituiti in ogni comune dopo l'Unita sono cosi pervenute di solito negli Archivi di Stato quelle assai pili antiche di opere pie e ospedali sottoposti all'a.mministrazione degli enti st.essi:

Non sempre e stato possibile evitare contaminazioni di carte tra le due categone di enti: e cia spiega le sfasature di date che talvolta si riscontrano. COS1 pure non sempre so no ben distinti tra loro gli archivi delle singole opere pie, a Ior~ vO.lta oggetto, nella lora esistenza secolare, di numerose interferenze, trasformazlOm e fusioni, La distinzione di questa categoria da quella delle corporazioni religiose (vedi appresso) e in realta piuttosto labile e va. ricondotta da una parte al giudizio c~e dettero gli esecutori delle leggi eversive 0 di riforma sui fin~ pre~~lentement.e di c~lt? o di assistenza degli enti ecclesiastici, dall'altra al consolidarsi m categone arch~vI~ stiche delle primitive, ma non sempre rigorose, distinzioni giuridiche. Non CI si dovra dunque meravigliare se documenti della funzione assistenziale si ritrovano anche sotto la categoria delle corporazioni religiose e viceversa.

Va ancora detto che talvolta, negli Archivi del Mezzogiorno, carte di opere p~e si trovano frammiste a quelle dei consigli generali degli ospizi che, secondo la legislazione borbonica, avevano potere di vigilanza sulle opere stesse.

1 L. 3 ago 1862, n. 753: «sull'amministrazione delle Opere pie ».

2 L. 17 lu. 1890, n. 6972, art. 1: «Sono istituzioni di beneficenza soggette alia presente legge _Ie opere pie ed ogni altro ente morale che abbia per fine: a) di prestare assistenza ai poveri, tanto in 'istato di sanita, quanto di malattia; b) di proeurarne I'edueazione, I'istruzione, I'avviamento a qua1che professione, arte 0 mestiere, od in qualsiasi altro modo il miglioramento morale ed economieo ». err. infine iI r.d. 30 die. 1923, n. 2841: «riforma della I. 17 lu. 1890, n. 6972 sulle istituzioni pubbliehe di assistenza e beneficenza ».

Introduzione

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I fondi delle opere pie e delle altre istituzioni descritti in questa partizione sono collocati in ordine cronologico.

O. Enti ~cclesiastici. L'esistenza delle categorie n) e p) rende evidente che sotto ques.ta no~ ~l t.roveranno tutti gli archivi di istituzioni « ecclesiastiche» conservati negli Archivi.di Stato, ma solo quelli di vescovati, parrocchie, tribunali ecc1esiastici eccetera, ?he, a norma della vigente legislazione, dovrebbero essere esc1usi dalla conservazlOne. negli Archivi di Stato (vedi pp. 5-6). Una presenza, quindi, rara e cas~al~. A_rc.hIVI di questa natura possono comunque trovarsi anche fra le corporazioru religiose.

p: . Corporazioni religiose. Si tratta di una categoria che trae origine dagli archivi v.en:rtl m 'p'oss~ss? del.lo S~at? in seguito alle varie leggi eversive emanate dagli antichi Statt, italiani, dai .r~glml napole?nici, e poi dallo Stato italiano. L'espressione adottata e quell a tradizionale che nsale alle norme soppressive del 1866 (r.d. 7 Ill: 1866, n. 3036) 1. L:art. 24 d.ella legge destinava i beni culturali ai musei, alle bibhot~che - e, d~veva intendersi, anche agli Archivi - delle rispettive province. Pero ~01~1 d~cumentI ancor~ utili all'amministrazione dei beni delle corporazioni e alla liquidazione .delle rela~lv~ pendenze vennero trattenuti dagli organi statali preposti alla s~ppresslone e. quindi trasmessi agli Archivi in anni successivi, specie ad opera delle mtend~nze d.l .fin~nza e degli uffici del registro. Non meravigliera quindi di trovare negli archivi dl alcune corporazioni atti di data pili recente di quella della soppressione, non essendo stati tenuti sempre ben distinti i documenti dell'ente soppresso da quelli dell'ente soppressore, COS! come del resto era avvenuto anche neUe soppressioni preunitarie.

L'organizzazione inte:na di qu~sta ~ategoria e risultata molto complessa e non si presenta de.l tutto. umfor~~ net 'van Archivi. In linea di massima le corporazioni sono state mnanzltuttc: divise ~on criterio geografico, in base alle localita di appartenen.za, m~ttendo I? testa II capoluogo di provincia e in ordine alfabetico le altre sedi. .Al di ?otto di questa prima ripartizione Ie singole corporazioni sono state c?llocate m ordine cronologico, in base all'attc.piu antico posseduto da ciascuna di ~s.se .. ~ol~ nell'Archivio di Stato di Roma, che conserva le carte dei vari ordini religiosi mdwende.ntemente ~alle l?calita in cui ebbero sede le singole case, queste sono poste m c:rdme alfabetico chiarendo quali documenti appartengono alla casa centrale equal! alle case fuori Roma.

Pe: i~ rest~ si so~o.rispettati i vari raggruppamenti cosi come si sono venuti formando ~el ~mgoh Archivi. In qualche Archivio, sempre pero conservandosi le due suddivisioni accennate, Ie carte delle corporazioni sono raggruppate a seconda della diocesi

1 L'art:.l,.a pres~in?ere dalle diffi~olta. interpretative cui ha dato luogo, cosi Ie definisce: «non sono ptu n~onoselUti ne~Io .St~~o. ~It or~ll.J.J, le corporazioni e le corigregazioni religiose, regolari e reolan, ed I.cons~r.vator~ e I ntm, I quali I~por:i,:o vita comune ed abbiano carattere ecclesiastico.

e case. e gli ~t~b!hr:'ent~ appartenenti agli ordini, aile. corporazioni, aile congregazioni ed ai cons~r~aton e ritiri anzldet~1 sono soppressi ». La categona si definisce aneor meglio negativamente croe attr<l:verso 1'~len~azlO,:e ~el~e ~ategorie di istituti sottratti alia «devoluzione» dei loro beni al.demamo ? ag~1 ent~ ter:-Itonah: I art. 18 ~arla. di .edific! e di a1tri beni adibiti al culto, di quelli del vescovati, ?el seminan, «.delle cappellame laicali e del benefizi di patronato 0 laicale 0 misto», FI urono ~sclusl da!la. devoluzione (art. 33) anche pochissimi istituti ecclesiastici di eecezionale vaore stonco 0 artistico,

I',

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Introduzione

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di provenienza; in qualchealtro sono raggruppate in base all~ occasione storica della soppressione dell'ente e quindi in base al moment? ~el~'mgres~o d~l~e cart~ in Archivio; in qualche altro ancora in base alla natura giuridica dell ente, in altri,

infine, sono combinati tra loro i diversi criteri. ..,., . . Di ciascuna corporazione e state indicato, quando possibile, 1 o~dme ~ehglOso .dl appartenenza. La mancanza di adeguati mezzi di corredo e .I~ difficolta .a seguire le mutazioni dei nomi degli ordini e il succedersi di p.ili o~d~m nella g~stl_o~e del~~ stessa casa, hanno impedito talvolta che l'ordine, 0 gli ordini, fossero mdividuabili

con la necessaria sicurezza.

q. Archivi di famiglie e di persone (ovviamente, di p~rson~ ~~ic~e). Sono collo~at~ in ordine alfabetico. Com'e noto, i nobili piemontesi e siciliani sono con~sclUt~ spesso col nome del predicato nobiliare piuttosto checon quell_o .del casa~o: m ~a.l! casi si sono rispettati gli usi locali. So no state date, ove possibile, sobne not!zl~ sulla famiglia e sulle persone. E stata segnalata, ove possibile, la presenza, a.ss~1 frequente, di nuclei documentari di altre famiglie imparenta~e con quella C~1 SI nferisce il fondo, sempre che Ie loro carte avessero una certa rilevanza e consietenza.

r. Archivi diversi. E chiaro che questa partizione risponde pili ad un cri.t~rio ~egativo _ nel sen so che raccoglie tu~t~ que~li a:chivi c~e non si .sono potuti lI~seme nelle precedenti partizioni - che POSltIVO. SI p~o tuttavla,. e~empl!ficando, men.zlO~are gli archivi che pili frequentemente vi compaiono: archl.vl non d~ll_o ~tat~ Ital!al!~ ne degli Stati preunitari, quali quell~ di am~~sc~a~e ~tra~e~e; ~rchlvl di entll?ubbhc~ vari, ad esempio di alcuni ~onsorzl; .archlyl ~I ISt!tuzl~m pnvate, da~le prnn~ so cieta operaie alle istituziom cultural! 0 di dlpor~o;. piu raramente VI compaiono archivi di aziende industriali 0 di societa commerciali.

s. Raccolte e miscellanee. Sono le pili varie: non solo racc?l~e di pergamene 0 ~i documenti cartacei ma di carte geografiche, bandi manoscritti 0 a stampa, leggi, fotografie, manosc;itti storico-Ietterari, ti!llbri, sigilli, cimeli, eccetera.. E ~ppena il caso di avvertire che le miscellanee pertinenti ad un. deter.mmato ufficI? 0 ISt!t~tO o anche a interi periocli storici sono state collocate rispeuivamente ~ss!e~e all archivio dell'ufficio 0 istituto 0 nell' ambito del periodo stonco CUI 81 nfenscono e

- non in questa categoria finale.

8. Nome del fonda. Delineata cosi per sommi capi la .s~rutt~ra generale della q~ida, occorre ora indicare quali elementi siano stat~ P?stI m"ev~denza nel:a descrizione dei singoli fondi. Innanzi tutto il nome. L'oble~tlVo, gia ncordato, e state quell? di dare al fondo il nome dell'istituto 0 dell'ufficio che produ~se le carte. ~a ,:en: fica dei nomi tradizionaIi, se ha permesso in molti casi di rettificare denommaz~om scorrette, ha anche posto in evidenza che l'obi~ttivo stesso no~ era sempre ,ragg:u~gibile. In questi casi sono state segn~l~te Ie. discordanze fra II nome dell arc.hl~l? e la sua reale configurazione. La casistica di queste discordanze, per le quail SI e proceduto caso per caso alle opportune segnalazioni, e molto varia; essa peraltro puo essere ricondotta di massima sotto tre categone. . . . , La prima comprende le numerose situazioni in ~ui ~l nome .d~ll'lstJtuto 0 UffiCIO e carnbiato nel corso degli anni ma e rimasto unitano I'archivio da esso pro~otto, anche perche spesso non cambiavano sostanzialmente le competenze. In quest! cast

sono stati indicati il primo nome e iI successivo 0 i successivi, legati dall'avverbio poi. Non si e ritenuto tuttavia necessario indicare nel titolo del fonda tutti i nomi, quando essi risultano neUe notizie storico-istituzionali (sulle quali vedi subito appresso) 0 nei repertori (cfr. § 17). Nella parte seconda delle singole voci, quella dedicata agli archivi postunitari, i fondi sono indicati con il nome che l'ufficio aveva alla data dell'ultimo documento versato.

La seconda categoria riguarda i casi in cui la pluralita degli uffici che hanno prodotto Ie carte confiuite a costituire queUo che ha tradizionalmente assunto iI nome di « fondo » 0 ~< archivio », e che come tale e stato recepito nella Guida, non e legata dalla successione sopra considerata. In questi casi, quale che sia il nome adottato :... che .puo essere quello fissato daIIa tradizione, 0 quello deIIe carte prevalenti per qualita 0 quantita - si e avuta cura di avvertire che il fondo non e costituito dall'archivio organico di una magistratura; e, dove possibile, sono stati descritti succintamente i modi deIIa formazione del complesso documentario e sono state altresi indicate le magistrature i cui documenti sono in esso confluiti.

La ter~a, catego~i~ raggr~ppa i ca~i in cui il nome del complesso di carte - che per comodita espositiva e chiarezza tipografica e secondo i criteri sopra enunciati (cfr. § 5) e stato ugualmente descritto a livello di fondo - e disancorato da ogni previa specifica definizione istituzionale (ad es.: un coacervo di carte giudiziarie 0 nelI'Archivio di Stato di Roma, la Miscellanea di carte politiche e riservate). Anche in questi casi di consolidato disordine, del quale i redattori deIIa Guida non hanno potuto che prendere atto, si e cercato, finche possibile, di indicare le magistrature e gli. uffici i cui documenti sono andati a formare il non organico complesso.

Per II periodo degli Antichi regimi il nome della magistratura 0 ufficio e stato dato nella forma astratta 0 personificata a seconda dell'uso prevalente fattone nelle carte 0, .quando e stato possibile verificarIo, nella legislazione: ad esempio, «sacra regia udienza », ma « giudici ai contratti». Per i successivi periodi invece si e adottato come regola il terrnine astratto, almeno che non vi fosse una costante indicazione contraria neIIe pubblicazioni ufficiali.

Anche per quanta riguarda I'inserzione, nel nome del fondo, della eireoscrizione territoriale di competenza dell'ufficio produttore e state seguito un criterio diverso per gli Antichi regimi e per quanta avvenuto dal periodo napoleonico in poi. Nel primo caso non si e ritenuto possibile adottare norme precise. Nel secondo caso, quando cioe le competenze territoriali cominciano ad essere definite con uniforme esattezza, la competenza degli uffici a circoscrizione provinciale non e stata indicata q~ando il ~o~e coincide con queIIo del capoluogo di provincia (ad es., nell'Archivio di Stato ~I ~Ivotno: « Prefettura del dipartimento del Mediterraneo », per quella napoleonica; mvece: «Prefettura » - si intende « di Livorno» - per quella italiana). Un problema a se e costituito dai nomi di magistrature e uffici di territori che hanno fatto parte di Stati non italiani. Per questi nomi si e usata la dizione straniera 0 italiana, che aveva prevalentemente corso. Ad esempio, per i territori che entrarona a far parte dell'impero francese, si e usata la lingua francese ; non cosi pero per quelle zone, come ad esempio la Toscana, dove l'uso pubblico deIIa lingua franeese non fu praticato. Se si trattava di magistrature di cui non e stata data notizia nei repertori si e fatto comunque seguire tra parentesi I'aItro nome, Italiano 0 stra-

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Guida generate degli Archivi di Stato

niero. I nomi non italiani, sia di magistrature che di localita, sono stati ripresi dalle fonti normative dell'epoca.

Infine, delle qualifiche di « regio », «imperial regio ». e simili, che compaiono nei nomi ufficiali, non si e tenuto conto quando, essendosi or~a~ a~ermata !a strutt~ra moderna dello Stato, quelle qualifiche avevano perso ogru significate di reale nferimento alia persona del sovrano.

9. Consistenza. Al nome segue 1a consistenza del fondo (non s.tuP.isca la pres~nza di poche consistenze non precise segnalate con un «circ:a », indice del particolare disordine di alcuni fondi). La redazione ha dovuto al nguardo. a~rontare .un problema terminologico. Com'e note, Ie unita archivistich~ ~urenon al fasc.lco.lo (1~ « macrounita ») vengono chiamate nelle varie zone archl~lstIche. c~ norm diversi, che rispecchiano solo in parte diversita di condizionamenti matenal;: busta, mazzo: fascio, pacco, cartella, filza, scatola, cassetta, ecc~tera. ~~ r~~aziOne centr~le Sl era riservata di unificare questa terminologia; rna VI ha pOI 11 piu d~lle volte nn~nciato per evitare arbitri ed equivoci. I volumi e i registri s~no sta~l cornunque mdicati a parte, separatamente quando po.ssi?i~e, altnmentl. c0!1glUntamente" .con l'endiadi «volumi e registri ». Talvolta CI SI e a,ccontentatJ. dl. una seg!1alazlOne quantitativa globale di buste (0 altro termine equivalente).' registri e ~olumL A parte sono state indicate, quando possibile, le pergamene cosiddette «sciolte » (da no~ confondere con queUe raggruppate nei «diplomatici» e neUe rac~olte, del~e quali si e gia detto Y; dando separatamente, secolo per secolo, la consistenza di quelle anteriori al 1300.

10. Datazione. La datazione dei fondi, per la quale talvolta ci si e ~ovuti accontentare del secolo, e stata collocata, tra parentesi, sub ito dopo la consistenza, a sotto: lineare che essa si riferisce alle carte e non all'istituto che da il nome al fondo. Ogni qualvolta e stato possibile accertare la presenza di ril~vanti.lacune le d,~te ~strem~ sono state spezzate in due opiu coppie, a110 scopo ~I non mgenerare lillusl_on~ di una inesistentecontinuita di documenti attraverso 11 tempo. Quando ta1~ indicazione sarebbe stata troppo macchinosa, ci si e limitati a segnalare le lacu?-e m modo gene rico (ad esempio, - « il fondo ha carattere co~ti~17ativo solo, a partire ~al se~. XIV», oppure «con lacune per il sec. ?<y », ~ sl~Illli); ~a da. se che a!cum f?ndl, riferendosi ad attivita politiche ed amministratrve interrnittenti, ~ono ~1 per se saltuari, quali Ie raccolte di statuti 0 di provvigion! e in. ge~ere Ie PIU ~ntl.che r~ccolte di provvedimenti normativi. Quando si tratta. ~I COple di docume~~1 ~~ particolare rilievo (ad esempio, gli statuti 0 le pergamene pru antiche con le qual! l~zla un fo?-do) e stata, se possibile, indicata, con formu1e va~le, ~nche la ~ata dell atto .C?PI~tO:

Questa assume particolare rilievo negli statut~, nei c~rtula~l, nelle ~rasc:!Zlom di privilegi ordinate dalle autorita, e simili, di cut non si possl~de qua~1 mal la ~ed~~ zione originale rna una success iva trascrizione spesso ~on m?dlfiche 0 mterpol,aziOm ~ trascrizione cui seguono poi, di solito, aggiornamenti e, agg;unte: I?- a1cu?-1 di quest; casi si e riusciti ad indicare prima le date estreme degli atti copiati e.pol la data di trascrizione (ad esempio: « Ccncessioni e privilegi 1230-1310 in copra del sec. XV con successive aggiunte del sec. XVI »),

Introduzione

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11. Mezzi di carreda. I mezzi di corredo, 1a cui esistenza e segnalata dopo la datazione, so no stati ricondotti a una ristretta tipologia, che consenta di riconoscerne facilmente la natura e non crei aspettative destinate a rimanere del use. La qualifica di inventario e stata usata per i sussidi sufficientemente analitici (sara facile constatame il numero non rilevante). Negli altri casi e stata usata l'espressione inventario sommario 0, ancor pili modestamente, 'elenca (con la variante elenco di versamento per i fondi postunitari). Quando sono stati segnalati indici, si e cercato di specificarne la natura (onomastici, toponomastici, eccetera). Degli inventari a stampa l'indicazione e stata ripetuta, completandola, nella bibliografia posta in calee alIa descrizione del fondo. La segnalazione, quando possibile, della data (anche solo del secolojdi compilazione del mezzo di corredo offre un altro elemento di giudizio. E state anche, di massima, indicato quando 10 strumento di lavoro e « scarsamente attendibile », , « non rispondente all'attua1e ordinamento », eccetera.

I protocolli, Ie rubriche e Ie altre chiavi di ricerca coeve all'archivio non sono state considerate mezzi di corredo. Esse sono state pertanto ricomprese nella consistenza del fondo.

Al posto della indicazione dei mezzi di corredo e state scritto «non ordinato » soltanto quando il fondo e del tutto disordinato e non solamente privo di strumenti di consultazione, cioe quando non e in alcun modo possibi1e garantire la ricerca. Si tenga peraltro presente che negli archivi moderni la ricerca e resa in prima istanza praticabile dalla conoscenza del titolario, in base al quale gli archivi sono . organizzati. Esiste insomma, volendo genera1izzare, una ampia « zona grigia » compresa tra la segnalata esistenza dei mezzi di corredo e il dichiarato disordine.

12. Notizie storiche e archivistiche premesse ai singoli fondi. Ai sopra illustrati elementi essenziali per Ia caratterizzazione di ciascun fondo sono state fatte seguire sintetiche notizie prima storico-istituzionali (per quelle concentrate nei repertori, cfr. § 17), poi archivistiche; la differenza e stata evidenziata dall'uso di un diverso corpo tipografico (per il loro rapporto con le introduzioni che aprono Ie singole voci, si veda appresso, § 15).

Inutile e disviante dalle finalita della Guida generale sarebbe stato diffondersi in notizie storico-istituzionali dedotte dalla letteratura 0 dalle stesse carte d'archivio, quando esse non fossero state strettamente funzionali alla presentazione del fondo come oggicostituito. Pertanto Ie informazioni sulle competenze, siill'organizzazione, sulle vicende dell'ufficio 0 istituto sono state fornite soltanto allo scopo di una rapida individuazione della natura e qualita dei documenti e delle loro partizioni archivistiche. Rinvii sistematici alle raccolte ufficiali dei provvedimenti normativi che hanno regolato la vita di uffici e istituti sono stati fatti (in nota) quasi soltanto per il periodo napoleonico e per quello della Restaurazione, sempre che i provvedimenti non figurino gia nella voce di repertorio corrispondente all'ufficio 0 all'istituzione. Va avvertito pero che - come avviene anche oggi per la Raccolta ufficiale delle leggi e dei decreti - non tutti i provvedimenti venivano pubblicati nelle raccolte ufficiali, cosicche alcuni di essi sono stati desunti dalle carte d'archivio. Si e ricorso talvolta anche a raccolte non ufficiali, come nel caso di costituzioni 0 provvedimenti emanati nel corso di eventi rivoluzionari. Le pubblicazioni indicate in forma abbreviata sono elencate a p. XV.

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Guida generale degli Archivi di Stato

Analogo discorso va fatto per quanto riguarda la storia dell'ar~hiv.io (f?~do). in quanto tale: struttura iniziale, dispersioni, scarti, smem~r~mentJ,. dlsor~ml, nordinamenti felici 0 maldestri, migrazioni, eccetera sono stat! ricordati solo l!l quanto utili alla comprensione del modo in cui il fondo viene presentato nella GUIda. So no state evitate Ie correnti lamentazioni sulle ingiustizie perpetrate ~el corso d~l tempo, dalla natura e dagli uomini, ai danni degli archivi. I1 val~re di « denuncia ». della Guida generale, cui abbiamo gia accennato, nulla avrebbe guadagnato dal ncorso

alla retorica professionale.

13. Serie. Al di sotto dellivello del fondo la Guida e discesa innanzi tutto a quello della serie (sottolineiamo, come in altri casi, il carattere prevalenteme~te pragmatieo, e non « dottrinario », che diamo in questa sede alla parola sefl~). . . Si dovevano elencare tutte le serie che compongono un fondo? ~n~ r~spost~ urn: forme si e rivelata impossibile, data la estrema varieta delle sit]lazlOI_l.l e.slst~ntl. CO~l in a1cuni casi, pili frequenti man mana che ci si avvicina ai nostn glO~m, le sen.e non sono state indicate affatto. Cia e avvenuto, oltre che quand? le se~le. non eSIstevano quando 0 non erano facilmente individuabili 0 ne era impossibile l'elen. cazione nell' ambito della economia della voce perche troppo numerose e. tropp~ arbitraria ne appariva una selezione 0 c~mpion~tura. All'es~re:n0 opposto, m molt! casi e state possibile elencare tutte le sene .. Fr~ I du~ e~trem.l Sl sono dat~ alcune ~oluzioni intermedie, procedendo ad elencazioni parziali van~me~te motivate ed introdotte in genere da formule tipo: « tra le numerose sene ~I seg~alano .. , ».

Si e proceduto a raggruppamenti di se.rie - segnalati c?n un t_It?lo .nentrante a destra 0 con il semplice a capo - quando Sl tratta di pru sene che Sl n~enscono, raggr~ppamento per raggruppamento, ~ .distinte competenze de!!a magistratura 0 UffiCIO,

o quando ne e comunque possibile una comune carattenzzaZlOne. . .

Di ogniserie indicata sono stati forniti i seguenti elementi: i.l no.~e, .evld~nzlat~ con parentesi angolari; le date estreme; la conslstenza. In alcuni casi II dlsordm~ d~l fondi e la mancanza di adeguati mezzi di corredo ha costretto ad omettere la indi-

cazione degli estremi cronologici 0 delle consistenze. . .

Al di sotto della serie si e scesi, qualche volta, a quelle che possiamo chiamare « sottoserie », contraddistinte tipograficamente dalla lora rientranza a ~estr~ (nella descrizione delle serie divise in sottoserie si e andato sempre a capo). Livelli a~c?r~ inferiori di descrizione analitica compaiono raramente e non sono contraddlstmtl da canonizzati accorgimenti tipografici.

Le serie sono state elencate secondo l'ordine originario, posto naturalmente che esso sia esistito 0 che sia parso fondatamente ricostruibile, e fermo rima~endo~ anche in questo caso, il rispetto dei pili utilizzati strum~nti di corred_o. Altn~entt si e seguito, di massima, uno schema che ha collocato m testa le sene che nspecchiano l'attivita normativa e direttiva dell'ufficio 0 istituto, scendendo man mana verso quelle esecutive e di contenuto meno generale, e finendo con le miscellanee, le rubriche, i protocolli, eccetera.

Introduzione

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14. Bibliografia *. Ci si e limitati alIa segnalazione delle opere strettamente archivistiche: pubblicazioni ufficiali dell'amministrazione, raccolte di documenti, opere che illustrano specificamente interi Archivi 0 fondi 0 serie, nonche quelle particolarmente ricche di documentazione tratta dalIe carte d'archivio. So no state esc1use invece - per evitare inutili appesantimenti - le opere prevalentemente storiche 1. Cosi, per quanta riguarda le fonti, sono state menzionate soltanto le edizioni organiche, anche se incomplete, di documenti di undeterminato Archivio 0 di un singolo fondo, tralasciando le grandi edizioni di carattere generale. Si e ritenuto utile inoltre includere nella bibliografia, se pure, a rigore, impropriamente, anche gli inventari a stampa (efr. § 11). Anche alla bibliografia e state insomma assegnato un valore strumentale per la migliore comprensione della storia, della natura e della consistenza dell' Archivio e dei vari fondi descritti.

Le opere indicate dagli autori che hanno redatto le singole voci sono state, in sede di redazione centrale, controllate nei limiti delle possibilita offerte dalle biblioteche romane e utilizzando ovviamente i repertori bibliografici correnti allo scopo di uniformarne, ed eventualmente completarne, le citazioni; e stato anche possibile, nel corso di questa controllo, rinvenire pubblicazioni che non erano state indicate dagli autori e che si e ritenuto opportuno includere (rna non si ha certo la pretesa di aver segnalato una bibliografia completa). Le opere sono state disposte in ordine cronologico di edizione.

La bibliografia citata nella Guida non ha limiti cronologici: essa e retrospettiva e corrente; le opere segnalate, in genere, vanno dal sec. XIX ad oggi, rna sono state citate, quando si e ritenuto opportuno, anche pubblicazioni pili antiche (qualche volta anche opere manoscritte), tanto pili se si tratta di opere uniche su determinati argomenti.

In ogni voce relativa ad un Archivio viene segnalata una bibliografia di carattere generale e una di carattere speciale. La prima e collocata subito dopo la introduzione che apre ogni singola voce ed e a sua volta divisa in due gruppi: il primo comprende le pubblicazioni che si e ritenuto citare in forma abbreviata perche ricorrenti nel corso di tutta l'opera 2. Si tratta di pubblicazioni ufficiali dell'amministrazione archivistica, quali quelle gia ricordate .nei precedenti paragrafi, che interessano tutti gli Archivi 0 quelli di una particolare regione, 0 di guide-inventari 0 di altri strumenti di ricerca relativi a pili Archivi 0 infine di altre pubblicazioni, sempre di carattere generale, quale quella del Mazzatinti 3.

E superfiuo rilevare che le descrizioni e i dati contenuti nelle pubblicazioni citate, specie in quelle pili antiche, non sempre corrispondono alle attuali situazioni degli Archivi: la diversa strutturazione che questi hanno assunto nel corso del tempo,

* Questa paragrafo e stato redatto do Maria Angela Robotti Motta.

1 Qua1che opera di eui si e ritenuto di dover far menzione per questioni di carattere storico pili ehe strettamente arehivistieo e stata citata in nota.

2 Per i titoli comp!eti di queste opere vedi p. XV.

3 A1cune di queste pubblieazioni, riferendosi al complesso degli arehivi di una citta, compresi percio quelli non statali, vengono poi nuovamente citate a proposito degli archivi cornunali, degli arehivi notarili, degli archivi delle eorporazioni religiose, degli arehivi privati, in genere di tutti quegli arehivi 0 fondi ehe in seguito sono conftuiti nell'Archivio di Stato. Cosl ad esempio accade per il Bonaini, il Mazzatinti, Archlvi Toscano, Archivi Marche, Archivi Umbria, AS! 1956 e AS11960.

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Guida generale degli Archivi di Stato

la creazione di nuovi Archivi con il conseguente trasferimento di fondi, i modificati sistemi di inventariazione, le dispersioni e Ie nuove acquisizioni, i danni dovuti alle guerre 0 ad altre calamita, e COS! via, hanno dato talvolta agli istituti archivistici un volto ben diverse da queUo che ci appare attraverso la lettura di quelle pubblicazioni; la lora consultazione puo tuttavia non riuscire inutile per comprendere le trasfonnazioni subite dagli Archivi stessi e talvolta per chiarirne particolari situazioni che altrimenti resterebbero oscure 0 inspiegabili.

II capoverso segna l'inizio del secondo gruppo di opere costituenti la bibliografia a carattere generale. Esso comprende pubblicazioni, pill 0 meno analitiche, che si riferiscono a tutto 0 a parte dell'Archivio descritto e ne illustrano l'origine e la formazione 0 ne caratterizzano le modalita dell'ordinarnento 0 dell'inventariazione 0 ne descrivono la struttura prendendo 0 meno in considerazione i singoli fondi 0 le sing ale serie e fornendo 0 meno dati statistici, Si tratta, anche qui, d; guide particolari 0 relazioni, inventari 0 regesti, corredati 0 meno di documenti, rna anche di trattazioni di particolari questioni inerenti all'Archivio, di raccolte di fondi, di cataloghi di mostre e COS] via.

La bibliografia di carattere speciale e invece distribuita nel corso della voce, riferendosi ai singoli fondi, 0 gruppi di fondi, 0 serie. In essa vengono segnalate, sempre con il criterio restrittivo imposto daUe finalita della Guida, le opere che aiutano a lumeggiare 1a storia, la struttura, le trasformazioni, i compiti e Ie finalita di magistrature, di enti pubblici e privati, di istituzioni ecclesiastiche, di opere pie, di corporazioni,e cosi via (COS!, ad esempio, per quanto riguarda l'amministrazione pubblica in Italia dal medioevo all'Unita, e stata richiamata l'attenzione sulle pubblicazioni della FISA, sulle raccolte di statuti conservate negli archivi comunali e in generale, per i documenti del periodo medievale, sui Regesta chartarum Italiae) nonche le altre pubblicazioni utili a chiarire particolari situazioni emergenti da mutamenti storici e istituzionali 0 a descrivere fondi di particolare importanza, quali il diplomatico 0 gli archivi notarili. Per 10 stato civile e stata indicata in forma abbreviata l'opera: Commissione di demografia storica, citata peraltro solo quando si e rilevata l'esatta corrispondenza tra i dati indicati in essa e quelli indicati nella voce. Per gli archivi di famiglie e persone, infine, sono state citate in genere le opere,

- anche a carattere biografico e storico, contenenti riferimenti espliciti ai relativi fondi o serie (vedi ad esempio, per l' Arcbivio centrale dello Stato, la bibliografia relativa alle carte Crispi, D'Annunzio, Giolitti, eccetera).

Quando gli scritti citati contengono anche una parte inventariale, cio e stato se-

gnalato in parentesi quadra.

Non sono sta.ti indicati i titoli delle collane, ad eccezione dei Regesta chartarum Italiae e delle collezioni curate dall'amministrazione archivistica e dalla Fondazione italiana per la storia amministrativa.

15. Notizie collocate in testa alle voci. Delineati cos! ossatura e contenuto analitico della Guida, giova ora fare un passo indietro e dar conto brevemente di quanta si e ritenuto opportuno collocare in testa alie singole voci.

lnnanzi tutto, a1cune informazioni pratiche (indirizzo, eccetera) e a1cuni dati globali e riassuntivi. Fra di essi, il totale delle pergamene rappresenta la somma soltanto

Introduzione

27

di quelle indicate come tali nella descrizione dei diplomatici, delle racco1te ed anche dei singoli fondi purche pergamene sciolte distintamente segnalate (vedi § 9); non pretende cioe di indicare il numero di tutte le pergamene comunque esistenti in un Archivio.

Le biblioteche d'Archivio figurano solo in questa sinteticissima informazione d'apertura. Non e sembrato opportuno, infatti, procedere in sede di Guida generale ad una descrizione pili 0 meno analitica del materiale bibliografico, moltovario e talvolta del tutto occasionale, posseduto dagli Archivi di Stato 1.

Qualche parol a meritano anche le introduzioni che aprono le singole voci. Esse hanno 10 scopo, puramente funzionale, di offrire un panorama sintetico dell' Archivio di Stato e delinearne le caratteristicbe peculiari, risalendo, se necessario, alia sua forrnazione storica; di giustificare le grandi linee dell'ordine con cui i singoli fondi vengono presentati e raggruppati all'interno delle partizioni fondamentali che abbiamo sopra illustrato; di accennare a quegli ordinamenti del passato che abbiano condizionato la situazione archivistica attuale, notando se il contenuto e l'organizzazione della voce si distacchino in modo rilevante da vecchi strumenti di ricerca. Entro quest'ambito, e stata lasciata ad ogni Archivio ampia liberta di redazione.

16. Toponimi. Sono ben note le difficolta della toponomastica storica italiana, gia affrontate in altre opere non pervenute a soluzioni soddisfacenti: basti pensare al fallimento dell'Atlante storico Italiano. La redazione della Guida non si e certo proposta di colmare questa lacuna. Tuttavia non -ha potuto sottrarsi al compito di effettuare alcuni controlli dei nomi, assai numerosi, di localita e di circoscrizioni territoriali, che si riferiscono a periodi storici diversi, forniti dagli autori delle singole voci sulla falsariga, per 10 pili, di mezzi di corredocompilati nei secc. XIX e XX, talora nel sec. XVIII, raramente in epoca anteriore. Cio in particolare per soddisfare due esigenze:

a) unificare i toponimi negli indici riconducendo ad un medesimo lemma i diversi nomi assunti nel corso del tempo dalla stessa Iocalita;

b) evitare di indicare le circoscrizioni territoriali di magistrature preunitarie con nomi moderni, all'epoca sicuramente inesistenti,

Potendosi disporre, come pubblicazioni sufficientemente attendibili e complete, solo di quelle dell'ISTAT, Popolazione residente e presente del comuni, censimenti dal 1861 a11971 con integrazioni fino al 1980, e dell'Annuario generale del Touring Club Italiano, 1980, 1a redazione e stata in grado di individuare con sicurezza solo i nomi di localita in uso dal momenta dell'unificazione in poi. Ha deciso pertanto di ind~care il nome della localita ana data del documento pili recente di ciascun fondo, aggiungendo tra parentesi il nome attuale, se diverse (cio non ha escluso, anche se li ha molto limitati, controlli su repertori di Stati preunitari, quali, ad esempio, it Giustiniani e i1 Repetti).

1 E da augurarsi che il ministero per i beni culturali proceda, con personale delle biblioteche a questo compito. Per Ie riviste correnti possedute dalle biblioteche d'archivio si veda C. CASUc'CI, L'organizzazione delle biblioteche degli Archivi di Stato italiani, in RAS, XXXV (1975), pp. 342-373.

28,

Guida generale degli Archivi di Stato

Per i notai, i catasti e le corporazioni religiose, fondi con carte in larga misura preunitarie, si e indicato invece di mas sima l'ultimo nome preunita.rio prescindendo dalla data del documento piu recente, facendo pero seguire tra pa.rentesi il nome attuale. Sono state poste in nota alcune notizie: il comune attuale di appartenenza., se si tratta di frazioni 0 di localita che non corrispondono a circoscrizioni amministrative attuali; la provincia di appartenenza, se diversa da quella dell' Archivio sotto la cui voce Ie .localita compaiono.

17. Repertori e indici. I repertori, assieme agli indici - delle magistrature e dei nomi di persona e di luogo - costituiscono l'ultimo volume della Guida. Corne si e gia accennato, Archivi di Stato di citta che sono appartenute nel periodo preunitario al medesimo organismo statale conservano carte di uffici locali che ebbero, soprattutto a partire dal periodo napoleonico, ordinamenti uniformi. Inoltre, in tutti gli Archivi di Stato si trovano carte di uffici periferici postunitari. Ad evitare ripetizioni, le notizie di carattere istituzionale relative a questi uffici e magistrature uniforrni, quando essi sono presenti 111 almeno due Archivi, sono state concentrate in repertori distinti secondo gli antichi Statio Anche per gli uffici locali dello Stato italiano postunitario e stato compilato un repertorio.

Le voci che, in ordine alfabetico, compongono i singoli repertori non intendono offrire una traccia nemmeno schematica di storia delle istituzioni. Le loro finalita sono meramente funzionali alla Guida. Cosi come e stato fatto per Ie notizie storicogiuridiche pre me sse alia descrizione dei fondi nei singoli Archivi di Stato (efr. § 12), ci si e limitati, anche nei repertori, a dare i riferimenti normativi essenziali, evitando descrizioni particolareggiatee notizie che non siano indispensabili alia migliore conoscenza dei fondi stessi.

La compilazione dei repertori ha assolto anche alia funzione, in sede redazionale, di stabilire con esattezza il nome di ciascuna magistratura e quindi quello del fondo che, nei singoli Archivi di Stato, vi corrisponde. Si e constatato che tal volta si usano, nelle medesime leggi, locuzioni diverse 0 abbreviate; che altre volte discordano tra lora i nomi contenuti nelle collezioni di leggi con quelli che figurano in altre pub-

. blicazioni ufficiali (almanacchi,calendari, eccetera); che altre volte ancora si trovano nomi discordanti nelle carte d'archivio. In tali casi, non infrequenti, e stato preferito il titolo del fondo che e parso originario 0 piu chiaro e corrispondente alle funzioni della magistratura, e quindi al contenuto del fondo, anche se difforme da quello in un primo momento segnalato dalle redazioni locali.

Un'ultima precisazione e necessaria perche si intenda meglio il collegamento che si e voluto stabilire tra Ie descrizioni storico-giuridiche che compaiono nei repertori e quelle dei fondi che vi corrispondono nei singoli Archivi di Stato. La voce del repertorio riflette 10 stato «di diritto» dell'ufficio 0 istituto considerato nella sua tipicita, mentre Ie voci dei singoli fondi descrivono la situazione «di fatto» delle carte, oltre le eventuali peculiarita locali dell'ufficio 0 istituto (ad esempio, la data in cui gli uffici 0 istituti furono, in base a singoli provvedimenti, introdotti in determinati territori 0 quella dell'inizio del loro effettivo funzionamento) ..

Cio puo spiegare anche qualche ripetizione di provvedimenti legislativi 0 di altre informazioni, che, per chiarezza e comodita di lettura, si e volutamente lasciata

Introduzione

29

in qualche voce di Archivio di Stato. Comunque, per la completezza dell'informazione, ci si dovra sempre rifare ai repertori, ove si trova anche l'indicazione delle fonti dei provvedimenti citati.

18. Qualche considerazione finale. Abbiamo gia detto che non e compito di questa introduzione anticipare giudizi sulla Guida generale (degli inevitabili errori che essa contiene sara gradita la segnalazione da parte di chi avra occasione di rilevarli). Tuttavia ci sernbra giusto esporre qualche considerazione suggerita sia dallo svolgimento che dal risultato del lavoro.

La prima osservazione e che la condizione degli Archivi di Stato italiani e apparsa lungi dall'essere soddisfacente. In particolare, il regno d'Italia e la repubblica italiana non sono stati buoni custodi e amministratori della memoria collettiva costituita dagli archivi da essi stessi prodotti. Colpisce innanzi tutto la incuria nella conservazione degJi archivi correnti e di deposito dei pubblici uffici; ne consegue che i fondi postunitari non sono tutti presenti negli Archivi di Stato 0 10 sono in modo discontinuo. Molti Archivi non conservano integral mente fondi importanti come 'quelli della prefettura e dell'intendenza di finanza. Quanto ai ministeri e agli altri organi centrali, basta scorrere la voce dedicata all'Archivio centrale dello Stato per coglierne le vistose lacune. I danni prodotti dalle guerre e dalle calarnita naturali (ma vanno aggiunti quelli causati da scarti insensati operati anche all'interno degli stessi Archivi di Stato) contribuiscono a creare la poco confortante situazione. La seconda osservazione e che, pur nello stato di fatto sopra lamentato, il patrimonio documentario conservato negli Archivi di Stato italiani e riechissimo per quantita e qualita, Fra l'altro, le differenze che discendono dal pluralismo e dalle varieta degli ordinamenti statali preunitari danno luogo a una ricca tipologia che la Guida ha come merito non second.ario di suggerire. Si va dagli archivi che traggono origine dal comune medioevale a quelli di impianto e tradizione dinastici, da quelli delle grandi capitali regionali a quelli periferici delle province meridionali, a quelli infine che hanno subito rimaneggiamenti totali 0 parziali in base all'ordinamento per materia (in modo quasi totale, solo I' Archivio di Milano) . Compaiono per la prima volta nella Guida alcuni archivi comunali che, gia oggetto, specie nel secolo scorso, di ricerche e riordinamenti ad opera di societa di storia patria o di singoli studiosi, sono di recente entrati negli Archivi di Stato in virtu del gia ricordato aumento del numero degli Archivi e della creazione delle Sezioni operata dalle leggi del 1939 e del 1963.

Piu particolari osservazioni potrebbero farsi circa gli ordinamenti effettuati nel corso di un secolo negli Archivi di Stato e circa la quantita e qualita dei mezzi di corredo approntati. Ci limiteremo a dire che la scarsezza e la discontinuita della inventariazione, e la difformita e spesso 10 scarso rigore dei criteri volta a volta per essa adottati, non ha reso possibile completare e dare alle stampe che poche Guide - 0, come si usa dire, Guide-inventari - che descrivano integralmente, a un medio livello di analisi, il contenuto dei singoli Archivi di Stato. Queste Guideinventari scarseggiano aneora in modo preoceupante e la loro mancanza ha costituito una delle maggiori difficolta incontrate nella preparazione della Guida ge-

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Guida generate degli Archivi di Stato

nerale 1. Altra difficolta, 'nella insufficienza di pili analitici mezzi di corredo, e' consistita nella mancanza di uno strumento, generalizzato e omogeneo, di semplice registrazione dei dati essenziali di ciascun fondo. Una catalogazione del genere e stata impostata, mediante una scheda unificata, proprio in occasione di questa Guida e dovra - si confida - costituire d'orainnanzi una dotazione permanente di ogni istituto archivistico.

Malgrado gli sforzi della redazione centrale per predisporre norme e strumenti atti a dare omogeneita aile singole voci, il lettore noted una certa divergenza tra di esse, del resto non facilmente eliminabile. Vogliamo dire che la scala delle voci, rispetto alia consistenza e al pregio dei singoli Archivi di Stato, non e del tutto uniforme non solo per la diversa natura dei fondi descritti ma anche per la diversita esistente negli ordinamenti e nella quantita e qualita dei mezzi di corredo, nonche per la divers a perizia e buona volonta dimostrata dagli archivisti incaricati di redigere in loco la prima stesura della voce e di procedere poi, in un proficuo, reciproco scambio di esperienze con la redazione centrale, ai necessari controlli e modifiche. Cosicche la Guida in parte e sintesi di cia che era gia sufficientemente conosciuto, in parte e approfondimento di cia che era parzialmente 0 superficialmente conosciuto, in parte e frutto di apposite ricerche, dove pili dove meno esaurienti, indotte dallo stesso lavoro redazionale. D'altra parte, una volta stabilito il livello d'informazione medio che la Guida doveva comunque contenere, si sono voluti evitare due possibili errori: tacere quando non si era in possesso di tutti i dati che si aveva in animo di fornire ; sacrificare informazioni importanti, ma saltuarie, per amore di una uniformita che sarebbe necessariamente risultata uniformita al livello pili basso. Cosi, la indicazione esplicita dell'esistenza di alcuni fondi, che non si e voluta omettere quando conosciuta, non implica necessariamente che, laddove la segnalazione manca, un analogo fondo non esista: esso puo essere confuso 0 frammisto ad altri.

Sarebbe lecito infine chiedersi in quale momento dell'evoluzione degli studi storici italiani cada la pubblicazione della Guida generate e quale tipo di risposta essa sia in grado di fornire alle richieste che oggi salgono dal campo storiografico. Ad alcuni dei problemi che nascono quando ci si pone in una prospettiva di questa tipo gli autori di questa introduzione hanno provato, qualche anna fa, a dare alcune

1 Nella principale delle collane edite dall'amministrazione archivistica (Ie «Pubblicazioni degli Archivi di Stato », iniziate nel 1951 e giunte oggi al vol. XCVIII) le Guide si limitano agJi Archivi di Siena (tre volumi, 1951 e 1977), di Massa (1952) e di Livorno (1961): non a caso sono tutte relative agli Archivi della Toscana, sulla scia della tradizione inaugurata dal Bonaini negli anni ~ cavaliere dell'Unita. Pure toscano e quello che viene tuttora considerate il capolavoro dell'archivistica italiana: I'Inventario dell'Archivio di Stato di Lucca. iniziato da Salvatore Bongi nel 1872 e continuato poi fino all'VIII volume, uscito nel 1980. Fuori delle collane ufficiali, sono da ricordare Ie Guide - di diversa scala e importanza e ispirate a diversi criteri redazionali - del Bonelli per Brescia (1924), del Casetti per Trento e il Trentino (1961), del Da Mosto per Venezia (1937-1940), del Perroni per Trieste (1933), del Drei per Parma (1941), del Dallari per Reggio Emilia, pubblicato nel vol. VI del Mazzatinti (1910), del Lodolini per Roma (1932), del Trinchera per Napoli (1862 e poi 1872), del Cassese per Salerno (1957), del Lippi per Cagliari (902). Queste Guide. s?no ormai in parte notevole di scarsa utilita. Le voci della Guida generate'relative ai suddetti Archivi ne hanno comunque tenuto conto e hanno avuto cura di segnalare quanto di esse pill vistosamente non corrisponda allo stato attuale delle cose.

Introduzione

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risposte nelloro scritto sugli archivi ospitato nella Storia d'Italia edita da Einaudi 1, cui si fa rinvio. Qui si puo aggiungere che, se la storiografia italiana sta attraversando un momento che e insieme di crisi e di crescita, una migliore conoscenza del contenuto degli Archivi di Stato non potra non giovarle. Ad ogni ampliamento e rinnovamento di interessi storiografici corrisponde infatti la spinta alla scoperta eall'uso 0, come oggi si ama dire, alIa «invenzione» di nuove fonti; ne I'ampliarsi e il differenziarsi delle fonti cui fa appello la nuova storiografia ha portato ad uno scadimento di importanza di quelle archivistiche. Non solo, ma agli archivi hanno corninciato a far ricorso anche « scienze umane » diverse dalla storia. L'ossatura della Guida, se sembra privilegiare le ricerche di storia istituzionale e di storia po!itica - quest'ultima la pili radicata nella tradizione italiana - offre in realta, come gia abbiamo accennato, la pili ampia liberta di scelta tematica ai ricercatori, e non pretende di dare lora, come in parte almeno fanno i cadres de classement francesi, un primo suggerimento di categorie interpretative, che rischiano peraltro di fossilizzare l'organizzazione del sapere cosi come costituita in un dato momento. II metodo adottato per la Guida, insomma, non « sistema» preventivamente il possibile sapere storico costruibile sulla base degli archivi, ma rinvia questa sistemazione agli interessi, aile tecniche, alia fantasia dei ricercatori. Ad essi la Guida offre 501- tanto la certezza (quando c riuscita a raggiungerla) della collocazione del documento nel contesto che 10 vide nascere.

L'integrita e continuita delle serie, questa canone cardine della «dottrina archivistica » soprattutto come e intesa in Italia, significa, ad esempio, sui piano storiografico (si pensi soprattutto alia storia quantitativa e a quella « seriale »), una prima garanzia di ornogeneita e di comparabilita dei dati. Se poi un atto giudiziario, per fare un altro esempio, sia pili utile a chi studia I'evolversi del diritto processuale o invece a chi studia la mentalita delle streghe 0 degli eretici e di chi Ii inviava al rogo, non e compito della Guida non diremo decidere, rna nemmeno porsi come problema. La Guida riconducendo, fin dove e state possibile, il documento alla rnagistratura nel cui ambito esso nacque - 0, se si preferisce, al soggetto che 10 produsse - si limita da una parte a offrire una chiave di ricerca, dall'altra ad agevolare la interpretazione della sua genesi.

PIERO D'ANGIOLINI, CLAUDIO PAVONE

1 Cfr. P. D'ANGIOLlNI, C. PAVONE, Gli archivi, in Storia dItolia, V, I documenti, Torino 1973, pp, 1657-1691.

Antonio Rorniti

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Questo volume e stato pubblicato con un contributo del Dipartimento di Storia e Tutela dei Beni Culturali dell'Universita di Udine.

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ficato concetto di archivio ed a conseguenze operative decisamente e sostanzialmente contrastanti per la gestione della produzione stessa.

Si puo infine aggiungere che non e il vincolo e neppure Ie caratteristiche della sua natura l'elemento che determina e condiziona Ie sue teorie, bensi sono Ie linee dottrinarie che ne interpretano il significato, che ne richiedono la presenza e che esigono da esso quelle qualificazioni che sono utili per le loro precostituite

finalita. /

Nulla vi e stato da eccepire da parte nostra sul carattere della "naturalezza" del vincolo, mentre alcune eccezioni sono state avanzate circa la "riecessarieta", collegandole pili strettamente con una impostazione teorica e meno intensamente con l'altra linea dottrinaria: tale riferimento, ove si collochi nell'ambito delle conseguenze derivate dalle operazioni di selezione e scarto, come si e osservato, deve intendersi prevalenternente formale, poiche sostanzialmente Ie incidenze si riversano, sia pure con irrtensita diverse, sull'una e sull'altra linea dottrinaria. .

La definizione del concetto di archivio, tuttavia, non dovrebbe essere condizionata da elementi contingenti e, nella fattispecie, dalla oppor turrita 0 meno di effettuare "scarti ", un'operazione eventuale, non indolore e, comtmque, susseguente, che apporta mutamenti alla struttura in itinere, ma che non modifica la natura essenziale; e per tale motivo che riteniamo che con il concetto di "naturalezza" possa esaurirsi in tutto e per tutto la qualificazione del vincolo archivistico.

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LO SCARTO ARCHIVISTICO: ANALISI E PROPOSTE

SOMMARIO: Lo scarto e il suo significato - Considerazioni preliminari circa i criteri applicatioi: lo scarto preordinato, in itinere, differito - La presenza della "uolonta": lo scarto naturale, lo scarto colposo, lo scarto preterinterizionale, lo scarto volontario - La quaritificazione dello scarto: totale, parziale, a campione - La tipologia dell'archioio - Lo scarto, la selezione, I'eliminazione - La selezione del materiale: suo significato e criteri applicatioi - I parametri oalutatioi culturali: la soggettiuita e I'oggettioita - I massimari di scarto - Lo scarto e il concetto di archioio - Lo scarto e la funzione del oincolo - Proposte di adozione di metodi oggettioi - Lo scarto riferito agli archioi propri e agli archivi impropri - Lo scarto e la riproduzione sostitutiua 0 per duplicazione - La campionatura: sue caratteristiche - Conclusioni.

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* In «Irargi. Hevista de Archivistir-a», V, 1992-199.3, pp. 159-184.

II tern a relativo aHo scarto e indubbiamente uno dei pili complessi tra quelli che attengono aIle a.tti vita archivistiche e, nel contempo, si presenta come uno dei pili delicati e dei pili ardui: in passato la dottrina si e impegnata ripetutamente per trovare soluzioni che potessero garantire una correttezza operativa e che fossero in grado di consentire all'archivistica di intervenire senza procurare eccessivi squilibri alla complessitB. docurnerrtar ia, rna i risultati non sempre sono stati pari all.e attese.

La SCQ/·to e if suo significate

Lo scarto, ovvero l'operazione attraverso la quale si perviene alla distruzione del materiale archivistico ritenuto inutile, per gran parte della dottrina italiana rappresenta un'operazione teoricamente non accettabile, poiche puo produrre interruzioni del "vinculo naturale" e puo togliere all'archivio una delle sue principali caratteristiche distintive.

Nonostante tale diffuso atteggiamento teorico, 10 scarto viene ampiamente praticato: in particolare negli ultimi decenni e divenuto un aspetto gestionale sempre pili urgente, necessario e imprescindibile, in considerazione della enorme crescita della produzione cartacea che ha messo in crisi anche Ie pili ampie strut-ture ricettive. L'eliminazione del materiale superfluo e pertanto una 'vera necessita, pur se non e sempre facile individuare soluzioni che possano salvaguardare sia gli interessi dellerrtita procluttrice, sia quelli degli studiosi, sia quelli oggettivi dellarchiVIO.

Vi e chi vede nello scarto del materiale non eli rilievo un evento ottimale, poiche eliminanelo gli inutili orpelli e lasciando sussi-

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stere la documentazione essenziale, si renderebbe pili agile il lavoro di ricerca dello studioso '.

In questa sede ci limitiamo all'esame di alcuni degli aspetti di maggiore interesse che caratterizzano 10 scarto nella sua complessita, per concentrare poi I'attenzione sopra i pili significativi.

Considerazioni preliminari

In primo Iuogo risulta rilevante l'aspetto della individuazione del "quando", ovvero dell'analisi dei momenti durante i quali I'operazione puo essere effettuata, dato che essa puo avvenire in qualsiasi frangente della vita di un archivio, della fase di formazione, a quella corrente, a quella di deposito, alIa eventuale fase intermedia 0 di prearchivio, a quella finale di archivio storico 0 di archivio di permanente conservazione.

E evidente che Ie caratteristiche della selezione che possono avvenire in questo contesto evolutivo si differenziano da fase a fase e vanno dalla realizzazione di interventi predisposti e antecedenti alla formazione, a interventi "in itinere", dettati in genere da motivazioni pratiche e amministrative, aIle altre tipologie di scarto volontario.

In riferimento al "quando", puo quindi affermarsi che sono individuabili schematicamente tre momenti coincidenti con 10 scarto preordinato, con 10 scarto "in itinere", con 10 scarto differito, assumendo una terminologia che ha quale punto di riferimento il momenta della formazione.

Lo scarto preordinato si fonda sopra alcuni principi generali e particolari stabiliti prima della formazione materiale dellarchivio. con essi si definiscono Ie caratteristiche della documentazione che' per tali interventi, si trova a nascere dotata di particolari formali~ ta e che costituiscono Ia base per una soluzione selettiva programmata.

Lo scarto in itinere si riferisce aIle eliminazioni che vengono compiute durante Ia formazione dell'archivio direttamente dagli operatori dellentita produttrice i quali, sia utilizzando Ie disposi-

1. GIUSEPPE PLESSI, Compendio di Archioistica, Bologna, Editrice Clueb, 1990, p. 68.

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zioni preordinate, sia offrendo a garanzia Ie proprie qualificazioni professionali, nel corso delle operazioni tendono ad eliminare Ie scritture non essenziali alla funzionalita della pratica.

Lo scarto differito coincide con le attivita poste in essere sopra arehivi non pili correnti e puo avere Iuogo dal momenta del passaggio all'archivio di deposito sino allultima fase, sia per gli interventi degli operatori dell' ente produttore, sia per opera di archivisti 0 specialisti esterni, sia attraverso una presenza mista:

Ie soluzioni si differenziano poi in dipendenza dello stadio di vita dell'arehivio e della sua collocazione istituzionale.

Non mancano proposte tendenti ad indicare con esattezza il quando dello scarto: eitiamo tra gli altri Ia nota teoria di Antonino Lombardo il quale in dividuo nell' ordinamento il momenta privilegiato delPattivita di scarto".

La "oolonta" nello scarto

Un altro aspetto e rappresentato dall' esistenza di differenti tipologie dello scarto valutate in eorrelazione con il principio della graduazione della volontarieta: si puo avere cosi uno searto naturale 0 involontario, uno scarto colposo, uno searto preterintenzionale e uno scarto oolontario; riportiamo molto sinteticamente e a titolo esemplificativo alcuni esempi.

La prima proposta puo riferirsi a fattori naturali, esterni e di forza maggiore, ma anehe ad elementi eollegati con Ia pili 0 meno inevitabile deperib ilita del supporto, tutti motivi per i quali tuttavia I'addetto alla custodia non poteva avere alcuna possibilita di prevedibilira dell' aecadimento dell' evento.

La seconda situazione puo verificarsi quando I'operatore destina I'archivio in una situazione 0 in una eolloeazione fisica dubbiosamente idonea e quando da tale eondizionamento Ia documentazione subisee danni, con perdita anehe di una parte Iimitata della totale consistenza, si pensi anehe ad alcuni improvvidi interventi di restauro.

La terza situazione si ha quando chi ha il compito della eon-

2. ANTONINO LOMBARDO, Il problema degli scarti e problema eli ordinarneriti, in <Rassegna degli Archivi di Stato», XVI, 1956, pp. 317-318.

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servazione riserva all'archivio uri con d iz io n amen to fisico prevedibilmente pericoloso e conumque scarsamente idoneo per la sua integrita, lasciando poi al caso la possibilita di un esito finale pili 0 meno negativo; la fattispecie del restauro affidato a personale notoriamente non idoneo puo ripresentarsi in forma pili decisa.

La quarta situazione coincide con la pili diffusa concezione dello scarto, nella quale la presenza dell'incaricato che opera in tale direzione rivela in modo non equivocabile l'inter:ldimento volontario di eliminare dall'archivio gli elementi ritenuti inutili.

Deve dirsi che per tutti questi casi nella legislazione archivistica italiana non esistono specifiche disposizioni che impongano sanzioni punitive contro coloro che si comportano con imperizia 0 in mala fede.

La quoritificaeione dello scarto

Un altro tema da tenere in considerazione e rappresentato dalla valutazione della consistenza dell'intervento di scarto, che puo essere totale, parziale, a campione.

L' eliminazione totale si verifica pili frequentemente in casi di scarto non volontario, quando intervengono cause di forza maggiore, mentre pili raramente 0 quasi eccezionalmente si riscontra in situazioni volontarie; l'eliminazione parziale si attua di solito con gli intendimenti guidati dalla volonta attraverso una selezione 0 scrematura 0 cernita che, come in seguito vedremo, risponde pur sempre a metodologie di non univoca ispirazione; la cernita a campione avviene attraverso un atto voluto, si realizza operando per "settori" e rnira non tanto alIa scelta del materiale che si intende eliminare, quanto alIa individuazione di elementi, serie 0 spezzoni d'archivio strutturalmente uniformi ritenuti utili alla conservazione.

La tipologia dell'archioio

Un uIteriore aspetto da tenere in considerazione puo essere individuato nella riecessita di osservare 10 scarto in diretto riferimento alIa tipologia dell'archivio: e indubbio che esistono archivi che per

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la loro struttura si presentano maggiormente predisposti ad un intervento di selezione e di eliminazione, altri che per la loro natura quasi impongono un divieto ed altri ancora che mostrano disponibilita ad interventi parziali anche di campionatura.

Questi aspetti prom an anti dallarchivio stesso devono essere considerati in pre valenza quali suggerimenti, poiche sia nelle situazioni pili 0 meno volontarie, sia in quelle pili 0 meno involon-· tarie, la presenza di tali fattori casuali esterni e le decisioni delloperatore costituiscono comunque momenti fondamentali e determinanti.

Scarto, selezione, eliminazione

Nella dottrina archivistica italiana in linea generale i tre termini sono usati alternativamente, ovvero introducendo tra di essi una pili 0 meno perfetta coincidenza concettuale e sostanziale, anche se non mancano interpretazioni che rnirano tal ora ad una distinzione dei loro significati 0 che comunque tendono a renderli non esattamente identificabili.

Tra gli archivisti italiani Arnaldo dAddario ha affrontato il problema dello scarto con una particolare attenzione alIa sua storia ed alla sua evoluzione: in tale ottica si e soffermato sopra alcune disposizioni riguardanti la "eliminazione di atti inutili", distinguendo per esse due principali esigenze: «quella dell'Ufficio al quale appartengono Ie carte, il quale, sulla scorta di massimari 0 di norme interne e in grado di valutare la necessita 0 meno della conservazione di taluni tipi di documenti piuttosto che di altri, ai fini burocratici propri» e quella rappresentata dalle «esigenze della cultura storica» la quale «si preoccupa di valutare Ie carte come fonti di possibili ricerche future »3.

E indubbio che d'Addario, avendo avvertito la presenza della duplicita degli as petti distintivi all'interno dello "scarto", non ha mancato di rilevare come l'intervento debba tenere conto non solo delle esigenze della eliminazione, rna anche di quelle della conservazione; pare, anzi, che proprio queste debbano essere considerate le motivazioni primarie.

3. ARNALDO D'ADDAIDO, L'organizzazione archicistica italiana a11960, in «Ouaderni della Rassegna degli Archivi di State», n. 4, Roma 1960, p. 49.

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I due termini eli selezione e eli scarto sono presentati in un uriica sfera concettuale ela Virgilio Giordano, sebbene possa notarsi una propensione a individuare nella selezione un intervento a carattere conservativo; si legge infatti che «i criteri essenziali della selezione» suggeriscono una «conservaziorie» razionale dei documenti, con la individuazione di particolari centri di «prearchiviazione» negli «archivi irrtermedi»",

Non siamo tuttavia COS! sicuri di un simile orientamento, poiche poco elopo si rileva che «ogni selezione va fatta con scrupolosa cautela e che non deve essere consentito ad alcun ente 0 ufficio di eliminare gli atti se non dopo maturo eel approfondito esame collegiale», puntualizzandosi l'aspetto elella elirninazione",

Paola Carucci, nel Olossario , si limita ad affermare che 10 scarto consiste in «operazioni con cui si elestina al macero una parte della documentazione di un archivio» e rinvia aIle Commissioni di Sorveglianza, ai massimari di scarto, alle proposte di scarto, tutti elementi operativi che non molto aggiungono al significato della prima parte della definizione",

In tale sintetica proposizione la Carucci non lascia intendere se e come 10 "scarto" contenga in se anche gli elementi propri della selezione e della e1iminazione, ma in altra parte del Manua1e fornisce una interpretazione pili puntua1e ed atta ad eliminare qualche dubbio precedentemente avanzato: «il versamento puo essere effettuato soltanto se siano stati effettuate le preliminari operazioni di scarto, vale a dire la selezione della documentazione da destinare alla conservazione permanente» 7.

La selezione e 10 scarto parrebbero essere elementi non coincidenti: la se1ezione risulterebbe con una propria autonomia e dotata di un significato in positivo, mentre 10 scarto rivestirebbe una valenza prevalentemente in negativo. II recente lavoro manualistico di Giuseppe Plessi si pone con una scelta piuttosto orientata, dal

4. VIRGILIO GIORDANO, Archicistica e beni culturali; Roma-Caltanissetta, Salvatore Sciascia Editore, 1978, p. 158.

5. V. GIORDAl'lO, op. cit., p. 158, aggiunge che «nei casi dubbi 0 di dissenso, sara sempre meglio conservare anzi che distruggere», proponendosi la conservazione in antitesi allo scarto.

6. PAOLA CARUCCI, Le fonti archioistiche. ordinamento e conseroazione, Roma, La Nuova Italia Scientifica, 1989, p. 277, ad oocem.

7. P. CARUCCI., op. cit., p. 60.

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momenta che in esso si afferma che "'il termine scarto in Archivistica va inteso nel senso peculiare di scelta delle carte che si destinano alIa eliminazione " e poco oltre si ribadisce che "Ie operazioni di scarto hanno 10 scopo di individuare le carte eli un archivio che, comparativamente aIle altre, si giuelica inutile conseryare trlteriormente ?",

La definizione del Plessi risulta chiara e priva di dubbi, non sembra introdurre il terrnine "selezione" e conseguentemente, trattando dello scarto, proporrebbe Ie operazioni esclusivamente in vista di un processo distruttivo. Questa affermazione appare rnitigata da una osservazione che si riferisce all'aspetto merarnerrte contenutistico, sostenendosi «che 10 scarto e necessario ai fini conservativi nel senso pili elevato e proprio del terrnine e dalle osservazioni sui "massimari" che dovrebbero essere qualificati di I.i. conservazione" e di "scarto "9.

Elio Lodolini, affrontando i problemi legati aIle procedure di versamento, sostiene che tale atto e accompagnato, 0 preceduto, 0 seguito «da una operazione di scelta, di selezione, di cernita della documentazione che sembra avere valore scientifico (0 ancora valore amministrativo) e che viene conservata, mentre quella che sembra non avere tale valore viene clistrutta» e poco oltre usa il termine "scartate" con riferimento alle carte che vengono clistrutte 10.

Sembrerebbe quindi attribuirsi una diversita di significato tra la selezione, la e1iminazione e 10 scarto, considerandosi il primo elemento quale momenta di cernita di materiale da conservarsi ed il secondo quale fase eminentemente distruttiva, ma nel prosieguo della trattazione il problema viene presentato usando senza alcuna distinzione le parole "selezione" e "scarto" 11 e, pIll" privilegiando il terrnine "selezione", attribuisce ad esso 1a duplice immagine per la quale si puo selezionare sia per la conservazione che per la distruzione 12.

8. G. PLESSI, op. cit.; p. 65.

9. G. PLESSI, op. cit.; p. 72; a p. 80 afferma che i massimari dovrebbero elencare <de carte e le serie che devono es,sere conservate e quelle che si possono destinare alia eliminazione».

1 O. ELiO LODOLINI., Archioistica. Principi e problemi, Milano, Franco Angeli editore, 1985, p. 198.

11. E. LODOLlNI, op. cit" p. 199. 12, E. LODOLINl, op. cit.. p. 202.

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Una prima riflessione, che nasce dalla posizione certamente pili diffusa rilevabile nella dottrina e nella prassi, ci induce meditare se sia corretto assegnare una quasi perfetta assonanza terrninologica e contenutistica ai tre termini suddetti, togliendo significato alle non rare sfumature interpretative che tal ora si possono presentare. Non raramente si trova in forma esclusiva il terrnine "scarto", senza accenni generici 0 specifici alle operazioni di selezione o eliminazione, attribuendo ad esso una funzione probabilmente inglobante e mirante ad introdurre un concetto legato ad un processo distruttivo della documentazione archivistica, spogliato e privato di qualificazione scientifica.

Una seconda riflessione conduce alIa possihilita di individuare una pili netta distinzione tra scarto, selezione e eliminazione, definendo l 'attivita di "selezione" quale complesso delle operazioni che vengono poste in essere nella prima fase di attivita, durante la quale la documentazione archivistica viene analizzata e qualificata, per poi passare allo scarto che verrebbe a costituire una concreta operazione diretta decisamente ed esclusivamente alla distruzione del materiale precedentemente selezionato.

Lo scarto assumerebbe COS! una funzione prevalentemente esecutiva di eliminazione e consisterebbe in 'una procedura pili 0 meno articolata di intervento per fini distruttivi, mentre la selezione si porrebbe sopra un piano di massimo rilievo per Ie sue impegnative caratteristiche analitiche.

Una terza riflessione potrebbe assegnare allo "scarto" la funzione di operazione unica e generale, articolata in due specifiche configurazioni rappresentate dalla "selezione" e dalla "eliminazione ". Usato in tal senso, il termine "scarto " si trova a comprendere tutte Ie attivita ad esso inerenti, dalla selezione alIa eliminazione, intendendosi questi due momenti nel senso pili arnpio, con la inclusione anche delle attivita procedurali antecedenti e successive alle fasi strettamente tecniche.

Questa soluzione, sebbene sinora non sia stata chiaramente e esplicitamente espressa dai teorici italiani, dovrebbe essere considerata, a nostro avviso, quella pili corretta.

Una quarta riflessione, che dipende dalla accettazione dell'ipotesi precedente, nella quale si contemplano all'interno dello "scarto" due autonome aree di gestione, l'una per la "selezione" e l'altra per la "('eliminazione", potrebbe consentire l'apertura di un ulteriore tern a di discussione al fine di comprendere se la selezione

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che si effettua sulla documentazione debba essere condotta per individuare il materiale che si ritiene inutile e che poi sara proposto per la "eliminazione" , ovvero se talora debba compiersi per scegliere la documentazione che si ritiene degna di "permanente con-

o ")OJ

servaZlone .

Analizzando la dottrina, il linguaggio comune e la legislazione archivistica italian a pili recente, si nota che il termine "scarto" viene usato in prevalenza con un significato che mostra di non dare eccessiva importanza aIle due ric or date operazioni di "selezione" e di "eliminazione"; giova aggiungere infine che solo eccezionalmente ci si occupa della distruzione del materiale, una fase alIa quale si presta pochissima attenzionel".

Le incertezze nascono e rimangono vive quando il linguaggio archivistico adotta la parola "selezione" con significato proprio e la pone discorsivamente in diretta correlazione, quasi sullo stesso piano, con 10 "scarto " e con l'''elilninazione'': in questo caso i tre termini devono essere presi in considerazione per i 101'0 effettivi significati e conseguentemente devono essere analizzati sia per la loro natura intrinseca, sia per Ie loro reali funzioni.

Lo "scarto" dovrebbe quindi essere considerato un contenitore nominale, composto dalla somma delle attivita di selezione e di eliminazione.

La selezione: significate e criteri applicatioi

Con l'utilizzazione del termine selezione, non dovrebbe proporsi una assimilazione ne allo "scarto", ne ana "eliminazione", rna dovrebbe realizzarsi una operazione complessa che precede l'eliminazione che determina effettivamente le sorti della documentaziorie; nel concetto di selezione devono essere incluse concettualmente anche Ie attivita preparatorie, quali ad esempio la strutturazione dei "rnassirnari " che, pur precedendo l'azione realizzativa, ne fissa Ie modalita.

E opportuno aggiungere che attuando la selezione si puo intervenire con una duplice firialita tendente ad individuare da un

13. Si veda in particolare il D.P.R. n. 1409 del 30 settembre 1963. azli articoli 25 26, 27, 30, 3.5 e 42. ' e ,

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lato gli eleulenti da c·'conservare", elall'altro gli elementi che si intenelono inutili e conseguenternente destinati aHa "eliminazione".

II vero e significativo momenta dello scarto e rappresentato proprio dalla selezione: il problema primario eli tutta l'operazione risiede nella metodologia adottata per leffettuazione dellattivita selettiva, la quale per essere condotta correttamente deve seguire un criterio rispondente in prevalenza a elementi oggettivi e non a linee di intervento che lasciano ampi spazi personali.

L' aspetto per il quale 1 'intervento di selezione puo tendere sia verso la "eliminazione" del materiale documentario, sia verso la sua "conservazione", a prima vista potrebbe apparire utopistico e non significativo., ove si ritenessero eli limitato rilievo le conseguenze oggettive derivate dalla prevalenza applicativa dell'uno 0 dellaltro: siamo convinti di contro che la distinzione sia di notevole importanza, anche perche le due non identiche finalizzazioni possono inf1uire indubbiamente sulle modalita e sui contenuti delle stesse fasi operative.

L'archivista che ha il compito di effettuare una selezione si pone in una situazione cornportamentale, tecnica e culturale che muta di prospettiva se il suo intervento ha quale scopo la "eliminazione ", ovvero se e destinato alla "conservazione".

Per meglio comprendere il problema e opportune individuare schematicamente il significato intrinseco generale attribuibile alla documentazione conservata in un archivio. Essa ha, corne noto, una validita di sussistenza che puo essere dettata dai seguenti

Questa affermazione puo parimenti valere in riferirnento sia agli aspetti pill strettamente amministrativi, sia a quelli giuridici, precisandosi che Ie tre situazioni, pur tra eli loro differenziate sotto I'aspetto sostanziale, possono rientrare in un unico schema cornune, in riferimento alIa applicazione formale delle modalita sopra descritte.

Si tratta di una impostazione metoelologica estremamente pericolosa: se tali principi teorici fossero stati applicati in forma integrale agli archivi del passato, oggi certamente saremmo in possesso di una limitatissima consistenza documentaria e gran parte elella nostra memoria storica sarebbe stata distrutta: forse sarebbero stati mantenuti elementi attestanti alcune rilevanti situazioni giuricliche.! ma si sarebbe trattato pur sempre proporzionalmente di una esigua e quasi impercettibile minoranza.

Questi principi, per fortuna, sono stati applicati con estrema moderaziorie sia per carenze conoscitive, sia perche non sempre vi era una elevata produzione di documenti cartacei e, salvo casi particolari, non si avvertivano le esigenze di spazio in modo COS! pressante da condurre a distruzioni di massa.

I parametri oalutatioi culturali

momenti di interesse:

a) pratico

b) amministrativo

c) giuridico

d) culturale.

Questi elementi rappresentano l' humus impalpabile insito nella documentazione e costituiscono le motivazioni che sollecitano, consigliano e impongono la nascita e la conservazione dell'archivio in formazione, COS! come essi nella fase di scarto si trovano ad assumere un ruolo decisivo e fondamentale.

Se almomento della formazione e stato mantenuto nell'archivio un documento poiche con la sua presenza serviva per risolvere uri problema pratico, quando tale necessita viene a scomparire e non sussistono pill interessi ai fini della sua conservazione, questo elernento potrebbe essere selezionato e proposto per la cc eliminazione".

Come si e osservato, anche se si intervenisse applicando nella selezione paramenti valutativi ,.c·culturali"" potremulO incorrere nel rischio della "·soggettivita" delle scelte: sarebbe necessario individuare altre eventuali modalita, COS! da ridurre tali incertezze.

E opportuno premettere che solitamente con questo tipo di intervento l'archivista non si preoccupa tanto di quello che intende eliminare, quanta di quello che desidera "oonservare."; l'operazioneacquisisce in tal modo un maggiore spessore tecnico e scientifico ed offre certamente pili solide garanzie, poiche con essa non ci si riferisce alla pili 0 meno effimera e contingente situazione offerta dagli elementi indicati ai punti a), b) e c), rna ci si proietta verso aspetti decisamente pill consistenti, in vista di una irtilizzazione della documentazione per finalita cultur'ali e di ricerca.

Tuttavia, l'operazione archivistica che ha il compito complessivo della determinazione del materiale da selezionare si dovrebbe muovere contemporaneanlente, secondo tutte le ottiche sopra indicate, procedendo nella cernita con la finalita di individuare il

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materiale sia per la eliminazione (finalita prevalentemente pratica, amministrativa e giuridica), sia per la conservazione (finalita prevalentemente culturale).

Lo schema sopra proposto non puo essere inteso rigidamente, ma esso risulta essere applicato con frequenza nella prassi cornune, pur mancando una esatta consapevolezza della finalita e delI'irrtensita di tali operazioni: deve dirsi che in altri casi si mira pili apertamente alIa realizzazione di un intervento basato quasi esclu-

sivamerite sulla "valutazione culturale ". /

Quando questa ultirna configurazione viene assunta quale unico elemento guida dellattivita di selezione, a nostro avviso , puo costituire una pericolosa anna a doppio taglio, cosi da non· giovare ne all'archivio, ne allnttivita dellarchivista poiche, in ogni caso , anche quando fosse possihile individuare elementi eli giuclizio estremamente solidi, si tratterebbe seIIlpre di una attivita soggettiva e come tale di limitato rilievo scientifico.

Sopra questo aspetto si e espresso con estrema purrtualita Arnaldo dAddario il quale, dopo aver rilevato che «se Ie norme legislative costituiscono un punto fermo a questo proposito, non sono altrettanto ineliscussi i principi in base ai quali si pennette 0 si vieta l'eliminazione eli alcuni tipi eli docurnenrazione», afferma che Ie incertezze risieelono proprio «sul piano della eleterminazione elei futuri possibili interessi della ricerca storica», consiglia la massima cautela eli intervento e conclude individuanelo la migliore garanzia operativa nelle capacita del funzionario archivistico, rinviando tutto al pili ampio problema elella "preparazione culturale" elell'operatore archivistico!".

Se un archivio venisse assegnato per una selezione basata sopra "valutazioni culturali" a tre eliversi archivisti, pur eli chiarissima fama e competenza, al termine elelle operazioni, conelotte singolarmente e separatamente ben difficilmente si raggiungerebbe 10 stesso risultato, poiche ognuno di essi porterebbe nel lavoro le proprie personali esperienze, Ie proprie personali conoscenze e Ie proprie personali capacita culturali eel elaborative.

Eppure 10 scarto fonelato sopra criteri eli selezione eminentemente culturali e considerato uno dei momenti piu qualificanti presso molti Stati europei e non europei e complessivamente risulta graelito agli archivisti i quali pensano cosi eli riuscire a dirnostrare eli essere in possesso eli elevate conoscenze tecniche, culturali e scientifiche e di conseguenza eli avere la possihilita eli eleyare la 101'0 posizione e di fare aumentare la stima nei propri riguareli.

Con 10 scarto basato sopra elementi culturali I' archivista ritiene infatti di qualificarsi per I'intensita delle sue conoscenze storiche e eli poter in tal moelo aspirare a soelelisfare il elesiderio di avvicinare il proprio lavoro a quello degli "storici" di professione, pensando cosi eli accrescere ancora eli pili il proprio prestigio.

Non siamo convinti che tali posizioni rappresentino un effettivo vantaggio per la figura dell'archivista il quale, pur operanelo sulla base elegli imprescindibili requisiti culturali e scientifici che devono contraddistinguere la sua conformazione professionale, elovrebbe perseguire e difenelere Ie proprie specifiche qualificaziorri, fornendo il giusto spazio anche alla positivita del proprio lavoro.

E vero che nellipotesi della selezione culturale I'archivista opera ai fini della conservazione e con I' attenzione rivolta massimarnente verso il futuro, ma e altrettanto vero che nel contempo deve tenere presente un complesso di esigenze elotate di caratteristiche completamente eterogenee, che vanno dalla ineliminabile osservanza delle necessita pratiche, di quelle giurieliche e eli quelle amministrative, alle quali si e fatto riferimento, che rappresentano elementi in aggiunta alla fondamentale attenzione verso quelle pili genericamente cultur ali , che hanno quale fine la conservazione permanente elella memoria.

II compito di cernita per la conservazione della memoria a mezzo eli valutazione esclusivamente culturale, senza il collegamento con gli altri settori, potrebbe elivenire decisamente labile, dal momenta che I'operatore si troverebbe irnpegnato a pronosticare il futuro muovendosi con l'utilizzo eli facolta personali, soggettive e quasi elivinatorie che male si combinerebbero con la natura elell'archivio che, in ogni sua fase gestionale, richiede per quanto possibile soluzioni oggettive e certe.

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14. A. D"ADDARIO, op. cit., p. 50. Molto positivamente prop one che "questa consapevolezza si traduca in norrne positive organicamente emanate e fondate sulla premessa eli una esauriente eliscussionc di principi e di metodi». Vedi anche PLESS!, op. cit : p. 80: ivi si afferma che «rimane tuttavia aperto il problema della valutazione culturalc».

I "massimari di scarto"

Lo scarto e il concetto d'archioio

I dubbi presentati in riferimento alle metodologie sopra esposte si ripercuotono clirettamente nei riguardi di alcuni elernenti operativi ai quali non di rado si attribuiscono qualita maggiori di queUe effettivamente possedute: ci riferiamo ai cosiddetti "massimari di scarto ", ovvero a quelle schematizzazioni che vengono imposte con scopi di normalizzazione dei comportamenti e che sono destinate a facilitare il Iavoro, presso archivi di Enti Pubblici, eli chi generalmente deve operare in commissioni a tal fine deputate.

Non intencliamo analizzare in questa seele la qualita elei singoli massirnari, per appurare quali siano quelli buoni, quali quelli da modificare, quali quelli cla rifiutare, poiche non sono i contenuti che interessano in questa analisi, quanto le linee ispiratrici delle attivita.

Dobbiamo affermare che i "massimari " si basano, in linea gen eral e , ma non esclusivamente, sopra la p rirn a delle clue metoclologie che abbiamo presentato, ovvero su quella che si riferisce aIle lett. a), b) e c), senza avvertire nei riguareli cli essa alcuna differenza metoclologica, salvo il particolare contesto proceclurale, poiche il lavoro eli selezione viene teoricamente impostato, preelisposto e definito clagli organismi appositi che, strutturanclo il massimario, offrono alle singole particolari realta la possibilita di applicare con sufficiente agilita le elisposizioni in essi contenute, anche se queste potenzialmente e teoricamente potrebbero in parte essere nate viziate da quel difetto di soggettivismo che poco sopra abbiamo ipotizzato.

I massimari hanno una 101'0 indubbia utilrta poiche svolgono la funzione eli scarto preordinato e facilitano cleterminati settori del lavoro: il problema della dubbiosita consiste nei limiti che possono inelividuarsi nei ricorelati elementi di soggettiuita che talora sono presenti all'origine di essi: si tratta di un inconveniente che potrebbe essere parzialmente risolto se si strutturassero seguenelo linee teoriche pratiche pili reali e oggettive.

I massimari possono migliorare la loro funzione in conseguenza delle eventuali soluzioni elei problemi teorici eli base, favorendo COS! una pill agile procedura di selezione del rnateriale.

E necessario esperire quindi anche altri tracciati che possano garantire un criterio eli maggiore oggettusita nelle operazioni che appartengono allo scarto. Per avere una pili esatta cognizione del problema, crediamo sia opportuno analizzare p reverrti varnente che cosa cleve intendersi per archivio; a nostro moelo di vedere, l'archivio e «un complesso di testirnorrianze scritte che, legate da un vincolo naturale, sono prodotte ela entit a pubbliche e private nell'espletamento elella loro attivita, per il raggiungimento eli finalita contingenti e per la conservazione della propria memoria».

Con questa elefinizione ci riferiamo evielentemente ai cosideletti archioi propri, ovvero a quelle strutture reali, ma purtroppo molto spesso solo "ideali", nelle quali tutti gli elementi sono collegati ela un oincolo originario e naturale. La realta infatti non e sempre COS! limpida ed evidente come si vorrebbe: molti archivi, per motivi che non intendiamo analizzare in questa sede, talora anche per cause di forza maggiore, si trovano in condizione di estremo disordine e per essi diviene impossibile stabilire se abbiano subito amputazioni ese, eli conseguenza.) hanno perduto il vincolo: per questi casi, in attesa di un corretto intervento eli orelinamento, ci si deve pronunciare favorevolrnerrte, ma con riserva, poiche potrebbero presentarsi sorprese negative.

Ad altri archivi che si trovano in accertata condizione eli parziale 0 tot ale smarrimento elel vincolo originario puo assegnarsi la denominazione di archioi impropri; e diversa da questi la struttura della raccolta che si presenta quale entita nata assolutamente priva eli ogni vincolo naturale e che, se ha un vincolo, esso e indubbiamente oolontario,

Lo scarto e la funxione del "uincolo"

L'elemento che consente eli realizzare uno scarto che sia archivisticamente accettabile e senza dubbio indivieluabile nel vincolo, ma ancora di pili nelle sue peculiari caratteristiche: e evidente che chi considera il oincolo quale elemento naturale si colloca in una posizione teorica dichiaratamente contraria allo scarto, destinato ad influire sul vincolo ed a produrvi danni; chi indi-

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ca ilz,inco[o come necessaria 1.5 arnmette anche teoricamente 10 scarto, Ina nel contempo imp one che, a seguito elei "necessari" interventi eli selezione, tale nesso non sia annullato; la qualificazione eli necessario, sta a significare che il vincolo "non puo non esserci" e nella fattispecie in esame questa preoccupazione eliviene vigente in quanto, ammetteridosi esplicitamente 10 scarto, si teme che durante tali operazioni il vincolo possa essere interrotto.

Le due posizioni, elistanti nella impostazione teorica iniziale, elivengono pili vi cine nella sostanza finale, pur perrrianerido clivergenze pili eviclenti nella proceclura e nella forma: si aggilU1ga inoltre che chi sostiene la teoria del vincolo necessario si collega solitamente con Ia scuola teorica tedesca, che vede nell'archivio la documentazione appartenente alla quarta fase!".

Proposte di rnetodi oggettil'i

La finalita fondamentale clell'archivistica rimane quindi ancorata alla necessita-di effettuare gli scarti senza proclurre l'interruzione del vincolo,sia esso naturale, sia esso necessario: si tratta di una enunciazione teoricamente ineccepibile, che tuttavia, come si e prernesso, non trova una altrettanto agevole applicazione in relazione ai risultati pratici.

E opportuno inoltre tenere presente che la distinzione esistente tra gli archivi propri, che hanno conservato il vincolo e gli archivi impropri, che in modo pili 0 meno consistente 10 hanno perduto, risulta di non elevato rilievo poiche gli uni e gli altri appartengono alla categoria degli r·'archivi" in senso tecnico e di conseguenza sono destinati al medesimo trattamento gestionaIe; giova

15. E. LODOLINI, op. cit .. , p. 124-125: definisce I'archivio «il complesso dei documenti formatisi presso una persona fisica 0 giuridica (od un gruppo di uffici od organi di quest'ultima) - 0 anche, aggiungiamo - di un'associazione di fatto - nel corso della esplicazione della sua attivita e pertanto legati ad un vincolo necessario, i quali, una volta perduto l'interesse per 10 svolgimento delluttivita medesima, sono stati selezionati per la conservazione permanente quali beni culturali».

16. E. LODOLINI, op. cit., p. 30. Sono schematizzate Ie fasi archivistiche, rilevando il passaggio da tre a quattro fasi che, nella dottrina tedesca, corrispondono a 1) cancelleria, poi registratura corrente, 2) registratura eli deposito, 3) prearchivio, 4) archivio.

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tuttavia precisare che nella prima fattispecie con 10 scarto si puo rischiare di fare perdere il vincolo ad un organismo perfettamente strutturato, mentre nella seconda fattispecie questo primo evento potrebbe essersi gia verificato e con 10 scarto si andrebbe incontro ad uIteriori depauperazioni.

La selezione deve avvenire sopra materiale che sia almeno parzialmente ordinato, riordinato 0 quantomeno che si trovi nella fase di eventuale riordinamento, salve le situazioni particolari derivanti dalla natura stessa dell'archivio e dalle sue caratteristiche organizzative, per le quali si interviene sopra spezzoni sostanzialmente unitari, in quanto facenti parte della categoria poco oltre descritta alIa lett. b.

Nel quadro dell'intervento che corrisponda per quanto possibile a criteri di selezione strettamente oggettivi che garantiscano la salvaguardia del vincolo, l'archivista puo svolgere urratt.ivira collocabile sopra due distinti livelli, tendenti rispettivamente:

a) alIa conservazione del documento

b) alla conservazione della notizia,

a) nella prima fattispecie, affinche non si abbia distruzione del vincolo, la conservazione della documentazione deve essere garantita in modo assoluto per quanto attiene al materiale originale e primario, con la esclusione quindi di tutti gli elementi secondari e non origin ali e di alcuni elementi appartenenti alla categoria degli "atti preparatori";

b) nella seconda fattispecie si ha un certo materiale primario e originale che puo essere selezionato per l'eliminazione, purche allinterno della cornplessita si trovi altro elemento primario contenente di esso la "notizia", con indicazioni che offrano la possibilita di risalire alla fonte primaria e con la garanzia che questa ultima sia conservata presso I'entita base 0 presso altre entita.

Con questa prima ipotesi di intervento, sinteticamente esposta, e possibile effettuare scarti con valore oggettivo, senza arrecare disturbo alla sussistenza del vincolo: questo ultimo elemento rimane vigente sia in riferimento al documento (primario), sia per quanto attiene alla notizia (secondario) e nel contempo il materiale cartaceo con tale operazione p uo sub ire in moIte realta archivistiche una consistente riduzione di consistenza.

Una simile prassi puo essere adottata per altre modalita gia

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ricordate, quale f'introduzione dello scarto preordinato, realizzato concretamente attraverso ruso di elernenti (ad es. la tipologia del sup porto ) che consentono una forrnazi.one differenziata ed una preventiva attribuzione a determinati documenti di caratteristiche particolari ed utili per stabilire anticipatamente Ia destinazione finale.

Siamo consapevoli che non sempre e possibile risolvere il problema dello scarto con le metodologie proposte, COS! come siamo consapevoli che, sia nella formulazione dei massimari, sia in altre forme di intervento selettivo in itinere 0 successivo alIa fase produttiva, gli interventi soggettivi con finalita pratiche, amministrative, giuridiche e culturali siano assolutamente inevitabili.

L'attivita di selezione dovrebbe dunque mirare a ridurre al minimo la soggettivita di scelta, affidando ai criteri oggettivi la maggior parte delle responsahil ita dell'operazione.

Lo scarto e la riproduxione

Tra gli altri sistemi di scarto ricordiamo quello collegato con la riproduzione della documentazione sopra supporti meno ingombranti di quello originale, realizzandosi una non sempre definitiva risoluzione del problema: se si attua una duplicazione, con conseguente conservazione del cartaceo, non si ricava alcun diretto vantaggio in relazione allo scarto, ma si possono solo avere effetti indotti, poiche tale operazione consentira di effettuare la consultazione senza utilizzare l'originale, proteggendolo ed assicurando ad esso una probabile pili duratura conservazione; se si realizza un intervento di riproduzione per sostituzione, si verifica il rischio reale di incorrere in una delle tipologie di scarto che abbiamo definito "preterintenzionali".

E vero che la riproduzione su dischi ottici, dovrebbe garantire una pili durata assai pili estes a di altre soluzioni tecniche, ma rimane al momento pur sempre l'incertezza data dalla impossibilita oggettiva di prova della durata.

Siamo fidll~iosi che, con la introduzione sempre pili diffusa delle tecnologie informatiche, la consistenza del materiale cartaceo tendera a subire una riduzione gia al momenta dell'impianto, renden do meno pressanti per gli aspetti riguardanti 10 scarto del materiale archivistico tradizionale; sara opportuno di conseguen-

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za intervenire eon urgenti provvedimenti per la definizione di precise modalita per la conservazione degli archivi non cartacei.

La "campionatura"

Un ultimo accenno va al sistema della carnpionatura: dal punto di vista meramenre teorieo esso deve essere classificato come metodo antiarchivistico e di conseguenza assolutamente inapplicabile; nella pratica, di fronte a problemi di spazio spesso irrisolvibili e di fronte a rischi di eliminazioni maggiori, molti archivisti 10 accettano e 10 praticano, magari applicandolo con criteri studiati e coordinati con altre realta similari, per renderlo meno negativamente incidente.

La campionatura, indipendentemente dalle posizioni teoriche pili 0 rnerio concordi, non deve essere ritenuta una soluzione positivamente significativa, poiche a seguito di tali interventi si ottengono "tronconi" 0 "spezzoni" di archivi che in verita non ci sentiremmo di classificarli ne propri, ne impropri, ne raccolte, ma solamente specimina.

Non ci esprimiamo sulla potenzialita della loro "val'idita" nella prospettiva storica, poiche offriremmo solamente una opinione meramente soggettiva e andremmo contro a quanta abbiamo affermato nella prima parte di questo ragionamento.

La campionatura puo avere un significato maggiore e puo essere introdotta con migliori prospettive, quando l'operazione e fatta precedere da un intervento di riproduzione, che diviene COS! di sostituzione per la parte destinata all'eliminazione e di duplicazione per la parte che si intende conservare; ma questa tipologia va a scontrarsi con gli aspetti relativi alla econornicita dell'intervento, dal momenta che certe forme riproduttive hanno costi non irrilevanti di impianto e di manutenzione.

II problema non deve essere affrontato assumendo una posizione di intransigenza ma, nel contempo, non pare scientificamente corretta neppure la linea aperta verso il massimo compromesso: se siamo convinti che l'archivio debba essere conservato in vista delle sue molteplici funzioni, dobbiamo operare affinche la produzione giunta a noi per essere tramandata ai posteri, rappresenti la effettiva "memoria" e possa costituire un corretto campo di ricerca.

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Conclusioni

II problema dello scarto del materiale appartenente ad archivi su supporto tradizionale deve essere affrontato quineli seguenelo diverse e composite prospettive, tra Ie quali:

a) la prima e rappresentata elalla necessita di elelimitare la consistenza elegli archivi in formazione; tale aspetto puo essere individuato in molteplici tipologie d'intervento che vanno elalla adozione delle moelerne tecnologie, alla corretta applicazione eli metodologie quali quella dello scarto preordinato e quella dello scarto in itinere;

b) la seconda consiste nella predisposizione e nell'utilizzo di "rnassimari " che siano concepiti e strutturati a seguito di attente analisi sulle relative situazioni istituzionali e burocratiche che, nel rispetto del oincolo naturale, consentano la conservazione del documento riconoscendo la validita dell' originale e della notizia,

c) la terza puo essere' realizzata nella creaziorie di strutture operative e eli professionalita che siano in grado di fare funzionare tali strumenti, contemperandoli e applicandoli nel rispetto delle particolarita archivistiche;

d) la quarta, che si riferisce aUo scarto di documenti di archivi forrnati, deve essere caratterizzata, a nostro avviso, non tanto dalla necessita di scegliere il materiale per l'eliminazione, quanto dall'impegno di selezionare per la conservazione, una attivita che richiede l'intervento eli operatori archivistici culturalmente e scientificamente preparati, dotati di conoscenze storiche, istituzionali, giurieliche, amministrative, giudiziarie e COS! via; tali operatori non devono affidarsi a soluzioni meramente intuitive 0, come si e affermato, elivinatorie, bensi devono saper fondere in un unico contesto Ie conoscenze derivanti dalla teoria archivistica, quelle dipendenti dalla tecnica archivistica e queUe aventi carattere culturale e scientifico.

L'intervento non eleve avere quindi un carattere meramente soggettivo: tale risultato e piu facilmente ottenibile se chi opera nella fase finale ha la piena consapevolezza dei problemi attinenti aUe fasi precedenti e se parimenti ha la coscienza che la distruzione del vineolo naturale significa la vera elepauperazione dell'archivio.

II problema della professionaiita tuttavia deve essere osservato nella sua globalita. in ambito archivistico ci si occupa generalmente

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degli operatori pres so gli archivi "storici ", mentre si presta scarsa attenzione verso coloro che sono impegnati nelle fasi antecedenti; sarebbe opportuno affrontare piu organicamente tutto il settore pensando che anche gli uffici di protocollo e gli archivi correnti dovrebbero essere dotati di un personale tecnicamente e culturalmente preparato, poiche il momento della nascita e fondamentale per I'archivio.

Le diverse elaborazioni attinenti allo scarto rischiano altrimenti di vanificarsi in una organizzazione generale che contiene al suo interno scollamenti e squilibri tra le singole fasi: sono incongruenze sanabili solamente con una maggiore coscienza dei problemi a livello nazionale e internazionale e con una piu intensa attenzione verso tutte Ie fasi di vita eli questi beni culturali che sono la nostra memoria e la nostra storia.

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