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La chirurgia vascolare ha raggiunto, oggi, traguardi come non mai nella sua storia. Basti pensare alle ricostruzioni
estreme con sostituzione totale dell’aorta toracica e addominale e reimpianto di tutte le arterie principali del nostro
corpo. Certamente potremmo dire che questi traguardi rappresentano i giorni migliori. Eppure, questo ha portato a tutta
una serie di difficoltà e problemi che medici ed amministratori sono costretti a fronteggiare quotidianamente:
l’esplosione esponenziale ed inattesa dei costi che costringono ad un razionamento dei servizi; la necessità di
complesse risorse tecniche e strutturali che ospedali pubblici e privati hanno difficoltà a fornire; e la necessità di
trasferire le nuove scoperte dai laboratori di ricerca alla clinica applicata per assicurare una medicina basata
sull’evidenza e non su credenze magiche. A questo, si aggiunge il dilemma delle risorse umane rappresentato dal fatto
che i vecchi chirurghi, esperti nelle metodiche tradizionali, hanno difficoltà a reinventarsi come terapisti endovascolari
e che i giovani chirurghi, meno esposti alla chirurgia tradizionale, sono meno proficienti di quanto dovrebbero essere.
Certamente per molti versi questi sono i giorni peggiori.
Tra queste difficoltà una cosa, tuttavia, rimane stabile: il nostro impegno per la salute ed il benessere del malato. Noi
esistiamo per i nostri pazienti e non per il nostro beneficio. Il nostro sforzo deve essere quello di creare un’attività
clinica che sia all’avanguardia, umana, diversificata, basata sull’evidenza e con un equilibrato rapporto costo/beneficio.
Questo è quello che considero oggi costituire l’eccellenza in chirurgia vascolare. Senza dubbio, raggiungere questo
obiettivo è complesso, ed infatti, mi fa ricordare un evento altrettanto complesso nella storia dell’uomo: la conquista
dell’Everest...
La metafora dell’Everest e della sua scalata, può essere chiarificante. “Quali sono stati gli elementi che hanno consentito
di conquistarne la vetta? Un Consiglio di Amministrazione con vedute moderne, che ha finanziato adeguatamente la
spedizione e che ha scelto il manager giusto, per organizzare l’ascesa, e gli uomini giusti per scalare la montagna. Allo stesso
modo, un servizio di chirurgia vascolare per raggiungere l’eccellenza deve essere guidato da un’amministrazione visionaria,
utilizzare un team specializzato di professionisti ed avere a disposizione adeguate risorse strutturali. I requisiti tecnici devono
essere i seguenti: svolgere profilassi primaria e secondaria delle malattie cardiovascolari; fare diagnostica non invasiva e
delle immagini con apparecchiature d’avanguardia; essere capace di fare fronte alle emergenze vascolari con metodiche
chirurgiche tradizionali e minimamente invasive; prendersi cura non solo di pazienti con patologie semplici, fatto
incoraggiato dalla condizione umana e dal sistema remunerativo, ma anche di quei pazienti con condizioni rare e
complesse che spesso vengono abbandonati al loro destino che nel migliore dei casi trovano soluzione migrando. Infine,
le tecniche moderne di chirurgia endovascolare devono giocare un ruolo centrale nell’attività chirurgica, seguendo la
filosofia generale di riduzione del trauma e dell’invasività degli interventi. Ma pur godendo di una gestione oculata e
illuminata, i progetti hanno bisogno di fondi e di risorse umane all’altezza degli obiettivi. I due fattori sono inscindibili.
È oggettivo che si attraversa un periodo contrassegnato da difficoltà economiche le quali si traducono spesso in tagli ai
fondi per la sanità e alle risorse umane. Io ceramente non ho la soluzione ma mi sovviene un insegnamento che mi diede
diversi anni addietro, uno degli amministratori del Methodist Hospital, ossia che è meglio stringere la cinghia in tempi
di magra che trovarsi senza personale qualificato, una volta passata la crisi. L’attività clinica, alle cliniche riunite Morgagni,
è prestata da chirurghi vascolari i quali lavorano come parte di un team di medici con specialità interdipendente,
multidisciplinare e complementare. A questi si aggiunge un largo team di tecnici esperti in circolazione extracorporea,
radiologia e fisioterapia, ed infermieri con grande esperienza in sala operatoria, in terapia intensiva e nel decorso
postoperatorio di degenza. Infine, un personale specializzato in medicina di laboratorio e malattie infettive funziona da
complemento cementante delle funzioni delle strutture. Un rapporto di costante comunicazione tra tutti i membri del
team viene incoraggiato ed implementato, allo scopo di aumentare l’esperienza individuale e di migliorare i servizi. Tutto
questo si traduce in risultati d’avanguardia anche in questi giorni difficili. Guardando al futuro, dunque, l’obiettivo è di
rimanere all’avanguardia. Le limitazioni sono spesso solo economiche e determinate dalle metodiche di rimborso delle
prestazioni chirurgiche che favoriscono gli interventi minori e scoraggiano gli interventi maggiori, che se non vengono
resi accessibili, causano la migrazione dei nostri pazienti. Chi amministra i fondi nazionali e regionali deve chiedersi
come utilizzarli per favorire quelle strutture che ne possono fare un uso migliore in termini di costo-benefici e qualità.
Puntare all’avanguardia significa aver chiaro che nel XXI secolo le patologie vascolari rappresentano un fattore di
interesse sociale, dovuto sia all’aumento dei fattori di rischio che all’aspettativa di vita, ormai innalzata rispetto al passato.