Professional Documents
Culture Documents
XII CICLO
Neuropsicologia e neurolinguistica
nell'apprendimento delle lingue straniere
JACOPO GORINI
1
Indice
Introduzione...................................................................................................................3
2 - Il cervello e la memoria............................................................................................8
3 - Bimodalità e direzionalità......................................................................................16
6 - L'unità didattica......................................................................................................20
Bibliografia..................................................................................................................28
2
Introduzione
Questo lavoro è un sunto della mia tesi di Master “Suggestopedia classica e
moderna”, per quanto riguarda la parte relativa agli aspetti neurobiologici,
neuropsicologici e neurolinguistici nell'apprendimento delle lingue straniere.
Mi sono basato principalmente sugli studi di Marcel Danesi (Il cervello in aula –
Neurolinguistica e didattica delle lingue, Guerra Edizioni, Perugia, 1998), Mario
Cardona (Il ruolo della memoria nell'apprendimento delle lingue, Utet, Torino, 2001)
e Michele Daloiso (I fondamenti neuropsicologici dell'educazione linguistica,
Cafoscarina, Venezia, 2009), oltre ai testi citati in bibliografia, a cui rimando per
approfondimenti.
Spero che questo materiale possa essere utile a tutti gli insegnanti che, talvolta,
devono spiegare a studenti di tipo “deduttivo” per quale ragione la propria lezione è
così strampalata.
Jacopo Gorini
3
1 - Neurobiologia e apprendimento linguistico
Il cervello umano è composto da miliardi di neuroni, cellule nervose in grado di
ricevere, scambiare ed elaborare informazioni. Sono i neuroni che permettono
all'uomo di pensare, ricordare e svolgere le funzioni motorie. 1 Ogni neurone possiede
delle sottili diramazioni, i dendriti, che ricevono gli impulsi trasmessi da altre cellule.
Il corpo centrale del neurone è chiamato soma, al cui interno si trova il nucleo,
con il codice genetico della cellula. I neuroni comunicano fra di loro con un sistema
binario di impulsi elettrici (acceso/spento) di diversa frequenza soprattutto tramite gli
assoni, prolungamenti cellulari che scaricano nello spazio fra il termine dell'assone e
i dendriti di un'altra cellula (spazio detto sinapsi) dei neurotrasmettitori, come
l'adrenalina, la dopamina, la serotonina, etc.
1 Mario Cardona, Il ruolo della memoria nell'apprendimento delle lingue, Utet, Torino, 2001.
4
I moduli neuro-funzionali del linguaggio e la plasticità sinaptica
2 Ibidem
3 Michele Daloiso, I fondamenti neuropsicologici dell'educazione linguistica, Cafoscarina, Venezia, 2009
5
• il coinvolgimento emozionale;
Chi impara una seconda lingua entro i primi setto/otto anni di vita ha un accesso
diretto ai moduli specifici relativi alla sua elaborazione, senza passare dai sistemi
della lingua materna tramite fenomeni di traduzione. Sembra sia possibile
raggiungere un accesso diretto ai sub-sistemi neuro-funzionali anche per la seconda
lingua (ipotesi della convergenza) anche successivamente al periodo della seconda
infanzia, tramite la frequenza d'uso e la motivazione dello studente4.
Secondo gli ultimi studi nel campo del bilinguismo 5, esiste un sistema cognitivo-
concettuale unico per il parlante bilingue, con due sistemi lessicali differenti per la
lingua materna e la lingua seconda (figura 1). Nel bilingue “tardivo” (figura 2)
l'accesso al sistema concettuale avviene attraverso la L1, ma non si esclude la
possibilità di un collegamento diretto al sistema cognitivo-concettuale anche da parte
della L2 tramite il fenomeno della convergenza.
4 M. Gullberg, P. Indefrey, The Cognitive Neuroscience, Blackwell, Cambridge, 1997 in Michele Daloiso, I
fondamenti neuropsicologici dell'educazione linguistica, Cafoscarina, Venezia, 2009
5 Michele Daloiso, I fondamenti neuropsicologici dell'educazione linguistica, Cafoscarina, Venezia, 2009, pag 33-34.
6
Figura 1. Bilingue “precoce”
7
2 - Il cervello e la memoria
Fa parte del lobo temporale il sistema limbico, che controlla molti aspetti legati
all'apprendimento, in cui si trovano:
8
giudica l'importanza “emozionale”, fornendo ad ogni stimolo il giusto livello di
attenzione, arricchendolo di emozioni e, infine, avviandone l'immagazzinamento
sotto forma di ricordo.
9
Esistono due sistemi distinti di memoria, uno implicito che riguarda il ricordo
emotivo ed uno esplicito, verbalizzabile. Può accadere che in determinate circostanze
i due sistemi agiscano parallelamente. Riporto un esempio di Mario Cardona 7: “Uno
studente si trova di fronte ad una situazione che lo mette a disagio. Viene sollecitato
dall'insegnante a parlare nella lingua straniera quando non si sente ancora pronto
ad esporsi ai suoi compagni, oppure si trova a confrontarsi con un formato di test a
bassa accettabilità, si trova, insomma, in un contesto che gli procura ansia ed in cui
la barriera del filtro affettivo8 è attiva. Egli formerà di questo episodio sia un ricordo
esplicito, verbalizzabile ("ieri mi è successo questo con l'insegnante di italiano"), sia
un ricordo emotivo implicito, che si attiverà ogniqualvolta si ripresenti lo stimolo.
Questo può far supporre che uno studente non diventi ansioso di fronte ad una prova
che non è in grado di risolvere, ma che non sia in grado di risolverla proprio perché
è ansioso, in quanto si sono attivati sia il ricordo esplicito che implicito che ne
condizionano la presentazione.”
Esperienza cosciente
presente, filtro affettivo
attivo, sensazione di
disagio
IPPOCAMPO
AMIGDALA Memoria esplicita di
Eccitazione emotiva esperienze negative simili
in relazione alla
situazione attuale
7 Mario Cardona, Il ruolo della memoria nell'apprendimento delle lingue, Utet, Torino, 2001.
8 filtro affettivo: si tratta di una difesa psicologica che la mente erge quando si agisce in stato di ansia, quando si ha
paura di sbagliare, si teme di mettere a rischio la propria immagine, e così via. (da: Paolo E. Balboni, Dizionario di
Glottodidattica, Guerra Edizioni, Perugia, 1999).
10
La situazione sopra descritta è utile per evidenziare l'importanza della memoria
emotiva nell'acquisizione di nuovi input. Nella fissazione dei ricordi svolge un ruolo
fondamentale la noradrenalina, un neurotrasmettitore che investe le aree
dell'amigdala e dell'ippocampo, ma solo in presenza di una situazione di stress
positivo, cioè quando “il discente è consapevole delle sue capacità, ha il senso di
controllo personale, si sente competente e sa che sta per affrontare una sfida
intellettuale alla sua portata, che può controllare e superare con successo"9.
Quando invece lo stress è negativo, come nell'esempio sopra riportato, con ansia
e disagio, la produzione di noradrenalina viene bloccata dall'ormone dello stress,
prodotto dalle ghiandole surrenali sotto il controllo dell'amigdala, investendo anche le
regioni dell'ippocampo, che cerca di controllarne la quantità. L'ormone dello stress
serve a predisporre il corpo a reagire a situazioni di difficoltà e a mantenere, in una
situazione di stress, le funzioni vitali al meglio delle loro funzioni, riducendo quelle
funzioni che non sono, in quel momento, strettamente indispensabili.
9 Mario Cardona, Il ruolo della memoria nell'apprendimento delle lingue, Utet, Torino, 2001.
11
I magazzini di memoria
12
memorizzare fino ad un massimo di dieci elementi circa. Attraverso la ripetizione si
possono mantenere le informazioni in questo magazzino ed elaborarle per un
trasferimento agli altri magazzini, altrimenti vengono cancellate.
La volontà di apprendimento
11 Ibidem
12 Ibidem
13 E. Boncinelli, Il cervello, la mente e l’anima: le straordinarie scoperte sull’intelligenza umana, Mondadori, Milano,
2000.
14 Michele Daloiso, I fondamenti neuropsicologici dell'educazione linguistica, Cafoscarina, Venezia, 2009
13
gioia, tristezza, paura o vergogna, sensi di colpa, ansia...
In mancanza di ciò può verificarsi la seguente situazione: “un allievo può essere
inizialmente molto motivato ad imparare una lingua, ma alcuni fattori contestuali,
quali la metodologia proposta dall’insegnante o il clima che si viene ad instaurare in
classe, possono generare emozioni negative (stress, soggezione, insicurezza,
vergogna, ecc.). Il ripetersi di situazioni emotivamente negative conduce infatti alla
percezione di sentimenti coscienti associati a tali emozioni, che possono intaccare la
motivazione iniziale, conducendo nei casi più estremi al rifiuto verso
l’apprendimento della lingua stessa.”15
14
caso di input positivo, una reazione di avvicinamento all'esperienza, e in caso
contrario di allontanamento (e probabile abbandono dello studio della lingua);
16 Stephen D. Krashen and Tracy D. Terrell, The natural approach: Language acquisition in the classroom, CA:
Alemany Press., Hayward, 1983
17 Michele Daloiso, I fondamenti neuropsicologici dell'educazione linguistica, Cafoscarina, Venezia, 2009
15
3 - Bimodalità e direzionalità
Dagli studi più recenti in questo campo si può affermare che entrambi gli
emisferi dunque collaborino in maniera complementare nei vari atti di cognizione, e,
pur essendo ciascuno specializzato in determinati compiti, non costituiscono un
sistema rigido. “L'emisfero sinistro è cruciale per la comprensione e per
l'elaborazione del linguaggio letterale, fonetico e sintattico; mentre l'emisfero destro
è coinvolto negli aspetti del messaggio con cui vengono espresse le parole, le frasi e
il contenuto emozionale.”20
È necessario perciò entrare nella mente del discente attraverso l'M/DS (=il
complesso di modalità psichiche associate all'emisfero destro, secondo la definizione
di Marcel Danesi,), stimolando le sue funzioni di pensiero di tipo globale allo scopo
di attivare indirettamente quelle analitiche dell'M/SN (=il complesso di modalità
psichiche associate all'emisfero sinistro). Stimolare dunque un tipo di insegnamento
18 Marcel Danesi, Il cervello in aula – Neurolinguistica e didattica delle lingue, Guerra Edizioni, Perugia, 1998
19 Paolo E. Balboni, Dizionario di Glottodidattica, Guerra Edizioni, Perugia, 1999
20 Marcel Danesi, Il cervello in aula – Neurolinguistica e didattica delle lingue, Guerra Edizioni, Perugia, 1998
16
inizialmente esperienziale che diventi gradualmente più formalistico.
Dice Danesi: “Queste considerazioni stanno alla base del principio della
direzionalità, che prevede nel contesto dell'apprendimento linguistico un percorso
preferenziale dall'emisfero destro al sinistro. Le modalità contestualizzanti del primo,
permettono infatti di elaborare il maggior numero di informazioni nel più breve
tempo possibile, anche se non in maniera dettagliata. Mentre le modalità analitiche
del secondo consentono una decodificazione più dettagliata delle informazioni e la
21 Ibidem
17
loro organizzazione, negli schemi concettuali esistenti.”
22 Ibidem
18
4 - Contestualizzazione, sensorialità e affettività
• Gli studenti dovranno applicare quello che hanno appreso allo svolgimento di
compiti nuovi e/o di rinforzo.
• Gli studenti dovranno essere coinvolti in attività interattive (roleplay,
simulazioni, etc.)
• L'insegnante dovrà solo controllare quello che gli studenti fanno, fornendo
consigli, informazioni, etc.
• La presentazione del nuovo input dovrà essere impostata nei termini delle sue
connotazioni culturali.
• La preparazione delle attività di pratica e di esercitazione si dovrà fare in base
agli obiettivi concettuali e funzionali dell'unità didattica.
La sensorialità: attivare i sensi dello studente, tutti i sensi, attraverso attività che
gli permettano di ottenere maggiori informazioni possibili con il minimo sforzo
(descrivere dettagli, scene, figure; ascoltare ad occhi chiusi, disegnare, associare
immagini alle parole, etc.).
L'affettività: creare un ambiente dove lo studente possa sentirsi a suo agio con
19
tecniche come role-play, l'utilizzo della metafora, o dove il discente esprima
liberamente la propria personalità “consentono l'attivazione essenzialmente delle
modalità dell'emisfero destro, a cui dovranno seguire momenti di focalizzazione sulle
abilità dell'emisfero sinistro, mediante tecniche strutturali.”23
“Chi non ha mai sbagliato non ha mai cercato di fare qualcosa di nuovo...”,
diceva Einstein.
6 - L'unità didattica
23 Marcel Danesi, Il cervello in aula – Neurolinguistica e didattica delle lingue, Guerra Edizioni, Perugia, 1998
20
Freddi suddivide l'unità didattica in sei fasi principali:
3. Analisi. Questa fase serve a guidare gli studenti alla scoperta delle
caratteristiche lessicali, morfosintattiche, testuali e stilistiche della lingua oggetto di
studio. Si procede verso la comprensione dettagliata del messaggio, sia rispetto al
contenuto che alla forma. Ciò avviene attraverso ripetuti contatti col
24 Marcel Danesi, Il cervello in aula – Neurolinguistica e didattica delle lingue, Guerra Edizioni, Perugia, 1998
25 Expectancy grammar o Anticipazione: è un meccanismo essenziale per il processo di comprensione. Esso consiste
nel predire ciò che può comparire in un testo operando sulla base della situazione, della parte di testo che si è già
compresa, del paratesto, delle conoscenze del mondo, ecc.. In tal modo si facilita la comprensione trasformandola, in
realtà, solo nella conferma di una tra le previsioni effettuate. (da: Paolo E. Balboni, Dizionario di Glottodidattica,
Guerra Edizioni, Perugia, 1999)
26 Marcel Danesi, Il cervello in aula – Neurolinguistica e didattica delle lingue, Guerra Edizioni, Perugia, 1998
21
discorso/testo/film, durante i quali di volta in volta, con esercizi specifici e mirati, si
focalizzano ora aspetti testuali, ora lessicali, ora grammaticali, ora sociopragmatici e
culturali. Si tratta di un momento attivante l'M/SN, dove lo studente riflette
consciamente sull'input acquisito in precedenza.
4. Sintesi. Lo studente mette in pratica ciò che ha appreso fin’ora, con creatività,
attraverso attività di simulazione che portano verso una riproduzione sempre più
autonoma e meno automatica della lingua, eseguendo esercizi di fissazione e
ripetizione e passando alla produzione sia orale che scritta delle strutture con esercizi
di reimpiego e manipolazione dei testi. “Questo è un momento “intermodale”,
coinvolgente sia l'M/DS che l'M/SN, in quanto propone esercitazioni di rinforzo per
la fissazione delle forme (= attività associate all'M/SN), assieme alla
drammatizzazione, all'uso di realia, e così via (=attività associate all'M/DS).”27
27 Marcel Danesi, Il cervello in aula – Neurolinguistica e didattica delle lingue, Guerra Edizioni, Perugia, 1998
28 Ibidem
29 Ibidem
22
7 - Fare un’Unità Didattica
Titolo UD
a cura di Jacopo Gorini
contesto:
italiano LS/L2
profilo dei destinatari:
bambini/adolescenti/adulti, analfabeti/scolarizzati/universitari, altra lingua conosciuta:
inglese.
livello linguistico:
A2 del QCE / principiante, intermedio, avanzato
strumenti e materiali didattici:
fotocopie, lavagna e pennarelli, videoproiettore, pc con conneessione internet e casse
acustiche,
tempi previsti:
4 ore
obiettivi:
glottomatetici:
sviluppare le abilita' di lavoro in gruppi (metodo Cooperative Learning).
promuovere l'autoapprendimento degli studenti (progetti, lavori di ricerca a casa, lettura per
l'approfondimento degli argomenti).
linguistici:
• morfosintattica: il passato remoto / l’imperfetto / recupero ed approfondimento di
strutture verbali: congiuntivo e passaggio dalla forma diretta alla forma indiretta.
• fonetica:
• grafemica:
• lessicale: significato e uso di alcuni modi di dire in italiano: sudare il salario,...
• testuale: riconoscere caratteristiche e struttura dei diversi generi testuali; / riflettere
sulle diverse tipologie testuali.
• socio-pragmatici: riconoscere ed usare adeguatamente i registri colloquiale,
informale, formale;
• codici extraverbali: (cinesico, paralinguistico, prossemico, oggetemico, vestemico)
decodificare i diversi linguaggi extratestuali; utilizzare segni extraverbali per
esprimere significati; utilizzare segni extraverbali per ampliare il significato del
messaggio;
culturali:
• acquisire la conoscenza delle abitudini alimentari in Italia: piatti tipici delle diverse
regioni, la cultura e la storia del cibo e vini, le tradizioni del consumo di vari cibi e
23
bevande.
• paragonare la situazione alimentare in Italia e Lituania: quali sono le similitudini e le
differenze, come la cucina italiana 'modifica' le abitudini alimentari all'estero.
• analizzare la cultura italiana per scoprire i valori sottesi ai diversi modelli
comportamentali;
• individuare elementi di civiltà italiana;
modalità di lavoro:
individuale, a coppie, a gruppi, in plenaria.
prerequisiti:
presente e passato prossimo dei veerbi (regolari e irregolari) del modo indicativo; / Lo
studente ha familiarità col lessico riguardante la cucina e il cibo. Sa descrivere gusti ed
esprimere opinioni personali.
verifica:
scrittura di un dialogo; / composizione creativa; / test a scelta multipla; / roleplay;
fase di Motivazione
Stimolare l’interesse degli alunni attraverso una varietà di canali (visivo-audio) e cercare di
capire cosa già sanno gli studenti sull’argomento. Aiutare lo studente a comprendere il testo
che dovrà ascoltare o leggere attraverso elementi paratestuali (titolo/immagini/didascalie/
parole/espressioni-chiave/autore..) e contestuali (situazione comunicativa del testo).
Tecniche didattiche:
• elicitazione
• esplorazione delle parole chiave
• spidergram alla lavagna.
fase di Globalità
Contatto con il testo (LETTURA/AUDIO) seguito da una successione di attività di
comprensione (ASCOLTO SELETTIVO/LETTURA SELETTIVA) che non prevedono
scrittura autonoma, soprattutto per un livello elementare.
Il soggetto ha una prima percezione del discorso o del testo, d’insieme, per la quale utilizza
l’emisfero cerebrale destro ed attiva la expectancy grammar, focalizzando l’attenzione
sull’argomento nel suo complesso. Attività: ascolto/lettura/visione del
discorso/testo/materiale filmico e multimediale ed esercizi miranti a comprendere
l’argomento in senso più generale;
Lo studente affronta il testo e lo comprende in maniera globale, attraverso lo skimming
(saper cogliere il senso generale di un testo, quindi la sua funzione ed il suo contenuto
globale), ...
La fase di globalità serve a creare la situazione all’interno della quale si collocano i diversi
materiali che verranno analizzati.
Introduce il discente all'evento comunicativo attorno al quale ruoterà tutta l'UA, la sua
durata non sarà eccessiva e le attività da svolgere dovrebbero essere rapide.
24
Tecniche didattiche:
• ascolto – ripetizione
• ascolto – lettura silenziosa
• ascolto – lettura – ripetizione ad alta voce
fase di Analisi
Si procede verso la comprensione dettagliata del messaggio, sia rispetto al contenuto che
alla forma. Ciò avviene attraverso ripetuti contatti col discorso/testo/film, durante i quali di
volta in volta, con esercizi specifici e mirati, si focalizzano ora aspetti testuali, ora lessicali,
ora grammaticali, ora sociopragmatici e culturali;
Il docente, attraverso una lettura scanning (il saper cogliere alcune informazioni specifiche
in un testo), fa ricercare singole e precise informazioni nel testo, determinati elementi
morfosintattici o lessicali che andranno segnalati o riportati nelle attività.
La fase di analisi serve a guidare gli studenti alla scoperta delle caratteristiche lessicali,
morfosintattiche, testuali e stilistiche della microlingua oggetto di studio. Quindi ci sarà una
lettura attenta dei testi proposti con l’individuazione dei termini o delle strutture
morfosintattiche più ricorrenti.
Fase in cui l’insegnante richiama l’attenzione dell’alunno sugli elementi
(funzionali/lessicali/grammaticali) ai quali si vuole lavorare con le seguenti tecniche
didattiche:
• Cloze
- cloze: ogni alunno riceve la fotocopia del testo originale dal quale è stata cancellata
una parola ogni sette (cloze classico). Si può variare anche cancellando le parole o le
funzioni sulle quali si intende lavorare (cloze mirato)
- dettato/dettato-cloze in cui si cancella solo la sezione conclusiva di ogni battuta per
richiamare l’attenzione sull’aspetto grafico. Per entrambe le tecniche è utile la
correzione in coppia promuovendo una collaborazione attiva tra compagni.
- attrarre l’attenzione dell’alunno su alcune parti del testo attraverso l’uso di colori,
cerchi, sottolineature
• Completamento
• Incastro (di frasi /parole)
• Riordino (di frasi/parole/lettere)
• Dettato
• Seriazione/inclusione/esclusione
Le tecniche possono essere diverse: abbinamento tra immagini-parola o parola-definizione,
isolamento di prefissi e suffissi, griglie, inclusione/esclusione per la fissazione del lessico,
esercizi di trasformazione o completamento per gli elementi morfosintattiche, il cloze per
verificare che gli elementi siano stati acquisiti. Si tratta di attività molto guidate.
25
fase di Sintesi e Riflessione
Lo studente è chiamato a reimpiegare le parti o la parte analizzata e a riflettere sul suo
utilizzo, in modo tale da ricavarsi delle “regole d’uso” che gli permetteranno di usufruire in
maniera autonoma di ciò che sta apprendendo.
Lo studente rielabora quanto individuato nella fase precedente, lo reimpiega attivamente in
situazione, lo fissa e lo sistematizza nella mente ristrutturando le mappe concettuali del
proprio sapere.
Lo studente mette in pratica ciò che ha appreso fin’ora, eseguendo esercizi di fissazione e
ripetizione e passando alla produzione sia orale che scritta delle strutture con esercizi di
reimpiego e manipolazione dei testi.
Perché tale fase sia utile l’insegnante deve proporre un evento comunicativo o una
situazione che siano realistici e significativi per i discenti.
Bisogna quindi far FISSARE e REIMPIEGARE le strutture/parole evidenziate attraverso
attività di simulazione che portano verso una riproduzione sempre più autonoma e meno
automatica della lingua:
• Ripetizione
• Completamento
• Composizione
• Dialogo
• Dialogo aperto: sono presenti solo le battute di un personaggio e l’allievo deve
inserire quelle dell’altro personaggio, avendo ben chiaro il contesto in cui avviene la
situazione comunicativa. La correzione non avviene in tempo reale ma sulla
registrazione fatta del dialogo
• Drammatizzazione:forma di simulazione che non concede alcuna libertà all’alunno
che deve recitare (leggendo o a memoria) un testo
• Roletaking: l’alunno deve recitare un testo all’interno del quale possono avvenire
alcuni cambiamenti (lessico-funzioni-elementi grammaticali)
• Rolemaking: gli alunni costruiscono un dialogo sulla base di una serie precisa di
istruzioni
• Roleplay: data la situazione comunicativa, gli alunni hanno ampia libertà di scelta
delle strategie, delle strutture e di alcuni elementi contesuali
• Creazione di testi di varia natura
26
• Griglie
• Domande
• Transcodificazione
• Incastri
• Cloze
• Monologo
• Composizione
27
Bibliografia
• CAON F., RUTKA S., La lingua in gioco. Attività ludiche per l’insegnamento
dell’italiano L2, Guerra Edizioni, Perugia, 2004.
28
• GOLEMAN D., Intelligenza Emotiva, ed. CDE, Milano, 1999.
29