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Osteomielite
Stretta associazione tra l’ortopedia e la medicina interna. La chiave di questa connessione sono le protesi,
oggi gli ortopedici fanno un grande uso di protesi e queste, essendo materiale “esterno” può infettarsi. È
una complicanza molto grave e debilitante per il paziente soprattutto in termini di qualità di vita.
Definizione
Classificazione
La prima (per il prof è quella più corretta) è di Lew e Waldvogel che considera due parametri:
L’altra classificazione è di Cierny Mader. Questa fa due analisi: valuta se l’infezione è ristretta al midollo
osseo, alla parte corticale, se è un’infezione localizzata o diffusa. Viene meno tutta la fisiopatologia del
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Stadio2: osteomielite superficiale, ovvero quella per contiguità (come scritto precedentemente un esempio
è un’infezione da ulcera del piede diabetico)
Stadio3: è un’infezione ancora localizzata, che parte dalla corticale, prende corticale e midollare, ma ancora
localizzata, nel senso che parti di queste zone sono ancora conservate. Questo permette di effettuare una
chirurgia anche più conservativa. Il sequestro d’osso è la
presenza di una porzione di osso ormai morta, staccata e
decontestualizzata rispetto alla parte vitale, per colpa
dell’infezione. Il sequestro determina il passaggio da
osteomielite acuta a cronica, perché quel frammento
devascolarizzato nell’ambito del processo infettivo diventa
come un corpo estraneo, dove i batteri si annidano e non
arriva antibiotico. Pertanto senza chirurgia non si cura.
È una classificazione più mirata a quello che deve fare il medico ed il chirurgo, ma è più specifica per le
infezioni delle ossa lunghe piuttosto che quelle piatte.
Osteomielite ematogena
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importante.
La circolazione metafisaria nel bambino non è anastomizzata con quella epifisaria, quindi questo blocca la
possibile contaminazione epifisaria. Il processo infettivo cerca però una via di fuga laterale, in un’infezione
già avanzata quello che può accadere è il coinvolgimento della cavità articolare. Il bambino con
l’osteomielite ematogena si presenta con un ginocchio gonfio dolente perché ha un’artrite settica. Dopo la
radiografia, la tc o la risonanza si scoprirà sotto il processo di osteomielite. Nell’adulto l’artrite settica si
cura in artroscopia, lavando bene la cavità articolare, impostando poi una terapia antibiotica. Nel bambino
si dovrà fare anche una chirurgia appunto di pulizia dell’osso, altrimenti dopo pochi giorni il problema torna
a presentarsi.
Un’altra possibilità è che l’infezione non guadagna la capsula, c’è un tentativo di arginare quindi una
reazione periostale, con formazione di un vero e proprio callo a compartimentalizzare. In ogni caso si dovrà
operare.
Ultima possibilità che l’infezione si lateralizza velocemente, non c’è una reazione periostale tale da arginare
il processo e si crea una fistola.
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termine.
Eziologia
S. epidermidis
Inoculazione diretta:
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post chirurgica/iatrogena (insita nella chirurgia è la possibilità di veicolare germi, ma dipende anche
dalla resistenza del sistema immunitario dell’ospite, come reagisce di fronte all’inoculo): le
inserzioni protesiche sono la prima cause di infezione dei tessuti ossei o molli peri scheletrici
nell’ambito della pratica ortopedica. Per quanto riguarda l’inoculazione diretta legata alle fratture
esposte, incidenza in aumento. Solitamente in questi casi ci si aspetta una infezione rapida, quindi
si fa una terapia antibiotica per sperare di sterilizzare l’osso che eventualmente è venuto in
contatto con l’agente infettivo. Anche in sala viene fatta una pulizia dei tessuti molli anche
sottocutanei. Non è detto che questo basti. Il paziente può comunque andare incontro ad infezione
dopo qualche mese e questo cambia notevolmente le condizioni di cura.
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Per contiguità:
da tessuti
molli adiacenti: le
principali condizioni
predisponenti sono il
piede diabetico e le
piaghe da decubito.
Nelle piaghe da
decubito ciò che
favorisce l’infezioni
sono una serie di
fattori: il paziente è
anziano e spesso porta pannoloni che sicuramente portano una contaminazione microbica
notevole, ma il fattore dominante è un problema di vascolarizzazione. In quella zona il paziente ha
una continua compromissione del circolo, per questo si tende a spostarlo continuamente e non
farlo stare sdraiato. Nella slide si fa riferimento ad una osteomielite del calcagno in età pediatrica,
il prof dice di averle viste anche da decubito nell’adulto. (sacro e calcagno sono zone preferenziali
per ulcere, anche se nel calcagno la pressione è minore ed ha un cuscinetto di sostegno maggiore).
Si tratta ovviamente di pazienti anziani con aterosclerosi, diabete e le infezioni sono
frequentemente polimicrobiche, nelle ulcere da decubito ed anche nel diabetico
Rt di capo e collo
Presentazione clinica
Diagnosi
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Biopsia: diagnostica
microbiologica. I culturali
fatti dalla cute, soprattutto
in persone anziane, sono
tutti positivi per
stafilococchi resistenti,
questo è del tutto
aspecifico. Bisogna andare
in profondità, fare una
biopsia ossea (si fa nelle
osteomieliti vertebrali) e
provare ad avere una
diagnosi in questo modo.
Oppure spesso succede che
se si presenta un paziente diabetico con
ulcera da osteomielite lo si manda dal
chirurgo per toilette chirurgica e
contemporaneamente si fa un
culturale: il problema è che spesso
questo sarà un falso negativo, per un
comune errore dei medici. Il paziente
che viene con 10000bianchi,
osteomielite cronica, 37.3 di
temperatura, VES alta, PCR alta, la
prima cosa che si tende a prescrivere è
l’antibiotico e poi si manda il pz in sala
operatoria. Con pregressa terapia antibiotica ovviamente il prelievo in sala verrà negativo.
Soprattutto se si tratta di un’osteomielite cronica ( nell’acuta con pz setticemico
l’antibiotico va dato subito dopo l’emocultura), piuttosto che prendere il tampone e fare
l’antibiotico creando il problema di sopra, il pz dovrebbe fare una diagnostica di secondo
livello (TC RMN), diagnosticata l’osteomielite profonda si va in sala con il debritment
chirurgico, si fa il culturale, inizio una terapia antibiotica mirata. Questo è un servizio
enorme al paziente, ma si fa solo nel 50 % dei casi. Solitamente il paziente entra in sala con
pregresse terapie antibiotiche empiriche che limitano la positività del culturale o peggio
fanno terapia sulla base del solito stafilococco cutaneo, preso da tampone. Sono infezioni
che richiedono una terapia lunga, quindi capire l’eziologia è fondamentale.
trattamento
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Slide: schemi di penetrazione dell’osso sulla base del quale vengono scelti gli antibiotici.
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Infezioni protesiche
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RITARDATA: da 1 o 2 mesi ad un anno, germi sempre portati durante la chirurgia, pero sono meno virulenti.
Il più comune è Propione Bacterio Acnes (responsabile dell’acne), alter ego dello stafilococco, presente sulla
cute di ciascuno, molto lento a crescere. Il paziente dopo la protesi quindi sta bene anche se c’è stato
l’inoculo, i dolori iniziano dopo un anno.
TARDIVA: dopo due anni dalla protesi. Non è stato il chirurgo a portare il germe, ma si tratta della classica
setticemia o batteriemia tardiva.
Approccio al paziente
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Pz con protesi 1 mese e mezzo fa, ginocchio dolente, tumefazione, caldo. Penso ad una infezione: esami del
sangue (infiammato), prelievo liquido sinoviale (valuto la conta cellule, i cut off sono molto eterogenei, ma
di soliti se ci sono più di 1000 neutrofili a livello del liquido implica che il soggetto ha un’infezione). Ci sono
due possibilità:
sintomi presenti da meno di tre settimane o protesi a meno di un mese dall’impianto (fresca):
posso provare ad aprire pulire e lasciare la protesi, pensando che il biofilm non si sia formato.
se la protesi è di oltre il mese o i sintomi ci sono da più di tre settimane (in realtà più che dei
sintomi, ci basiamo solo sulla durata della protesi), ci sono due possibilità:
1) tolgo la protesi e ne metto una nuova (molti rischi, si fa nel caso di pz molto defedato ed anziano
a cui si risparmiare un intervento può valere il gioco).
2) la cosa migliore sarebbe quella di togliere tutto, mettere uno spaziatore antibiotato (una falsa
protesi che rilascia antibiotico locale e
stabilizza l’articolazione) e dopo un
periodo di tempo di terapia antibiotica
per via anche parenterale, si rimette il
tutto.
(il prof non spiega la slide sul trattamento antibiotico, perché non crede sia fondamentale ai fine
dell’esame di ortopedia)
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