Francesca era come un papavero al sole, splendente di rosso vivo da
quarantacinque anni. Affianco a lei, strappata dalla terra da un baccello di cellule silenziose capaci di logorare un corpo, restano due giovani figlie. Aveva un sorriso travolgente, e un’aria sempre gioiosa e propositiva, mai amara e mai cattiva.
Voglio immaginare che le piacessero i fiori così come le figure
femminili che amava dipingere. Voglio immaginare di vederla balzare da un terreno senza inquinamento e bagnarsi con acqua pura che gli rinfresca il viso. Voglio immaginarla danzante in sete altere che svolazzano nel celeste del cielo. Voglio immaginarla con le sue bambine in braccio mentre le bacia affettuosa. Voglio immaginarla che ci guarda dall’alto svuotata dalle lacrime che ha cosparso nell’aria malsana della sua Brindisi. Questo, voglio immaginare, questo breve sprazzo, voglio ricordare di lei, una donna bellissima.
Cronaca ricorrente di una città in cui si opera considerandola normale.