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PO 1 e PO 2.

Quando l’opposizione ad una scelta sbagliata ha mille


ragioni.
Mi si chiede di ricordare “quegli anni”… e lo faccio molto volentieri. Andiamo un poco
indietro nel tempo. Torniamo ai gloriosi periodi delle marce antinucleari e alle
manifestazioni per la pace… Siamo nei primi anni Ottanta dell’altro secolo con mondi,
situazioni, ideali diversi, non migliori di oggi, non mi permetterei…. Semplicemente
diversi. Avevamo trent’anni di meno e molte aspirazioni, anche molta fiducia, sia nel
prossimo che nel futuro. Anche qui non voglio rimpiangere nulla. Il futuro è “oggi” ed è
quello che è, sostanzialmente il figlio di quegli anni. “Je ne regrette rien” diceva una
grande “femme terrible” e – sostanzialmente – appartengo a quella schiatta. Furono
quegli ali anni in cui ci riusci’ qualcosa di impossibile.
Dimostrando che anche con poche forze, con un po’ di competenza tecnica e un
minimo di organizzazione si potevano ottenere risultati. E che risultati…. Nel caso
specifico fummo “uno” dei molti granelli che inceppò la “macchina del nucleare
italiano”. Quella glorificata dall’allora Ministro Altissimo, con CNEN prima ed ENEA poi
a rassicurarci che “non ci sarebbero stati problemi”, “che il nucleare civile è sicuro” e
che non “vi saranno problemi di sorta”… E se ci fossero, “come per le scorie
nucleari…stiamo studiando i modi migliori per renderle innocue”. Bene, tutto quel
ciarpame, condito di telefonate amichevoli con i “cagnoni” del tempo, innaffiato da vino
e champagne a profusione , nelle non rare occasioni di un “briefing” (cominciarono
allora a chiamare così le “riunioni”) in cui il momento vero, il “clou” era quello
conclusivo, quello delle tartine al burro e delle pizzette, dopo qualche diapositiva
tecnica spiegata da ingegneri, tecnici , a volte semplici “comunicatori” . Tutti
appositamente istruiti per “imbonire” amministratori e cittadini. Ma, contrariamente alle
aspettative, l’operazione non passo’ e prima ci si oppose nell’area vicina al Comune di
Piovera (presso la cascina Filippona), e siamo al 1979-80. Poi ci si spostò un po’ di più
verso il confine lombardo. Il “Piano Energetico Nazionale” di allora parlava chiaro: il
futuro della produzione energetica italiana guardava al “nucleare” e, come si sa, fu
stilata una “carta dei siti”… tra cui quelli della Val Padana. Si cominciò, cos’, a
discutere di istallazioni nucleari in Bassa Valle Scrivia, tra il Comune di Sale e quello di
Alluvioni Cambio’. Una vera “pietra nello stagno”, date le tranquille e millenarie
abitudini degli abitanti della zona.. E, per non farci mancare nulla i “Soloni” di Roma
(così furono definiti da uno degli autori degli articoli riportati qui sotto, il prof. Giannino
Ghislieri, nel bollettino di quegli anni: Quale Futuro, di cui si riportano le pagine
riguardanti le questioni energetiche) si raddoppio’ la proposta nel Trinese. Infatti le
“Westinghouse” ad acqua pressurizzata da 2000 MWe erano addirittura due, in questo
territorio, sei in tutta la pianura padana. I nomi erano espliciti: PO1 (Bassa valle
Scrivia) e PO2 (Trino V.se – Livorno F.). Dagli articoli riportati risultato i nomi di Sindaci
“storici” di quel periodo: l’avv. Travella di Sale, il commerciante Pierino Cereda
Sindaco di Guazzora, i Sindaci di Castelnuovo Scr. , di Mezzana Bigli, di Voghera e
molti altri. Tutti amministratori che non si fecero “imbonire” e che seppero resistere
(anche) alle sirene dei loro rispettivi partiti romani. Artefici di questa vittoria, perché di
“vittoria” si è trattato sono stati loro, prima di tutto, con i loro cittadini. Un “bagno” di
buon senso e ragion pratica, dettate dalla matematica, dai numeri, dalla “fisica” prima
ancora che dalla “politica”. “Il nucleare, specie in quella versione PWR è una brutta
bestia, difficilmente gestibile e con tracce indelebili impossibili da controllare per
migliaia di anni, con – e questo ce lo hanno detto molti studi tecnici di medici coinvolti
con noi nella “controinformazione” – effetti gravi per la salute, anche dei nostri figli”
frase ripresa direttamente da uno degli articoli sottoriportati… evidentemente con
effetti positivi sull’orientamento dei sentimenti popolari, locali e non. Una scelta di
“ragione” e anche di “economia”, pensando ai costi di costruzione corretta, gestione
dei rifiuti e dismissione degli impianti. Un “impegno” ben diverso dal “not in my
backyard” della famosa sindrome “nimby”… che avrebbero voluto avere altre Nazioni
che, oggi, si trovano a dover gestire enormi problemi legati al ciclo del nucleare.
Fondamentali i tecnici, i professori, gli ingegneri del Comitato Controllo Scelte
Energetiche provenienti soprattutto da Torino e dintorni ma, soprattutto, eccezionale la
risposta della gente comune. Della famiglia Yelem (Pasquale ecc.) di fraz. Casoni,
della famiglia Santi, di Antonello brunetti di Castelnuovo Sc. e di tutti gli altri che ci
hanno dato “una mano”, come – vista l’immediata creazione di una rete – Gianpiero
Godio di Legambiente, che ha saputo tenere insieme i due siti interessati (Trino e
DBassa valle Scrivia). Ripensandoci, il ”ci hanno dato” di prima, è riduttivo. Il loro
sforzo è stato per tutti e, più o meno direttamente, ne stiamo beneficiando anche noi
oggi.
Un piacere ricordare quei giorni. I momenti di euforia dopo il referendum locale vinto
nel novembre del 1986, oppure le serate passate il via Assietta 13 a Torino, per
preparare iniziative, migliorare testi e materiali e, sullo sfondo, rinsaldare amicizie che
– per fortuna – sopravvivono al tempo. Un piacere che dovrebbe essere “ricordato” e
“rivitalizzato” in qualche modo anche in questo inizio di nuovo millennio… E,
probabilmente, questo piccolo contributo può servire a muovere qualcosa.
plcavalchini

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