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Il

principio di accorciamento muscolare e sollecitazione di trazione


Neurofisiologia e biomeccanica

A cura di Antonino Viscuso


Neurologo C.C.D. G.B. Morgagni

Abstract
La metodica di accorciamento muscolare e sollecitazione di trazione (AMST), utilizzata nel trattamento
riabilitativo di neurolesioni centrali e periferiche è straordinariamente efficace nell'ottenere rapidamente (a
volte dopo appena 20 minuti di trattamento) il recupero funzionale motorio volontario. Tale efficacia offre
l'opportunità di approfondire la conoscenza del sistema di controllo del movimento. Il presente lavoro si pone
l'obiettivo di fornire una ipotesi ragionata sui meccanismi neurofisiologici e biomeccanici alla base della
metodica di AMST, attraverso la correlazione di fenomeni già conosciuti, quali i suoni muscolari, il riflesso
tonico-vibratorio, le reazioni di raccorciamento, ed il fenomeno dell'irradiazione dei riflessi. Da essa emerge
come il sistema neuromuscoloscheletrico esprime (ed è particolarmente sensibile) a fenomeni oscillatori,
producendo suoni muscolari quando i muscoli si contraggono (Barry, 1985), rispondendo alla stimolazione
vibratoria con una contrazione muscolare tonica (Hagbarth and Eklund 1966). Allo stesso modo quando si
percuote una struttura ossea, soprattutto in condizioni di ipereccitabilità del riflesso da stiramento, si verifica
il fenomeno dell’irradiazione dei riflessi, determinato da produzione di una onda sinusoidale che eccita i fusi
neuromuscolari anche in quei distretti muscolari che vengono sottoposti ad accorciamento (Lance,1980).
Anche le reazioni di raccorciamento, definite reazione muscolare paradossa (Westphal 1880), dimostrano
come il sistema neuromuscoloscheletrico si attivi in risposta ad un una mobilizzazione passiva determinante
un accorciamento muscolare (Andrews, 1972). Allo stesso modo le stimolazioni vibratorie focali sono risultate
efficaci nel modulare l’eccitabilità del servomeccanismo spinale, e in grado di interferire sul controllo neurale
propriocettivo. Tali evidenze suggeriscono come la manovra eseguita secondo il principio di AMST possa
dare origine onde vibratorie sinusoidali, in grado di stimolare le terminazioni Ia anulo-spirali dei fusi
neuromuscolari a sacca nucleare, a sua volta determinante l’eccitazione dei motoneuroni omonimi (via
monosinaptica), non seguita da un aumento di tensione (per il contemporaneo accorciamento del muscolo).
Tale condizione di instabilità potrebbe influire sul funzionamento patologico del servomeccanismo spinale,
obbligandolo a ridurre la sua ipereccitabilità. A ciò consegue la riduzione dello squilibrio tonico-posturale
tipico delle sindromi del motoneurone e il recupero della funzione motoria volontaria.

Premessa
L’intervento chinesiterapico basato sulle procedure di "accorciamento muscolare e sollecitazione di trazione"
è in grado di indurre variazioni di forza muscolare in tempi rapidi nella riabilitazione di individui con disabilità
conseguenti a patologie neurologiche (centrali e periferiche). In alcuni casi
possono essere sufficienti 20 minuti di esercizio, per ottenere il recupero
funzionale motorio nel distretto muscolare bersaglio. Tale modalità
operativa, definita nel suo complesso “metodica Grimaldi” dal nome del suo
primo ideatore, 1,2,3 viene eseguita mobilizzando passivamente uno o più
segmenti corporei, in modo da sottoporre una o più unità muscolari
bersaglio a una duplice fenomeno di accorciamento e sollecitazione di
trazione. Il presente articolo si pone l’obiettivo di fornire una ipotesi, che
chiarisca i meccanismi neurofisiologici e biomeccanici sulla base dei quali
tale metodica esprime la sua straordinaria efficacia. A tal riguardo alcune
Figura 1: registrazioni di suoni e intuizioni possono emergere dalle evidenze correlate ai suoni muscolari, al
forza muscolare nel corso di una riflesso tonico-vibratorio, alle reazioni di raccorciamento, al fenomeno
singola contrazione. Il suono inizia dell’irradiazione dei riflessi e alle vibrazioni focali. Tali evidenze dimostrano
prima che la tensione cominci ad che i muscoli, insieme all’apparato neurale che ne governa la funzione,
aumentare, e persiste fino al parlano un linguaggio il cui minimo comune multiplo consiste in fenomeni
raggiungimento del picco di forza. vibratorio-oscillatori.

1
I suoni muscolari
Quando si contraggono i muscoli scheletrici generano suoni a bassa frequenza (intorno ai 25 Hz). 4,5 L’origine
muscolare di tali suoni fu suggerita per la prima volta da Wollaston nel 1810,6 e può essere soggettivamente
sperimentata pressando la zona palmare delle mani contro i padiglioni auricolari con le dita rivolte verso l'alto.
In tali circostanze i suoni muscolari e rassomigliano al rombo della pioggia su un tetto. Le moderne
investigazioni sui suoni muscolari umani hanno avuto inizio con Oster and Jaffe nel 1980, le cui sperimentazioni
hanno dimostrato che tali suoni hanno origine dall’attività muscolare e non da
artefatti quali tremori, flusso sanguigno o scivolamento del microfono sulla
cute. Barry et al. (1985) hanno dimostrato che i suoni muscolari sono
intrinsecamente correlati alla contrazione muscolare e che la loro ampiezza
declina con la fatica muscolare, diversamente dai segnali elettromiografici di
superficie, che in tali circostanze manifestano un aumento nell’ampiezza e una
diminuzione della frequenza. I suoni muscolari sono una proprietà intrinseca
della contrazione muscolare, possono essere rilevati e quantificati attraverso
una metodica di indagine definita Meccanomiografia (Mechanomyography o
MMG). 7 Sebbene l’esatta origine del segnale MMG non sia completamente
compresa, Gordon and Holbourn8 suggeriscono che esso rifletta il correlato
meccanico dell’attività elettrica delle unità motorie, come rilevata
dall’elettromiografia. Esistono diverse evidenze, secondo le quali il segnale
Figura 2: segnale MMG è primariamente generato dall’attività muscolare, ed in particolare la sua
Meccanomiografico (MMG) ampiezza aumenta con l’aumento del Torque prodotto dalla contrazione
durante un’azione
muscolare, 9,10 e allo stesso modo con l’aumento della produzione di forza
muscolare volontaria dal
muscolo bicipite brachiale, e
durante attività ciclo-ergometrica incrementale. 11 È stato suggerito 12 che i
la curva del Torque prodotto suoni muscolari ed il segnale MMG siano generati da tre possibili meccanismi:
a seguito di un’azione a) oscillazioni di grande ampiezza in senso laterale rispetto alla direzione di
concentrica isocinetica dei accorciamento del muscolo, b) susseguenti oscillazioni del muscolo di minore
flessori dell’avambraccio. ampiezza alla sua frequenza di risonanza, e c) cambiamenti dimensionali delle
fibre attive. In particolare Frangioni13 (1987) sostiene che i suoni muscolari si
originano da ampi movimenti laterali della regione centrale del muscolo, determinata dal fatto che il muscolo
non è cilindricamente simmetrico, per cui quando comincia l’attività contrattile, quelle regioni che posseggono
una maggiore frazione di tessuto contrattile si accorciano di più rispetto alle altre regioni. Un crescente numero
di studi dimostra l’utilità di tale indagine nello studio dei fenomeni correlati alla funzione muscolare,14,15in
particolare nella progettazione di protesi,16 nello studio delle attività delle unità motorie,17 e nella valutazione della
funzione muscolare durante attività sportive. 18 Così l’indagine MMgrafica diviene complementare alla EMG di
superficie, ed alternativa a quest’ultima nello studio dinamico.19 Quindi la contrazione muscolare è correlata a
fenomeni vibratori, che producono suoni a bassa frequenza.

Il Riflesso Tonico-Vibratorio
Nel corso del Meeting Annuale dell’Australian Association of Neurologist del 1964 Lance riportava una delle
prime osservazioni sugli effetti della vibrazione meccanica esercitata sui muscoli scheletrici. Essi consistevano
nella contrazione involontaria del muscolo soggetto a vibrazione e
nel rilassamento del suo antagonista. 20 Hagbarth ed Eklund
definirono tale risposta “Riflesso Tonico Vibratorio” (Tonic
Vibration Reflex o TVR), enfatizzandone l’importanza sia per lo
studio delle vie afferenti nel controllo motorio, sia per le sue
ricadute sul piano diagnostico. 21 Nel 1966 De Gail, Lance, e
Neilson pubblicavano i risultati di uno studio sperimentale
sull’effetto differenziale della stimolazione vibratoria sui riflessi
tonici e fasici.22 Essi rilevavano come nei soggetti normali tale
Figura 3: riflesso tonico-vibratorio elicitato
stimolazione determinava due fenomeni: una graduale
nel bicipite brachiale di un soggetto normale.
Traccia superiore: torque sviluppato dalla
contrazione muscolare involontaria e l’inibizione dei riflessi
flessione dell’avambraccio rilevata tendinei e del riflesso H, suggerendo l’ipotesi che tali effetti erano
isometricamente da un trasduttore di forza. mediati dall’eccitazione delle terminazioni anulo-spirali delle
Tracce inferiori: attività EMG del bicipite afferenti Ia provenienti dai fusi neuromuscolari a “catena di
brachiale registrata da elettrodi superficie.
Le barre indicano i periodi di vibrazione. 2
nuclei”, le quali sono molto sensibili alle variazioni dinamiche di lunghezza. 23 L’allungamento muscolare
determina un incremento della risposta riflessa generata dal TVR nell’individuo con parkinsonismo, o con
spasticità e nel normale, probabilmente a causa dell’effetto facilitatorio che l’allungamento muscolare determina
sulle terminazioni primarie anulo-spirali dei fusi neuromuscolari a sacca nucleare (Brown et al., 1967).24 Per
contro l’accorciamento muscolare determina una riduzione (fino all’estinzione) del TVR, come dimostrato in uno
studio sperimentale,25 eseguito su 18 individui sani, attraverso le registrazioni dell’attività delle terminazioni
primarie Ia in risposta a stimolazione vibratoria, associata a variazioni passive della lunghezza muscolare
(Figura 4). Quindi somministrando al muscolo uno stimolo vibratorio, si ottiene una risposta riflessa mediata dai
fusi neuromuscolari.

Le reazioni di raccorciamento
Che l’accorciamento muscolare, sia correlabile a fenomeni, non ancora
chiaramente definiti dal punto di vista neurofisiologico, è un fatto noto da tempo.
Più di cento anni fa Westphal scoprì che i muscoli scheletrici a volte si attivavano
in risposta ad un accorciamento passivo e definì questo fenomeno come
“reazione muscolare paradossa”. 26 Fu invece Sherrington a introdurre per primo
il termine “reazioni di raccorciamento”, descrivendo un fenomeno analogo nel
cane spinale e nel gatto decerebrato.27 In particolare quando un muscolo è
Figura 4: risposte delle sottoposto ad accorciamento passivo, si assiste alla comparsa di attività EMG
terminazioni primarie Ia, a (Pinelli, 1985). 28 Tale “reazione di raccorciamento” è evidente nel caso del
seguito della stimolazione distretto muscolare estensorio a livello dell’articolazione del polso, in soggetti
combinata del tibiale anteriore normali (Fig. 5). Essa invece scompare in soggetti emiparetici per sequele di
(vibrazione e movimenti passivi ictus cerebrale. Sull’origine di tale fenomeno sono state formulate diverse
alternati di flesso-estensione).
ipotesi. Una di esse depone per una genesi riflessa a partenza dall’antagonista,
Si rileva una risposta massimale
durante l’allungamento e basata sul rilevamento dei tempi di latenza, che risultano troppo brevi perché sia
silenzio elettrico durante ipotizzabile una genesi centrale (Andrews 1972). 29 Tuttavia la reazione di
l’accorciamento muscolare. raccorciamento persiste anche quando si operi l’infiltrazione dell’antagonista
con novocaina. 30 Un’altra ipotesi, proposta da Lance, depone per un’origine
riflessa a partenza autogenetica (Lance 198031). In particolare quest’Autore ha
studiato il fenomeno dell’irradiazione dei riflessi, descritto da Lombard nel
1889,32 che consiste nella contrazione riflessa di muscoli distanti dal punto di
percussione. Lance, in base ai tempi di latenza, sostiene che la percussione delle
strutture scheletriche o di altre parti fisse degli arti o del tronco dia inizio a
un’onda vibratoria che, propagandosi dallo scheletro al muscolo, ne stimola i fusi
neuromuscolari, evocando in tal modo la sua contrazione riflessa, anche quando
questo muscolo sia distante dal punto di percussione. Lo stesso Autore aggiunge
che la potenza dell’onda vibratoria è tale da determinare la contrazione riflessa
anche in quei muscoli nei quali la percussione determina un accorciamento del
ventre muscolare stesso. In tal caso, il passaggio dell’onda vibratoria dal punto di
percussione determina un allungamento sinusoidale dei fusi neuromuscolari.

Figura 5: reazione di Le vibrazioni focali in riabilitazione neurologica


raccorciamento dei m.
estensori del polso in un Dopo la già citata evidenza di Hagbarth e Erklud sull’efficacia delle stimolazioni
soggetto normale, in cui si vibratorie nell’attivare i fusi neuromuscolari, esse sono state utilizzate in
determina un’estensione neuroriabilitazione per ridurre la spasticità, 33 per migliorare la contrazione
passiva, attraverso un muscolare, 34 per il recupero funzionale deambulatorio, 35 per il trattamento
motore generante un torque dell’emineglect,36 e per migliorare il controllo motorio in vari compiti.37 Esse possono
di 12 Kg • cm. Si noti in A): la essere somministrate secondo due modalità: globale (Whole Body Vibration o WBV),
maggior intensità e focale. Sebbene esistano evidenze sperimentali che hanno mostrato una certa
dell’attività EMG estensoria, efficacia della WBV nel migliorare le prestazioni motorie, 38-39altre evidenze40-41hanno
nel caso in cui la posizione di
posto l’accento sul rischio di danni tissutali persistenti che l’utilizzo di tale metodica
partenza corrisponda ad una
postura di allineamento (0°).
di stimolazione comporta. Se invece le vibrazioni vengono somministrate secondo la
In B): risultano modalità focale (cioè su specifici segmenti corporei), ed attraverso perturbazioni
differenziabili la reazione meccaniche di bassa ampiezza (al di sotto dei 100 µm) non determinano effetti
fasica (b’) e la reazione dannosi ai tessuti somatici, sono in grado di interferire sul controllo neurale
tonica (b’’). propriocettivo,42 e di modificare le funzioni neurali. In particolare, come già detto,
quando una vibrazione meccanica viene applicata con frequenza di 100-200 Hz su un
muscolo rilassato, si determina una contrazione muscolare involontaria dello stesso

3
muscolo.43 Questa risposta, definita riflesso tonico-vibratorio è un riflesso
autogenico, cioè consegue alla stimolazione dei fusi neuromuscolari del
muscolo sottoposto a vibrazione, e comporta, oltre alla già citata risposta
motoria involontaria nel muscolo agonista e/o nell’antagonista, 44
induzione di errori nel senso di posizione,45 illusione di movimento, e
forte interferenza sui riflessi spinali. 46 Esistono evidenze che le
stimolazioni vibratorie focali possono avere un effetto modulatorio
sull’eccitabilità del servomeccanismo spinale, consistente in una
inibizione dell’H-reflex del muscolo soleo.47 In particolare in uno studio
randomizzato in doppio cieco eseguito su 19 volontari sani, sottoposti a
una stimolazione vibratoria tonica del tendine di Achille per 100 sec.
attraverso impulsi monofasici rettangolari di durata pari a 2 msec., per la
Figura 6: rapporto H1/Mmax nel gruppo valutare l’eccitabilità del pool motonueronale relativo al muscolo soleo,
placebo e gruppo sottoposto a sono stati misurati i rapporti tra il riflesso H massimo (Hmax reflex) e la
stimolazione vibratoria tonica del risposta M massima (Mmax response) prima, durante e dopo la
muscolo soleo (Equistasi®) al baseline stimolazione vibratoria. Tale sperimentazione ha dimostrato una
(T0) e durate la stimolazione vibratoria significativa riduzione di ampiezza del riflesso H del soleo in assenza di
(T1). Si rileva una significativa significativi effetti sulla risposta M (si veda la figura 6). Ciò significa che
diminuzione del rapporto H1/Mmax solo
le stimolazioni vibratorie focali possono modificare la eccitabilità del
nel gruppo campione (Equistasi®
device).
motoneurone spinale in condizioni fisiologiche. Quando uno stimolo
H1 = media di 10 rilevazioni di H-reflex vibratorio viene applicato su muscolo spastico determina un ulteriore
di massima ampiezza. aumento del tono. Al contrario se la vibrazione viene applicata sul suo
Mmax = media di 10 consecutive antagonista il tono muscolare decresce. Ciò è stato attribuito ad un
risposte M di massima ampiezza. meccanismo spinale di inibizione presinaptica. 48 In uno studio
Hmax reflex = massima ampiezza del sperimentale randomizzato in doppio cieco49 eseguito su 30 individui con
riflesso H emiparesi per ictus cerebrale (13 femmine e 17 maschi; età media 65.0 ±
Mmax response=massima ampiezza 9.4 anni) il gruppo campione (15 individui) è stato sottoposto a
della risposta muscolare. stimolazione vibratoria focale per tre sedute giornaliere ciascuna di 10
minuti per tre giorni consecutivi, in associazione ad un trattamento per 3
giorni consecutivi di 3 sedute di fisioterapia (ciascuna di 60 minuti), in ognuna delle quali venivano eseguiti esercizi di
mobilizzazione passiva e attiva, facilitazioni neuromuscolari propriocettive, e esercizi di stretching dei distretti
muscolari dell’arto superiore affetto. Il gruppo di controllo (15 individui) è stato sottoposto solo al trattamento di
fisioterapia. Sia il gruppo campione che il gruppo di controllo sono stati sottoposti a stimolazione magnetica tran-
cranica (TMS), al fine di misurare in due muscoli flessori, il flessore radiale del capo (FCR o flexor carpi radialis) e il
bicipite brachiale (BB o biceps brachii), e in un estensore, l’estensore comune delle dita (ED o extensor digitorum
communis): la soglia motoria a riposo (RMT o motor threshold at rest); lo short-interval intracortical inhibition (SICI),
e l’intracortical facilitation (ICF). Sono state inoltre calcolati le map areas e i map volumes, misurando l’ampiezza
picco-a-picco dei potenziali evocati motori (MEP o motor evoked potentials) conseguenti a un singolo impulso TMS.
Da tale protocollo sperimentale è emerso che le stimolazioni vibratorie focali in combinazione con un trattamento di
fisioterapia inducono delle modificazioni di lungo periodo su individui con esiti deficitari motori dovuti a ictus,
consistenti in riduzione del tono muscolare e incremento della funzione motoria volontaria associata a riduzione della
soglia motoria; incremento della motor map dei flessori (FCR e BB); incremento del motor map volumes di tutti i
muscoli (flessori ed estensori); incremento del SICI (Short Interval Cortical Inhibition) dei muscoli flessori, e parallela
riduzione dello stesso parametro negli estensori. Quindi le stimolazioni vibratorie focali sono efficaci nel modulare
l’eccitabilità del servomeccanismo spinale, e in grado di interferire sul controllo neurale propriocettivo.

L’accorciamento muscolare con sollecitazione di trazione


La metodica Grimaldi si basa sulla mobilizzazione passiva di un segmento corporeo in repentino accorciamento
di un segmento corporeo che viene fatto oscillare attraverso una serie di elementi elastici ad una frequenza
compresa tra i 1 e 3 Hz in modo da realizzare un accorciamento associato ad una contemporanea sollecitazione
di trazione. Ciò può essere ottenuto secondo un certo numero di modalità differenti:50
1. modesta accelerazione e prosecuzione a velocità bassa e costante;
2. esecuzione discontinua con rallentamenti o soste lungo il tragitto predisposto;
3. accelerazione imposta di diversa entità (variazione di velocità diluita in un intervallo piuttosto lungo,
oppure in maniera istantanea);
4. mobilizzazione passiva indotta direttamente dalla mano del terapista;
5. mobilizzazione passiva:
a. con l’intermediazione di un’asta rigida oppure di una bandella flessibile;
b. realizzata con l’impiego di apparecchiature motorizzate;
c. contrastata dall’impiego di una molla di trazione che esprime forza in direzione opposta a quella del

4
movimento passivo imposto (molla di ancoraggio);
6. variazione dell’inerzia del sistema con impiego di masse aggiunte che vanno ad affiancarsi alle
caratteristiche antropometriche individuali.

Figura 7 (A) RMT, (B) map areas, and (C) map volumes del FCR, BB, e EDC ottenute dal gruppo campione (sottoposto a
rMV + PT) e dal gruppo di controllo (sottoposto solo a PT). La RMT è risultata ridotta e la dimensione della motor map
incrementata in entrambi i flessori dopo l’intervento solo nel gruppo campione. Non è emersa alcuna differenza nella RMT,
nelle map areas e volumes di ognuno dei muscoli indagati nel gruppo di controllo. Gli asterischi indicano significative
differenze dai valori di baseline. tutti i valori sono espressi in valori medi ± deviazione (standard deviation o SD).
Abbreviazioni: RMT, resting motor threshold; FCR, flexor carpi radialis; BB, biceps brachii; EDC, extensor digitorum
communis; rMV, repeated muscle vibration; PT, physiotherapy.

Se ognuna delle modalità di somministrazione della “manovra Grimaldi” determina dopo tempi brevi (a volte
solo dopo 20 minuti) una normalizzazione tonica del distretto muscolare bersaglio, e spesso il recupero
funzionale motorio volontario, tale modalità di
stimolazione del sistema neuromuscoloscheletrico deve
aver a che fare con i meccanismi che ne regolano il
funzionamento. Pertanto se i fenomeni vibratori (riflesso
tonico-vibratorio, suoni muscolari, irradiazione dei
riflessi) rappresentano una modalità di stimolazione in
grado di interferire efficacemente sui meccanismi di
funzionamento del fuso neuromuscolare, è possibile
immaginare che una manovra eseguita secondo il
principio di accorciamento muscolare e sollecitazione di
trazione dia origine a un’onda vibratoria sinusoidale in
grado di stimolare le terminazioni Ia anulo-spirali dei fusi
neuromuscolari a sacca nucleare, a sua volta
Figura 8: manovra di accorciamento del muscolo
determinante l’eccitazione dei motoneuroni omonimi (via
gluteo medio di destra: in nero il vettore indicante la monosinaptica). Tuttavia, data la condizione di
forza esercitata dal Terapista per determinare accorciamento muscolare, alla stimolazione dei fusi
l’abduzione della coscia; in blu il vettore indicante la muscolari non consegue un aumento di tensione dello
forza di trazione esercitata secodo un verso opposto stesso muscolo. Tale condizione potrebbe obbligare il
dalla molla.
5
servomeccanismo spinale con funzionamento patologico (come ad es. nelle sindromi del I motoneurone) a
ristabilire le proprie regole di funzionamento, e indurre nel "sistema di controllo" una situazione di equilibrio
instabile, legata ad una inusuale covariazione delle variabili "tensione e lunghezza". Finché nel muscolo si
mantiene una certa relazione tra le forze interne e le forze esterne, in modo che in risposta ad un aumento di
carico (trazione), corrisponda un aumento di tensione, (covariazione lineare delle variabili tensione e
lunghezza muscolari), il Sistema si mantiene in equilibrio. Se invece si
stimola il fuso neuromuscolare e contemporaneamente si riduce la
lunghezza del muscolo, impedendogli di sviluppare tensione, si da
origine ad una condizione di instabilità, a cui consegue una
modificazione della soglia al riflesso di stiramento. 51,52 Ciò significa che
si realizza un aumento della lunghezza (soglia λ) in corrispondenza della
quale viene innescato lo stretch-reflex, e di conseguenza una riduzione
dell’ipertono spastico. Ciò significa che il muscolo si lascia allungare
senza reagire con un aumento di tensione, come invece accade nelle
cosiddette sindromi del 1° motoneurone, ed è determinante
relativamente possibilità di mobilizzare il segmento corporeo
interessato, di prevenire lo sviluppo di retrazioni muscolo-tendinee e di
limitazioni escursive articolari, e di ottenere il recupero funzionale di
movimenti volontari finalizzati. La manovra eseguita secondo il
Figura 9: contrazione muscolare
prodotta dalla percussione principio di accorciamento muscolare e sollecitazione di trazione
dell’apofisi stiloide del radio in un rappresenta il perno di una modalità di apprendimento poiché crea una
soggetto con riflessi vivaci. La condizione di instabilità, che porta alla formazione di nuovi vincoli
propagazione di un’onda vibratoria funzionali (Grimaldi, Fantozzi, Marri, Lippi, Catelani). Per tale motivo
attraverso l’arto da inizio a una questa metodica si pone come strumento di formidabile efficacia da
contrazione riflessa (+) nel bicipite, applicare nella riabilitazione di diverse condizioni neurologiche (centrali
brachioradiale, tricipite, e flessori e periferiche, rappresentando allo stesso tempo una fonte conoscitiva,
ed estensori delle dita. L’arto che suggerisce l’opportunità di approfondire la conoscenza del sistema
risponde nella direzione di
di controllo del movimento volontario, e che ci auguriamo possa ispirare
contrazione dei muscoli più forti. Così
l’avambraccio e le dita si flettono.
linee di ricerca sullo stesso tema.

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