Da quando è nato il cinema l’antichità classica ha fornito soggetti
importanti per la realizzazione di pellicole anche di grande rilievo
artistico, contribuendo a perfezionare la fertile relazione traduttiva tra due semiotiche differenti, quella letteraria e quella filmica. In quest’ambito, anche i film di puro intrattenimento si rivelano opere d’arte dotate di completa autonomia espressiva, che traggono idee e temi da testi importanti per riproporsi come nuovi testi, spesso in grado di segnare profondamente la storia del cinema e della cultura in generale. Ecco perché alcuni antichisti da qualche tempo hanno cominciato ad occuparsi anche di cinema e non solo come esercizio d’appendice a più ‘seri’ lavori filologici, ma individuando un filone di studi a sé, legato ad una imprescindibile competenza delle dinamiche del linguaggio cinematografico. La cinematografia che ripropone sullo schermo storie, miti e pensiero dell’antichità è infatti ben più ricca e complessa di quanto si pensi, arrivando a forme di riscrittura assai profonde, tanto da produrre opere quasi totalmente orientate sui linguaggi e i temi della contemporaneità: ne è esempio rimarchevole l’ottimo film ‘odissiaco’ dei fratelli Coen O Brother Where Art Thou?, uscito nel 2000. Nel panorama della cinematografia dedicata all’antico spiccano oviamente i film storici ambientati nel mondo romano, ma non di secondo piano, seppure un po’ trascurata, è la serie di pellicole dedicata al mondo greco. Perciò vogliamo segnalare un volume miscellaneo, realizzato in Germania da un gruppo internazionale di antichisti sotto la guida di Irene Berti e Marta García Morcillo, intitolato Hellas on Screen, Stuttgart, Franz Steiner Verlag 2008, 266 pp., s.i.p. La messe degli argomenti è varia: si va dal rapporto fra archeologia e scenografia ai film d’animazione sul mondo greco, dai volti cinematografici di Eracle all’Odissea o a Edipo sullo schermo (con un prezioso recupero di filmografia ‘ancestrale’), dai diversi film sulla battaglia delle Termopili ai vari ‘Alessandri’ di celluloide (ben due i saggi dedicati all’Alexander di Oliver Stone del 2004), fino a opere rare e quasi introvabili come l’episodio Il processo di Frine, contenuto in Altri tempi di Blasetti (1952). Il punto di vista è ancora quello dell’antichista che rispecchia le proprie competenze nell’analisi dei film, ma vediamo scorrere tra le pagine del libro un tema fondamentale, sicuro punto di partenza per gli sviluppi scientifici di indagini di questo tipo: l’uso cinematografico del mondo greco per raccontare la nostra storia e i nostri tempi. La Berti e la Morcillo ci regalano dunque un’opera che dobbiamo guardare con attenzione, soprattutto in vista degli scenari futuri che si prospettano per l’ancora necessario raccordo fra ‘resistenza’ dell’antico e sviluppo della cultura contemporanea, nel cui quadro il cinema svolge un ruolo fondamentale, non di banale surrogato divulgativo dei testi antichi, ma di vitalizzante arricchimento di un patrimonio al quale non vogliamo e non sappiamo rinunciare.