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AMLETO S PERSO NELLA RETE


Lord Cornelio Becchino Rosenkratz Guilderstern Primo attore Voltimando Messaggero Fantasma Claudio Messaggero Regina Amleto Orazio Osrico Ofelia Fortebraccio Gentiluomo Laerte Polonio Capitano norvegese Parroco Rinaldo
La linea tratteggiata delimita la zona in cui si muove il protagonista e tutti i personaggi con cui scambia almeno una battuta

RADIOGRAFIA Volete capire Shakespeare? Non leggetelo. Secondo lo Stanford Literary Lab ci vogliono graci, banche dati e network theory. Ma lalgoritmo funziona? Se lo chiesto Antonio Sgobba

1. La rete dellAmleto

Secondo becchino

Marcello

Bernardo

Francesco

Gentiluomo

Marinaio

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Ambasciatore

2. Il dramma delle donne


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3. Legge di potenza della distribuzione


La follia, nei grandi, ha da esser vigilata (III, 2) Questo era il teschio di Yorick, il buone del re (V, 1) In verit, lo temo. (II, 1) Al nostro servizio non verremmo mai meno (I, 2)

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Una rete fatta di vertici e spigoli; una trama di personaggi e azioni. I personaggi saranno vertici, le interazioni gli spigoli

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Solo i personaggi femminili. I network di Ofelia e Gertrude sono un provincia molto limitata del testo shakespeareano

Marinaio Gentiluomo Ambasciatore Parroco Rinaldo Gentiluomo Signore Messaggero Messaggero Voltimando Cornelio 2 becchino Becchino Cap. norvegese Fortebraccio Fantasma Francesco 1 attore Guildenstern Osrico Bernardo Marcello Rosencrantz Ofelia Laerte Polonio Regina Orazio Claudio Amleto

4. Amleto senza Amleto

5. La zona della morte

Scrive Moretti: lopposto di una curva gaussiana: non c una tendenza centrale di distribuzione. Non c un personaggio tipico

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Cosa succede se togliamo il protagonista? Il testo si spacca e perde la sua unit. Tutti gli altri personaggi si dividono in due fazioni Tutti coloro che vengono assassinati si condensano in questa zona della rete. Secondo lo Stanford Literary Lab la tragedia tutta l

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tro studi fondato pi di un anno fa da due docenti del dipartimento di Letteratura delluniversit californiana, Matthew Jockers e Franco Moretti. Secondo il Lab per analizzare la trama di unopera letteraria quello che ci si serve la teoria delle reti. Vediamo il metodo allopera nellultimo saggio di Moretti, Network Theory Plot Analysis, pubblicato sul sito del Lab. Questi i principi fondamentali: Una rete fatta di vertici e spigoli; una trama, di personaggi e azioni. I personaggi saranno i vertici della rete, le interazioni gli spigoli. Cos appare

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er capire Amleto non bisogna leggerlo. Meglio adarsi a modelli computazionali e analisi quantitativa di dati. Cos avremo le risposte a tutte le nostre domande sul dramma di Shakespeare. Se ci chiediamo chi il protagonista del testo, la denizione corretta sar: Il personaggio che minimizzava la somma delle distanze tra tutti gli altri vertici. Nessun riferimento ai conitti interiori del principe danese. tutto nel graco: Amleto il centro della rete. Questa la letteratura vista dallo Stanford Literary Lab, cen-

la rete dellAmleto (Fig. 1). In questo modo quattro ore di azione scenica diventano una immagine. Il tempo si trasforma in spazio. Una volta fatta una rete del dramma, si smette di lavorare direttamente su quel dramma per farlo sul modello: si riduce il testo ai personaggi e alle interazioni, astraendoli da tutto il resto, spiega Moretti. Questo processo di riduzione e astrazione fornisce ovviamente qualcosa di molto inferiore rispetto all originale: basti pensare che Moretti discute di Amleto senza dire nulla delle parole di Shakespeare. Ma an-

che, in un altro senso, dovrebbe darci molto di pi: attraverso un modello potremmo vedere le strutture sottostanti di un oggetto complesso come un testo. come una lastra ai raggi X, scrive lautore del saggio La letteratura vista da lontano (Einaudi, ). Rimane la domanda: perch usare le reti per riettere sulla trama? Che cosa guadagniamo trasformando il tempo in spazio? Prima di tutto quando guardiamo un dramma, siamo sempre nel momento attuale; c solo ci che in scena e subito dopo

scompare. Nellimmagine, invece, non si perde niente. Si rende il passato visibile come il presente. Ci che fatto non pu essere disfatto, risponde Moretti. In questo modo la trama diventa un sistema di regioni; emerge la gerarchia tra i personaggi. Vediamo che il protagonista ha un solo grado di separazione da sedici personaggi; due gradi dagli altri; una distanza media tra tutti i personaggi di , . Se visualizziamo questi risultati in un istogramma, (Fig. 3), si trova la legge di potenza della distribuzione, una caratteristica di tutte le

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reti. In questo modo Moretti pu concludere: La legge di potenza lopposto di una curva gaussiana: non c una tendenza centrale di distribuzione, nessuna media; questo signica che non c un vertice tipico della rete, non c un personaggio tipico del dramma. Parlando di personaggi in Shakespeare, si vece che i personaggi in generale non esistono. Tutto ci che esiste una curva che va da un estremo a un altro senza alcuna chiara soluzione di continuit. Non la conclusione pi stupefacente che arriva da Stanford. Il modello realizzato d poi la possibilit di intervenire per fare esperimenti. Prendiamo ancora il protagonista. Per la critica letteraria, una gura imprescindibile: non penseremmo mai di discutere lAmleto senza Amleto. Ma questo esattamente quello che Moretti fa: prendere la rete di Amleto e rimuovere Amleto, per vedere cosa accade (Fig. 4).
ANTONIO SGOBBA Giornalista twitter: @antoniosgobba (ha collaborato Fabio Palermo)

come guardare in un telescopio. Allimprovviso unenorme quantit di materia diventa visibile, racconta Moretti a proposito dei metodi rivoluzionari del Lab. E la letteratura si vede meglio da lontano, secondo il critico. La lettura ravvicinata di un testo non sarebbe altro che un esercizio teologico: un trattamento solenne di un esiguo numero di testi presi molto sul serio. Contrapposta alla teologia c la scienza del Lab: le leggi evolutive darwiniane applicate al romanzo contro i sostenitori del disegno intelligente in letteratura. Per i critici come Kathryn Schulz del New York Times il problema che la letteratura eettivamente un universo articiale che non obbedisce a leggi come quelle di natura. Ed Elif Batuman, in un saggio pubblicato dalla rivista n , fa notare che a pensarci bene unopera letteraria realmente il prodotto di un disegno

intelligente, con lo scrittore nel ruolo di Dio. Non sono i soli ad aver storto il naso. Katie Trumpener, docente di letteratura comparata a Yale, si chiesta sul Critical Enquiry: Che cosa accadrebbe se tutti gli studi letterari fossero fatti cos?. Sarebbe un disastro, la risposta. Se consideriamo unopera letteraria solo come una serie di statistiche, avremmo risultati fuorvianti: la realt di un romanzo molto pi complessa di una mera serie di numeri. C poi unaltra questione: come considerare decine di dottorandi che portano avanti le idee di un unico studioso? Sarebbe accademia, ma col pilota automatico: genererebbe molta ricerca ma senza intelligenza critica, scrive la docente. Rimane poi la questione fondamentale, sollevata da Marc Parry sul Chronicle of Higher Education. Una volta svolta la poderosa mole di lavoro, il grup-

po di ricerca deve rispondere ad una sola, grande, domanda: E quindi?. So what? Che cosa ce ne facciamo di tutti questi graci, schemi, mappe, reti di Amleto? Alla ne del suo pamphlet lo stesso Moretti ammette di non aver raggiunto il risultato sperato. Al Chronicle riconosce di muoversi in scantinati della cultura, che non contengono nulla pi di esempi pi opachi, inutili e stupidi di ci che gi sappiamo. Nel saggio i toni sono meno cupi: Una volta iniziato a lavorare seriamente ho subito realizzato che la macchina colleziona-dati, essenziale per una quanticazione su larga scala, non era ancora una possibilit realistica. Moretti racconta che spesso quando presenta il suo lavoro in pubblico gli viene chiesto: Ma avevi davvero bisogno della teoria delle reti per parlare di Amleto?. Alla ne del suo saggio, dopo cinquantasette graci, la risposta :

No, non ne avevo bisogno. Ma non per questo ha rinunciato ai tentativi basati sugli algoritmi progettati da Matt Jockers. Fino allultimo incontro del Lab, descritto cos: Stavamo discutendo le nuove immagini che erano state messe a punto senza sosta per massimizzare le nostre possibilit di vedere le complesse strutture narrative che volevamo capire. Avevamo lavorato tutti duramente; avevamo scartato molte soluzioni insoddisfacenti; stavamo ora concentrandoci sulle versioni migliorate e pi sintetiche. Risultato? Le immagini erano molto pi confuse, le intuizioni pi dicili. Ed erano il meglio che eravamo riusciti a fare. Non mai semplice realizzare che si giunti ad un vicolo cieco, puro e semplice. Ma eravamo l.

SEVERINISMI
*Tesi espressa in La vittoria delle tecnologie e la sda a perdere tra economia e politica, Corriere della Sera, 2 settembre 2011.

on pi possibile un governo politico dellEuropa. Numerosi episodi avrebbero dimostrato che il destino dellEuropa (e dellOccidente) sar un governo economico tecnico-scientico che segner il tramonto del capitalismo e della politica. Questa, in parole povere, la tesi avanzata di recente da Emanuele Severino*. Il problema non sta nel linguaggio losoco complesso e nei tortuosi giri di frase. N nel fatto che larticolo non , presumibilmente, rivolto a un pubblico di soli loso. Ma negli omissis. Mancano le ragioni a sostegno della tesi, che ci sono garantisce Severino ma si evita di ripeterle. Si ha qui uninversione dellonere della prova: non tocca a Severino dare ragioni per le proprie tesi, ma al lettore scovarle nelle puntate precedenti. Nessuno pu invocare a propria scusa lignoranza dellopus severiniano, e infatti lautore lamenta che vengano ancora ignorati i motivi che conducono verso il dominio della razionalit scienticotecnologica e al declino del capitalismo e della politica. (Ma tali motivi ci sono; e anche in questa sede ho tentato pi volte di richiamarli). Daltra parte, gli essenti esistono ab aeterno secondo il losofo de La struttura originaria ( ), e i lettori devono essere gi da sempre a conoscenza delle tesi di Severino. Il lettore cos si trova da subito imbrigliato in una lunga serie di denizioni che servono a distinguere la tecno-scienza economica dal capitalismo, e dunque un agire ispirato a principi di ecienza e di eliminazione del rischio dallagire capitalistico improntato alla disposizione al rischio. Ma perch la prima porter il secondo al tramonto? Anzich discutere gli esempi storici menzionati, Severino introduce unanalogia con la sica e la zoologia: La scienza

ERRORI BLU Omissis, false analogie, inversione dellonere della prova. Cos il lettore si perde tra dominio della tecnica e ne del capitalismo. Tutte le fallacie nei ragionamenti del losofo bresciano scovati da Paola Cant

economica non (o non dovrebbe essere) lagire capitalistico cos come la sica non gli atomi e la zoologia non gli animali. Ma anche: lagire capitalistico non un agire tecno-scientico. Se ne serve (come credono di servirsene le economie pianicate); e proprio per questo non coincide con esso. Se i diversi elementi messi a confronto non hanno propriet rilevanti in comune, il ragionamento diventa una falsa analogia. Senzaltro la sica e la zoologia sono scienze, mentre gli atomi e gli animali sono il loro oggetto di studio. Daltro lato per, mentre la zoologia studia soltanto gli animali, leconomia non studia solo lagire capitalistico, ma tutti i possibili processi produttivi, inclusi il baratto, leconomia curtense, ecc. Inoltre, mentre lagire capitalistico si serve dellagire tecno-scientico, gli atomi non si servono della scienza sica n gli animali della scienza zoologica. Lasciamo allora perdere lanalogia e vediamo se la ragione causale che andavamo cercando non possa essere trovata nella conclusione losoca dellarticolo: se secoli di pensiero losoco innanzitutto, ma poi il sapere scientico e a suo modo anche lesperienza artistica hanno messo in discussione e inne negato la verit, minando la possibilit di valori veri e stabili in politica, non resta che riconoscere il destino dellOccidente, e cio che la tecnica diventata padrona della politica e delleconomia. Anche accettando questa tesi generale del pensiero severiniano, non ne segue che il predominio della tecnica sulleconomia dovrebbe implicare la ne del capitalismo. Dopo tanto ragionare, il lettore resta senza ragioni.

PAOLA CANT Ricercatrice Cnrs allUniversit de Provence. Il suo ultimo libro E qui casca lasino (Bollati Boringhieri, 2011)

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